Una famiglia nel bosco vicino Crystal Lake, un gruppo dei consueti giovincelli si reca in una baita. Jason, resuscitato modello zombi, si trova da quelle parti e fa a fargli visita, tipo a prendere un bel the tutti assieme.
Quarto capitolo della saga di Jason Voohres, che resuscita dall’obitorio dopo essere stato fatto fuori nell’episodio precedente, a confermarne la natura sovrannaturale. Ovviamente non mancano gore, violenza e tensione. Nonostante il tutto sembri più che altro un continuo espediente per mostrare donne nude, e nonostante qualche piccola sbavatura, il film si regge in piedi dignitosamente.
Ragazze, ragazzi, ricerca (oltre che scoperta) del sesso e via dicendo: sembra quasi di sentirsi fuori luogo nel pensare che esistano così tanti diciottenni spigliati, in giro. Jason colpisce duro ancora una volta, quasi a volerne punire la spontaneità, e lo fa anche con una certa originalità, mentre Joseph Zito consegna un prodotto di buon livello registico anche se, come al solito, avrebbe fatto piacere illuminare meglio ed insistere di più su certe scene.
Alcune trovate, poi, sono quantomeno divertenti (il nerd “fotti-fiacco” che è tra quelli che riesce a concludere qualcosa sessualmente, al contrario dell’amico sbruffone che si riduce a guardare un porno in bianco e nero), ma l’ironia non è esattamente il punto di forza della saga, almeno fino a questo punto. Mi ha sempre turbato il fatto che non venga detto nulla su una spiegazione anche vagamente plausibile sulla reale natura del mostro (che cos’è un “qualcosa” che continua a vivere anche con la testa sfracellata?), ma in fondo lo slasher vive e vegeta anche su questi babau misteriosi. Clamoroso indizio nel finale, inoltre, che sembra suggerire quella che sembra la prosecuzione ideale della saga. Vedere per credere, tutto sommato ne vale la pena. Tra gli elementi di rilievo, un richiamo piuttosto esplicito alla scena della doccia di Psyco (con tanto di sangue nello scarico).