Che Barbie, che noia
0 (0)

Il nostro voto
Cosa ne pensi?
[Voti: 0 Media: 0]

Quanto sta avvenendo con il film Barbie non è diverso da quanto avvenga normalmente per qualsiasi nuova uscita cinematografica: se ne parla a priori, per cavalcare l’onda dell’hype e delle visualizzazioni, anche senza aver visto il film. Oh, hai mai visto Strade perdute? No, mai, ma l’ho recensito sul Corriere della serafina. Il che dovrebbe fare ridere – a suo modo – perché è come parlare di una partita di calcio senza averla vista e senza conoscere il risultato, senza essere (mai) andati allo stadio, senza aver letto le formazioni e senza conoscere le regole del giuoco del calcio, senza nemmeno sentire il parere calcistico di un vecchio amico che passava da noi per portarci il DVD originale de La sirenetta sovietica. Il sentito dire per darsi un tono nei salotti hipster (magari di proprietà della Serafina).

Alla base della discussione su Barbie – icona della donna perfetta, o presunta tale – andrebbe posto, se non altro, un dilemma lacerante: non è che per caso la nota ostilità del cinefilo medio verso questo tipo di film sia dovuto al fatto che la regista è una donna? Di suo, anche ChatGPT sa che potrebbe essere (per sentito dire) “uno scintillante e magico regno incantato chiamato “Barbieland”, dove tutte le bambole prendono vita e vivono insieme in armonia”. Ovviamente tutto ciò non ha nulla a che vedere con il film, ma tanto basta a scatenare le suggestioni dei cinefili più pessimisti e oltranzisti, per cui il vero cinema è morto.

Qualche blog di cinema ha fatto trapelare qualcosa di clamoroso a riguardo: una sequenza iniziale del film diretto da Greta Gerwig (che esordisce nel mumblecore: film easy a bassissimo budget) ispirata all’incipit di 2001 Odissea nello spazio, che rischia di essere già di suo la trollata dell’anno. Bisogna capire quando possa o debba darci fastidio, in effetti, perchè dipende dalla consapevolezza con cui viene fatto, considerando le influenze che – nelle intenzioni registiche – sono alla base del film stesso: Il mago di Oz, ad esempio, oppure musical come I parapioggia di Cherbourg, o ancora Cantando sotto la pioggia. Sembrano e suggeriscono influenze prettamente vintage, in quello che potrebbe o dovrebbe essere il mood della storia. Dimenticare del contesto e delle intenzioni registiche è un errore sostanziale, addirittura per un film come Barbie: specie se si considera che viene concepito come film più umanista che femminista, ad esempio, e che immagina la fuoriscita dal mondo perfetto e tedioso di Barbieland a quello reale, imperfetto quanto insostenibile. Anche se non volessimo fare i proto-femministi old school, non è che (per caso) l’avvenenza degli interpreti di Barbie e Ken prevalga su qualsiasi considerazione di sostanza? Perché se è così è un dramma, è come giudicare bene Mulholland Drive per via delle scene di sesso tra le due protagoniste – bellissime e iconiche, per carità, per quanto non sia propriamente questo il punto.

Nota: il titolo dell’articolo era un clickbait dedicato ai “pesantoni” che si aspettavano di leggere l’ennesima recensione negativa scritta con sintassi filosofica. Sicuri o speranzosi che potrete perdonarci.

Recensione no spoiler di Barbie, anche perchè il film non l’abbiamo visto

Noi Barbie NON l’abbiamo (ancora) visto, ma stiamo superando tanti iconici pregiudizi in merito, liberandoci dall’idea che dissacrare sia una attività riservata a maschi bianchi etero che hanno letto Zizek. Perché il punto è proprio questo: chiunque può dissacrare, e sta a noi decidere quanto sia leggittimo che lo facciano. Perché Barbie abbiamo deciso di vederlo proprio in seguito ad una nota recensione negativa che è spopolata sul web, che ne parlava male anche da prima di vederlo. Proprio per quello, abbiamo deciso di farlo. La carta dell’anti-marketing ha funzionato, forse.

Un noto cartone animato divulgativo spiega chi si potrebbe amare in termini di psicoanalisi usando i fondali marini, e mostrando il pesce che si fa maltrattare dai pesci simili per via della familiarità della loro forma, evitando (sbagliandosi, ovviamente) il polipo che invece potrebbe esseere il suo partner ideale, rispettoso e cordiale, al contrario dei pesci tossici e passivo-aggressivi. Il dubbio che abbiamo su Barbie, ad oggi, è che molti l’abbiano presa in modo sbagliato, fidandosi della presunta familiarità con Kubrick e andando in palla per tutto quel rosa che non rende appetibile il cinefilo agli occhi della cinefila rigorosamente etero (chissà perché, poi). Scusate, ma state sbagliando tutti.

Non per altro, ma già dal trailer era chiaro non fosse un film per bambini (il gioco di parole intraducibile tra beach off e beat off, spiegato dettagliatamente qui) ed è stato folle, a nostro (plurale maiestatis) avviso declassarlo a una cosa del genere. A priori, poi. E non veniteci a parlare del consumismo e del film brand, per l’amor di Dio, dato che con Star Wars (e forse addirittura con l’horror di Winnie the Pooh) è la stessa cosa, il cinema è action figure, se non ci piace non ci piace in generale, non solo qui che la regista è donna e Margot Robbie è figa per non parlare di Ryan Gosling.

È pointless metterla sul piano dell’estetica, dei parallelismi senza un domani con film che non c’entrano visibilmente una cippa, o delle proprie ambizioni copulative: guardate Barbie e poi, in caso, ne riparliamo.

Il nostro voto
Cosa ne pensi?
[Voti: 0 Media: 0]

Lipercubo.it is licensed under Attribution-ShareAlike 4.0 International - Le immagini presenti nel sito sono presentate a solo scopo illustrativo e di ricerca, citando sempre la fonte ove / quando possibile - Questo sito contribuisce alla audience di sè stesso


Il nostro network: Lipercubo.it - Pagare.online - Trovalost.it.