Digressioni

Quello che so sull’amore

Quello che so sull’amore: (tira fuori un foglio con su scritto NIENTE)

Questo non è il solito monologo ironico sull’amore. È diverso dagli altri. Parla di quello che so sull’amore. Procedo: quello che so sull’amore è niente (cartello con su scritto NIENTE). Grazie, buona serata. No, ma … ne parlo lo stesso.

Ne parlo e non ci credo — lo ripeto e non lo so — ogni volta che ci provo — sento un vuoto — che a volte si riempie di speranza — poi svanisce — (apnea) un respiro trattenuto a lungo — cerco qualcosa (cartello con su scritto QUALCOSA)— non so cosa — non so nemmeno se voglio trovarlo, perchè davvero, sono stanco, quello che so sull’amore è che stanca — più della palestra, più della corsa che in realtà era una camminata veloce, più del calcetto nel dopolavoro – mi mettono in difesa perchè sono scarso.

Devi trovare la persona giusta”, mi hanno detto. Ma l’amore è cercarti adesso, tra la gente, a caso, senza appuntamento, senza motivo. A volte mi manchi: così torno nei luoghi in cui ci fermavamo a chiacchierare per ore – guardo le foglie, l’insegna del nostro bar, il cassonetto “Cestò” – le macchine parcheggiate in doppia fila — le fermate dell’ATAC che mi ricordano te, quando mi hai detto “scendo a Re di Roma”, e grazie di cuore alla metro A per essersi bloccata una fermata prima, così mi sono goduto qualche minuto in più vicino a te — andavi di fretta – eh, mannaggia, toccherà aspettare assieme (pausa) ma sai che stare così vicini non è poi male — è amore anche se non posso averti sempre dove vorrei.

Devi usare le app di dating”, mi hanno detto.C’era una volta un caffè — vediamoci per un caffè— appuntamento finito prima di cominciare — “sei prevenuto” — non lo sono, credimi, anzi, cerco il tuo sguardo dritto negli occhi — mi stai guardando, giusto? — la festa appena cominciata è già finita — sai che sembri più grande delle foto che — ah, sono di tredici anni fa — no figurati, non intendevo dire che sei v— semmaisono io che mi sento troppo piccolo, troppo fuori posto — non faccio la vittima, mi sento fuori posto come, come una parola sbagliata nella frase d’amore perfetta: “ti amo più di quanto tu possa amareggiarti” — oh ma ti piacciono i film – le moto – le scale a chiocciola — i libri — le chiocciole nelle email— il teatro — sai, faccio teatro — no cinema no, magari — certo che conosco Shakespeare, non lo sento da un po’ — niente (cartello con su scritto NIENTE) non so bene cosa sia l’amore, ma se non capisce le battute per me non è amore.

Devi trovare qualcuno non interessi comuni”, mi hanno detto. C’era una volta il primo appuntamento con una sapiosessuale: “hai mai letto i manoscritti di Marx sulle equazioni differenziali?” È molto bello condividere interessi in comune dentro una futura coppia — una coppia laureanda — ma mi sento fuori corso di dieci anni — e adesso in questo posto affollato, assieme a te, mi sento triste, perchè non parliamo di noi — parliamo degli interessi— sai che sono dimagrito? — ti piace Tolkien? la mia parrucchiera andrebbe denunciata — una volta avevo i capelli lunghi e ho visto cinque volte gli Iron Maiden dal vivo. Il cellulare silenziato, certo, per non essere disturbati — ma da chi, poi? un puro esercizio di stile — perfetto quanto sterile – due cervelli si sfiorano e si stuzzicano — senza mai toccarsi — non è strano pensare che l’intelligenza sia sexy quando alla fine parliamo di tutto, tranne che di cose interessanti? Poi quella passione sfrenata, qualche ora dopo eravamo vicini, in silenzio, a fissare il soffitto di una stanza casuale— senza parole — senza ambizioni — con la testa nell’altrove — chissà dove— e forse anche quello era amore — costruire qualcosa (cartello con su scritto QUALCOSA) senza avere niente (cartello con su scritto NIENTE)

Ammucchiare amabili amori, amari ammiccamenti, ammettere amarezze, amare amare amarezze, ammazzare amori, ammutolire.

“Arriverà la persona giusta, prima o poi”. Sì ma anche basta, non puoi spiegarmi la vita. C’era una volta “sto benissimo da solo e penso solo al lavoro”, ti senti invincibile ma è il momento in cui sei più vulnerabile di tutti — ti ho trovata per caso — accordo perfetto: armonia, reciprocità, parità, sincerità, ma l’hai visto quello? Perché, quell’altra? — dirsi le cose senza filtro— garbo — discrezione- rispettare i tempi dell’altro — rispettare i gusti (anche se di merda) dell’altro. Complicità. L’amore, in breve!

Rispettare anche il fatto che sei sposata e lo scopro solo ora — in una metro bloccata — seduti vicini — ad aprire mille parentesi — nel tempo extra — gentile omaggio dell’ATAC — sorrisi soppressi sul nascere — baci che non ci saremmo mai dati — sesso che non avremmo mai fatto — provavi qualcosa (cartello con su scritto QUALCOSA) anche tu, e ne sono certo perché … sei rimasta con lui, a me resta QUALCOSA (cartello con su scritto QUALCOSA) e quel che è peggio, adesso non so dove cazzo metterlo. Non ho mai fatto programmi, l’ho vissuta come veniva, eccetto quella volta, cotto a puntino e te l’ho detto, non ricordo che parole abbia usato, e se ci ripenso mi sembrano solo banalità. A te è piaciuto sentirtelo dire, mi hai lasciato parlare, non hai risposto niente (cartello con su scritto NIENTE), avevi le pupille dilatate, un sorriso ambiguo e malcelato, le braccia incerte se abbracciarmi o menarmi, poi giurerei di averti visto trattenere le lacrime per un soffio.

Non lasciamoci più: apriamo miriadi di parentesi, senza mai chiuderle! Malediciamo assieme il tempo che stava finendo, ringraziamo la metro bloccata, noi eravamo lì, con i postumi del nostro amore platonico, poi squilla il telefono: amore, faccio tardi, non so che succede alla metro. QUALCOSA (cartello con su scritto QUALCOSA) alla fine ti ha riportato a casa sua. Certezze, una storia probabilmente inossidabile, beati voi, ma prima ci siamo salutati e – no, niente (cartello con su scritto NIENTE) storia clandestina, niente bacio appassionato, quelli solo al cinema, e io al cinema non ho mai lavorato. Illudersi che si possa tradire senza che nessuno si faccia male: anche questo è amore?

non è un dispetto, non è una gara, non è rivalsa, non è un dispenser di fiducia, non è un bottone da premere, non è idealizzare l’altro, non è la tua guida spirituale, non è il tuo mentore, non è dirti “cosa fare”, non è il tuo pusher

In fondo è più facile dire cosa non sia l’amore, che non il contrario. Forse l’amore è provarci lo stesso, anche quando sai che finirà male o non scatterà mai la scintilla. Del resto dobbiamo rinunciare a cogliere una rosa, per timore che la sua spina ci ferisca? Una mia amica una volta ha risposto: “”. O magari l’amore è sapere esattamente quello che vuoi dall’altro, in ogni istante. Ma questo per me è quasi impossibile. Perché alla fine quello che so sull’amore è niente (cartello con su scritto NIENTE)— ma forse niente è tutto quello che serve.

Quello che so sull’amore © 2025 by Salvatore Capolupo is licensed under CC BY-NC-ND 4.0

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