Il racconto di una giornata di “ordinaria guerriglia” nella città di Los Angeles.
In breve. Un piccolo capolavoro della prima produzione di John Carpenter, ancora lontano dagli stereotipi dell’horror a cui ci avrebbe abituato negli anni 80. Un western metropolitano che ha lasciato il segno: da non perdere.
Leigh: “Noi due ci siamo incontrati fuori tempo”
Wilson “Io sono nato fuori tempo”
Il racconto di una giornata di guerriglia urbana nella città di Los Angeles: così si potrebbe riassumere il cult-movie di John Carpenter del 1976. Un film in cui risuona l’eco delle preoccupazioni dei cittadini delle città di tutto il mondo, vittime della violenza e del predominio del più forte, così attuale anche oggi. Un cinismo, quello voluto dal regista, che non lascia speranza di salvezza, in cui il bene sembra non arrivare mai ed ogni è costretto alle alleanze più improbabili. Un tema che sarà ripresto, seppur fiaccamente, da “Fantasmi da Marte“che condivide, con questo piccolo gioiello, soltanto alcune scene.
Un vero e proprio western moderno (Carpenter si è ispirato a “Un dollaro d’onore“) assolutamente da vedere in versione originale e non nell’orripilante remake uscito nel 2006. Personaggi perfetti, tra i migliori e meglio caratterizzati dei film carpenteriani. Una citazione particolare, poi, al duetto inaspettato Napoleone Wilson / segretaria Leigh: una coppia perfetta, che pero’ non si forma mai e poi mai. Del resto, come dice monoliticamente il nostro anti-eroe: “io sono nato fuori tempo“.
E soprattutto, gioia delle gioie, lei non farà mai coppia con il poliziotto Starker, il quale fa il proprio dovere ma senza poi “trascinare la donna dentro un appartamento in centro e prolificare una progenìe dagli occhi blu”. Non so se mi spiego. Si possono creare plot “di battaglia” e storie normalissime senza sconfinare in luoghi comuni abusati, triti e ritriti.
Ed è questa, nella sua immensa semplicità, la forza innata del film.
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