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Speciale Bojack Horseman: le migliori puntate

BoJack Horseman: la storia di BoJack Horseman, capitolo uno, 1×1

Puntata basilare per conoscere i personaggi della serie, a partire da Diane (la ghostwriter) che viene ingaggiata per scrivere la biografia dell’attore Bojack Horseman, un cavallo antropomorfo insicuro ed emotivamente instabile, con probabili storie di droga e alcol alle spalle. È importante per penetrare da subito il mood della serie (che non è semplicemente l’umorismo dadaista dei Griffin, o quello cinico di South Park) e comprenderne il nichilismo di fondo, che non è per forza fine a se stesso: negli episodi successivi molte soluzioni saranno proposte, ma quasi nessuna sarà realmente risolutiva. Bojack Horseman è una serie filosofica e profonda, che narrerà temi importanti come il senso della vita, il suicidio, l’eccesso per dimenticare il dolore ed il senso dei legami tra esseri umani, di qualsiasi tipo possano essere. Con ironia a volte, con serietà altre, e con un senso di sospensione che rimane costante per tutto lo svolgimento della narrazione.

Zoe e Zelda 4×1

Questa puntata racconta l’ascesa e la caduta della rock opera scritta da Todd, migliore amico di Bojack nonchè suo coinquilino abusivo da molti anni. Il lavoro è discutibile dal punto di vista artistico ma, al tempo stesso, pone l’accento sul rapporto controverso tra Todd e Bojack, in cui il secondo finisce quasi sempre per abusare psicologicamente del primo.

Se l’episodio racconta in modo molto critico il mondo dello show business ed il suo cinismo innato (uno dei giudicatori del lavoro di Todd, come si vedrà, è un serpente antropomorfo), serve anche a definire uno degli ulteriori punti cruciali della narrazione: Diane che, pur attratta e corrisposta da Bojack, finirà per sposare Mister PeanutButter, attore di una serie anni ’80 rivale di Horsin’ Around.

Zoe e Zelda sono, in questo contesto, due personas dai tratti psicologici ben definiti: Zelda è il simbolo delle persone estroverse, solari e spiritose, in grado di adeguarsi facilmente ai contesti più diversi ; Zoe è una persona riservata o più orientata su cinismo e introversione. Gli Zoe della serie, inoltre, sembrano essere più intelligenti dei personaggi ispirati a Zelda. Zoe e Zelda si ispirano inoltre ad una serie americana anni 90 incentrata su due gemelle dalla personalità contrapposta, dal titolo Sister, Sister.

I fatti avranno numerosi richiami nel seguito, e saranno approfonditi nel dettaglio, personaggi di Zoe e Zelda inclusi.

Finale deprimente, 1×11

In questo significativo episodio la biografia di Bojack (pensata in modo egocentrico, ma scritta diversamente e non autorizzata dall’interessato) viene pubblicata e diffusa sul web, facendo uscire fuori il personaggio che non avrebbe mai voluto: confuso, fallito, pasticcione e alcolizzato. Questo distrugge l’autostima del personaggio e sarà determinante per tutti gli altri episodi successivi, nei quali sarà sempre più evidente la sua incapacità di dare seguito a qualsiasi relazione e di riaffermarsi come attore, dato che il suo personaggio non sarà neanche utilizzato (e sarà costretto a promuovere un film in cui è stato interamente ricostruito in modo digitale).

Parte dell’episodio è girato come un trip allucinogeno dai contorni horror, in cui alcune visioni sono riconducibili sia a Climax di Gaspar Noè (che uscirà qualche anno dopo) che a La cosa di John Carpenter. Alla richiesta all’autrice della biografia, amica (e flirt mai corrisposto) Diane di confermargli che non sia una cattiva persona, la ragazza non risponde.

Pesce fuor d’acqua, 4×3

Questa puntata è ideale per chi non conoscesse la serie per nulla, o volesse farsi un’idea: a prescindere dai presupposti, infatti, Bojack si ritrova in un mondo sottomarino per la premiere del suo film. Non vive a suo agio la situazione: non sa comunicare con i personaggi acquatici, viene deriso per come risponde alle domande, si esprime a gesti ed è costretto a portarsi dietro un cavalluccio marino dimenticato dal padre subito dopo il parto. L’intero episodio è quasi del tutto privo di dialoghi, sulla falsariga delle produzioni indipendenti alla Gummo, e si focalizza sull’orrore dell’incomunicabilità.

Fermate le rotative, 7×3

Episodio poco citato quanto fondamentale per delineare la personalità contraddittoria e anti-eroica del protagonista: anzitutto escono fuori alcune sue egoistiche relazioni clandestine (una con il flirt dell’amico ingenuo Todd, l’altra con la sua addetta stampa). Esse finiscono per rilevarsi lo specchio di ciò che davvero è Bojack: un attore accecato dalla fama, che instaura due relazioni contrapposte (una occasionale da dominatore, e l’altra da autentico sottomesso), entrambe del tutto inutili a farlo sentire meglio.

La puntata è improntata come un lungo flashback in cui il protagonista si confida, come in una approfondita seduta psicologica, con un misterioso personaggio (una donna inquadrata sempre di spalle) che continua ad inviargli a casa copie di una rivista che non ha mai richiesto. Alla base dell’episodio, inoltre, una campagna di marketing per il suo film Secretariat, in cui il cartellone diventa uno specchio (allegoria principale dello stesso) in cui ognuno può impersonare il protagonista, sempre per precisa volontà di Bojack. Peccato che, grottescamente, questa trovata non sia l’ideale per dei cartelloni pubblicitari giganti che, ovviamente, riflettono solo il cielo.

È andata bene – 12×3

Episodio molto significativo anche questo, perchè incentrato sul passato di Bojack e sul senso della sua vita: dopo l’iniziale idea di girare un seguito di Horsin’ around, la serie che l’aveva portato al successo negli anni Ottanta dandogli fama, sesso e soldi, il protagonista va nel panico e medita il suicidio. Deciso a schiantarsi con l’automobile, ci ripensa dopo aver contemplato un gruppo di cavalli in corsa davanti a lui. Forse perchè a volte bisogna fermarsi a riflettere, forse perchè nessun obiettivo potrà mai soddisfarti, forse ancora perchè (senza scomodare Emil Cioran) non è la destinazione che conta, ma come ci arrivi.

Pensieri e preghiere – 5×4

Questa puntata è particolarmente ricca di aspetti interessanti: da un lato è una delle puntate più critiche e satiriche verso l’ipocrisia della società americana, che favorisce la libera vendita delle armi, ma se ne scandalizza (e le vieta) solo quando Diane diventa promotrice dell’idea di far girare le donne armate per difenderle dai molestatori. Al tempo stesso, la puntata in questione indaga in modo feroce sulla personalità di Bojack, che è un personaggio ancora più contraddittorio (ed umano) di quanto non sia mai stato. Il suo cinismo, infatti, si evidenzia come sia stato anche frutto del rapporto conflittuale con la madre, che lo ha sempre maltrattato e che ormai non lo riconosce neanche più.

La struttura dell’episodio è quella tipica delle commedie americane, in cui il protagonista ha qualcosa da farsi perdonare (dalla ritrovata figlia, dalla madre, da varie donne con cui ha avuto relazioni rigorosamente mordi e fuggi), il che è anche un leitmotiv ricorrente della serie in generale. Tale ricerca, pero’, non è finalizzata ad uno scopo nobile o commovente: serve soltanto a rimarcare le convizioni negative e nichiliste di Bojack, ormai radicate e immutabili. Il protagonista arriva ad improvvisare una puntata di Horsin’ Around nell’ospizio, perchè finalmente la madre possa riconoscerne i meriti e, al tempo stesso, possa ribadire apertamente l’odio che nutre nei suoi confronti. Per quanto spiazzante (e a volte ostentatamente cinico), Pensieri e preghiere è uno degli episodi più profondi, intelligenti e ricchi di significato di Bojack Horseman.

Odiato dal mondo, 6×13

È una delle puntate decisive della serie, nella quali – quasi sulla falsariga di film come Requiem for a dream – assistiamo al collasso del protagonista: nonostante abbia fatto riabilitazione e sia uscito dal tunnel della droga e dell’alcol, Bojack soffre di attacchi di panico, continua a punirsi senza mai riuscire a redimersi, è ferito, incompreso e sempre più distaccato dal mondo che, un tempo, credeva essere nelle sue mani. E l’episodio chiave è quello che segue, ed è forse il più intenso e drammatico di tutta la serie. Un’intervista doppia a Bojack, concessa per via delle indagini di due reporter privi di scrupoli, se all’inizio migliora la sua immagine si trasforma in un boomerang: le domande incalzanti sul suo passato lo mettono in difficoltà, e confessa infine una terribile verità. Non solo la morte dell’amata Sarah Lynn, all’epoca ragazzina simbolo della serie Horsin Around, è stata causata da lui, ma ne ha abusato sessualmente mentre erano sotto l’effetto di eroina e cocaina, fingendo in seguito che il decesso sia stato accidentale. La notizia è un disastro mediatico: l’immagine dell’attore è distrutta, viene condannato a pagare un risarcimento milionario alla famiglia di lei e, come se non bastasse, viene anche sfrattato.

I rimandi ai fatti di cronaca modello Bill Cosby (ma anche Harvey Weinstein) diventano espliciti: l’uomo famoso o di potere che viene distrutto da misfatti scoperti in seguito. Del resto l’unico personaggio rimasto dalla parte di Bojack afferma che il pubblico infierisce su di lui, e gode nel vederlo fallire, soltanto per sentirsi superiore: magra consolazione, visto che l’unica proposta lavorativa che riesce a fargli è quella di girare The horny unicorn (“l’unicorno arrapato“, titolo originale dell’episodio evidentemente “camomillato” nella versione nostrana): un film porno o erotico che dovrebbe essere l’unico genere, ormai, che Bojack possa affrontare senza attirare critiche. Non possono non venire in mente, a questo punto, A Serbian film e le sue allegorie contro la politica parassitaria e la mercificazione dell’informazione.

La trasposizione simbolica dei personaggi è diventata, in questa sede, esplicita e controversa: per quanto il tono sia tutt’altro che giustificativo o accomodante, proviamo pena per il protagonista, abbandonato ormai da qualsiasi amico abbia mai avuto. Qualcuno, in un momento di riflessione, potrebbe essere portato a porsi più di una domanda sull’etica dei media e sui toni inquisitori che accompagnano certe storie di cronaca, per quanto terribili e traumatiche possano essere, e su come la società dello spettacolo possa, in fondo, creare e distruggere a piacimento qualsiasi VIP. Il focus, del resto, è anche incentrato sul doppio ruolo ricoperto dai vari attori americani che vediamo nella serie: positivi, felici e disumanamente allegri in pubblico – quanto depressi, violenti o viziosi nel privato . Per alcuni, del resto, il pensiero che Cosby (per citare lo scandalo sulla falsariga del quale l’episodio sembra voler romanzare) sia stato condannato per stupro è – per assurdo – quasi difficile da accettare, proprio per via del personaggio divertente che interpretava negli anni 80 (i Robinson) ponendo una questione filosofica sull’ambiguità tra l’attore visto come uomo e come personaggio.

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