Se su internet parli di “accordo interconfederale per l’industria del 27 ottobre 1946”, ed aggiungi che è stato poi “esteso a tutti i lavoratori dipendenti con il decreto 1070/1960 del presidente della Repubblica”, ci sono discrete possibilità che non ti ascolti nessuno.
Non ti ascoltano e non vogliono saperne, perchè tanto è il concetto quello che conta. Serve a dire che si stava meglio quando si stava peggio, e che quando c’era lui. O meglio: non ti ascolterà affatto chi è convinto del fatto che la tredicesima sia stata istituita dal governo fascista di Benito Mussolini. Una bufala nota, che ritorna periodicamente, in più salse, promossa a turno da vari account su internet, ed oggetto di una catena di fake news molto corposa e molto difficile, a questo punto, da estirpare completamente dalla rete.
Spiegare con pacatezza che le cose non stanno come suggerito da questa ennesima fake news (che viaggia spesso a braccetto con la storia, altrettanto imprecisa e parziale, del fatto che il fascismo avrebbe istituito le pensioni, che in realtà erano state introdotte già in precedenza) sembra inutile. Perchè probabilmente non rientra nel registro medio di aggressività latente con il quale, ad oggi, debunker e complottisti si combattono quotidianamente. Una lotta a cui non ho mai avuto intenzione di partecipare sin da quando, anni fa, mi accorsi che ci fosse un bias di auto-conferma di mezzo. Nessuno cambia mai idea su internet, del resto. Ma basterebbe anche lì poco a spiegare come stanno le cose, che la realtà è un po’ più articolata (per non dire complessa), e forse il problema di fondo è che la complessità è stata bandita, letteralmente, dal web, non trova spazio sui social network dove, ad oggi, conta solo l’hype.
E se conta solo l’hype la propaganda avrà sempre gioco facile, temiamo.
