Lo specchio


Nel cuore di una notte tempestosa, mentre la pioggia picchiettava contro le finestre e il vento ululava come un lupo solitario, un giovane di nome Alan decise di esplorare il misterioso “Museo delle Ombre”. La leggenda diceva che questo museo fosse pieno di oggetti oscuri e inquietanti, ciascuno con una storia da far gelare il sangue.

Alan, curioso e avventuroso, si incamminò verso il museo. L’edificio sembrava uscito da un incubo, con finestre rotte e un’atmosfera di decadente desolazione. Ogni passo che faceva riecheggiava sinistramente nei corridoi vuoti. L’entrata era sorvegliata da una statua di pietra dall’espressione torva.

All’interno, l’aria era densa di un’aura opprimente. La penombra avvolgeva tutto, e il legno scricchiolava sotto i piedi di Alan come se il museo stesso respirasse. Le pareti erano tappezzate di quadri dall’aspetto sinistro, ognuno raffigurante scene di terrore e dolore. Uno ritraeva una bambola spezzata, un’altra mostrava un’ombra allungata dietro una figura umana.

Ma ciò che attirò davvero l’attenzione di Alan fu una teca di vetro al centro della stanza. All’interno giaceva un vecchio specchio incorniciato in legno intarsiato. Lo specchio sembrava antico, le sue superfici incrostate dalla polvere del tempo. Rifletteva una luce strana e distorta, come se nascondesse una realtà diversa.

Alan si avvicinò e guardò la sua riflessione. Ma qualcosa era strano. L’immagine sembrava leggermente distorta, la sua espressione era diversa da come si sentiva. Il suo riflesso sorrise in modo sinistro, con occhi freddi e vuoti. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena, ma non riuscì a distogliere lo sguardo.

In quel momento, qualcosa di inaspettato accadde. Il suo riflesso nello specchio prese vita, si staccò dal vetro e iniziò a muoversi indipendentemente. Alan guardò inorridito mentre il suo doppio riflettuto si distorceva sempre di più, trasformandosi in una figura nera e contorta.

“Alan, vieni con me,” sibilò il doppio, la sua voce stridula come il cigolio di una porta arrugginita. Alan cercò di fuggire, ma sembrava intrappolato in un’oscura paralisi. L’ombra si allungò dallo specchio e si avvolse attorno a lui, avvolgendolo in una stretta fredda e implacabile.

L’ultimo suono che udì fu il riso sinistro del suo doppio, che si mescolò con il suono della pioggia che batteva contro il vetro. E mentre la tempesta infuriava all’esterno, il Museo delle Ombre inghiottì Alan e il suo riflesso distorto, unendoli in un’ombra eterna tra le pareti decadenti dell’oscurità.

Ciò che sembra familiare potrebbe nascondere un’ombra di terrore.

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