ETIMOLOGIE ARTIFICIALI_ (118 articoli)

Contenuti visuali e/o testuali generati da algoritmi combinatori, di Artificial Intelligence. Con presunto buongusto, per il buon gusto di sperimentare un po’.

Benvenuti nell’antro delle parole, dove il passato si intreccia con il presente e l’origine di ogni termine è un racconto da scoprire. In questa sezione, esploreremo le radici linguistiche che plasmano il nostro vocabolario, rivelando le storie nascoste dietro ogni parola che pronunciamo.

Dalle antiche lingue ai moderni idiomi, ogni articolo è un viaggio attraverso le epoche e le culture che hanno plasmato il nostro linguaggio. Scoprirete curiosità sorprendenti, aneddoti affascinanti e collegamenti inaspettati tra le parole che usiamo ogni giorno.

Dai nomi dei giorni della settimana alle espressioni comuni, dalle terminologie scientifiche ai proverbi popolari, qui troverete un tesoro di conoscenze linguistiche da esplorare e condividere.

Preparatevi ad affondare nelle profondità delle radici delle parole, a lasciarvi affascinare dalle loro connessioni e a guardare il linguaggio con occhi nuovi, perché qui, nell’incantevole mondo delle etimologie, ogni parola è un ponte verso la nostra storia e la nostra cultura.

  • Simulare simulacri: guida pratica allo scambio simbolico di Baudrillard

    Simulare simulacri: guida pratica allo scambio simbolico di Baudrillard

    In italiano, la parola “simulacro” deriva dal latino “simulacrum“, che significa “immagine” o “rappresentazione”. “Simulacrum” a sua volta è composto da “simul”, che significa “allo stesso tempo” o “insieme”.

    In origine, il termine si riferiva a una rappresentazione o immagine di qualcosa, come statue o idoli. Nel tempo, il significato di “simulacro” si è ampliato per includere non solo rappresentazioni fisiche ma anche imitazioni che non riflettono necessariamente la realtà. In ambito teorico o filosofico, un simulacro può riferirsi a una rappresentazione che ha preso il posto della realtà stessa o che è considerata più reale della realtà originale. Nell’informatica, un classico simulacro può essere considerato ad esempio una videochat.

    Come aveva provato a spiegarci tempo fa un’intelligenza artificiale, Baudrillard sostiene che la realtà sia modellata dal linguaggio (in parte sulla falsariga di Lacan), e concepisce lo scambio simbolico come uno scambio di merci in funzione puramente simbolica. Questo, in altri termini, significa che gli oggetti hanno valore in funzione del prestigio o l’appartenenza che conferiscono e non della loro reale utilità. Alla lunga, lo scambio diventa fuorviante e può trasmettere un’idea o un’immagine distorta della realtà.

    Iperrealismo

    Per Baudrillard il reale e l’immaginario non sono distinguibili, per cui finisce tutto per spostarsi sul piano dello (scambio) simbolico. Il lavoro, radicalmente, è una morte lenta e inesorabile per l’uomo in contrapposizione a quella veloce e violenta che avviene realmente. Reale e virtuale sono talmente similari che il reale è collassato nell’iperrealtà: passando di medium in medium, infatti, il reale si dissolve progressivamente, diventando un reale che somiglia a se stesso e provoca una autentica vertigine di simulazione realistica.

    Se il reale è ciò di cui è possibile fare una riproduzione equivalente, ovvero risponde al principio di riproduttività, l’iperreale si troverà dentro una simulazione, un simulacro di terzo ordine.

    Simulacri

    Il concetto di simulacro assume un significato differente a seconda del livello a cui fa riferimento, ma potrebbe farsi risalire a Lucrezio (1 secolo AC), che nell’opera De rerum natura definisce i sottili veli che ricoprono le cose come forma e apparenza, per l’appunto, come simulacri. Se in senso lato un simulacro è una forma di modello per una macchina, con particolare riferimento alla sua forma esterna

    Nella dottrina epicurea, esposta da Lucrezio (sec. 1° a. C.) nel IV libro del De rerum natura, pensare ai simulacri significa credre in una dottrica per cui dalle cose si staccherebbero dei sottili veli atomici, del tutto identici alle cose, i quali, venendo in contatto con i sensi, determinerebbero sia le percezioni sia i sogni. Nella tecnica, modello al vero di una macchina o di una parte di essa, generalmente riproducente la sola forma esterna.

    Simulacri di primo, secondo e terzo ordine (Baudrillard)

    Vengono chiamati da Baudrillard simulacri

    • del primo ordine quelli legati al concetto di contraffazione, risalenti all’epoca classica,
    • di secondo ordine quelli legati alla produzione (età industriale)
    • del terzo ordine quelli relativi alla modernità.

    La tecnologia e la conseguente tecnocrazia sono già presenti da tempo, radicati nella società, e si fondano sui simulacri dell’organizzazione statale, scolastica e via dicendo.

    I simulacri di terzo ordine sono, infine, veri e propri modelli di simulazione, governati dal principio di digitalità e rispondenti alla logica binaria basata su 0 e 1. La stessa che Leibnitz chiamava “l’eleganza mistica del sistema binario” non introduce solo un codice di rappresentazione, come l’informatica teorica ha sempre insegnato: è un vero e proprio spirito di fondo, che crea sistemi automatici di domanda e risposta in cui non esistono sfumature, e tutto è bianco/nero, pro/contro e via dicendo.

    L’ordine neocapitalistico cibernetico

    Il medium è il messaggio. (McLuhan)

    Si fonda così un “ordine neo-capitalistico cibernetico” (concetto poi ripreso da Nick Land) in cui la digitalità assilla tutti i messaggi, ed appare soprattutto in forma di test e/o sistema domanda/risposta, prettamente binari ed in cui non esistono terze o quarte possibilità: ne esistono soltanto due, 0 e 1. La logica binaria diventa, secondo Baudrillard, l’essenza della modernità.

    Il sistema di terzo ordine è infido, secondo Baudrillard, perchè induce instantaneità di giudizio, si pone come sistema di test perpetuo per l’utente umano. Gli stessi messaggi inviati e ricevuti nel sistema non hanno più un ruolo informativo, bensì di test e sondaggio degli utenti.

    L’oggetto non è più funzionale, non vi serve – scrive Baudrillard ne Lo scambio simbolico e la morte –  semmai vi sottopone ad un test. Il test, di fatto, serve a tradurre ogni conflitto o problema complesso in un gioco di dualità forzato, in cui sarai sempre pro-zero oppure pro-uno (oppure, dualmente, contro-zero / contro-uno). Lo schema binario di domanda e risposta disarticola ogni discorso, introducendo una logica di realtà di tipo iper-reale. I sondaggi ad esempio fanno riferimento pertanto al simulacro dell’opinione pubblica e “manipolano l’indecidibile“.

    Ciò provoca una circolarità totale, perchè gli interrogati si dipingono sempre come la domanda li immagina e li sollecita ad essere, [il che diventa] una modalità di profezia che si autoavvera (per l’accelerazionismo, una iperstizione).

    Automi e robot

    la contrapposizione tra automi e robot è fondamentale in Baudrillard: i primi afferiscono ai simulacri del primo ordine, e ancora a questo stadio assumono una differenza o una faglia tra reale e simulacro.

    Nello specifico, l’automa è una contraffazione del reale, mentre il robot lavora in automatico e rappresenta un simulacro di secondo ordine, in grado di liquidare il reale ed annullare la divergenza tra i due livelli (realtà e simulazione).

    Foto di copertina: Baudrillard di fronte ad un simulacro simile ad uno smartphone, in versione cyberpunk (generato da StarryAI)

  • Generazione indifferenziata

    Idea da veicolare: la generazione che ha avuto tutto non esiste. È solo un mito per accomodare idee reazionarie.

    Svolgimento.

    La “generazione indifferenziata” è un concetto che ci invita a riconsiderare le nostre percezioni generazionali. Anziché vedere i baby boomers come una coorte privilegiata e omogenea, dovremmo riconoscere la complessità e la diversità delle loro esperienze. Solo così possiamo affrontare le sfide del nostro tempo senza cadere in facili stereotipi e narrazioni semplificate. Le idee reazionarie che cercano di sfruttare il mito dei boomers per mantenere il controllo in un mondo in rapido cambiamento devono essere contestate con una comprensione più sfumata della storia e delle dinamiche generazionali. Solo abbracciando la complessità possiamo sperare di costruire un futuro più equo e inclusivo per tutte le generazioni.

    La Generazione Boomer: Un Mito per Sostenere le Idee Reazionarie

    Negli ultimi anni, il termine “boomer” è diventato una sorta di insulto generazionale, evocando immagini di individui anziani che, dopo aver goduto di innumerevoli benefici e opportunità, guardano con disprezzo e incomprensione le nuove generazioni. Tuttavia, c’è una crescente consapevolezza che questa visione della generazione boomer come una coorte omogenea e privilegiata è, in gran parte, un mito. Questo mito serve a supportare idee reazionarie che cercano disperatamente di mantenere il controllo in un mondo moderno e accelerazionista.

    Il Mito della Generazione Boomer

    La narrazione dominante descrive i baby boomers, nati tra il 1946 e il 1964, come una generazione che ha goduto di piena occupazione, crescita economica stabile, case a prezzi accessibili e un solido stato sociale. Si sostiene che abbiano vissuto l’apice del capitalismo occidentale, accumulando ricchezza e stabilità in misura ineguagliabile dalle generazioni successive.

    Ma questa narrazione è estremamente semplificata. Innanzitutto, non tutti i boomers hanno vissuto queste esperienze idilliache. Molti hanno affrontato le difficoltà della disoccupazione, della discriminazione, delle guerre (come quella del Vietnam), e della crisi energetica degli anni ’70. La ricchezza e la stabilità economica non sono state distribuite uniformemente; numerose persone di questa generazione hanno lottato per sbarcare il lunario e non hanno beneficiato del boom economico tanto decantato.

    La Creazione del Mito

    Allora, perché persiste questa immagine idealizzata dei baby boomers? La risposta potrebbe risiedere nella necessità di creare una figura su cui proiettare le insoddisfazioni e le frustrazioni delle generazioni successive. In un mondo in rapido cambiamento, con la tecnologia che accelera le trasformazioni sociali ed economiche, le idee reazionarie trovano un terreno fertile in questa narrazione.

    Presentare i boomers come i “cattivi” che hanno avuto tutto e che ora si oppongono al progresso permette ai reazionari di argomentare che i problemi attuali sono il risultato dell’ingratitudine e dell’irresponsabilità delle generazioni più giovani. Questo distoglie l’attenzione dalle vere cause sistemiche delle disuguaglianze e delle difficoltà economiche odierne.

    Un Mondo Moderno e Accelerazionista

    Il mondo di oggi è caratterizzato da cambiamenti rapidi e profondi. L’accelerazionismo, una filosofia che abbraccia l’idea che le forze del capitalismo e della tecnologia devono essere spinte oltre i loro limiti per provocare cambiamenti radicali, riflette questa realtà. In questo contesto, le idee reazionarie cercano di rallentare o fermare questo progresso, proponendo un ritorno a un passato idealizzato che non è mai esistito.

    La figura del boomer diventa quindi una pedina in questo gioco ideologico. Utilizzata per giustificare politiche conservatrici e per screditare le richieste di riforme radicali, questa immagine serve a mantenere lo status quo. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la generazione boomer non è mai stata un blocco monolitico con esperienze e vantaggi uniformi. La diversità delle esperienze e delle lotte all’interno di questa generazione è troppo spesso ignorata.

  • La presunzione dimostrata dal saputello

    La Presunzione Dimostrata dal Saputello

    Personaggi:

    • Matteo: Un uomo che si crede depositario di ogni conoscenza.
    • Giada: Una donna che contraddice tutto per principio.
    • Fernanda: Un personaggio che rappresenta l’anarchia.
    • Filomena: Un personaggio che rappresenta la democrazia.
    • Un Coro di Spettatori: Vari individui che commentano la scena.

    Scena Unica:

    La scena si apre su una piazza cittadina. Al centro, un piedistallo su cui si erge Matteo, con aria trionfante e un libro voluminoso sotto il braccio. Intorno, Giada, Fernanda, Filomena e il Coro di Spettatori.

    Matteo: (con voce solenne) Ecco a voi la Verità! Io, Matteo, vi dico che la democrazia è l’unica via verso l’ordine e la prosperità.

    Giada: (alzando un dito) Ma io dico che la verità è un concetto relativo. La democrazia? Pff! È solo un’altra forma di oppressione mascherata.

    Fernanda: (con tono calmo) La democrazia ha i suoi meriti, ma l’anarchia porta la vera libertà, priva di ogni forma di controllo.

    Filomena: (grattandosi la testa) Ma se non c’è controllo, come si può garantire che tutti abbiano la stessa libertà?

    Matteo: (con aria di superiorità) Ecco l’errore! Solo attraverso la mia conoscenza possiamo raggiungere la vera democrazia. Io so cosa è meglio per tutti!

    Coro di Spettatori: (in coro) Ah, il saputello ha parlato! (ridono)

    Giada: (sorridendo) La presunzione del saputello è il vero ostacolo alla libertà. Egli crede di sapere tutto, ma in realtà non sa nulla.

    Fernanda: La conoscenza è potere, ma anche una trappola. Quando ci si crede infallibili, si diventa tiranni, non più liberi pensatori.

    Filomena: (perplessa) Ma senza una guida, come possiamo organizzarci? La democrazia ha bisogno di regole.

    Matteo: (irato) Le mie regole! Solo le mie regole possono garantire ordine e progresso.

    Giada: (con sarcasmo) Ah sì, le tue regole! E chi ha detto che le tue regole sono le migliori? Forse la tua arroganza?

    Fernanda: Il vero legame tra anarchia e democrazia è l’equilibrio. La libertà dell’anarchia deve coesistere con le regole della democrazia. Nessuna delle due può prevalere senza l’altra.

    Filomena: (riflettendo) Quindi, stai dicendo che la democrazia deve accettare un po’ di anarchia per essere veramente libera?

    Giada: Esatto! E il saputello qui presente deve imparare che la conoscenza è solo un punto di partenza, non la destinazione.

    Matteo: (indignato) Ma io sono Matteo, il Signore delle Verità! Come osate mettere in discussione la mia sapienza?

    Coro di Spettatori: (ridendo) Oh, la presunzione dimostrata dal saputello!

    Fernanda: La vera sapienza è sapere di non sapere. Solo allora possiamo veramente discutere di anarchia e democrazia.

    Filomena: Forse, allora, la democrazia perfetta è quella che ascolta tutti, persino l’anarchia.

    Giada: E l’anarchia perfetta è quella che accetta un po’ di democrazia per non cadere nel caos.

    Matteo: (rassegnato) Forse, forse avete ragione. Forse la mia presunzione è stata il vero ostacolo.

    Coro di Spettatori: (in coro) Finalmente! Il saputello ha imparato!

    Sipario.

    la presunzione dimostrata dal saputello: saccenteria

  • Che cos’è un’epitome spiegato chi naviga su internet per scoprirlo

    La parola “epitome” ha un’origine interessante che risale all’antica Grecia. Deriva dal termine greco antico “ἐπιτομή” (epitomḗ), che a sua volta proviene dal verbo “ἐπιτέμνειν” (epitémnein), che significa “tagliare” o “ridurre”.

    Un epitome è una sintesi o un riassunto conciso di un testo più lungo o di un’opera complessa. L’obiettivo principale di un epitome è quello di presentare le idee principali o i punti salienti di un testo in modo chiaro e conciso, senza entrare nei dettagli o nelle sottigliezze.

    Gli epitomi sono utilizzati in vari contesti, tra cui:

    1. Letteratura: In letteratura, un epitome può essere un riassunto breve di un libro, di un romanzo o di un’opera letteraria più ampia.
    2. Storia: In ambito storico, un epitome può essere una sintesi delle principali tappe o eventi di un periodo storico specifico.
    3. Scienza: Nelle scienze, un epitome può essere un riassunto delle scoperte o dei concetti principali di una teoria scientifica o di una ricerca.
    4. Giurisprudenza: In ambito legale, un epitome può essere una sintesi dei punti chiave di una decisione giudiziaria o di un caso legale.

    In generale, gli epitomi sono utili strumenti per ottenere una comprensione rapida e sintetica di un argomento complesso o di una fonte di informazioni più dettagliata.

    Nell’antica Grecia, l’epitome era una pratica comune in cui si riduceva un’opera più lunga o complessa in una versione più breve e concisa, conservando però i punti principali e le idee fondamentali. Questo concetto di “tagliare” o “ridurre” è quindi alla base del significato moderno di epitome come un riassunto o una sintesi di un testo più ampio.

    Con il passare del tempo, la parola è stata adottata in molte altre lingue, mantenendo il suo significato originale di “riassunto” o “sintesi”.

    Sinonimi di “epitome”

    Sintesi” è certamente un sinonimo di “epitome”.

    Entrambe le parole indicano un riassunto o una rappresentazione concisa di un testo più lungo o complesso, con l’obiettivo di catturare i punti principali o le idee fondamentali. Altri sinonimi di “epitome” includono:

    1. Riassunto
    2. Riepilogo
    3. Sommario
    4. Compendio
    5. Abbozzo
    6. Astrazione
    7. Sunto

    Tutti questi termini possono essere utilizzati in contesti simili per indicare un’abbreviazione o una versione più breve di qualcosa di più ampio.

  • Che cos’è la metafisica

    (N.B. questo dialogo non è mai avvenuto nella realtà)

    Socrate: Salve, amico mio! Oggi voglio discutere con te un argomento di grande importanza: la metafisica. Hai mai sentito parlare di essa?

    Interlocutore: Certamente, Socrate. La metafisica è una branca della filosofia che si occupa degli aspetti più profondi e fondamentali della realtà, come l’esistenza, la natura della conoscenza, e il significato dell’essere.

    Socrate: Esattamente! Il termine “metafisica” deriva dal greco “meta”, che significa “al di là”, e “physika”, che significa “natura”. Quindi, in un certo senso, la metafisica si occupa di ciò che va oltre la fisica o la realtà empirica. Ma quale potrebbe essere la sua utilità?

    Interlocutore: La metafisica ci aiuta a esplorare domande fondamentali che vanno al di là del mondo materiale e tangibile. Ci permette di riflettere sul significato dell’esistenza, la natura dell’universo e la nostra posizione in esso.

    Socrate: Esatto! La metafisica può aiutarci a sviluppare una comprensione più profonda del mondo e di noi stessi. Tuttavia, non possiamo dimenticare che, come disse Aristotele, “la metafisica è la scienza più difficile e meno utile”.

    Interlocutore: Ma perché dici ciò, Socrate?

    Socrate: Ah, amico mio, spesso ci perdiamo nei meandri delle nostre speculazioni metafisiche, senza mai arrivare a una conclusione definitiva. È come cercare di afferrare un’ombra: sfuggente e evanescente.

    Interlocutore: Quindi la metafisica è inutile?

    Socrate: Non necessariamente! Anche se non possiamo sempre giungere a certezze assolute, il processo di indagine filosofica in sé può essere illuminante e arricchente. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli dei nostri limiti e non cadere nella trappola della vanità intellettuale.

    Interlocutore: Capisco. Ma hai un esempio ironico o un colpo di scena da condividere?

    Socrate: Certamente! Immagina un filosofo che passa la sua vita a cercare di capire la natura ultima dell’universo, solo per scoprire alla fine che tutto ciò che sa è che non sa nulla. Un colpo di scena degno della migliore commedia!

    Interlocutore: (sorridendo) In effetti, Socrate, la vita è piena di ironie e sorprese. Grazie per questa discussione illuminante!

    Socrate: Il piacere è tutto mio, amico mio. La filosofia è un viaggio senza fine, e io sono sempre pronto a esplorare le sue meraviglie con te.

     

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