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Guida teorica alla figura del maverick

Secondo l’impeccabile Urban dictionary il maverick è colui / colei che rifiuta di seguire le regole, che non teme di attraversare la linea dettata dal conformismo, e per cui le tecniche utilizzate portano generalmente a risultati concreti. Di più: una seconda definizione afferma che un maverick è “qualcuno che non segue gli altri, ma segue il proprio cammino. Se tutti scelgono di andare a sinistra, un ribelle andrà a destra. Una persona indipendente, intelligente e, al contempo, piuttosto misteriosa”. Un cowboy – o una cowgirl – del mondo postmoderno.

Il gergo maverick sembra venire fuori dal linguaggio dei mandriani, le figure che sono state mitizzate dal cinema americano come cowboys (non troppo comune che ci fossero cowgirl, in quel contesto). Ma non sembra casuale che il maverick non sia nè uomo nè donna, ma si tratti biologicamente di una letterale bestia. Maverick era originariamente usato per indicare una mucca non marchiata, bovini che non si uniscono al gruppo, e per estensione (a livello sociale) ha indicato – nel linguaggio comune del mondo occidentale – qualcuno o qualcuna che sembra “fluttuare” tra molti gruppi di amici, sempre annoiato o mai soddisfatto di un solo gruppo. C’è da osservare, a questo punto, come l’idea di fluttuare tra più amici sia più comune di quanto non si possa pensare, e che la figura dell’anarchico individualista a cui un maverick dovrebbe assimilarsi sia più un gioco di stereotipi che una realtà a cui fare riferimento. Come gran parte del gergo utilizzato in qualsiasi ambito, infatti, tende a basarsi più su generalizzazioni che su solide realtà di riferimenti, con il risultato paradossale di risultare conformista. Proprio ciò da cui la definizione avrebbe voluto fuggire, viene ritrovata nuovamente a conti fatti nell’analisi del termine maverick.

Stando all’autorevole Collins English Dictionary, Maverick fa riferimento a Samuel A. Maverick, vissuto tra il 1803 ed il 1870, allevatore del Texas che aveva scelto di non marchiare il suo bestiame. Come a suggerire: le regole sono quelle che decidiamo di autoimporci, il più delle volte. Ma anche: chissà quanti colleghi allevatori di Maverick pensavano che fosse strano, che non fosse normale, al limite. Chissà. Difficile dirlo e difficile quantificare, ma il sospetto rimane.

Non marchiare il bestiame in un’epoca in cui questa pratica era la norma significa sfidare le convenzioni stabilite. Il termine “Maverick”, quindi, non solo identifica una persona che non segue le regole imposte dalla società, ma suggerisce anche un concetto più ampio: le regole spesso sono quelle che scegliamo di autoimporci. Samuel A. Maverick rappresenta il rifiuto di conformarsi a una prassi comune, e, per estensione, diventa simbolo di chiunque opti per un percorso diverso da quello tradizionale o convenzionale. Da non confondersi, per inciso, con l’omonima serie TV – da cui è stato tratto anche un film del 1994 con Mel Gibson – in cui Maverick era un allevatore – ma non era, quasi certamente, quello a cui facciamo riferimento in questa sede.

Questo atteggiamento solleva anche interrogativi interessanti sul modo in cui le persone che seguono la norma percepiscono chi decide di agire diversamente. È plausibile che molti colleghi allevatori di Maverick considerassero la sua scelta strana o addirittura fuori dal comune. Sebbene sia difficile quantificare esattamente l’atteggiamento e le reazioni dei suoi contemporanei, è probabile che la sua decisione non fosse accolta senza qualche grado di scetticismo o disapprovazione. Il sospetto che il “vero” Maverick fosse visto come un outsider o come qualcuno che operava al limite delle norme sociali è un tema ricorrente quando si esplora il concetto di anticonformismo.

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Eppure rimane un dubbio esistenziale ad aleggiare sulle nostre menti, specie in tempi come quelli in cui viviamo: nei quale l’anticonformista è una figura ambigua, diagonalista, più simile ad un bastian contrario che non si vaccina, ostenta il raw dogging come simbolo di presunta mascolinità o vota a destra per sfregio alla sinistra che non lo soddisfa che non a David Bowie o Marylin Manson. Ad un woke additato come tale da un trumpiano di ferro, i cui comportamenti vanno brutalmente stigmatizzati. Eppure se uno si è “svegliato” vuol dire che prima dormiva, quindi ben venga che l’abbia fatto, giusto? La figura del maverick rimane comunque in una sostanziale ambiguità di concetto, e ci impedisce di sposare la causa dell’anticonformismo in modo acritico. Anche perchè, a ben vedere, sarebbe una contraddizione troppo grossolana farlo.

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