Durante una pesantissima bufera di neve, due cacciatori di taglie, la prigioniera di uno dei due ed uno sceriffo sono costretti a fare tappa nell’emporio di Minnie, nel quale faranno conoscenza di quattro misteriosi personaggi.
In breve. Tarantino costruisce un western dalle nuove dinamiche (sebbene ispiratissime al western classico), buone idee ed un incessante lavoro sui personaggi /su ciò che dicono di essere): la cosa sembra rasentare l’ossessione, e il risultato è davvero notevole. Il western non è (mai?) morto e questo film dimostra che è capace di reinventarsi. Tra i migliori Tarantino di sempre, probabilmente.
Recensione
The hateful eight si caratterizza fin da subito mediante un insistito lavoro sui personaggi, di cui si esaltano le caratteristiche evocando i western d’epoca che hanno fatto la storia (la tagline americana riporta semplicemente “The bounty hunter. The Hangman. The Confederate. The Sheriff. The Mexican. The little man. The cow puncher. The prisoner“, quasi a testimoniarne l’assenza totale di fronzoli, e questo nonostante un ritmo che sembra non decollare, specie nella prima mezz’ora di film). Un western influenzato (serve scriverlo?) da molti altri generi, soprattutto dal thriller e dall’horror, senza alcuna forzatura sostanziale bensì contaminando l’atmosfera in modo progressivo, con il giusto ritmo e trovate sempre perfette.
Uno script, quello di The hateful eight, che ha vissuto un’esistenza decisamente travagliata, visto che è finito online prima del tempo e Tarantino, oltre a pensare di fare causa a chi l’aveva pubblicato indebitamente, ha dovuto riscriverne una buona parte (incluso il finale). Un film che sembra essere molto debitore del western all’italiana alla Fulci o Giulio Questi, quello in cui la crudezza della storia è proporzionale al livello di sadismo di molte scene ed in cui, forse soprattutto, la contrapposizione tra “buono” e “cattivo” è costituzionalmente abolita. Certo questo film eredita molto del cinismo sprezzante di quei lavori, ma con un ulteriore meccanismo di inatteso che funziona bene, anche nonostante la durata poco convenzionale (187 minuti in 70mm). Certamente un film serio nel proprio sviluppo ma mai serioso, visto che il regista non rinuncia mai ad inaspettati siparietti ed al grottesco, estenuante ripetersi dell’epiteto razzista nigger, ripetuto fino allo sfinimento e che non mancherà di generare polemiche.
Ciò che rende atipico, e per questo interessante, il nuovo lavoro di Tarantino (tra i più lunghi film da lui diretti finora, peraltro) in effetti è anche legato all’importanza delle ambientazioni, del ruolo dei personaggi (ribaltato in un paio di occasioni) e del contesto (le chiarissime evocazioni a La cosa di John Carpenter, peraltro l’unico film che il regista ha fatto vedere al cast, e non mancano riferimenti molto evidenti a Le iene), compare poi un inatteso elemento horror-splatter quasi all’improvviso, evocando a sua volte le dinamiche dell’indimenticabile Dal tramonto all’alba. Di fatto The hateful eight non è tuttavia un semplice gioco di citazioni fine a se stesso in quanto possiede un’unità narrativa a se stante e molto ben definita, oltre ad essere un film che cattura l’attenzione delle spettatore fin dalle prime scene (e non era banale farlo).
È inoltre, se servisse scriverlo, un western abbastanza differente da Django Unchained e, per certi versi, addirittura migliore in nome di una minore varietà dell’ambientazione (gli ambienti in cui si svolgono le azioni sono soltanto due: la diligenza diretta a Red Rock e l’emporio di Minnie): sarebbe stata una debolezza se non ci fosse stata una storia così solida e, per molti versi, davvero imprevedibile ed accattivante. Il contesto della guerra civile americana, poi, è più marcato ed importante rispetto alla media dei western classici, ma serve a Tarantino per costruire un contesto su cui fare considerazioni non banali sul razzismo (con effetti grotteschi che non saranno, quasi certamente, intesi in un unico verso da tutto il pubblico).
Colonna sonora, davvero notevole, a cura di Ennio Morricone, per la quale molti degli score inutilizzati derivano direttamente dal succitato capolavoro dell’horror claustrofobico La cosa.
Cast
Il cast del film include diversi attori noti che hanno interpretato i vari personaggi principali e di supporto. Ecco alcuni dei membri principali del cast:
- Samuel L. Jackson nel ruolo di Maggior Marquis Warren: Un cacciatore di taglie ex soldato dell’Unione.
- Kurt Russell nel ruolo di John Ruth: Un cacciatore di taglie noto anche come “Il Boia”, che cerca di consegnare la prigioniera Daisy Domergue alla giustizia.
- Jennifer Jason Leigh nel ruolo di Daisy Domergue: Una prigioniera accusata di omicidio e la ricompensa per la quale John Ruth sta cercando di consegnarla.
- Walton Goggins nel ruolo di Chris Mannix: Lo sceriffo di Red Rock, ex soldato confederato, che si unisce al gruppo durante un blizzard.
- Demián Bichir nel ruolo di Bob: Il custode di Minnie, l’osteria dove la maggior parte del film è ambientata.
- Tim Roth nel ruolo di Oswaldo Mobray: Il boia di Red Rock.
- Michael Madsen nel ruolo di Joe Gage: Un cowboy sospetto che si trova all’osteria.
- Bruce Dern nel ruolo di Generale Sanford Smithers: Un ex generale confederato.
- James Parks nel ruolo di O.B. Jackson: Il cocchiere che accompagna John Ruth e Daisy Domergue.
- Channing Tatum appare in un ruolo segreto che non viene rivelato fino a un certo punto nel film.
Questi sono solo alcuni dei membri del cast principale de “The Hateful Eight”. Il film è noto per i dialoghi taglienti di Tarantino, la sua atmosfera claustrofobica e le performance accattivanti degli attori.
Spiegazione finale (con spoiler)
La spiegazione della finale de “The Hateful Eight” comporta la rivelazione di un importante colpo di scena, quindi se non hai visto il film e vuoi evitare spoiler, ti consiglio di non leggere oltre.
Nel finale de “The Hateful Eight,” emerge che Chris Mannix, interpretato da Walton Goggins, rivela di essere il responsabile degli omicidi che si sono verificati all’interno dell’osteria. Mannix ammette di aver ucciso sia il vero sceriffo di Red Rock sia Bob, il custode dell’osteria. Questo rivela una serie di inganni orchestrati da Mannix e Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), che in realtà stava lavorando insieme a Mannix per uccidere John Ruth (Kurt Russell) e liberarsi delle manette che la tenevano legata a lui.
Il Generale Smithers (Bruce Dern), che sembrava avere informazioni importanti, muore a causa del freddo e della malattia prima che possa rivelare ciò che sa. Questo fa sì che la situazione diventi ancora più complessa e sospetta.
Nel frattempo, il personaggio interpretato da Channing Tatum, Jody Domergue, il fratello di Daisy, si rivela essere nascosto nel pavimento dell’osteria, cercando di liberare Daisy e uccidere gli altri.
La tensione tra i personaggi raggiunge il culmine quando una sparatoria improvvisa si scatena, causando la morte di vari personaggi, compresi Daisy Domergue e John Ruth. Alla fine, solo Chris Mannix e l’ex Maggior Marquis Warren (Samuel L. Jackson) sopravvivono al conflitto. Alla fine Daisy viene impiccata direttamente dentro al locale come da legge federale, mentre il destino dei due sopravvissuti rimane in dubbio: moriranno di stenti o dissanguati o qualcuno andrà a salvarli? Il finale de La cosa viene qui apertamente citato e omaggiato. Peraltro nel finale lo sceriffo chiede a Warren di leggere la lettera che gli ha scritto Lincoln, che si scopre così esistere davvero. Il senso del film è molteplice, a questo punto: da un lato, come ne Il grande silenzio, si evidenzia la crudeltà dei cacciatori di taglie e l’esistenza stessa della pena capitale, dall’altra si compie la nemesi o giustizia dei protagonisti. Warren aveva ucciso un ex capitano nordista guidato puramente dall’istinto, e sul momento sembrava un’azione gratuita; al contrario, si scopre poi che la sua azione è stata relativamente sensata, visto che lo stesso era d’accordo con i quattro rapinatori di cui, come abbiamo visto, tre erano con falso nome.
La lettera di Lincoln
Caro Marquis, spero che questa lettera ti trovi in buona salute e in buono stato. Io sto bene, anche se vorrei che ci fossero più ore al giorno. C’è così tanto da fare. Il tempo sta cambiando lentamente ma inesorabilmente e sono gli uomini come lei a fare la differenza. Il vostro successo militare fa onore non solo a voi, ma anche alla vostra razza. Sono molto orgoglioso ogni volta che sento parlare di voi. Abbiamo ancora molta strada da fare, ma mano nella mano. So che ce la faremo. Voglio solo farti sapere che sei nei miei pensieri. Spero che le nostre strade si incrocino in futuro. Fino ad allora rimango tuo amico. Ole Mary Todd sta chiamando, quindi credo che sia ora di andare a letto.
Rispettosamente, Abraham Lincoln
Ispirazione da western classici
Quentin Tarantino ha spesso dichiarato di essere stato ispirato da molti film classici e stili cinematografici nel corso della sua carriera. “The Hateful Eight” è anch’esso influenzato da diverse fonti, ma ci sono alcune opere cinematografiche che sembrano avere un’influenza più diretta sul film:
- “Il grande silenzio” (1968): Questo western spaghetti diretto da Sergio Corbucci è stato citato da Tarantino come una delle sue influenze principali per “The Hateful Eight”. Entrambi i film condividono l’ambientazione invernale in una cittadina innevata e una tensione costante tra i personaggi.
- “I ragni d’acciaio” (1968): Questo film di fantascienza diretto da Don Siegel ha influenzato Tarantino nella creazione dell’atmosfera claustrofobica e nella dinamica dei personaggi chiusi in uno spazio ristretto.
- “La cosa” (1982): Diretto da John Carpenter, “La cosa” è un film horror che ha influenzato il modo in cui Tarantino ha gestito la paranoia e la sfiducia reciproca tra i personaggi nella trama di “The Hateful Eight”.
- “Dieci piccoli indiani” (1965): Basato sull’omonimo romanzo di Agatha Christie, questo film ha ispirato l’idea di avere un gruppo di personaggi sospettosi e pericolosi che sono intrappolati insieme e iniziano a morire uno alla volta.
- “Rio Bravo” (1959): Anche se non ispira direttamente la trama di “The Hateful Eight”, Tarantino ha spesso menzionato il suo amore per “Rio Bravo” e l’ha considerato una delle sue influenze principali per creare tensione e dinamiche di gruppo nei suoi film western.
Mentre “The Hateful Eight” è chiaramente influenzato da queste e altre opere, Tarantino è noto per mescolare diverse fonti d’ispirazione per creare il suo stile unico. Quindi, mentre puoi individuare elementi di questi film classici nel suo lavoro, “The Hateful Eight” rimane un film eloquentemente tarantiniano.
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