L’alieno: fantascienza ottantiana che strizza l’occhio a John Carpenter

Un alieno parassita si insinua da un corpo all’altro, ed è alla base di una catena di omicidi inspiegabili nella Los Angeles anni ’80.

In breve. Poliziesco tipicamente anni ’80 con una forte influenza sci-fi e qualche tinta horror; l’idea di base non è nuova (John Carpenter), ed il risultato, pur non raggiungendo quei livelli, si fa apprezzare.

Diretto con stile dal regista del poco convincente (a detta dei più) Nightmare 2, The hidden è un thriller a tinte fantascientifiche-horror, un connubio che di solito funziona, e che anche qui fa la sua dignitosa apparizione. La sua parte poliziesca, in effetti, rientra nella media del genere e del periodo, con tanto di situazioni archetipiche, personaggi tipici, siparietti tra poliziotti, sparatorie ed immancabili inseguimenti in macchina (con tanto di tizi che trasportavano una lastra in vetro per strada, regolarmente sfasciata dal fuggitivo di turno).

Al tempo stesso, la seconda metà del film deve più di qualcosa ad una tradizione di genere ottantiana che miscela più generi. Nel contesto, in una metropoli in preda al crimine, emerge una inquietante figura di villain da un altro mondo, quasi invincibile e con l’ulteriore capacità di nascondersi nei corpi di uomini, donne e animali. Già questo renderebbe da solo interessante il film, che resta tipicamente americano in mezzi e modi (e con tutte le conseguenze del caso).

La cosa di Carpenter, se servisse specificarlo, ha lasciato un’eredità pesante sulla sceneggiatura, che Jim Kouf ha ripreso ed elaborato a modo proprio in un contesto cittadino, più ordinario se vogliamo. L’alieno, in sostanza, rispetta il modello di crudele invasore, è in mezzo a noi, si insinua tra i nostri conoscenti e potrebbe uscire fuori da un momento all’altro. Le influenze carpenteriane si fermano tuttavia all’idea di fondo, perchè The hidden mantiene un tono decisamente più rassicurante, e – tanto per capirci – per completezza, bisognerebbe tirare in ballo anche Starman ed Essi vivono.

Se la prima parte del film è prettamente contemplativa – con un’unica, vera sorpresa, che svela fin da subito la presenza dell’alieno parassita – e poco ritmata, la seconda diventa molto più incalzante. Questo nonostante alcune parti siano forse prevedibili, e lo spettatore abbia un “vantaggio” notevole fin dai primi minuti. Il crescendo finale, poi, rappresenterà la parte migliore del lavoro, con l’alieno (una specie di verme informe gigantesco) sempre più astuto e privo di scrupoli.

Non sapere della presenza del parassita (cioè scoprirlo solo alla fine), del resto, avrebbe certamente reso ancora più intrigante la trama, che comunque resta godibile e risente poco dell’età che ha. Tra le note cult, si registra quella che dovrebbe essere la prima apparizione su schermo di Denny Trejo, noto per Machete e per il recente video degli Slayer Repentless (tra l’altro, nella stessa ambientazione in cui si era trovato qui).

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