Il fenomeno del backmasking – ovvero l’inserimento di presunti messaggi subliminali nascosti all’interno di vari brani musicali – andava molto di moda come discussione durante gli anni 80 e 90. Messaggi nascosti, satanici, esoterici, incomprensibili, spesso portatori di inquietanti profezie, come in un horror sovrannaturale portato nella realtà. Nella storia della musica questa moda è stata sfruttata con intenti più markettari che provocatori, a conti fatti, ed ha contribuito alla fama del rock nel bene e nel male.
In corrispondenza della diffusione dei vinili e dei nastri come supporti tipici, guarda caso, molti fan si sono divertiti, a loro modo, a scovare messaggi del genere facendo girare i brani al contrario. E tutto ciò che gira al contrario non può che essere satanico, come c’era da aspettarsi, sfruttando l’effetto “voce demoniaca” (che praticamente qualsiasi canzone al contrario può riprodurre, se ascoltato al contrario). Cosa che poi, a ben vedere, con l’avvento del digitale sarebbe diventata ancora più agevole, ma che attualmente sembra aver perso parte della sua attrattiva.
Quando ascolto Black Metal al contrario, mi suggerisce di lavare i denti ogni giorni e di andare a scuola (Utente di Youtube.com)
In realtà, andando a fare un po’ di ricerche, le origini del fenomeno del backmasking partono almeno nella metà degli anni ’60, durante il periodo di massima popolarità dei The Beatles, per poi evolvere in varie forme, generi e strutture.
La svolta musicale dei Beatles avvenuta nel 1967, all’uscita dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, coincide con una fase di ricerca e sperimentazione da parte della band (che peraltro, a ben vedere, non sempre la critica interpretò e vide di buon occhio). Gli innocui riferimenti al sottomarino giallo (Yellow Submarine) iniziarono a dare spazio ad un mood più crepuscolare che, a ben vedere, accompagnava la band fin dai tempi di Help.
All’interno dei campus universitari, poi, iniziano a uscire fuori singolari teorie incentrate sulla presunta morte di Paul Mc Cartney (che sarebbe stato rimpiazzato con un sosia). Come raccontato da La Q di Qomplotto di Wu Ming 1, la ricerca spasmodica di dettagli subliminali nelle copertine dei dischi, nei singoli brani e in piccoli o apparentemente insignificanti dettagli divenne una vera e propria manìa, soprattutto da parte della borghesia media a cui quei brani erano destinati.
E dire che, a guardare la storia, i primissimi riferimenti in tal senso erano tratti da un articolo satirico pubblicato da uno studente universitario, incentrati sul tentativo di fondare una religione basata sulla figura del bassista, cosa che vari complottisti presero alla lettera senza cogliere il senso ironico di quelle parole (bias cognitivo sulla falsariga di quanto avvenuto per il mockumentary Operazione Luna). Quella su Mc Cartney, di fatto, fu solo una delle tante dicerìe diffuse a partire da quegli anni (note anche come PID o Paul-Is-Dead), e che riguardavano moltissima della discografia dei Beatles.
Beatles – I’m so tired / Strawberry fields Forever
Il backmasking venne rilevato in svariati brani dell’epoca: a cominciare da I’m so tired, ascoltata al contrario diventa “Paul is a dead man, miss him!“:
oppure in Strawberry fields Forever è possibile sentire al contrario “We’ll sing it, man we’ll be reversed“:
Se è vero che Revolution 9 già conteneva dei pezzi registrati al contrario, in questo caso si arrivò a spingere oltre la semantica, ipotizzando che i versi fossero stati concepiti per avere un significato innocuo se ascoltati in un verso, e uno opposto se ascoltati al contrario.
Il rock annovera una quantità impressionante di brani in backmasking, e non sempre fu chiaro se fosse una casualità alimentata dalla pareidolìa (desiderio dei fan di sentire messaggi subliminali che provoca, in un circolo vizioso e auto-condizionante, il fatto stesso) o se, come sembrerebbe, in alcuni casi fossero proprio gli artisti ad introdurre quelle frasi al contrario per far parlare di sè.
Vale la pena fare un’ulteriore considerazione prima di iniziare: molte delle frasi al contrario sono, per dirla all’inglese, puro gibberish, solo un farfugliare incomprensibile a cui può corrispondere più di una frase. Curiosamente, la lettura delle frasi attribuite durante l’ascolto finisce per verificare la corrispondenza delle stesse. A questo punto può anche bastare come spiegazione: che la pareidolìa non sia che un meccanismo psicologico simile alla profezia che si autoavvera, o magari dipendente dal principio di autorità non sta a noi dirlo.
Led zeppelin – Stairway to heaven
Questo è sicuramente uno dei brani più famosi in questo ambito, con quelle frasi che sembrano tratte da The Omen: “Here’s to my sweet Satan/The one whose little path would make me sad, whose power is Satan/He will give those with him 666/There was a little toolshed where he made us suffer, sad Satan.” Nonostante l’attitudine satanica sia stata più volte smentita da Jimmy Page, la fama non si accenna a dissolvere, e la sua negazione in pubblico ha portato (come spesso accade con le fan theory e con varie dietrologie) ad auto-alimentare la credenza stessa.
In questo caso il messaggio subliminale è riconducibile al minuto 3:20 della canzone partendo dalla fine:
Slayer – Hell awaits
È proprio il caso di citare quantomeno Hell awaits degli Slayer, che nel brano di apertura dell’omonimo album del 1985 inseriscono un tenebroso Join us ripetuto più volte:
Queen – Another One Bites the Dust
La moda di cercare messaggi subliminali in qualsiasi brano non poteva non riguardare anche i Queen, ovviamente: la celebre hit anni 80 sarebbe, in questa veste, interessata al messaggio subliminale “Some of us smoke marijuana“, resa arbitrariamente in alcuni casi come “start to smoke marijuana” oppure “it is fun to smoke marijuana“.
Motorhead – Nightmare / The dreamtime
Quello dei Motorhead in “Nightmare/The Dreamtime”, per fare un altro esempio tratto dall’hard rock e dal metal, consiste in un intero discorso di senso compiuto inserito al contrario:
Now tell me, about your miserable little lives. I do not subscribe to your superstitious narrow minded, flight of paranoia. I and people like me, will always prevail! You will never stifle free speech in any country in the world, ‘coz we will fight…
il che sembrava rivolto ai censori del PMRC da parte di Lemmy: un messaggio anti-censura che, naturalmente, qualcuno ha saputo generalizzare e rivolgere contro se stessi, alimentando la fama satanista di tanto hard rock e metal. Era ovvio che l’aggressività dello stile musicale portasse, probabilmente, ad affermazioni e credenze perennemente sulla difensiva da parte dei soliti moralisti: ed è qui che, con una contro-mossa non da poco, la band inserisce volutamente un messaggio che non invoca alcun demonio ma, per meglio dire, condanna la censura.
Grim Reaper – Final Scream
I Grim Reaper è un heavy metal che appartiene al foltissimo sottogenere della NWOBHM; anche loro hanno registrato un brano con un messaggio rovesciato a sorpresa.
Anche in questo caso sembrerebbe una trovata volutamente inserita dalla band, tanto più che il messaggio in backmasking “See you in Hell” è anche il titolo di un successivo album della loro discografia.
Darkthrone – As Flittermice As Satan’s Spys
In questo caso abbiamo una band black metal di esplicita ispirazione satanica, per cui non dovrebbe meravigliare la presenza del messaggio iniziale, ascoltato al contrario: “In the name of God, let the churches burn”. Paradossalmente, poi, il brano ha un suo perchè anche ascoltato al contrario.
Soundgarden – 665
665 dei Soundgarden evidenzia il potere della pareidolìa forse più di qualsiasi altro brano: la frase al contrario è in questo caso “Santa is king”, e non Satan is king come si sarebbe potuto pensare.
Weird Al Yankovic – I remember Larry
In questo caso il messaggio rovesciato è “Wow, You must have a lot of free time on your hands“.
Elio e le storie tese – Ignudo fra i nudisti
In questo caso Elio ha raggiunto uno dei suoi apici, con l’idea di concepire un brano basato interamente su Suspicious minds di Elvis suonato al contrario. La melodia è la stessa, basta sentire l’originale rovesciato:
ed il brano in questione:
Iron Maiden – Still life
Per gli Iron Maiden, il backmasking si riduce ad un messaggio ironico e neanche troppo comprensibile, pronunciato dal batterista Nicko Mc Brain; esso era composto dalle due frasi What ho sed de t’ing wid de t’ree bonce (che ti ha detto il mostro con tre teste), Don’t meddle wid t’ings you don’t understand (non immischiarti in cose che non capisci) e poi, alla fine, un bel rutto conclusivo.
earnetic, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
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