Le 77 Regole di Internet: Miti, Leggi e Anomalie Digitali

All’inizio erano semplicemente le regole, convulse, collettive e quasi contraddittorie, del sito 4chan: per estensione e grazie alle stesse regole qui descritte, sono diventati meme citatissimi soprattutto per le community ed i social network in genere.

Non sono le uniche e non sono le sole, s’intende, ma questo si capisce nella sua motivazione leggendo le regole stesse. Le regola non sono ovviamente obbligatorie per nessun utente di internet  (dato sono le regole stesse, in un certo senso, a de-regolamentare). E se ne esistono alcune altamente immorali e che potrebbero spaventare, è bene sempre tenerne conto – in ogni caso. Internet è una Macchina che può giocare brutti scherzi, se non si sta attenti.

Le regole sono qui considerate 77 per convenzione, anche se non esiste accordo assoluto sul numero preciso proprio per come funzionano internet ed i cosiddetti copypasta (i copia incolla dal web). Esistono molte versioni delle “internet rules” ed è perfettamente comprensibile che non siano coerenti e cambino nel numero e nel tipo: internet assume la relativizzazione di ogni parere e permette di pubblicarlo a chiunque.

Regola 0: Giù le mani dai gatti (Don’t fuck with cats)

Vale teoricamente tutto quello che abbiamo visto, ma una regola d’oro a livello zero soprassale qualsiasi altra: lascia stare i gatti, sempre. Non creare video snuff con dei gatti. Non fargli del male. Siamo tutti gattari. La serie omonima su Netflix si ispira esattamente a questa regola.

Regola 1: Mai parlare di /b/

/b/ è tra i contenuti di 4chan classificati come non adatti ai minori o NSFW (Not Suitable For Work). Di conseguenza, gli utenti possono pubblicare contenuti anche per adulti su questa board più o meno liberamente. Su 4chan non c’è alcun tipo di moderazione, anche se i contenuti hanno una data e spariscono in media ogni settimana.

Regola 2: MAI parlare di /b/

Ribadito per ben due volte. /b/ è il board “Random”, noto per i contenuti senza regole fisse. È il più caotico e controverso del sito, con post di ogni genere, spesso al limite o oltre il regolamento.

Regola 3: Noi siamo Anonimi (We are Anonymous)

Letteralmente ognuno di noi su internet è anonimo. I social network hanno un po’ minato alla fondamenta della regola 3, in effetti, ma il principio resta valido: siamo tutti anonimi. Per estensione, siamo tutti Anonymous, il collettivo acefalo di hacker diffuso in ogni parte del mondo, a cui molte delle leggi di internet si ispirano.

Regola 4: Noi siamo Legione – We are legion

La regola “Noi siamo Legione” suona sinistra, per certi versi, ma fa riferimento ambivalente sia alla possibilità di essere vittima di shitstorm che al fatto che molte pietre formano una montagna. Le voci di internet possono collettivizzarsi e gridare come fossero una sola, ma al tempo stesso possono travolgerti. Se ognuno di noi fa la propria parte, insomma, può avere più impatto di quanto possa sembrare: e questo vale anche su internet, evidentemente. È lo stesso spirito che anima il gruppo Anonymous: a volte di destra, altre di sinistra, non assume un’identità politica precisa: si può leggere a riguardo il libro dell’antropologa Gabriella Coleman I mille volti di Anonymous.

Regola 5: Non perdoniamo, non dimentichiamo – We do not forgive, we do not forget

Non dimentichiamo: anche qui affermazione ambivalente per capire meglio come funziona internet. Implica almeno due cose, a nostro avviso: non perdoniamo perchè ciò che finisce online può essere usato contro di te, se non stai attento. Non dimentichiamo, inoltre perchè internet sembra avere memoria infinita e non cancellare mai davvero nulla. Da un lato, effettivamente internet non dimentica: tutto ciò che finisce online ci può rimanere tendenzialmente per sempre. D’altro canto il meme in questione evoca anche la nemesi insita nella rete, ovvero  che chi insulta o trolla oggi potrebbe subire la stessa sorte domani.

Regola 6: Un utente anonimo può diventare un mostro orribile, insensato e senza cuore

Basta avere un account su X o su Facebook, per capacitarsene.

Regola 7: Un utente anonimo può ancora essere in grado di fare qualcosa – Anonymous is still able to deliver.

La Regola 7, “Un utente anonimo può ancora essere in grado di fare qualcosa” (Anonymous is still able to deliver), fa parte di un insieme di principi o “regole” spesso associati alla cultura hacker, al movimento Anonymous o alla filosofia della decentralizzazione online. Questa regola può avere anche stavolta diverse interpretazioni a seconda del contesto, ma generalmente significa che anche senza un’identità riconosciuta, una persona può comunque contribuire, agire e avere un impatto.

Regola 8: Non esistono vere e proprie regole da seguire, prima di postare – There are no real rules about posting.

Regola 9: Non esistono vere e proprie regole da seguire, neanche per i moderatori. Goditi il tuo ban! – There are no real rules about moderation either — enjoy your ban.

La regola 8 e 9 sono simili: “Non esistono vere e proprie regole da seguire, prima di postare” (There are no real rules about posting), è un principio spesso associato alla cultura di Internet, in particolare ai forum anonimi come 4chan e agli spazi digitali meno regolamentati.

I punti principali annessi a questo parlano di:

  • Libertà di espressione – Il messaggio principale è che su queste piattaforme non ci sono linee guida rigide su cosa e come si debba postare. Chiunque può pubblicare contenuti senza dover seguire protocolli di alcun tipo.

  • Anarchia – Anche se sembra un invito al caos, nella pratica molte comunità anonime hanno comunque delle norme implicite, create dagli utenti stessi, che determinano cosa è accettabile e cosa no.

  • Spontaneità e cultura del meme – Il principio riflette il fatto che contenuti virali, meme e discussioni nascono in modo spontaneo, senza bisogno di filtri o moderazioni eccessive.

  • Ironia e trolling – Questa regola è spesso usata ironicamente per giustificare post fuori contesto o provocatori, caratteristici di comunità anonime in cui il trolling e la provocazione fanno parte della cultura.

Regola 10: /b/ non è il tuo esercito personale /b/ is not your personal army

Molte persone vanno su 4chan (e su internet, per estensione) perchè qualcuno risolva loro un problema, o per ricevere supporto gratuito. Questo è in genere sbagliato, secondo le regole di internet.

Regola 11: Non ha importanza quanto ami il dibattito. Tieni conto che su internet nessuno discute sul serio. Piuttosto, prendono in giro la tua intelligenza. E i tuoi genitori.

La Regola 11, “Non ha importanza quanto ami il dibattito. Tieni conto che su internet nessuno discute sul serio. Piuttosto, prendono in giro la tua intelligenza. E i tuoi genitori.” (No matter how much you love to argue, nobody on the internet cares. Instead, they will mock your intelligence and your parents.), è una regola satirica che riflette la realtà delle discussioni online, specialmente su piattaforme anonime e social media.

Interpretazioni:

  1. Il dibattito online è raramente costruttivo – Molte persone non partecipano alle discussioni con l’intento di arrivare a una conclusione logica o imparare qualcosa. Piuttosto, cercano di trollare, fare battute o semplicemente litigare per il gusto di farlo (flame wars).

  2. Ad hominem ovunque – Invece di rispondere agli argomenti con logica e razionalità, gli utenti spesso attaccano direttamente la persona che scrive. Questo include insulti sulla sua intelligenza, il suo aspetto, le sue credenze e persino la sua famiglia.

  3. Il meme della “morte al thread” – Nei contesti anonimi, un dibattito può degenerare rapidamente in una serie di insulti o meme, uccidendo qualsiasi possibilità di confronto serio.

  4. Prendere le cose sul personale è inutile – La regola suggerisce implicitamente che prendersela per le discussioni online è inutile, perché il tono di molte piattaforme è cinico e ostile per natura. Anche qui, basta avere un account su X o su Facebook, per capacitarsene.

Regola 12: Tutto ciò che dici potrà essere usato contro di te.

Ogni parola scritta online lascia una traccia, e in un mondo dove il contesto è fluido e manipolabile, ciò che oggi sembra innocuo domani può diventare un’arma nelle mani di chi vuole delegittimare, censurare o semplicemente ridicolizzare, quindi la vera libertà non sta solo nel poter parlare, ma nel riconoscere che ogni espressione è potenzialmente un frammento di un discorso più grande su cui non avremo mai pieno controllo.

Regola 13: Tutto ciò che dici potrà diventare qualcosa d’altro.

Ogni parola detta online può essere estrapolata, remixata, trasformata in meme o travisata per scopi che sfuggono al controllo di chi l’ha pronunciata, e se da un lato questo riflette il dinamismo creativo della rete, dall’altro dimostra come l’informazione sia plasmabile dal potere e dalle comunità, il che significa che la vera libertà di espressione non è solo poter parlare, ma avere il controllo sul significato delle proprie parole in un contesto che tende a deformarle per adattarle a narrazioni preesistenti.

Regola 14: Non discutere coi troll: significa dargliela vinta.

Regola potentissima e molto sottovalutata, soprattutto nei social che hanno fuorviato il nostro comportamento medio e ci spingono a ribattere sempre a chiunque, provando ad avere l’ultima parola.

Ignorare i troll significa riconoscere che il loro obiettivo non è il confronto ma la provocazione, e rispondere alimenta il loro gioco, ma al tempo stesso rifiutarsi di interagire con chi destabilizza il dibattito può anche significare cedere loro lo spazio pubblico, quindi la soluzione non è solo il silenzio ma la costruzione di comunità online più aperte, in cui la libertà di espressione non sia monopolizzata da chi urla più forte, perché il vero problema non è discutere coi troll, ma permettere che siano loro a definire i confini del discorso.

Regola 15: Più proverai a cambiare le cose su internet, più fallirai.

Internet non è uno spazio neutrale ma un ecosistema caotico in cui ogni tentativo di cambiamento incontra resistenza, sia per la natura decentralizzata delle piattaforme, sia perché gli utenti tendono a ridicolizzare ogni sforzo di riforma, eppure la storia dimostra che il cambiamento avviene comunque, non attraverso imposizioni dall’alto, ma tramite mutazioni spontanee, meme, culture sotterranee e pratiche collettive che sfuggono al controllo dei singoli.

Regola 16 (Epic Fail): Se fallisci in proporzioni epiche, potrà diventare un epic fail

Regola 17: Ogni vittoria alla fine fallisce.

Del resto nessuno ha mai dimostrato che l’affermazione “niente dura per sempre” sia sbagliata. Goditi i tuoi successi, ovviamente, ma non soffermarti su di essi.

Regola 18: Tutto ciò che può essere etichettato, può essere odiato

Quando qualcosa viene etichettato, gli si attribuisce un significato che può essere condiviso o contestato, e spesso l’etichetta stessa diventa una sorta di confine tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è, quindi ciò che è etichettato tende a essere polarizzato, suscitando ammirazione da alcuni e disprezzo da altri, perché una volta che una cosa è categorizzata, viene automaticamente associata a pregiudizi, stereotipi e opinioni forti, spesso esagerate, che ne distorcono il vero valore o la complessità.

Regola 19: Più odi qualcosa, più quel qualcosa diventerà forte.

L’odio alimenta la visibilità e la notorietà di ciò che si detesta, perché quando ci si concentra su ciò che si aborre, lo si porta inevitabilmente al centro dell’attenzione, e il conflitto che ne nasce ne accresce la forza, creando una sorta di paradosso in cui il rifiuto diventa una forma di sostegno involontario, facendo crescere la cosa stessa che si cerca di abbattere, in un circolo vizioso che dimostra come la reazione emotiva, anche se negativa, possa spingere verso il successo o l’affermazione.

Regola 20: Non prendere nulla sul serio.

L’atarassia, ovvero l’incapacità di essere turbati dalle emozioni, trova terreno fertile nel principio che nulla debba essere preso sul serio, perché in un mondo sempre più caotico e imprevedibile, l’unica via per navigare senza esserne travolti è l’indifferenza strategica, che permette di osservare gli eventi con distacco, senza lasciarsi sopraffare da passioni o sconvolgimenti. Non prendere nulla sul serio non è un invito alla passività, ma alla consapevolezza che, alla fine, ogni cosa è fugace e che la serenità mentale risiede nella capacità di non lasciarsi scivolare dentro ogni tempesta emotiva che il mondo ci presenta.

Regole da 21 a 24: Qualsiasi contenuto su internet è originale solo per pochissimi secondi dalla prima volta che va online. Poi non sarà più originale. Il copypasta è concepito per distruggere l’originalità. Il copypasta è concepito per distruggere l’originalità. Ogni post è un repost di un repost.

Regola 29: Su internet gli uomini sono uomini, le donne sono uomini, i bambini sono agenti FBI sotto copertura.

Questa regola riflette la natura ironica e sovversiva di internet, dove le identità spesso vengono mescolate, distorte e mascherate, e dove la percezione di chi si trova dall’altra parte dello schermo è sempre incerta. La frase suggerisce che, in un ambiente così anonimo e fluido, è difficile distinguere la verità dalla finzione, e quindi ogni persona può essere vista come qualcosa che non è veramente, come un ruolo sotto copertura, creando una sorta di paradosso in cui nessuno è mai veramente quello che sembra, e ogni interazione è sospesa tra realtà e inganno.

La frase della Regola 29, pur essendo ironica, può far riferimento a una cultura di anonimato e inganno che purtroppo può essere sfruttata per scopi discutibili o illegali su internet. È fondamentale notare che, sebbene internet possa nascondere identità e alterare la percezione, fenomeni come la pedopornografia sono crimini gravissimi e inaccettabili, perseguibili dalla legge in quasi tutti i paesi. Le piattaforme digitali devono essere impegnate nella lotta contro questo crimine, adottando tecnologie di monitoraggio e collaborando con le autorità competenti per prevenire abusi.

A suo modo, esprime anche una certa cultura dell’impunità che permane su internet, in cui i bambini potrebbero fingersi tali per catturare dei criminali.

Regola 30: Su internet ci sono ragazze.

Dalla regola 30 in poi si notano asserzioni concepite quasi certamente da utenti maschi etero, e lo dimostra questa affermazione sarcastica di cui sopra: su internet non ci sono veramente ragazze, ma al massimo utenti che fingono di esserlo (come nei casi degli account usati per le truffe online, ad esempio).

Regola 31: Tette o GTFO: scegli tu

Quando uno user di internet afferma di essere una donna, contravvenendo la regola 31, dovrebbe teoricamente provarlo mostrando le tette – un’esagerazione, ovviamente, anche qui sarcastica e dalle venature sessiste, figlia di quanto evidenziato al punto precedente.  GTFO è un acronimo per Get The Fuck Out, ovvero vattene.

Internet è il mondo, nel bene e nel male. Ciò che ne fai dipende solo da te!
Internet è il mondo, nel bene e nel male. Ciò che ne fai dipende solo da te!

Regola 32: Devi avere delle immagini per dimostrare le tue affermazioni. Tutto può essere spiegato con un’immagine.

Regola 33: Nasconditi di più. Non è mai abbastanza.

Il riferimento al nascondiglio (lurk in inglese) è gergo internet per riferirsi a chi legge nei forum senza mai postare.

Regola 34: se esiste qualcosa, ne troverai una versione porno. Senza eccezioni.

Questa regola, pur esprimendo un’osservazione provocatoria e ironica sulla cultura di internet, mette in evidenza un fenomeno che esiste in molte piattaforme digitali: l’intrusione della pornografia in qualsiasi discussione o contenuto, a prescindere dal contesto. Un riflesso della natura completamente non regolamentata di internet, dove la libertà individuale di espressione e di accesso al contenuto è spinta all’estremo, senza restrizioni di alcun tipo. Tuttavia, pur riconoscendo la libertà di ciascun individuo di scegliere cosa consumare, sarebbe fondamentale promuovere una cultura online che rispetti la dignità e la sicurezza di tutti, evitando che l’accesso a contenuti estremi diventi la norma. La libertà di espressione, in questo caso, dovrebbe essere bilanciata con una responsabilità collettiva di garantire che le piattaforme digitali non vengano sfruttate per la diffusione di contenuti dannosi o degradanti, come la pornografia non consensuale o la violazione della privacy. La regola 34 coglie questi aspetti da ben prima che la discussione di questi argomenti diventasse mainstream.

In sostanza, pur riconoscendo la libertà individuale di esplorare e scegliere, un approccio democratico e progressista dovrebbe promuovere un internet che tuteli le persone più vulnerabili, educando alla consapevolezza digitale e all’etica del rispetto reciproco.

Regola 35: Se la versione porno non esiste, presto esisterà.

Regola 36: Non importa quanto una cosa sia incasinata: c’è sempre di peggio rispetto a quello che hai appena visto.

Regola 37: Non puoi dividere per zero: la calcolatrice lo dice sempre.

La Regola 37, “Non puoi dividere per zero: la calcolatrice lo dice sempre”, è un’osservazione che mescola umorismo e una verità matematica fondamentale: la divisione per zero è indefinita e non ha senso in matematica. Tuttavia, da un punto di vista simbolico, questa regola può essere vista come un avvertimento contro l’idea di cercare soluzioni in contesti dove non c’è una base solida o razionale su cui costruire, come quando si tenta di ottenere risposte logiche da situazioni intrinsecamente irrazionali. In un contesto più filosofico, può anche suggerire che ci sono limiti intrinseci al pensiero umano e che, a volte, per quanto possiamo cercare risposte o soluzioni, dobbiamo riconoscere che alcune domande o situazioni non hanno una risposta valida o applicabile.

Regola 38: Nessun limite di alcun genere applicato qui, nemmeno il cielo.

Internet è il mondo, nel bene e nel male. Ciò che ne fai dipende solo da te. 

The internet rules and a bunch of trolls

Regola 39: CAPS LOCK CAPS LOCK IS CRUISE CONTROL FOR COOL

Caps Lock è un tasto della tastiera per mettere in maiuscolo ogni lettera che si digita: Nelle conversazioni o negli argomenti online, il blocco maiuscole (Caps Lock) è tipico degli utenti con poca esperienza. Il senso di questa regola sembra puramente troll: la regola afferma che il CAPS LOCK è il controllo automatico per la gente figa.

Regola 40: Il CRUISE CONTROL di cui sopra necessita di controllo

Regola 41: Desu non è divertente. Seriamente, ragazzi. È peggio delle battute di Chuck Norris.

Desu è una parola giapponese (で す) che viene molto usata nelle community dai fan dei manga come dai loro detrattori. Va inteso come “questo”, più o meno, ed è un modus operandi tipico dei troll: affermare che qualcosa faccia schifo o non sia un granchè senza contestualizzare.

Regola 42: Nulla è sacro. Nothing is Sacred

Regola 43: Più una cosa sembra bella e pura, più è soddisfacente corromperla/manipolarla/distorcerla/renderla immorale.

In qualche modo, l’essenza del trolling.

Regola 44: Se esiste qualcosa, ne esiste una versione per il tuo fandom … e ha una wiki e possibilmente una versione da tavolo con una sigla eseguita da un Vocaloid.

Regola 46: Internet è un affare maledettamente serio.

The internet rules and a bunch of trolls
The internet rules and a bunch of trolls

Regola 49: Non importa cosa sia: sarà sempre il fetish di qualcuno.

Regola 50: Un crossover, non importa quanto improbabile sia, alla fine avverrà sempre mediante Fan Art, Fan Fiction o materiale  ufficiale, spesso attraverso Fan Fiction.

Regola 61: Chuck Norris è l’eccezione, senza eccezioni.

Regola 62: È stato violato e piratato. Puoi trovare qualsiasi cosa se guardi abbastanza a lungo.

Regola 63: Per ogni dato personaggio maschile, esiste una versione femminile  (e viceversa). E c’è sempre la versione porno di ogni personaggio.

Regola 64: Se esiste, c’è sempre una versione ulteriore in un Universo Alternativo.

Regola 65: Se non c’è, ci sarà.

The internet rules and a bunch of trolls
The internet rules and a bunch of trolls

Regola 66: Ogni cosa ha la propria sottocultura (fandom).

La Regola 62, “È stato violato e piratato. Puoi trovare qualsiasi cosa se guardi abbastanza a lungo,” riflette un’idea diffusa nel contesto di internet, dove la violazione dei sistemi, la ricerca nell’ombra e l’accesso non autorizzato diventano strumenti per scoprire segreti nascosti o ottenere ciò che sarebbe altrimenti inaccessibile. Questa regola può sollevare interrogativi sull’equilibrio tra privacy, libertà e il diritto all’accesso all’informazione. Da un lato, c’è la difesa della libertà di cercare e scoprire verità che vengono occultate, ma dall’altro lato, c’è il pericolo che la violazione delle normative o l’hacking possa compromettere la sicurezza e l’integrità delle persone e delle istituzioni.

Nel contesto di una società democratica la regola suggerisce una riflessione sulle implicazioni etiche della sorveglianza, della raccolta di dati e delle violazioni della privacy, in un mondo in cui i confini tra ciò che è “pubblico” e ciò che è “privato” sono sempre più sfumati. Mentre l’accesso libero all’informazione è fondamentale per la democrazia, la protezione dei diritti individuali e la sicurezza devono essere altrettanto prioritarie, evitando che il “guardare abbastanza a lungo” porti a forme di abuso o sfruttamento.

Regola 67: Il 90% delle fanfiction è roba da incubo.

Regola 77: Internet ti rende stupido / The Internet makes you stupid

La Regola 77, “Internet ti rende stupido,” suggerisce che l’accesso costante a informazioni frammentate e superficiali può influire negativamente sulla capacità di concentrazione, approfondimento e pensiero critico. La facilità con cui si possono trovare risposte rapide a domande complesse può ridurre l’incentivo ad approfondire argomenti in modo serio, portando a una forma di apprendimento passivo.

Inoltre, la vasta quantità di contenuti spesso non verificati, il bombardamento di stimoli e la proliferazione di informazioni contraddittorie possono indebolire la capacità di analizzare, comprendere e distinguere tra ciò che è veramente rilevante e ciò che è superfluo o fuorviante. In un contesto in cui l’interazione digitale è spesso rapida e superficiale, la regola invita a riflettere sull’impatto di internet sulla qualità del pensiero e sulla capacità di sviluppare una comprensione profonda dei temi trattati.

Le immagini presenti nel post sono state generate da StarryAI. Immagine di copertina: A photorealistic epic fail.

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