Livide: cupo e raggelante, ma il film è riuscito solo a metà

Una giovane donna inizia un tirocinio come infermiera, visitando tra le altre la villa semi-decaduta di un’anziana e rispettabilissima insegnante di danza: la donna, completamente bloccata a letto, sembra nascondere un tesoro all’interno della stessa. Sarà l’inizio di un incubo…

In breve. Sarebbe bello scrivere che i registi di Inside siano riusciti a colpire nuovamente nel segno: per quanto gli aspetti positivi di Livide non manchino, e le atmosfere siano raggelanti e ben realizzate, resta qualcosa in questo film che non convince del tutto. Non brutto, certamente, ma le aspettative di tanti potrebbero risultare deluse.

Si è fatto un gran parlare dell’horror francese in positivo, a cominciare dal succitato Inside passando per lavori leggermente sopravvalutati come Frontiers, ed altri generalmente più convincenti quali Martyrs. In generale, in questi casi, il rischio concreto è che si tenda a dare per scontato che sia nato un filone, così come accaduto nei primi anni 80 per buona parte degli horror italiani (Demoni, L’aldilà, Phenomena). Non è così, e non certo perchè gli italiani valgano di più rispetto ai francesi: questo Livide, parte integrante del “new horror” francese degli ultimi anni, parte da uno script non troppo solido nè originale, ma riesce a svilupparsi in maniera accattivante sorreggendo un mix di tensione irrazionale, ma anche di buchi narrativi, che accomuna buona parte delle pellicole di “vecchia scuola”. Di fatto la storia rischia anche di sembrare scontata, di primo impatto: una ragazza si lascia affascinare da una villa sperduta, abitata da un’anziata signora bloccata a letto, e che sembra contenere un tesoro inestimabile. Ovviamente la protagonista – Chloé Coulloud, personaggio “di strada” tanto “già visto” quanto affascinante – non potrà fare a meno di accordarsi con il fidanzato, ed un altro amico, per andare alla  ricerca del tesoro perduto. Un revival del “già visto” un po’  fuori luogo per chi aveva saputo, come la coppia Maury-Bustillo, reinventare il linguaggio horror e dargli nuova linfa. Così è: Livide inizia come un thriller, si assesta come un horror ottantiano e si conclude – in maniera alquanto improbabile, a mio vedere – come un fantasy puro. Un connubio da “terroristi del genere” che potrebbe non convincere tutti gli spettatori (ed io sono uno di quelli più scettici, senza dubbio), ma che obiettivamente potrebbe piacere ad altri. Livide vive sulla dualità tra bello e mediocre, divide le opinioni, e ci tenta furbescamente (con la scusa degli inserti “old style”) a farsi considerare un masterpiece: si tratta, purtroppo, solo di illusione, perchè tante cose non convincono, troviamo troppi “perchè” insolubili, esiste anche qualche prevedibilità di troppo nonostante qualche le sequenze “cult” siano davvero ben realizzate.

A livello di ritmo, comunque, il film possiede un incedere lento ed inesorabile, ed è caratterizzato da momenti spesso poco consequenziali (passaggi segreti, omicidi senza motivo a mo’ di Inferno, vampiri che sbucano dal nulla e morti viventi) che pero’ non meritano di essere “massacrati” in quanto tali: il problema di Livide, semmai, è che tira in ballo troppo materiale, e finisce per risultare indigesto alla maggioranza degli spettatori. Questo ovviamente non implica che si tratti di un film da buttare o da escludere dalle proprie visioni, bensì di un buon horror ordinario con rischio di noia perennemente dietro l’angolo: se si riesce ad vederlo tutto senza sorridere sarcasticamente, si possono scoprire momenti davvero notevoli, su tutti la scoperta dell’insana verità all’interno della villa e delle conseguenze pagate dai ragazzi. Molti hanno poi scomodato simbolismi di ogni tipo di cui i registi avrebbero cosparso le riprese: secondo me il focus non è tanto questo, quanto discutere, se proprio vogliamo, su determinate scelte e sul fatto che alcuni punti della trama siano talmente poco logici da sembrare messi a casaccio. E cose del genere una coppia di registi come loro, a mio umile vedere, non possono proprio permettersele. Se pero’ si accetta questo grado di “casualità” potete tranquillamente passarci sopra e godervi, nei limiti, Livide per quello che è: un horror di discreto livello che difficilmente resta impresso nella memoria. E nessuno osi scomodare paragoni con Suspiria per via della scuola di danza…

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