Sfascismo

In una storica intervista sulla RAI Gianni Vattimo (recentemente scomparso) spiegava in modo semplice e comprensibile cosa si intenda per pensiero debole: mancanza o latitanza di assoluti, in favore di una realtà soggettivizzata e che rifiuta, di per sè, di accettare un singolo punto di vista. In pochi ricordano, peraltro, che in quell’intervista entra in gioco il concetto attualissimo di sfascismo, inteso come tendenza nichilistica ad accettare il fallimento istituzionale, crogiolandosi nelle macerie come se fosse normale farlo.

Se nell’ottica o degenerazione postmoderna questo implica che la realtà diventi solo una delle tante possibilità, diluendo la propria sostanza nell’interpretazione, nel simbolo, nell’immaginario dei singoli, è chiaro che non possono non venire in mente le considerazioni sulla realtà “puntiforme” proposte dal saggio Anti-Edipo di Deleuze e Guattari. Considerazioni che avevano dato via al Sessantotto (e al suo voler cambiare il mondo) sia pur rientrando, a ben vedere, più nella suggestione artistico-letteraria che nell’interpretazione letterale dei contenuti. Sia pur sfruttando una terminologia scientifica considerata deprecabile da alcuni, tanto da scatenare le ire dei fisici Bricmont e Sokal – che criticarono frontalmente quel ricorrere a flussi, derivate, molecole e moli per descrivere filosoficamente aspetti del reale nel saggio quasi introvabile Imposture intellettuali – appare evidente come la contrapposizione tra scienze dure e scienze molli sia l’unica vera fumisteria della questione. Come se la scienza fosse questione di durezza, nemmeno fosse questione di operatività fallica, di avercelo più duro degli altri, come ripetono a volte a Pontida da tempi immemorabili, ormai.

È altresì chiaro che una visione tanto individualistica  e frammentata della realtà non possa, in alcun modo, non portare a degenerazioni e problematiche, realizzando ciò che Vattimo stesso evoca nell’intervista come sfascismo. Un termine desueto, eppure a suo modo attualissimo, sepolto nel nostro inconscio e che si potrebbe provare a far riemergere e rievocare, riprendendo proprio la concezione vattimiana del “pensiero debole” che non implica debolezza interiore, quanto impossibilità di stabilire riferimenti etici, concettuali o legislativi che siano assoluti, monolici, immutabili. Il difficile, semmai, è riuscire a vivere in una società che sappia costruire degli equilibri a partire da aspetti tragicamente contrapposti e forieri di discussioni eterne, contrapposizioni ideologiche, guerre vere e proprie, negazionismi di ogni ordine e grado.

Nessuno parla molto di sfascismo ma in fondo rientra nello spirito del tempo, forse lo si dà talmente per scontato che è diventato addirittura inutile ripeterselo. Per molti versi è incredibile come e quanto si sia abusato di postmodernismo, giustificazionismo, filosofia spicciola per dare credito alle più incredibili e grottesche illazioni socio-politico-culturali, dimenticando o mettendo da parte un termine giornalistico che esiste fin dagli anni Settanta: sfascismo ha un’ovvia assonanza con le simpatie fasciste, ovviamente, ma prefigura soprattutto un mondo allo sfascio, uno sfascio connaturato nel mondo in cui viviamo – Nick Land suggeriva, qualche anno fa, di lasciare che il capitalismo facesse cinicamente il proprio corso – un mondo in cui boicottaggio o auto-boicottaggio la fanno da padrone e ci sta bene così. Ma tanto non c’è niente da fare, la critica del capitale non veniva messa in primo piano nemmeno ai tempi di Deleuze e sì, forse a questo punto non cambierà mai nulla: non cambierà perchè la profezia che si autoavvera che ci siamo imposti, come società, non ci permetterà di farlo.

E allora tanto varrebbe riprendere le fila del discorso mettendo in discussione e smantellando, ab ovo, uno sfascismo sedimentato nella nostra società, sia a livello di rappresentanza politica che di relazioni interpersonali (per molti ormai inesistenti o superflue): qualcuno mi ha detto prima in chat che le persone non sanno più il significato di rapporto interpersonale. Ecco, esatto, del resto da qui mi è venuta l’ispirazione per scrivere.

Probabilmente quel qualcuno ha ragione, ma potrebbe – in fondo – solo una delle tante verità.

Nella foto: la realtà potrebbe diventare un incontro di boxe ripreso con un cellulare (immagine generata da Midjourney)

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