The watcher: più forma che sostanza per il thriller di Rothmaier

Emma e Noah sono una coppia di creativi che ha finalmente trovato casa: ma non appena avviano il trasloco, qualcuno sembra suggerirgli di andarsene al più presto, minacciandoli con misteriosi pacchi e bigliettini…

In breve. Parte come la più classica delle ghost story, si declina in forma di thriller e sembra cedere più tempo del necessario ad un insistito delineare l’atmosfera del tipico “quartiere tranquillo” americano, alternandolo con la rappresentazione di tormenti interiori, di quelli stereotipicamente materni. Il villain che ne esce fuori, peraltro, è un’ombra troppo sfocata per fare davvero paura, ed il film non convince appieno – pur partendo da presupposti interessanti, quanto già visti.

Classico thriller reso accattivante dalla componente “ciò che vedrete in questo film è una storia vera”: The watcher si basa, infatti, su un fatto di cronaca del 2014, in cui una coppia avrebbe comprato casa in New Jersey, iniziando poco dopo ad essere tormentata dai continui pacchi recapitati da uno sconosciuto (che si firma The Watcher). La persona in questione, a quanto pare mai identificata, sembra conoscere qualcosa di macabro sull’abitazione acquistata, e dei suoi segreti. Sono numerosi i riferimenti e le citazioni al cinema thriller e all’horror delle case stregate: eppure questo The watcher, opera prima di Ryan Rothmaier, pur non mancando di focus e discreta caratterizzazione dei personaggi, non riesce a decidere cosa abbia voluto essere. Lo si intuisce dall’introduzione del film, in cui sembrerebbe di stare per assistere ad una versione filmica de Il condominio di Ballard (con il suo evocare il “quartiere perfetto” in cui poter invecchiare felici), illusione che si spegne quasi immediatamente non appena il focus si sposta sull’anziana coppia (dove, se non altro, si evidenzia una splendida fotografia).

Se i presupposti e certi twist che si vedranno in The watcher sarebbero di per sè quasi argentiani (e nel senso migliore e più datato del termine), la sua trama è poco più di un pretesto per rappresentare conflitti che non escono mai realmente allo scoperto, uniti ad una serie di sequenze vagamente non sequitur, che rischiano di sembrare vere e proprie incongruenze. A livello narrativo, poi, non c’è da gridare al miracolo: nonostante qualche sprazzo interessante, infatti, il film si focalizza (secondo me troppo) ossessivamente sulla figura della protagonista quale mamma, demolita dai perenni e consueti dilemmi esistenziali, che la rendono personaggio fragile quanto, purtroppo, terribilmente stereotipato. Del resto basti pensare al non originalissimo accostamento lui (onesto-lavoratore, avveduto quanto basta) vs. lei (tormentata creativa dal passato complicato, e fragile preda di personaggi privi di scrupoli) per far capire a che mondo strizzi l’occhio il film.

Se nella prima parte si aprono delle parentesi considerevoli – chi recapita i pacchi? Chi è il Corvo? Esiste davvero o è solo allucinazione? – nella seconda se ne chiudono solo alcune, nello specifico quelle prettamente necessarie ad umanizzare la storia (con tanto di riferimento alla ddroga) e a fare immedesimare il pubblico nella coppia. Questo format, che poi è tipico dei film per la TV e di quelle che, con instancabile piglio, fino a qualche anno fa molti chiamavano “americanate”, caratterizzano questo genere thriller nella media dei casi. Presupposti che, in sostanza, sembrano giganteschi ma che poi si sgonfiano quasi tutti, l’esplosione di verità che dovrebbe travolgere il vissuto dei protagonisti (e poi sostanzialmente non arriva), la rivelazione finale che poi non è che un classico “già visto” in decine di occasioni analoghe; e tanto per gradire, giusto qualche spruzzo di sangue ed un feeling rassicurante che smorza, credo involontariamente, qualsiasi sforzo di risultare davvero spaventoso, con un finale che si sforza di mostrarsi positivo sottointendendo una rivelazione inquietante quanto, a mio modo di vedere, confusa.

La sensazione finale di The watcher è che sia un discreto film, tutto sommato, in cui pero’ qualcuno abbia (più o meno volutamente, difficile dirlo) disinnescato le trovate migliori, risultando un lavoro altalenante e su cui, nel dubbio, la valutazione è più sul mediocre che altro. The watcher può considerarsi un discreto thriller ma a tinte leggere, con qualche trovata interessante, qualche salto narrativo un po’ da mal di mare ma che, alla fine, si lascia guardare dal pubblico, e tende a lasciare almeno una parte di esso parzialmente confuso sul “cosa” abbia visto. Nonostante questo, la sua formula è da considerarsi vincente nei confronti del grande pubblico.