Era il 13 agosto 1997 quando usciva il primo episodio ufficiale della saga di South Park: “Cartman si becca una sonda anale“. Si dovette aspettare altre 3 anni perchè l’episodio arrivasse anche in Italia, ed iniziasse a raccogliere schiere di fan anche da noi.
Un episodio storicamente importante perché, assieme a quelli pilota Gesù vs. Frosty e Gesù vs. Babbo Natale, fu l’ultimo ad essere animato con la tecnica del passo-uno: tutti gli altri episodi saranno poi prodotti e montati mediante computer.
L’episodio della sonda anale (un leitmotiv magistrale mutuato da un certo tipo di fantascienza di serie B portata all’eccesso) è talmente importante da essere tra quelli rivistati nelle stagioni successive, precisamente nella settima durante l’episodio dal nome Cancellato. Lo è per una serie di ragioni: prima di tutto perché codifica per la prima volta uno stile inedito di cartoon per adulti, nel quale la grafica è solo un mezzo minimalista – e ciò che conta, alla fine, è la sostanza.
In secondo luogo, Cartman si becca una sonda anale inaugura uno dei tanti episodi di South Park che si rifanno al cinema di genere, citando nel tempo film come Il centipede umano, rifacendosi ai vari stereotipi della fantascienza classica (senza dimenticare che Parker e Stone avevano prodotto un musical che venne distribuito in DVD dalla Troma, tanto per stabilire un’assonanza concreta con il mondo del cinema di genere e dei b-movie).
B-movie che in South Park hanno sempre aleggiato come musica di sottofondo, con i suoi variegati riferimenti ad invasioni aliene, esplicito uso di droghe, zombi di ogni genere, molestie sessuali e mutazioni splatter del corpo umano. Parker e Stone usano South Park, peraltro, con evidenti scopi grotteschi o satirici: lo fanno con la piena consapevolezza di non degenerare mai nello scherno fine a se stesso, evidenziando piuttosto le reali contraddizioni della società americana e, per questo, beccandosi molteplici critiche di essere, a casaccio, troppo conservatori o progressisti. L’anarchia congenita di South Park, del resto, emerge negli episodi che trattano temi eticamente sensibili, ad esempio, esattamente quello che avviene durante le puntata dedicate a temi come la clonazione umana.
https://www.youtube.com/watch?v=97YYEB4Ykoo
Altra caratteristica magistrale di South Park è la capacità di rendere cattivi personaggi tipicamente innocui di altri mondi, sia essi reali o immaginari: avviene con Mickey Mouse (descritto come un topaccio capitalista, gretto e razzista), ovviamente con Barbara Streisand (per motivi incomprensibili), Mel Gibson, Babbo Natale e via delirando. La cosa migliore, peraltro, è che se alcuni bersagli non possiedono una motivazione precisa perchè siano stati scelti, sarebbe meglio dire che è difficile individuare tali motivi se si pensa che South Park è una satira americana relativa a situazioni, dichiarazioni dei personaggi e circostanze note negli USA, di cui probabilmente dalle nostre parti non è mai passato nulla.
Un po’ come se un cartone dissacrante italiano facesse un’ipotetica satira rivolta al presentatore Amadeus, per esempio, risultando così di difficile comprensione (prevedibilmente) all’estero. Ma questo ovviamente non significa che i bersagli, come hanno pensato alcuni, siano casuali o gratuiti.
Che South Park sia ancora oggi una serie longeva lo testimonia un tono ed un gusto per l’innovazione che non ha mai ceduto il passo all’essere passivamente “commerciali”, accontentando indirettamente la fetta di pubblico che ama quel genere di eccessi.
Del resto gli eccessi della sitcom grottesca della coppia americana Parker-Stone sono talmente evidenti da essere un marchio di fabbrica, tanto da rendere quasi insostenibile la visione di alcuni passaggi dentro alcuni episodi (ad esempio quelli basati su disgustose mutazioni genetiche, pedofilia e coprofilia). Eppure siamo ancora qui a parlarne, con il solo piccolo dubbio che alcune istanze troppo critiche nei confronti dei finto-liberal “de sinistra” americani siano effettivamente tacciabili di conservatorismo: tutto sommato non vogliamo nè possiamo crederci, e ci becchiamo quell’universo cartonato, spassoso ed irriverente ancora oggi.
Foto di copertina di Gage Skidmore, CC BY-SA 3.0, Collegamento
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