Un’insegnante nota alcuni strani comportamenti di un proprio alunno: vittima di bullismo e aggressioni, realizza inquietanti disegni e vive in una famiglia probabilmente disagiata. La domanda finale diventa, a questo punto, che cosa ci sia dentro la sua casa…
In breve. Fotografia scura e “sporcata”, incentrato sui traumi infantili in chiave horror. Una regia abbastanza solida di Scott Cooper ma, a livello narrativo, lavoro non troppo incisivo – per non dire “già visto”.
Antlers è un horror afferente al sotto-genere folk, lo stesso portato alla gloria da film come The Vvitch e Oltre il guado, con la supervisione produttiva di Guillermo del Toro Gómez a fare, almeno in teoria, da “garante” sull’operazione. Si basa sul racconto di Nick Antosca dal titolo The Quiet Boy, disponibile online nel sito GUERNICA (solo in inglese). Finito di girare nel 2018, è potuto uscire nelle sale causa Covid-19 soltanto adesso.
Le dinamiche narrative del film sono visibilmente kinghiane, nel senso che sembrano estrapolate e ricreate da opere come Cimitero vivente (dove compare la stessa entità malvagia di The quiet boy / Antlers), IT (riferimenti al bullismo come letterale “mostro”) e – verrebbe da dire – quasi pure Shining (la famiglia in cui si nasconde un segreto inconfessabile, e dove la violenza domestica diventa un villain da combattere). L’ambientazione nella provincia americana è quella di sempre, immutabile e monolitica di diverse generazione di horror: il mostro folkloristico di derivazione indiana, i locali ampi in cui improvvisare sedute di psicoanalisi, i casi di bullismo ad incrementare la suspance, il paese svuotato e anonimo, gli abitanti dal passato oscuro, uno sceriffo irreprensibile e una protagonista che indaga per conto proprio sulle vicende. Non fosse che l’insegnante insegna storytelling a dei bambini usando toni accademici (il che, forse, è poco credibile) e che si tratta della sorella dello sceriffo stesso (anche qui è presente un trauma infantile, alla base), sembrerebbe di aver già visto troppe volte determinate sequenze, tanto da riuscire a prevederne l’esito da bravi spettatori “navigati” (e un po’ irriverenti).
Peraltro Antlers, al netto di certi formalismi horror che non cambieranno mai (numerosi sono, ad esempio, i numerosi “falsi climax” in cui assistiamo a certi personaggi che si avvicendano spudoratamente verso il proprio destino fatale), si rifà alla storia dei wendigo, entità su cui aveva indagato Larry Fessenden in un film omonimo, sfruttando i dettami del Dogma 95 di Lars Von Trier. Si tratta di folklore degli indiani d’America (precisamente gli Algonchini), già parte di numerosi horror sovrannaturali degli anni scorsi a cui questo film fa, di fatto, implicito riferimento. Non proprio una cosa mai vista nè sentita, insomma, dato che Wendigo era degli inizi anni duemila e che, nel frattempo, tanto è cambiato nella forma e nella sostanza del genere.
Di fatto Antlers andrebbe visto come mera operazione di recupero, di revival di un contenuto che abbia senso solo nelle memoria dei cinefili quando proprio non c’è nient’altro da guardare. Resta un tema interessante, alla fine, giusto in questa veste, per la sua fotografia molto oscura e “sporcata” dagli anfratti in cui uno spirito cannibale si nasconde, in cerca di nuove vittime. Alla lunga diventa anche simbolo (per la cronaca) di una complessa psicosi quale la sindrome del wendigo, la quale si tradurrebbe – secondo l’etnopsichiatria – nella paura irrazionale, diffusa tra alcune popolazioni, di diventare cannibali.
L’horror di Antlers non lesina dettagli splatter, peraltro, senza pero’ farne ragion d’essere, e giocando molto sul non-vedo e sull’implicito: in questo gli va riconosciuto un sostanziale equilibrio narrativo, una forma elegante e (relativamente) convincente. Convince meno, purtroppo, la scelta di riproporre dinamiche narrative già viste e già spoilerate da anni, per quanto l’appello al folklore americano sia forse più incisivo nel paese di origine che in Europa o in Italia, dove certe tradizioni locali dal sapore horror sono state da sempre indagate, ad esempio, da Pupi Avati.
Per il resto, Antlers – Spirito insaziabile si annovera tra i film finiti a fine 2018, bloccati nella distribuzione dalla pandemia e nelle sale, di fatto, soltanto in questi giorni. Un piccolo salto nel passato che ci eravamo persi, in effetti, tutto sommato gradevole per gli amanti del genere folk horror, e probabilmente per pochi altri.
Ingegnere per passione, consulente per necessità; ho creato Lipercubo.it. – Mastodon