Un agente della narcotici in incognito si serve di una speciale tuta mimetica per infiltrarsi negli ambienti dove circola la droga, rimanendo contagiato da quel mondo fino a sviluppi completamente inattesi…
In breve: buon film di grande stile, da vedere anche solo per la tecnica utilizzata. Rimane il rimpianto che non sia stato realizzato da un regista più orientato sulle sottoculture underground cyberpunk e pulp.
Prodotto con la tecnica del rotoscope – un post-trattamento della pellicola che fa assumere al film un aspetto da cartone animato, “Un oscuro scrutare” ricalca in modo fedele la storia di Philip K. Dick, sospesa sul tema del doppio e dell’ambiguità dei personaggi. Niente di eccessivamente concettuale, alla fine, si tratta di una storia molto coinvolgente che tratta “da dentro” la tematica della tossicodipendenza inserendo una visionarietà che, ad eccezione dell’horror (qui assente) è analoga a quanto fatto nel film (e nel racconto) “Il pasto nudo“, con cui pero’ il paragone qualitativo sembra obiettivamente non reggere.
Se è vero, infatti, che Cronenberg ha realizzato un film completamente folle ed in certi tratti facilmente accusabile di eccessivo “stilismo”, resta il fatto che il regista canadese è molto abile con la macchina da presa, a differenza di Richard Linklater che sa pure il fatto suo ma non riesce, a mio avviso, a conferire la giusta intensità a tutti i momenti della pellicola. Questo aspetto, probabilmente, penalizza un film che obiettivamente piace ma che non decolla, che è ben interpretato ma che è privo di personaggi davvero memorabili.
“Spero per il bene di tutti che lo scanner veda meglio. Perché se lo scanner vede in modo oscuro così come me, allora sono dannato… dannato per sempre” (B. Arctor)
Il protagonista Bob Arctor (Keanu Reeves), l’agente anti-droga che usa infiltrarsi tra gli spacciatori per scoprire dettagli sulla loro attività, finisce per farsi travolgere da quel mondo che dovrebbe teoricamente combattere con tutte le forze: la diffusione della “Sostanza M” è sempre più capillare, e l’uomo – completamente immedesimato in un tossico che vive alla giornata – finisce per esserne travolto completamente. La debolezza di Bob, che si ricollega naturalmente alla sua stessa umanità, esce fuori in tutto il suo splendore, mostrando un personaggio apparentemente forte, sicuro del fatto suo – oltre che nascosto abilmente dietro una tuta che conferisce più aspetti ad una persona, il quale crolla inesorabilmente sotto i colpi degli psicologi che lo tengono sotto controllo. A salvarlo, alla fine, sarà l’amica Donna Hawthorne (Winona Rider), a scoprire la verità e a concludere la vicenda, lasciando più di un dubbio sull’effettiva sorte di Bob.
Alla fine del film ci vengono ricordate le stesse persone, amici di P. Dick, vittime reali della droga, come se fosse quindi una sorta di monito. Non è dato quindi sapere, almeno all’apparenza, quale sia il reale destino del protagonista, anche se ne abbiamo abbastanza per poter considerare “Un oscuro scrutare” un lavoro concettualmente ed artisticamente valido, seppur con i limiti di cui sopra.
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