Una donna muore in circostanze inspiegabili nei pressi di un villaggio sperduto: un medico legale viene inviato sul posto per l’autopsia. Gli abitanti del luogo, pero’, si mostrano poco collaborativi con le autorità, e nascondono un terribile segreto.
In breve. Masterpiece di Bava e horror archetipico nel suo genere: a cominciare dalle trovate visive, soprattutto, ma anche per la dinamica della storia. Una delle basi fondanti di qualsiasi horror sovrannaturale moderno.
Una ragazza esce da una villa abbandonata urlando e disperandosi: poco dopo, si avvicina all’ingresso di un seminterrato e si suicida facendosi trafiggere dagli spigoli di un’inferriata. Qualche istante dopo, si inquadrano i piedi di una ragazzina con le calze bianche mentre scende dalle scale della villa, e solo a questo punto sono visibili i titoli di testa. Inizia così Operazione paura, uno dei film dalla distribuzione più complicata realizzati da Mario Bava, e sicuramente tra gli horror più influenti per ambientazione e drammatizzazione. Aspetto peraltro paradossale, dato che il film, nonostante un livello qualitativo indiscutibile, venne snobbato dal pubblico e fu, sostanzialmente, ignorato all’epoca per via dei succitati problemi. Appena due settimane dopo l’inizio delle riprese, infatti, la produzione finì i soldi, ed il cast acconsentì comunque a finire il lavoro senza essere retribuiti.
Operazione paura è un horror perfetto e cristallino nelle atmosfere, caratterizzato da piccoli dettagli che lo rendono unico: una mano appena visibile, alcune ragnate colorate curiosamente di verde, personaggi che appaiono dal nulla e scompaiono, un’ambientazione arcaica ed insolitamente surreale in cui, almeno dall’inizio, il pubblico non riesce a comprendere la reale natura di ghost story. Tutto è avvolto da un mistero insondabile di cui nessun abitante del villaggio sembra aver voglia di parlare: nel frattempo le morti per suicidio si susseguono, e tutto sembra riconducibile ad una vera e propria maledizione.
Nonostante l’elemento sovrannaturale presente nel soggetto, la dinamica è quella del giallo-thriller a cui Argento, in.primis, si sarebbe grandemente ispirato in seguito: la catena di delitti ineluttabile, un assassino che si muove nell’ombra (e che sembra, in questo caso, assurdo ed irreale), gli elementi che riconducono alla sua identità (a partire dalle spaventose bambole disseminate un po’ ovunque nella pellicola), lo stile di recitazione teatrale, oscuro ed espressionista. L’uso della macchina da presa da parte di Bava è fortemente focalizzato sulla psicologia dei personaggi, soprattutto nella rappresentazione del delirio di alcuni di essi (rappresentati da immagini deformate attraverso specchi) e giocando su effetti speciali semplici quanto efficacissimi (il dottore che scopre, in una sorta di allucinazione, di stare rincorrendo se stesso). Al tempo stesso Operazione paura (titolo italiano di un film noto con il titolo-spoiler Kill, baby, Kill e Opération peur) è lontano dalla media degli horror dell’epoca, realizzati spesso in modo poveristico e qui, invece, considerabile come un film autoriale a tutti gli effetti.
Il paesino in cui si reca il medico legale è oppresso da un evidente clima di omertà, evidentissima fin dai successivi fotogrammi: l’intreccio, di suo, è quello di un horror classico ispirato (per intenderci) ad Edgar Allan Poe, per quanto lo script sia stato concepito dal regista con la collaborazione di Romano Migliorini e Roberto Natale. Nel gioco di influenze di Operazione paura rientrano a pieno diritto tutti i film del primo Dario Argento (soprattutto Profondo rosso, a livello di suggestioni), alcuni lavori di Lucio Fulci (la presenza delle streghe ed il mix di devozione, paura e odio nei loro confronti ricorda le superstizioni sviscerate in Non si sevizia un paperino), altri di Pupi Avati (l’ambientazione rurale e la visita del medico, visto con diffidenza dai più, evoca alcuni passaggi de La casa dalle finestre che ridono) – anche per ambientazione popolare ed il clima di opprimente ed arcaica superstizione che domina nelle atmosfere.
Insomma, Operazione paura è uno dei migliori film di Mario Bava, quasi senza dubbio: per quanto stilare classifiche per un film di oltre 50 anni fa sembri forse più ridicolo che effettivo, al giorno d’oggi, resta la necessità di omaggiare questo lavoro soprattutto per la lucidità dello script, per le riprese mozzafiato, per le trovate visuali, per le interpretazioni magistrali e per la tensione che aleggia costantemente sullo spettatore che regge, incredibilmente, la prova del tempo ancora oggi.
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