Mondo cane: lo specchio morboso della società secondo Jacopetti

“Mondo cane” (uno dei footage o documentari forse più famosi in ambito underground) si prefigura – al netto delle apparente prettamente disgustose (un manifesto del disgusto, in qualche modo) – come lo specchio della società morbosa in cui viviamo. Un mondo cinico e spietato, schiavo dell’apparenza e del “voler vedere” a qualunque costo, in cui il culto dell’apparenza è predominante rispetto alla realtà. Quel mondo di reality zombie in cui, in una inversione morbosa dell’etica, mostrare l’orrore è sinonimo di pienezza di vita: un mondo in cui la forma ha definitivamente sopraffatto la sostanza.

E’ così che tendo ad inquadrare in generale i cosiddetti “mondo-movie“: culto della decadenza ostentato, ostinato ed ostile a qualsiasi buonismo (una parola che ha assunto un significato differente e quasi invertito, rispetto all’epoca e a qualche anno fa). Peccato che poi diventi – come questo tutto sommato imperdibile “cult” dell’anno 1962 – una doppia manipolazione, dato che alcune scene sono guidate così bene dalla voce fuori campo (moralista e dileggiatrice, a tratti quasi odiosa) che sembrano montate e/o realizzate fin troppo ad arte. Alcune di esse lo sono sul serio: Mondo cane è un collage di veri orrori e stranezze e di scene dell’orrore amateur realizzate ad arte. Il punto è che “deve sembrare” che sia vero: se poi lo è davvero, tanto meglio, ma nel frattempo “deve sembrarlo”. Mondo cane scuote, interessa la morbosità più sapida, seduce lo spettatore guardone neanche fosse un porno d’epoca (e nel senso più ampio del termine potrebbe, senza nulla togliere, addirittura rientrare nel genere), mostrando l’immagine del mondo i(m) senza badare troppo, in effetti, a come quel mondo m fosse sul serio. Un’immagine prevaricante sulla realtà,

Cosa si vede in Mondo cane? Ci sono 38 episodi distinti, filmati amatoriali e/ semi-professionali girati in diverse parti del mondo, che passano senza preavviso dalla banalità priva di mordente alla cruenza allo stato puro. Una cattiveria mostrata, in particolare, che risulta fastidiosa se si pensa alla violenza gratuita contro gli animali: decapitazioni di tori (Nepal), una crudele caccia a squali, cani, serpenti e insetti (rispettivamente in Cina ed in USA), in alcuni casi serviti per pranzo, e tanti accostamenti consecutivi singolarmente ben concepiti. Il problema risiede nell’immagine i(m) o nella realtà? Se la realtà era quella, Mondo cane è “solo” un commentario cronachistico, se non lo è si tratta di autocompiacimento voyeristico che potrebbe cominciare a farci sentire sporchi.

Grande attenzione all’aspetto mortifero della questione, del resto. Un cimitero sottomarino, una “danza di morte” per sollecitare il commiato di un moribondo, un cimitero di cani, un cimitero d’auto. Ma l’ulteriore stranezza è anche che l’orrore sembra legato all’occhio di chi guarda, la realtà è sempre soggettiva (piaccia o meno: del resto la post verità lo conferma) e che i registi del film sono evidentemente influenzati, guidati o condizionati dalle proprie stesse idee. Mondo cane è un unicum del suo genere e di questo gli va dato atto, anche se poi non sarà più così negli anni a seguire, con varie centinaia di cloni di questa opera prima. Che mostra – con toni tutt’altro che accademico-antropologici – un villaggio in Nepal in cui gli uomini vivono allo stato primitivo nelle caverne, contrapponendolo ad un villaggio poco vicino in cui la religione cristiana avrebbe favorito la coesione e addittura trovato le risposte ai drammi esistenziali dell’uomo. Se molti hanno accusato di razzismo questo film del resto, forse non è stato totalmente a torto, per quanto il tono sembra più occidentalismo fiacco, gusto di shockare o, alla peggio, quello che oggi chiamiamo “trolling”. Non meraviglia per nulla, ad un certo punto, che su internet spopolino decine di migliaia di siti web con video sulla falsariga di Mondo cane, anche lì indistinguibili tra fake e reali, e che siano esistiti siti web come Rotten (indimenticabile, su questo ormai scomparso sito web, il grottesco “Fantamorto“: un concorso online in cui bisognava indovinare la scomparsa di un qualche VIP nell’anno in corso).

Su mondo cane trovano spazio anche episodi fortunatamente più leggeri come forma e sostanza, tra cui il filmato dedicato alla birreria di Amburgo dove uomini e donne di età avanzata accorrono ad annegare i dispiaceri (indimenticabili i siparietti di danza, così come le passeggiate da ubriachi all’alba), oppure il centro di riabilitazione di Tokio in cui la gente viene purificata dalla sbronza della sera precedente subendo un trattamento di massaggi e lavaggio “tipo autolavaggio”. Altri episodi di Mondo cane sono ambientati in Italia, tra cui l’inagurazione del monumento a Rodolfo Valentino a Castellaneta (TA) con folla di abitanti – secondo i registi dediti all’incesto – che somigliano quasi tutti, in più tratti, al mitico attore (è più probabile che volessero somigliargli volontariamente e che il video sia stato filmato ad arte). Abbiamo inoltre la catacomba di monaci decorata con ossa umane a Roma, la cerimonia degli auto-flagellanti “vattienti” a Nocera Terinese (CZ), in occasione del venerdì santo, ed alcuni pulcini colorati con la vernice per essere venduti nei mercati (sempre a Roma). Anche qui, sembra di leggere i trafiletti sensazionalistici o clickbait con cui siamo periodicamente ammorbati da siti che di “notizie” hanno davvero poco o nulla.

Il sensazionalismo, del resto, pervade tutto il film, ed è sostenibile rispetto a quanto sarà mostrato in seguito e troverà ampio seguito con internet: parlo dei famigerati “snuff movie” (che secondo Snopes non esistono, se non nei racconti tipo urban legend, affermazione che andrebbe forse rivista alla luce di Giù le mani dai gatti, ad esempio), o in generale quel tipo di horror che, in fondo, poco ha a che vedere con l’horror stesso (che è solo esasperazione realistica della realtà, chiaramente, ma che può – e deve – darti solo un’immagine di ciò che potrebbe, al limite, succedere nella realtà).  Tutto sommato, la visione di “Mondo cane” potrebbe passare indenne anche agli occhi meno avvezzi a questo genere di “curiosità” un po’ malsane. Rimane da chiedersi, ed io stesso non so rispondere a questa domanda, il perchè questi film siano da sempre così seguiti: e riuscire a farlo senza scomodare per forza la parola voyeurismo non sarebbe così male.

Un cult seminale imitatissimo in seguito, in sostanza, che si può guardare anche oggi, più che altro per insana curiosità.

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