Nei meandri spesso oscuri dell’industria dei videogiochi, pochi titoli hanno acquisito lo status di leggenda come Alone in the Dark.
Secondo la leggenda, “De Vermiis Mysteriis” sarebbe stato scritto da un oscuro studioso dell’occulto del XVII secolo, il cui nome è ormai dimenticato, ma le cui opere hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’occultismo. Si dice che il libro contenga incantesimi proibiti, invocazioni demoniache e riti oscuri, oltre a dettagliate descrizioni di creature mostruose e dimensioni oscure che sfidano la comprensione umana.
Tuttavia, molti credono che “De Vermiis Mysteriis” sia solo una leggenda, una creazione della fervida immaginazione di Lovecraft e dei suoi contemporanei. Ma ci sono coloro che sostengono di aver visto copie del libro, nascoste in biblioteche segrete o vendute clandestinamente da oscure figure dell’occulto.
Indipendentemente dalla sua esistenza reale o immaginaria, “De Vermiis Mysteriis” è diventato un elemento iconico del folklore lovecraftiano, un simbolo delle oscure e misteriose forze che si celano al di là del velo della realtà. Coloro che cercano di scoprire la verità su questo oscuro tomo rischiano di essere trascinati in un mondo di terrore e follia, dove la linea tra la realtà e l’illusione diventa sempre più sottile e indistinta.
All’inizio degli anni ’20, il noto occultista e scrittore Howard Phillips Lovecraft si trovava a Providence, Rhode Island, immerso nel suo lavoro su un oscuro manoscritto intitolato “Ve Vermiis Mysteriis”. Questo antico tomo, tradotto come “I Misteri dei Vermi”, raccontava di oscure presenze che si nascondevano tra le pieghe della realtà, e della follia che attendeva coloro che osavano sfidare il velo del mistero cosmico.
Si dice che Lovecraft si sia ispirato a tali oscure leggende quando scrisse i suoi racconti di orrore cosmico, ma c’è chi sostiene che il suo influsso si estendesse anche al mondo dei videogiochi. Alone in the Dark 1, infatti, sembra ricollegarsi a molte delle tematiche e delle atmosfere presenti nel “Ve Vermiis Mysteriis”.
Nel gioco, il giocatore assume il ruolo di un investigatore privato, incaricato di esplorare una vecchia e sinistra villa vittoriana. Ciò che segue è un’esperienza di terrore molto interiorizzato, psicologico, simbolo degli orrori da cui il protagonista fugge (i debiti che ha contratto, ci viene detto all’inizio), con incontri con creature sovrannaturali e criptici enigmi sfidanti.
L’atmosfera del gioco è densa di tensione e mistero, con la sensazione costante di essere osservati da forze oscure che si nascondono nell’ombra.
Tuttavia, ciò che ha reso Alone in the Dark davvero unico è stata la sua innovativa grafica tridimensionale, che ha permesso ai giocatori di esplorare l’ambiente da prospettive multiple, creando un senso di immersione e realismo senza precedenti per l’epoca. Ma dietro quella tecnologia all’avanguardia, c’era una strana sensazione di disagio, come se la villa stessa fosse viva e respirasse, pronta a inghiottire chiunque osasse sfidarla.
Nonostante il successo critico e commerciale di Alone in the Dark 1, ci sono coloro che avvertono un senso di inquietudine nel suo ricordo. Forse è perché il gioco sembra evocare le stesse oscure forze che Lovecraft descriveva nel “De Vermiis Mysteriis“, o forse è perché la villa stessa sembra avere una presenza sinistra e inquietante che va oltre il semplice codice binario.
In definitiva, meglio non leggere il “De Vermiis Mysteriis” se non si è pronti a sfidare le tenebre e l’oscurità che risiedono al suo interno. E meglio non esplorare la villa di Alone in the Dark 1 se non si è pronti ad affrontare le forze oscure che la abitano.