Un quasi-cinecomics horror: “Blood creek” di J. Schumacher (2009)
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Durante gli anni ’20 il regime nazista chiede ad una famiglia di ospitare un ufficiale a casa loro, il quale sta portando avanti degli studi sulle rune e sull’esoterismo. Anni dopo, un militare creduto morto in guerra si presenta a casa del fratello: senza troppe spiegazioni, lo invita a seguirlo per distruggere qualcosa di terribile.

In breve. Un discreto horror mai distribuito in Italia, che – nonostante una forma visiva ed un ritmo impeccabili – pecca solo di una certa prevedibilità.

Film decisamente atipico, questo Blood Creek: se da un lato il taglio è quasi da cinecomics classico, il sangue e lo splatter abbondano, come difficilmente avverebbe in quella sede. L’ibrido che ne risulta è un horror d’azione ritmato e intrigante, con qualche trovata sopra le righe (il cavallo-zombie) quanto prevedibile nello sviluppo e del tutto privo di veri e propri twist.

Un peccato, perché la storia dei due fratelli – di cui uno creduto morto – che vanno a distruggere il luogo da cui uno dei due è fuggito, dimora di infernali segreti e torture legate al nazismo ed alla simbologia runica, non era cosa da poco. Il film è girato dal punto di vista di un americano – e si nota, soprattutto nel finale (vagamente didascalico) cosparso di bandiere e di un certo eroismo patriottico, in chiave seconda guerra mondiale.

Il film è ambientato in due periodi storici molto distanti tra loro: tant’è che all’inizio è apparentemente inspiegabile come l’età di alcuni personaggi non sia cambiata. Cosa che poi viene svelata poco dopo, a mio avviso bruciando una sorpresa che si sarebbe potuto gestire meglio. Il villain protagonista è uno studioso nazista che, grazie alle rune che ha trovato in casa della famiglia, riesce a garantirsi vita eterna, e si presenterà come una sorta di vampiro/morto vivente anche piuttosto originale e spaventoso.

Non mancano i riferimenti ad altre pellicole del genere, tra cui è obbligatorio citare Vampires di Carpenter ed ovviamente Hellraiser, forse il film che ha influenzato maggiormente il soggetto. Ma il mix tra militari e zombi è archetipico, e risale almeno a La morte dietro la porta del 1972.

Storia del film che, per inciso, è considerata poca cosa da molti, secondo me a torto. Blood Creek ha il merito di unire horror e nazismo in modo convinto ma soprattutto serio, sinistro, piuttosto violento, minimamente documentato e senza degenerare nel demenziale (i nazi zombi di Dead Snow) o nel b movie puramente anni 70 (L’occhio nel triangolo). Il problema principale e che la narrazione è piuttosto “telefonata” rispetto a quello che viene messo in ballo.

Ne risulta pertanto un buon horror senza pretese, tutto sommato soddisfacente quanto prevedibile nelle conclusioni e nel sostanziale happy end.

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