Digressioni

Quello che so sull’amore (in sei minuti)

Quello che so sull’amore: (tira fuori un foglio con su scritto NIENTE)

Vorrei parlare dell’amore — “che palle, sempre a lamentarti, vuoi fare un monologo” — sì — questo non è il solito monologo sull’amore — parla di quello che so — è il mio esame di stato — quello che so sull’amore è niente (cartello con su scritto NIENTE). Grazie, buona serata. Ne parlo e non ci credo — lo ripeto e non lo so — ogni volta che mi ci avvicino, all’amore — mi sento disilluso — cerco qualcosa (cartello con su scritto QUALCOSA) — non so che cosa — non so nemmeno se voglio trovarlo — perché sono stanco — quello che so sull’amore è che stanca — più della palestra, più della spesa fatta di fretta, più della corsa, più del calcetto del mercoledì —dove mi mettono in difesa perché sono scarso — e anche in amore lo sono — mi sa.

Devi trovare la persona giusta”. Ma l’amore è cercarti ora, a caso, senza appuntamento — senza motivo. Ci sei? Non puoi, non ti ho detto che ero qui stasera. L’amore ha sempre un certo retrogusto per il paradosso. A volte mi manchi — così torno nei luoghi in cui ci fermavamo a parlare per ore — qui vicino —le foglie di un albero — le luci di un mattino incerto — l’insegna del nostro bar  — le macchine in doppia fila — il cassonetto “Cestò” — le fermate ATAC che mi ricordano te —mi hai detto “scendo a Re di Roma” — la metro si è bloccata una fermata prima — e mi sono goduto qualche minuto in più vicino a te — andavi di fretta quel giorno — non mi hai detto perché — eh, mannaggia, toccherà aspettare assieme — era amore?

Prova le app di dating” — c’era una volta un caffè — primo incontro — dovrei essere contento — ma mi sento triste, così, senza motivo — appuntamento finito prima di cominciare — L’amore in fondo ha sempre un certo retrogusto malinconico  —  “sei prevenuto” — ma no, la guardavo negli occhi— “sai che sembri più grande delle foto sui social” — “ah, sono di ventinove anni fa” — no figurati — non intendevo dire che — non sei tu — sono io — sono troppo piccolo — troppo fuori posto — fuori posto come una parola sbagliata nella frase d’amore perfetta: “ti amo più di quanto tu possa amar…eggiarti” — ti piacciono i film — le moto — le scale a chiocciola — i libri — le chiocciole nelle email— il teatro — sì, faccio teatro — cinema no, magari — certo che conosco Shakespeare — non lo sento da un po’ — (NIENTE) non so bene cosa sia l’amore, ma se non capisce le battute non lo è.

Devi trovare qualcuno con interessi comuni”. Secondo appuntamento tra sapiosessuali: “hai mai letto i manoscritti di Marx sulle equazioni differenziali”? “Alcuni calcoli erano sbagliati”. È bello condividere interessi in una coppia — una coppia laureanda — ci manca un esame — poi mi sento fuori corso — non parliamo di noi — parliamo di Giù nel cyberspazio di Gibson — del fatto che sono dimagrito — di Tolkien — di una parrucchiera che andrebbe denunciata —avevo i capelli lunghi — ascoltavo gli Iron Maiden — aspetta, spengo il cellulare, per non essere disturbato — ma da chi, non mi chiama nessuno — i cervelli si sfiorano — si stuzzicano — si accettano — poi la passione sfrenata —restiamo vicini — in silenzio — a fissare un soffitto — senza parole — senza ambizioni — la testa altrove — amore istantaneo — costruire qualcosa (QUALCOSA) e vederlo collassare poco dopo (NIENTE). Amare le amarezze! —

Arriverà la persona giusta, prima o poi”. “Sto benissimo da solo, penso al lavoro e basta” — ti senti invincibile — e non lo sei — a quel punto trovo te — ma chi ti hai mai cercato — accordo— armonia — reciprocità —parità — senso dell’umorismo — “…ma l’hai visto quello? Perché, quell’altra?”— Discrezione — rispettare i tempi dell’altro — rispettare la scarsa puntualità dell’altro —i gusti dell’altro — anche se discutibilirispettare il fatto che sei sposata — lo scopro ora — su una metro bloccata — seduti vicini  — ad aprire mille parentesi — nel tempo extra — gentile omaggio dell’ATAC — baci che non ci saremmo mai dati — sesso che non avremmo mai fatto — provavi qualcosa (QUALCOSA), ma sei rimasta con lui. Ci siamo visti per mesi — senza programmi — una volta— cotto a puntino — ti ho detto che mi piacevi — come una confidenza che racconti all’amico del cuore —non ricordo le parole che ho usato —se ci ripenso mi sembrano solo banalità — mi hai fatto parlare — non hai detto niente (invertito, QUALCOSA), occhi languidi, sorriso incerto, postura del corpo in bilico tra abbracciarmi e scappare. Non lasciamoci più — apriamo miriadi di parentesi, senza mai chiuderle — nei postumi del nostro amore platonico (SQUILLO) — hai detto: “amore, faccio tardi, non so che succede alla metro”. Storia inossidabile, figurati se vi lasciate, ma va bene così — ci siamo salutati — niente (NIENTE) niente storia clandestina, niente bacio finale appassionato, quelli solo al cinema, dove io non ho mai lavorato. Non potevi tradire senza che nessuno si facesse male, lo capisco. Perché non è mai un dispetto, l’amore, non è ripicca, non è un riscatto da pagare, non è un bottone da premere (lo sa pure Rambo), non è una manopola da regolare — non è idealizzare l’altro — non è una musa ispiratrice — non è Dante — non è Beatrice — non è una guida turistica nel paese delle meraviglie — non è il tuo spacciatore di soddisfazioni. Forse l’amore è provarci —quando lo senti — anche se le evidenze ti smentiscono — quando la partita sta finendo — stai sotto di tre gol — e pensi “ma sì, questa coppa posso ancora vincerla“. L’amore non è una coppa. Dobbiamo rinunciare a cogliere una rosa, per timore che la sua spina ci ferisca? Una mia amica una volta ha risposto così: “sì, lascia perdere”. E magari l’amore è sapere — non quello che vuole l’altro, ma quello che vuoi tu, da un altro. Perché alla fine — quello che so sull’amore è — niente (NIENTE) — ma forse niente è tutto quello che serve.

Quello che so sull’amore © 2025 by Salvatore Capolupo is licensed under CC BY-NC-ND 4.0

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