Riunione di famiglia di J. Ballard ha previsto un futuro fatto di videochat

In Italia è uscito col titolo “Riunione di famiglia“, traduzione libera di The intensive care unit, l’unità di terapia intensiva. È un racconto del 1977, scritto dopo Il condominio e Crash, in cui viene raccontata dal punto di vista di un padre di un incontro in salotto con la propria famiglia, finito tragicamente. Sono le ultime ore di vita di quella famiglia, ed il senso della “riunione” sta tutto in questo grottesco accostamento. L’autore immagina un mondo prossimo venturo in cui i contatti fisici tra le presone sono stati aboliti, e si può comunicare esclusivamente mediante canali TV. Tutto il bello dell’esistenza è affidato all’abilità di un montatore video, che in alcuni casi può essere il prete di un matrimonio (che naturalmente non possono che avvenire in remoto).

L’incipit di “Riunione di famiglia” è indicibile quanto spiazzante: il prossimo attacco comincerà tra pochi minuti, stando alla traduzione della Urania che lo ha pubblicato nella raccolta “Mitologie del futuro prossimo“, edizione del 1984 (la raccolta diventerà, per inciso, Miti del futuro prossimo nelle successive edizioni con altre case editrici). Il protagonista è un anonimo padre di due figli, che subisce un attacco militare all’interno del salotto di casa. Il motivo è subito detto: ha osato riunire la famiglia in presenza, in un mondo in cui il contatto fisico è vietato per legge, le nascite sono controllate ed è consentito il sesso esclusivamente a distanza mediante canali privati. Questo impone secondo Ballard, che concepisce questo racconto a fine anni 70, che la distanza debba necessariamente essere mantenuta in tutte le relazioni sociali, un distanziamento ante litteram che – a suo modo, e per quello che vale saperlo – potrebbe evocare quello del periodo del Covid-19.

Non solo: sembra che in questo micro mondo distopico i contatti fisici causino danni psicologici, motivo per cui è diventato necessario oltre che consolante per ogni essere umano effettuare esclusivamente videochat. Che non vengono chiaramente chiamati così da Ballard ma il concetto è quello: canali televisivi pubblici e privati nei quali è possibile connettersi, scambiarsi messaggi (Messanger, Whatsapp, …), e anche effettuare un miglioramento digitale del proprio aspetto (i filtri di Instagram). la famiglia del protagonista si viene a formare grazie a una piccola trasgressione, che Ballard sembra consapevole essere il motore rivoluzionario di tanti eventi che capitano nel mondo: la sua futura moglie si è rivolta a lui, che esercita la professione di medico, per un nodulo sospetto sotto al seno, e in barba a qualunque deontologia professionale il protagonista rimane fortemente colpito dalla naturalezza con cui la donna si scopre per fargli vedere. La relazione tra i due avviene esclusivamente a distanza e si consolida su questa falsariga, trasformando il racconto di Ballard in un vero e proprio saggio distopico sull’utilizzo delle nuove tecnologie e sui loro potenziali abusi. Non soltanto la dimensione telematica è sicura, ma è anche rassicurante, perché tende a mostrare il lato migliore di ognuno di noi grazie all’utilizzo dei filtri video. il matrimonio avviene online con un prete che fa da montatore video e si occupa poi di effettuare una dissolvenza per simboleggiare l’amplesso: lo scambio di fluidi è puramente simbolico, e se non sono i simulacri di Baudrillard poco ci manca.

Per l’uomo sembra tuttavia impossibile adagiarsi sugli allori del digitale, ed ecco che la coppia – che nel frattempo ha avuto due figli, grazie all’inseminazione artificiale e una sessione anch’essa simbolica di sexting – decide che è arrivato il momento di incontrarsi dal vivo, perché l’istinto naturale del protagonista lo porta a dire questo e naturalmente la donna è d’accordo. Ma è dal vivo che a questo punto scattano i primi problemi: i due si incontrano un salone e si respingono a vicenda, rilevando di essere più brutti flaccidi e invecchiati di quanto non li facesse sembrare la ripresa video. Fanno un secondo tentativo, quello che porta nel salotto di casa dell’inizio della storia, in cui le relazioni familiari sono state definitivamente compromesse: la figlia quasi adolescente si sta per spogliare per lui, evidenziando il tabù dell’incesto e la sua definitiva esplosione morale. La famiglia viene così punita per aver voluto riservarsi una sessione in presenza, cosa strettamente proibita dalla morale distopico nel racconto.

E la cosa più inquietante la scopriamo nell’ultima pagina: che non si è trattato di un attacco dall’esterno bensì di una manifestazione di odio e di reciproca intolleranza. Così mettono seriamente i brividi ancora oggi le conclusioni di Ballard, che sono le ultime righe della storia e che testimoniano che l’umanità forse non è ancora perduta: sorrido loro con affetto. La rabbia mi secca il sangue in gola. L’unica cosa di cui sono cosciente è il mio incontenibile amore.

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