Salvatore

  • I migliori film di vampiri – Visti attraverso i rispettivi trailer

    I migliori film di vampiri – Visti attraverso i rispettivi trailer

    Dopo ben 121 anni dall’uscita del romanzo epistolare Dracula, è il momento di considerare le riedizioni cinematografiche che hanno fatto la storia: film difficili da dimenticare, quindi, soprattutto per la forte carica emotiva e sensuale che ogni vampiro, da sempre, ha recato in sè. Sarà anche incidentale che la data di uscita del romanzo sia il 1897, abbastanza vicina a quella stessa del cinema: ma resta un dato di fatto che la figura del vampiro sia stata, negli anni, un mito cinematografico sostanzialmente inossidabile, oltre che rielaborato sempre con grande creatività da attori, sceneggiatori e registi.

    Registi diversi hanno realizzato film diversi sul tema, e questo rende il nostro pluricentenario non morto un vero e proprio muta-forma. Del resto: cosa saranno mai 121 miseri anni, per chi è in grado di vivere in eterno? Eccovi pertanto una rassegna dei principali 16 film di vampiri rivisitati attraverso i rispettivi trailer. Il tutto, ovviamente, senza toccare neanche di striscio la saga di Twilight.

    #1 Il buio si avvicina

    Un vero cult del cinema sui vampiri, diretto con gran classe dalla Bigelow; un equilibrato mix tra road-movie, horror classico e tradizione western, in una delle più memorabili riedizioni modernizzate del mito del vampiro. Qui la recensione completa.

    #2 Dracula di Bram Stoker

    Una storia accreditata racconta di come il regista Francis Ford Coppola abbia richiesto a tutto il cast di leggere la storia originale di Bram Stoker per comprendere al meglio l’atmosfera originale. Uno dei film che ha riportato in modo più fedele il romanzo originale, quindi, a dispetto delle numerose e fantasiose rielaborazioni che ciclicamente si sono viste al cinema. Il Dracula di Gary Oldman rimane, ad oggi, come uno dei più affascinanti di sempre – oltre che uno degli attori più talentuosi che l’abbia interpretato.

    https://www.youtube.com/watch?v=3xivuKINhoU

    #3 Ragazzi perduti (The lost Boyz)

    Riedizione teen del mito dei vampiri, che parte da un semplice what-if: cosa succederebbe se Peter Pan fosse un vampiro? La risposta è in questo cult tra commedia e horror a firma Joel Schumacher.

    #4 Solo gli amanti sopravvivono

    Il mito dei vampiri rivisitatorda Jim Jarmush, con la singolare caratteristica che la parola “vampiro” non viene mai pronunciata esplicitamente nel film.

    #5 Vampires

    John Carpenter non poteva mancare l’appuntamento con la sua rivisitazione sul tema: Vampires non è probabilmente il miglior film in assoluto, ma merita una rivaluzione per il feeling (anche qui) legato al western e agli action movie, più che al romanticismo gotico dell’opera originale. Qui la recensione

    https://www.youtube.com/watch?v=19X6lHqPgpo

    #6 Nosferatu (W. Herzog)

    Il capolavoro di Herzog, con Isabelle Adjani ed un sublime Klaus Kinski nella parte de Conte Dracula. Girato sia in tedesco che in inglese, secondo il regista è proprio questa prima versione ad essere quella più autentica. L’ispirazione primaria è il primo Nosferatu di Murnau, celebre capolavoro di cinema impressionista e prima vera ispirazione per questa versione.

    #7 I vampiri

    Freda e Bava firmano questo film vampiresco del 1957, un piccolo cult tutto italiano da riscoprire ancora oggi. Qui la recensione

    #8 Intervista col vampiro

    Uno dei film sul tema più noti negli anni ’90, anche per la notevole interpretazione di Tom Cruise e Brad Pitt nei panni dei non morti più sexy mai comparsi su uno schermo. Il soggetto è tratto, seppur con qualche libera reinterpretazione della trama, dall’omonimo romanzo di Anne Rice del 1974.

    https://www.youtube.com/watch?v=K5y5lwWR3Hk

    #9 Ammazzavampiri

    Fright Night (1985) is an awesome true classic vampire horror film that is written and directed by Tom Holland him self. I love the remake, but I just love the original much better. In here you have monsters, a real vampires and werewolves in it.

    #10 La vestale di Satana

    Un celebre studio di atmosfera sul tema del vampiro, che diventa uno dei cult più famosi dell’epoca sul tema dei vampiri, nonostante il titolo faccia pensare a tutt’altro. Il film è stato recensito qui

    https://www.youtube.com/watch?v=Vgw2bQRcHCQ

    #11 Lasciami entrare

    Tratto da un notevole romanzo del premio Nobel Lindvquist, una storia d’amore, vendetta e non morti dai notevoli risvolti, girato nel clima gelido e rarefatto della Svezia di oggi. La recensione è qui

    https://www.youtube.com/watch?v=zM9W7IKiFBE

    #12 L’ultimo uomo sulla Terra

    Un classico sul tema dei vampiri, mescolato con un desolante scenario post-apocalittico; un Vincent Price in una delle sue più celebri interpretazioni di sempre.

    https://www.youtube.com/watch?v=oCmmiSeZxAM

    #13 Dal tramonto all’alba

    Per quanto il film non rientri propriamente nel vampiresco, il colpo di scena alla base della sua storia è notevole, oltre che tipico delle tematiche del cinema di genere. Da non perdere per l’indimenticabile icona rappresentata da Salma Hayen (Santanico Pandemonium, un dampiro – figlio di un vampiro e di una donna – secondo il folklore rom).

    #14 Blade

    Uno dei migliori film di vampiri di sempre, incentrato più sull’azione che su altro ma – forse soprattutto per questo – perfettamente quadrato nel suo concepimento. Uscì a fine anni novanta con un buon feedback di pubblico e critica, ed è da riconsiderare ancora oggi nella cinematografia migliore di sempre.

    #15 Miriam si sveglia a mezzanotte

    Un poco noto e meraviglioso film sui vampiri ricco di special guest musicali (da David Bowie ai Bauhaus), in cui il Duca Bianco propone un’interpretazione davvero notevole del proprio personaggio. In questa sede il vampiro diventa una sorta di edonista decadente, circondato da amanti effimeri e perennemente a caccia di prede usando la propria sensualità come arma. Recensione qui

    #16 Le notti di Salem

    Un classico del genere vampiresco anni ottanta, concepito originariamente dalla penna di Stephen King. Sebbene la storia sia interessante il film rende solo in parte, e rimane come visione al limite suggestiva.

  • I blogger cercano visualizzazioni: facciamo pace con questa idea

    Leggo moltissime critiche sullla famigerata blogosfera ed il suo modo di produrre informazioni infime, di bassa qualità, dove una “fonte” è semplicemente un link che sarà utile alla SEO altrui e dove basta scrivere titoli smezzati, morbosi o attrattivi per fare click baiting.

    I blogger hanno rovinato il mondo (e non solo quello dell’informazione), basandola troppo spesso sul pettegolezzo, sulla voce non confermata, sulla citazione ad muzzum, sul gossip, nei casi più eclatanti sul leak (pubblicando documenti riservati degli stati, indiscrezioni, foto intime di VIP, e via dicendo). Questo apparentemente avrebbe dovuto mostrare al mondo che i blogger siano espressione del popolo oppresso che si ribella alla tirannide dei “potenti” o dei “poteri forti”: nulla di più sbagliato.

    Spesso si accusano i blog di aver rovinato un po’ tutto: di aver rovinato il mondo del cinema, ad esempio, con recensioni autoreferenziali che lasciano il tempo che trovano. Di aver fatto anche peggio nel mondo musicale, infarcendo le recensioni di paroloni inutili che poco o nulla fanno (o faranno, o facevano) capire sulle intenzioni dell’artista. Di aver letteralmente smembrato il mondo e, come racconta Ryan Holiday nel suo meraviglioso libro Credimi! Sono un bugiardo!, di essere addirittura arrivati a raccontare una realtà inventata, inesistente, immaginaria, bizzarra (e creduta vera dai più!), pur di generare visualizzazioni o page-views. Il tutto, ovviamente, aggredendo il lettore con titoli altisonanti, addirittura creando interi siti di informazioni inventate (i siti di bufale che ormai conosciamo tutti). Ma non voglio dilungarmi su questo, oggi.

    Bisogna imparare ad accettare i blog per quello che sono, secondo me: esistono blog di qualità e blog cattivi, esattamente come esistono ingegneri competenti e gente che ha scippato la laurea mentre il presidente di commissione era distratto. La qualità paga sempre, anche sul web e anche se Google ed i social (ancora) con le proprie dinamiche un po’ selvaggie non se ne sono accorti. Il concetto è molto semplice, in realtà: ogni blog per sopravvivere a se stesso (alle pressioni economiche nonchè a quelle di amici e conoscenti che invitano i vari blogger, con cadenza quasi giornaliera, a “trovarsi un lavoro vero”) deve necessariamente fare visualizzazioni: senza quelle, senza nessuno che ti legga, non esisti. Saresti un soliloquio umano, un solitario masturbatore della tastiera, un eretico dal pensiero sovversivo che pero’ non si caga neanche tua zia. Triste, ma realistico.

    Se non sfruttassero qualche tecnica anche borderline per fare visite, semplicemente non avremmo ragione di parlarne: secondo alcuni sarebbe un mondo migliore, se non fosse che quegli stessi blog, in molti casi, sono la fonte (vedi sopra) di notizie che poi leggiamo nelle testate serie dei giornali. Per cui a qualcosa servono, anche solo per soddisfare la fame di conoscenza e di lettura (o visualizzazione che dir si voglia) del pubblico. Della “ggente“, se preferite. In questa accezione “il popolo del web” di cui spesso si sparla fondamentalmente non esiste, se non come idea astratta e indefinita di ciò che non è mai stato (internet come strumenti anti-oppressivo, per intenderci: almeno non da queste parti, visto il dilagare di populismo sui social e non, per dire, di contenuti troppo culturali).

    Facciamo pace una volta per tutte con questa idea: devono fare visite, esattamente come un qualsiasi professionista che abbia bisogno di qualcuno che gli commissioni dei lavori, cercano lo scoop a tema, pubblicano tanto di inutile, sono vincolati agli analytics per gli argomenti da trattare, fa parte del loro lavoro (con tutte le accezioni del caso, è un lavoro, amisci).

    Per inciso, molti blogger sono a busta paga presso famose aziende, molti altri dipendono da programmi di affiliazione (li pagano in base ai click, ma soprattutto agli acquisti, che fate attraverso i loro siti) spesso troppo tirchi. In entrambi i casi voialtri lettori non ne saprete mai nulla, e questo nonostante ci sia gente come me che prova a spiegarvelo.

    Il blogger dipende dal click perchè è il web, per come è nato e per come sta diventando, ad imporre questa regoletta. O no?

  • 12 immagini generate da un’IA che va al cinema

    Cosa accadrebbe se un’intelligenza artificiale andasse al cinema? Probabilmente inizierebbe a scrivere recensioni? Non ne abbiamo idea, ma l’astrazione rimane notevole secondo noi. Eccovi una breve galleria di raffigurazioni di androidi dotati di intelligenza artificiale mentre si preparano a guardare un film horror (in un’immagine vediamo un riferimento esplicito a Leatherface di Non aprite quella porta).

  • I 20 film horror più assurdi che ho visto di recente

    Una classifica di horror assurdi può sembrare assurda, neanche a dirlo, nella misura in cui diamo il significato al termine inteso come “incomprensibile“, sconveniente, inetto; se invece lo riconduciamo all’originario terminale latino absurdus, ovvero (tra gli altri significati) dissonante, ecco che la classifica acquisisce un nuovo senso. Il concetto base è che sulla dissonanza dai canoni artisti di ogni genere, da John Cage a Frank Zappa, passando per David Lynch e Stanley Kubrick, hanno costruito la propria arte, che poi qualcuno ha chiamato avanguardia. Ma poichè il tempo va sempre avanti in modo irreversibile, potrebbe non aver senso discutere di anti-tradizione o avanguardia che dir si voglia: non per altro, ma ciò che era avanguardia 20 o 30 anni fa oggi è considerati da alcuni quasi vecchio, a momenti.

    Questa selezione è sicuramente condizionata da quello che ho visto personalmente e, per questo, potrebbe mostrare lacune o scelte da sopprimere secondo alcuni. Eppure, alla prova dei fatti, non ho mai cambiato l’ordine e la sostanza dei film pur aggiungendone, in tempi recenti, altri sei. Ecco a voi, pertanto, i film più absurdi del genere horror che si possano immaginare. Film un po’ assurdi, certo: ma occhio a considerarli film senza senso perchè forse, a quel punto, potrebbe essere un fatto soggettivo o condizionato da credenze, convinzioni soggettive, letture fatte e ulteriori eventuali visioni a tema.

    # 20 Flesh of the void

    Lo metto in questa posizione non per demeriti artistici (come discusso nella recensione, qualcosa di interessante c’è) quanto perchè si tratta probabilmente dell’apoteosi dell’horror assurdo recente: niente dialoghi, niente trama (o quasi), solo una giustapposizione psichedelica di cruenza e ritualità oscura per uno dei film certamente da citare in questi casi.

    # 19 Quella casa nel bosco

    A differenza di altri lavori “fuori dalle righe” più o meno analoghi, Quella casa nel bosco gioca al citazionismo più becero, che accarezza qualche velleità modello Postal o Borat versione horror. Alla prova dei fatti, è uno slasher horror come decine ne sono stati fatti, eppure la sostanza lo rende vagamente weird e, per questo, merita un posto qui. Recensione qui

    # 18 Pontypool

    Nell’horror di concetto Pontypool dovrebbe occupare uno dei primi posti in assoluto, per quanto poi si tratti, con discreta probabilità, del classico lavoro più discusso che visto. Impossibile parlarne, ad oggi, senza lasciar trapelare nemmeno un pezzetto di quel gusto per l’assurdo che lo caratterizza. Recensione qui

    # 17 The house

    Film di animazione a episodi, tre in tutti, in cui l’assurdità risiede più che altro nelle singole trame, accomunante dal tema della casa (l’attaccamento irrazionale, il senso di appartenenza, la vanità di averne una lussuosa). Niente male per un prodotto che è passato un po’ in sordina su Netflix, in tempi recenti, e che merita un rewatch se non si fosse fatto prima. Recensione qui

    #16 Tetsuo

    Fanta-horror cupo e delirante (resta e si conserva come icona cyberpunk, ovviamente, ma si può annoverare nell’horror absurdi per via del tipo di regia non causale e di alcuni effetti speciali considerevoli), girato con un montaggio frenetico ed artefice di un intreccio mai completamente chiarito. Forse uno dei film più importanti del “bizzarro cinematografico” di ogni tempo. Leggi la recensione

    #15 Possession

    Possession rientra tra i film sostanzialmente privi di genere, per quanto possa considerarsi un thriller simbolista – il dramma è incentrato sull’ossessione e la gelosia – peraltro a tinte particolarmente cupe, con diversi passaggi poco lineari o bizzarri: classificato anche come horror psicologico, sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione. Recensione completa qui

    #14 Grotesque

    Non arriva all’apice a cui aspirerebbe, per la verità, anzi mostra qualche pecca a livello narrativo e sostanziale: rimane una tappa obbligata all’interno di qualsiasi maratona dell’horror fuori dalle righe. Non per tutti, soprattutto per via della violenza e del sesso esplicito, su cui il regista insiste senza remore. Qui la recensione completa del film

    Visibile qui come trailer / assaggio

    #13 Macchie solari

    Uno dei film che mi ha maggiormente affascinato nella produzione filmica anni ’70 che ho imparato ad amare negli anni; un lavoro tutt’altro che banale, italiano (quando certo cinema aveva ancora senso farlo) e ricco di suggestioni. Recensione qui

    Trailer qui (si apre in un’altra finestra)

    #12 Society

    Uno degli horror più politici mai realizzati: una satira gran guignol di Brian Yuzna contro l’ipocrisia della società benestante occidentale. Senza dubbio una delle migliori chicche horror del cinema americano anni 90. Recensione completa qui

    #11 Baskin

    Un horror notevole e passato inosservato dalle nostre parti, e che merita una piena rivalutazione. A livello di contenuti, di mezzi e di ritmo sicuramente tra i migliori horror mai visti sullo schermo negli ultimi decenni. L’elemento bizzarro non scherza nemmeno qui, ovviamente. Recensione

    #10 Silent night, bloody night

    Proto-slasher piuttosto interessante, oscuro e sinistro: archetipico di un certo modo di fare horror tra personaggi, scenari e situazioni tipicamente americane. Un cult molto valido e, nel suo genere, da riscoprire ancora oggi (solo in inglese). Recensione

    https://www.youtube.com/watch?v=uriQfxtfd_M

     

    #9 Suicide club

    Diretto nel 2002 dal visionario Shion Sono (già noto per il delirante Strange circus), Suicide Club (noto anche come “Suicide Circle“) è un film riuscito solo a metà: se da un lato scatena suggestioni impulsive, in parte non riesce a coinvolgere come dovrebbe. Nonostante tutto, nel bizzarro cinematografico ci sta tutto Recensione

    Visibile nel trailer / frammento qui (se nel frattempo Youtube non lo censura)

    #8 Strange Circus

    Coinvolgente e decisamente spaventoso (sfido chiunque a proseguire la visione entro la prima mezz’ora, nonostante il fatto non ci siano di mezzo splatter o assassini sanguinari). Per il pubblico dallo stomaco d’acciaio, s’intende, un’opera perfetta e riuscitissima, che metaforizza l’esistenza come se fosse un’esibizione circense. Da giudicare dopo averlo visto per intero o, in alternativa, rinunciare del tutto all’impresa fin dall’inizio. Recensione qui

    https://www.youtube.com/watch?v=wUBTVug4SP8

    #7 The Human centipede

    Quello di The human centipede è un perverso quanto sostanziale body-horror, privato della vena tecnologica cronenberghiana ed avvolto in una spirale di cinismo e disgusto senza limite: Six riporta la carne alla carne, riduce dei corpi nudi a bestiame da macello e senza, per questo, voler intendere alcun sottotesto sociale – almeno, non in superficie. recensione

    #6 Possession

    Relegato (nonchè snobbato) quale cinema d’essai, Possession è la concreta dimostrazione di come l’horror possa, volendo, esprimere drammi tangibili ed essere uno strumento di comunicazione ineguagliabile. Possession, pur non essendo strettamente un horror, risulta oggi come piccolo capolavoro di cinema del terrore, nonostante qualche stranezza nella narrazione che riesce comunque a farsi seguire anche dal grande pubblico, e che incanta per la drammatica interpretazione di Isabelle Adijani. Nulla a che vedere con possessioni demoniache: il tema del film è l’ossessione di un marito geloso verso la consorte. Qui la recensione completa del film

    #5 Begotten

    È uno dei film più cercati su questo blog (recensione qui) e sono da qualche tempo convinto che sia inutile o dannoso parlarne troppo. Un’evocazione surrealista (ancora una volta) e irrazionale in una sorta di mito biblico rivisitato in chiave horror. Detta in modo diverso, un horror che sembra derivare dalla produzione teatrale dell’assurdo: privo di dialoghi, dalla trama appena accennata e ricco di lunghi, insostenibili silenzi e misteri.

    #4 Eraserhead

    Forse la più cupa espressione della complessa poetica di David Lynch: un passo obbligato per la conoscenza del cinema weird da parte di fan e coraggiosi pionieri, tutti gli altri spettatori dovrebbero considerarsi temerari, per provare a vederlo.

    Qui la recensione completa

    https://www.youtube.com/watch?v=dKhURjt9x5A

     

    #3 A mezzanotte possiederò la tua anima

    Il cult del regista brasiliano José Mojica Marins (che arrivò a vendersi la casa pur di avere il budget per girare il film) che inaugura ufficialmente l’horror nel proprio paese. Nella sua modestia di impianto (non si tratta di un z-movie come tanti) rimane una perla del genere, sicuramente più sensata, compatta ed accattivante di altri fiacchi imitatori.

    Qui la recensione completa.

    #2 L’angoscia

    Piccola escursione thriller di Bigas Luna piuttosto singolare, non troppo nota ed inaspettatamente truce, surreale e divertente. I piani della realtà si confondono abilmente senza diventare mai un mero esercizio stilistico: il film avvince e … coinvolge, è proprio il caso di dire, fino all’ultima, meravigliosa scena.

    Qui la recensione completa

    https://youtu.be/AI3l0K_kYG0

    #1 Il gabinetto del dottor Caligari

    Concludo con questo per il suo immenso valore artistico, ovviamente, ma anche per i misteri e le curiosità che da sempre ne accompagnano la visione, a partire dal doppio finale. Girato secondo i canoni dell’espressionismo, il film di Wiene si presenta come un film seminale adatto, oggi, probabilmente solo agli appassionati di cinema “assoluti” o, al limite, agli hacker di pellicole alla ricerca di immagini insolite. Com’è ovvio non esiste parlato a livello di suono, ma solo una lunga ed alienante colonna sonora curata da Giuseppe Becce. Notevole anche per la presenza della figura di un probabile zombi ante-litteram.

    In una lista di film spaventosi rimarrà al top della lista per molti anni. Qui la recensione completa

  • Dieci brani indimenticabili degli Squallor

    Stando a Wikipedia inglese (in genere affidabile, almeno nella nostra esperienza) gli Squallor sono assimilati al genere della comedy music, e furono attivi tra il 1973 ed il 1994. A quanto pare, pero’, erano già attivi verso la fine degli anni ’60. Immersi professionalmente nell’ambiente della produzione discografica dell’epoca, vivevano ogni giorno a contatti con i maggiori musicisti dell’epoca, mal sopportandone i vezzi e le vanità; e fu così che fondarono gli Squallor, ispirandosi nello stile alla visione di un suggestivo film (Il mio amico il diavolo di Stanley Donen, ed in particolare al cantato-parlato sfoggiato da uno dei personaggi).

    Siccome noi frequentavamo i cantanti, che sono i peggiori scassacazzi mondiali, quando facevamo gli Squallor ci sfogavamo contro i cantanti, quelli seri.» (Alfredo Cerruti)

    Nella loro carriera realizzarono 14 album in studio, dalle copertine allusive e dai titoli provocatori, e anche due film – uno dei quali, Uccelli d’Italia, divenne uno dei capisaldi del trash assieme ad Arrapaho. Non si esibirono mai dai vivo ma, ancora oggi, sono ricordati come una band innovativa e “avanti” rispetto alla media: non semplicemente come proto-rock demenziale, ma anche come espressione di una musica dadaista, dai tratti sbroccati e provocatori, che sarebbe rimasta scolpita nell’immaginario collettivo italiano per anni.

    Di seguito una rassegna ragionata dei migliori 11 brani degli Squallor, ovviamente secondo noi.

    Ti ho conosciuta in un clubs

    Al netto dell’inglese maccheronico di clubs, è una parodia dei brani romanticheggianti dell’epoca (era il 1973), il brano parte con una delle contrapposizioni più lapidarie e geniali mai scritte:

    ti ho conosciuta in un clubs, eri bellissima, ma avevi un solo difetto: non c’eri.

    38 luglio

    “Il pezzo” degli Squallor sull’amore perduto, impresso nella memoria dei fan da sempre e, a quanto risulta anche dal documentario sulla band – venne totalmente improvvisato da Alfredo Cerruti – Tratti illogici, incoerenti e volutamente demenziali attraversano quasi tutto il brano, con uno splendido arrangiamento e l’effetto straniante di una semantica votata al dadaismo e al non-sense. L’effetto fu devastante: era nato un nuovo genere musicale, in cui la musica era in linea con quella ripulita e perbenista dell’epoca ma che, al tempo stesso, era totalmente folle dal punto di vista semantico.

    La storia è quella di un elettrotecnico, che vive dei tormenti da amore non corrisposto. Almeno, così sembra.

    Appare evidente l’influenza del brano Drimbel Wedge and the vegetation tratto dal film Bedazzled (Il mio amico il diavolo), principale fonte di ispirazione della band. Per la cronaca, nel film Stanley è una rock star la cui fama sarà di breve durata, usurpato da un nuovo arrivato chiamato “Drimble Wedge and the Vegetation” (George) che intona il brano con tono di voce staccato, fermo e soprattutto parlato (uno stile molto riconducibile al marchio di fabbrica Cerruti degli Squallor) del proprio disinteresse per chiunque, a parte se stesso.

    Probabilmente, per certi versi, una sorta di parodia del movimento britannico psichedelico in voga all’epoca, o di artisti come il primo Syd Barrett.

    Arrapaho

    La colonna sonora dell’omonimo film (per la cronaca, ne hanno prodotti due: Arrapaho e Uccelli d’Italia), oggetto di culto nel mondo dei  b-movie ancora oggi.

    Marcia longa

    Pezzo considerevolissimo per via di una singolare caratteristica: ci sono due voci narranti sovrapposte, una sul canale destro l’altra sul canale sinistro. A parte l’effetto psichedelico che prova questa scelta, sentire i due commentatori fare la cronaca di un evento sovrapponendosi, insultandosi ed arrivando allo zenith dadaista-surreale con un mitico:

    mettetevi un dito in culo e la vita vi sorriderà!

    Marcia dell’equo canone

    Abbastanza sulla falsariga del pezzo precedente, vede ancora una volta la voce narrante che racconta di improbabili case. Tra le perle del brano, il narratore che non sembra sapere più cosa dire, ad un certo punto, per poi esplodere in un epico “ma comme cazz è ‘llonga ‘sta marcia!”.

    Come vedete, su una casa c’è già uno che si vuole suicidare perché l’ha appena vista
    E’ di sedici piani, bianca, con delle stanze dove centra solamente di sbieco
    Perché si centra di chiatto non centra
    E appena ha visto l’architetto, i due si sono afferrati per il collo
    C’è voluto l’intervento dei pompieri per staccarli

    […]

    Questa è la casa per la sarta: come vedete, è una casa di ‘mmerda
    C’ha un monolocale intrinsico senza luce, così la sarta cuce ad occhio

    Cornutone

    Il computer Amedeus

    Uno dei pochi pezzi con synth, in cui si notano vari dettagli sbroccati parodici sull’avvento degli home computer (era il 1985) quanto, sentiti oggi, profetici:

    Ho due software, uno che fa i bucchini, e un altro che lo piglia in culo,
    nuovi giochi elettronici che servono a insegnare ai nostri figli come chiavare.

    Pret a Porter

    Pezzo dichiaratamente anti-clericale, è presentato dal personaggio di Fravolone e si gioca su un’ipotetica sfilata di moda di un gruppo di preti. Si tratta di un travisamento volontario e demenziale dell’espressione prêt-à-porte, in francese “pronto a portare“.

    Berta

    Alla base dell’episodio raccontato, una delusione d’amore: lui torna disperato quanto sbroccato da lei, che a sua volta non le manda a dire.

    Senti pirla,a me, nun me passa manco p”o cazzo ra mochetta ‘e Zambelletti, ‘e chella bucchina ‘e mammeta, ‘e capito? ‘I stò pe cazzi re miei, ‘e sorde ‘e tengo, a fella ‘e carne m”a magno tutt ”e juorne, a te e sta’ seiciento ‘e merda ch t’hanno accattato ‘e genitori tuoi. Ahhhhhh.
    Io mi alzo la mattina: me faccio nu bello bagno, me magno n’uovo,
    e chi cazzo mo fa fa?

    Mi ha rovinato il ’68

    Non potevo che chiudere la rassegna su questo pezzo, uno dei pochissimi ad essere cantati e noto (oltre che per l’arrangiamento, come al solito mostruoso) per la splendida voce di Totò Savio, il quale racconta dei tormenti di un ex sessantottino – ed in cui ovviamente il 69 non è semplicemente l’anno successivo ma anche, per non dire soprattutto, una posizione sessuale.
    Il ’68 lo passammo in trincea
    gridando forte giù le mani dal Vietnam
    Era la storia che apriva strade nuove
    e finalmente fu il 69.
    E non mi pento del mio passato
    ma il ’68 mi ha rovinato.
    Generazione maledetta la mia
    noi siamo ancora l’Italia che scia
    Verso il domani, verso il non si sa
    perché fa rima con la libertà.
    Quante illusioni occupazioni e cortei e
    lacrimogeni e botte per star con lei
    Finché una notte al fuoco dei falò
    Mi disse scusa e un altro si chiavò.
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