Night prowler è nominalmente un brano hard rock degli AC/DC, per quanto le venature e la voce di Bon Scott siano più che altro orientate sul blues puro. Per i fan, senza troppi giri di parole, è uno dei migliori brani mai registrati dalla band, per quanto poi sia stata oggetto della controversia “night stalker”. Non si tratta infatti del consueto blues struggente o romantico, ma presenta una venatura inquietante: lo si capisce fin dal titolo, che parla di un “predatore notturno” (night prowler) pronto ad intrufolarsi di notte all’interno delle camere da letto di vittime inermi. Abbastanza perchè il brano fosse oggetto di polemiche in relazione al controverso caso del serial killer Richard Ramirez, considerato responsabile di numerosi brutali omicidi. Soprannominato dalla stampa “Night Stalker”, per le cronache dell’epoca Ramírez (scomparso nel 2013) è stato fan degli AC/DC, possedeva vari gadget della band ed amava particolarmente – a suo dire – il brano “Night Prowler”. Alla sua prima apparizione in tribunale, nel 1988, alzò una mano con un pentagramma disegnato sopra urlando: “Hail Satan“.
In attesa del processo e della condanna, Ramirez riceveva regolarmente lettere da fan che gli scrivevano e, in alcuni casi, gli facevano visita. A partire dal 1985, Doreen Lioy scrisse a Ramirez quasi settantacinque lettere durante la sua incarcerazione, per poi chiedere al killer di sposarsi (cosa che effettivamente avvenne nel 1996). Per molti anni prima della morte di Ramirez, Lioy dichiarò che si sarebbe suicidata quando Ramirez sarebbe stato giustiziato. Per le cronache dell’epoca, stando alla donna Ramirez era convinta dell’innocenza dell’uomo. Al momento della sua morte nel 2013, Ramirez era fidanzato con una scrittrice di 23 anni. Secondo Lioy, Ramirez era “gentile, divertente, affascinante. Penso che sia davvero una brava persona. È il mio migliore amico; è il mio compagno. Credo in lui completamente. Secondo me, c’erano molte più prove per condannare O.J. Simpson, e sappiamo tutti come è andata a finire“. Ramirez muore per problemi di salute il 7 giugno 2013 prima che la condanna a morte potesse essere eseguita, mentre il suo corpo venne cremato.
Per certi versi si tratta della figura del killer realmente esistito cristallizzata nell’immaginario collettivo o cinematografico, a cominciare da un’infanzia traumatica e travagliata. Abusi subiti dal padre, uso di droghe fin dalla più tenera età, l’influenza condizionante del cugino più grande affetto da disturbo post traumatico e schizofrenia (uccise sua moglie davanti a Ramirez quando quest’ultimo era appena quindicenne). Da quest’ultimo, peraltro, impara strategie militari usate in Vietnam che poi verranno riprodotte da alcuni suoi omicidi. Ramirez visse tra Texas e California e coltivò un forte interesse per il satanismo e il mondo dell’occultismo. La serie di omicidi terrorizzò gli abitanti della Greater Los Angeles e in seguito della Bay Area di San Francisco nel corso di quattordici lunghi mesi, e il suo primo omicidio (del 1984) venne ricollegato a lui solo molti anni dopo. Degradazione e umiliazione delle vittime, unite all’uso di armi di ogni genere, fanno parte delle sue attività, interrotte solo con l’arresto (avvenuto peraltro in modo quasi incidentale per un furto d’auto).
La polizia affermò anche che Ramírez indossava una maglietta degli AC/DC e aveva lasciato un cappello degli AC/DC su una delle scene del crimine. Durante il processo, Ramírez urlò “Hail Satan!” e mostrò il pentagramma inciso sul palmo della mano. L’incidente portò una pessima pubblicità alla band, i cui concerti e album furono improvvisamente contestati dai genitori della contea di Los Angeles.[4] Nel programma Behind the Music on AC/DC di VH1, la band affermò che mentre la canzone aveva assunto una connotazione omicida da parte di Ramírez, in realtà parlava di un ragazzo che si intrufolava nella camera da letto della sua ragazza di notte.