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  • Che cosa vuol dire metonimia (significato) – Wikicubo

    Che cosa vuol dire metonimia (significato) – Wikicubo

    La Metonimia: tra etimologia e psicoanalisi

    Etimologia e Significato Generale:

    La parola “metonimia” deriva dal greco metà (oltre) e ònoma (nome), letteralmente “trasposizione di nome”. Essa definisce una figura retorica che consiste nell’utilizzare un termine per indicarne un altro con cui ha un rapporto di contiguità logica o spaziale. In parole semplici, la metonimia sostituisce un nome con un altro ad esso strettamente legato, creando una sovrapposizione di significati.

    Esempi di Metonimia:

    • Causa per effetto: “Bere un bicchiere” (bere il contenuto del bicchiere)
    • Contenitore per contenuto: “La pentola bolle” (l’acqua contenuta nella pentola bolle)
    • Luogo per abitante: “L’Italia ha vinto” (la squadra italiana ha vinto)
    • Autore per opera: “Ho letto Dante” (ho letto la Divina Commedia di Dante)
    • Segno per cosa significata: “Lo scettro del re” (il potere del re)

    Metonimia nella Psicoanalisi Lacaniana:

    Nella teoria psicoanalitica di Jacques Lacan, la metonimia assume un ruolo centrale nella spiegazione del funzionamento del linguaggio e dell’inconscio. Lacan sostiene che il linguaggio umano sia intrinsecamente metonimico, ovvero strutturato su una rete di significati interconnessi che si sostituiscono e si rimandano l’un l’altro.

    Secondo Lacan, questa caratteristica metonimica del linguaggio riflette la struttura dell’inconscio stesso, che si manifesta attraverso simboli e condensazioni di significati. Il desiderio inconscio, in particolare, si esprime spesso in modo metonimico, utilizzando parole e immagini che rappresentano qualcosa di diverso da ciò che significano letteralmente.

    Esempi di Metonimia:

    • “Il significante è ciò che rappresenta il soggetto nella rappresentazione dell’Altro” (il significante è metonimicamente legato al soggetto)
    • “L’inconscio è strutturato come un linguaggio” (l’inconscio si esprime attraverso la metonimia)
    • “Il sintomo è una formazione metonimica del desiderio” (il sintomo rappresenta il desiderio in modo metonimico)

    Conclusione

    La metonimia, sia come figura retorica che come concetto psicoanalitico, rappresenta un potente strumento per comprendere il linguaggio, il pensiero e il funzionamento dell’inconscio. La sua capacità di creare connessioni simboliche tra concetti apparentemente distanti ci permette di cogliere significati più profondi e di esplorare le complesse dinamiche della psiche umana.

  • Sinapsi!

    La sinapsi è una connessione fisica tra due neuroni o tra un neurone e una cellula bersaglio, attraverso la quale avviene la trasmissione di segnali e informazioni nell’organismo. Tuttavia, il termine “sinapsi” può essere utilizzato in senso metaforico per descrivere una connessione o un collegamento tra due o più idee, concetti o persone.

    In un contesto metaforico, la parola “sinapsi” rappresenta un punto in cui le informazioni o le idee vengono trasmesse, condivise o scambiate. Può simboleggiare la comunicazione, la connessione intellettuale o emotiva tra individui o gruppi. Ad esempio, si potrebbe dire:

    • “Nella sinapsi delle nostre menti, abbiamo trovato una soluzione innovativa al problema.”
    • “La sinapsi tra le due culture ha portato a un arricchimento reciproco.”
    • “La sinapsi tra gli artisti ha creato un’opera d’arte eccezionale.”
    • “Le sinapsi tra le diverse discipline scientifiche sono essenziali per fare progressi nella ricerca.”

    In questo contesto, la sinapsi rappresenta un punto di connessione e scambio di idee o informazioni, sottolineando l’importanza della comunicazione e della collaborazione nell’ambito di vari contesti, dalla scienza all’arte, alla risoluzione dei problemi e alle relazioni interpersonali.

    I film che trattano specificamente del concetto scientifico delle sinapsi, ossia delle connessioni tra i neuroni nel cervello, sono relativamente rari. Tuttavia, ci sono film che affrontano temi legati alla neuroscienza, alla mente umana e alle connessioni neurali in senso più ampio. Ecco alcuni film che possono essere di interesse:

    1. “Lucy” (2014) – Diretto da Luc Besson, il film segue la storia di una donna, interpretata da Scarlett Johansson, che acquisisce capacità sovrumane a seguito di una sostanza chimica che modifica il suo cervello. Il film esplora il potenziale del cervello umano e le connessioni neurali in modo speculativo.
    2. Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (2004) – Diretto da Michel Gondry e scritto da Charlie Kaufman, questo film non tratta direttamente delle sinapsi, ma esplora la memoria, le relazioni e la psicologia umana in un modo che coinvolge l’idea delle connessioni neurali e delle esperienze personali memorabili.
    3. “Transcendence” (2014) – Questo film di fantascienza, diretto da Wally Pfister, affronta la questione della trasferibilità della mente umana in un computer avanzato. Esplora il concetto di connessioni neurali in un contesto futuristico.
    4. “The Cell” (2000) – Diretto da Tarsem Singh, questo thriller segue una psicologa che entra nella mente di un serial killer attraverso una tecnologia avanzata per cercare di salvare una giovane vittima. Il film offre una visione visivamente stimolante delle connessioni neurali e delle percezioni.
    5. The Matrix” (1999) – Diretto dai fratelli Wachowski, questo classico della fantascienza presenta un mondo in cui la realtà è una simulazione informatica. Il film esplora concetti relativi alla mente umana, alla percezione e alla connettività neuronale in un mondo dominato dalla tecnologia.

    Mentre questi film possono non trattare direttamente delle sinapsi nel senso scientifico, affrontano temi correlati alla mente umana, alla tecnologia e alla percezione che possono suscitare riflessioni sul funzionamento del cervello e delle connessioni neurali.

  • Che vuol dire frattare

    Frattare” non è un termine standard o comune nella lingua italiana: in effetti potrebbe essere un regionalismo o un termine usato in contesti specifici o settoriali, ma non è ampiamente diffuso o riconosciuto come parola comune nell’italiano standard. Più che frattare, è possibile che tu intendessi in-frattare! Eh, vabbè!

    Al posto di infrattare diremmo pertanto “andare per fratte” (come sarebbe meglio dire) è un’espressione usata nella lingua romanesca che significa appartarsi, solitamente riferendosi a una coppia che si allontana dal resto del gruppo per trascorrere del tempo insieme in un luogo appartato, spesso per amoreggiare o per avere momenti di intimità. Il termine “fratte” potrebbe essere collegato all’idea di sentieri appartati o luoghi isolati, dove le persone possono ritirarsi per godere di un po’ di privacy. Anche in toscano l’espressione “essere o andare per le fratte” potrebbe indicare l’andare in luoghi remoti o appartati, senza specificare necessariamente uno scopo amoroso, ma semplicemente indicando l’andare in posti isolati o appartati.

    “Frattare” è un termine che può avere diversi significati a seconda del contesto. Pero’ non siamo sicuri! (nella foto: frattare secondo l’intelligenza artificiale generativa di Midjourney)

  • Gonzo!

    Il termine “gonzo” ha diverse sfaccettature a seconda del contesto in cui viene utilizzato, ed è stato associato a diversi contesti come il giornalismo gonzo (un tipo di narrativa giornalistica molto coinvolgente) o la pornografia gonzo (uno stile di film pornografici che coinvolge direttamente lo spettatore nell’azione).

    In entrambi i casi, il termine “gonzo” si riferisce all’idea di immersione diretta o coinvolgimento attivo.

    La parola “gonzo” ha origini incerte ma è stata resa famosa dal giornalista statunitense Hunter S. Thompson, spesso associata al suo stile di giornalismo gonzo. L’etimologia esatta di “gonzo” non è chiara, ma sembra derivare dal gergo americano degli anni ’60, con l’uso sporadico del termine per riferirsi a qualcosa di eccentrico, strano o bizzarro. In alcuni casi “gonzo” può essere usato come sinonimo di “Sciocco, sempliciotto, credulone”.

    Hunter S. Thompson è noto per aver adottato questo termine per descrivere il suo stile non convenzionale di giornalismo, che integrava la narrazione personale con l’oggettività, coinvolgendosi direttamente nelle storie che stava raccontando. Questo stile distintivo ha portato alla diffusione della parola “gonzo” per descrivere un tipo di giornalismo non convenzionale e coinvolgente. Tuttavia, la radice precisa del termine non è stata completamente tracciata, essendo nata probabilmente come un termine gergale senza un’origine specifica ben definita.

    Come genere visivo, il gonzo è un sottogenere pornografico che richiama in parte il POV. Il (POV) o porno in prima persona  è una forma di intrattenimento per adulti realizzato in modo che sembri che lo spettatore stia vivendo l’atto sessuale in prima persona, oppure – se preferite – in cui il cameraman si identifica con il regista e l’attore che dirige la scena. Nella pornografia POV, lo stile di ripresa è generalmente simile alla pornografia cosiddetta gonzo movie, con la persona che riceve gratificazione che tiene la telecamera da sola, puntandola verso il soggetto che sta eseguendo l’atto. Questo stile di ripresa è in contrasto con quello classico l’uso di una troupe separata in terza persona che filma tutta l’azione. L’effetto è quello di dare allo spettatore la sensazione di vivere gli atti sessuali che sta guardando, piuttosto che limitarsi a osservare gli altri come un voyeur. Curiosamente, molti thriller e horror sperimentali hanno seguito la stessa tecnica: si pensi ad esempio a Il cameraman e l’assassino (un cult di metà anni Sessanta), oppure i vari August Underground (che presenta varie allusioni esplicite a sesso e parafilie) fino a The last horror movie, in cui un serial killer va in giro ad uccidere auto-filmando le proprie efferatezze, che poi costituiscono il film stesso.

    La pornografia POV a volte rompe la rigorosa convenzione del punto di vista, mostrando viste che non sarebbero possibili dal vivo (ad esempio: una telecamera che ruota attorno ai soggetti), ed in questi i film gonzo non fanno eccezione.

    POV e gonzo afferiscono al calderono della pornografia realistica, un genere di porno in cui le scene rappresentate, girate in stile cinema verità (quando non direttamente con telecamere amatoriali o a risoluzione poco accurata), preparano e precedono pratiche sessuali di vario genere. Queste scene possono avere sia l’operatore direttamente impegnato nel sesso (come nel gonzo) o semplicemente riprendere altri che lo stanno facendo. Il genere si presenta con il giro di parole “coppie reali che fanno sesso reale”, e possono sia essere effettivamente reali (con attori amatoriali) che simulare il realismo (con attori professionisti).

    La popolarità di questa nicchia è cresciuta in modo significativo negli anni 2000, anche grazie al web. Tra gli esempi si possono citare le serie Girls Gone Wild, Fake Taxi, Girls Who Like Girls, Reality Kings, Money Talks e Brazzers. Il confine tra reale e simulato, in effetti, è spesso molto labile e volutamente ambiguo.

  • Una breve storia del luddismo

    Il termine “luddista” si riferisce a una persona o a un movimento che è contrario o si oppone al progresso tecnologico, in particolare all’automazione e all’uso delle macchine. I luddisti prendono il loro nome da Ned Ludd, un leggendario leader operaio britannico del tardo XVIII secolo, il quale, secondo la tradizione, distrusse una macchina tessile in un atto di protesta contro l’automazione nella produzione tessile. Il termine “luddista” è spesso utilizzato oggi per descrivere persone o gruppi che resistono o si oppongono alle nuove tecnologie o all’automazione, anche se il termine può assumere connotazioni negative o essere utilizzato in modo colloquiale per indicare chiunque sia riluttante o critico nei confronti delle innovazioni tecnologiche. Tuttavia, è importante notare che non tutti coloro che esprimono preoccupazioni riguardo alla tecnologia o all’automazione sono necessariamente luddisti, e molte persone cercano invece di trovare un equilibrio tra il progresso tecnologico e il benessere sociale ed economico.

    I luddisti erano principalmente attivi durante la Rivoluzione Industriale in Inghilterra, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Essi credevano che l’automazione e le macchine avrebbero portato alla perdita di posti di lavoro, al degrado delle condizioni di lavoro e alla povertà. Di conseguenza, agirono distruggendo macchine tessili e attaccando le fabbriche. La storia del luddismo ha le sue origini nel tardo XVIII secolo in Inghilterra e ha avuto sviluppi e evoluzioni significative nel corso dei secoli.

    Secondo il filosofo Julian Young Martin Heidegger era un luddista nella sua prima fase filosofica e credeva nella distruzione della tecnologia moderna e nel ritorno a un mondo agrario precedente. Tuttavia, l’Heidegger successivo non vedeva la tecnologia come del tutto negativa e non ne chiedeva effettivamente l’abbandono o la distruzione. Ne La questione della tecnologia (1953), Heidegger sostiene che il moderno “modo di essere” tecnologico è quello che considera il mondo naturale, le piante, gli animali e persino gli esseri umani come una “riserva in piedi” – risorse da sfruttare come mezzi per un fine. Per illustrare questa “mostruosità”, Heidegger usa l’esempio di una centrale idroelettrica sul fiume Reno che trasforma il fiume da una meraviglia naturale incontaminata a un semplice fornitore di energia idroelettrica. In questo senso, la tecnologia non è solo un insieme di strumenti, ma un modo di essere nel mondo e di comprendere il mondo che è strumentale e grottesco. Secondo Heidegger, questo modo di essere definisce il modo moderno di vivere in Occidente. Per Heidegger, questo processo tecnologico finisce per ridurre gli esseri a non esseri, cosa che Heidegger chiama “abbandono dell’essere” e che comporta la perdita di qualsiasi senso di stupore e meraviglia, nonché l’indifferenza a tale perdita.

    Uno dei primi grandi pensatori anti-tecnologici contemporanei è stato il filosofo francese Jacques Ellul. Secondo Ellul, la tecnologia ha un impulso che tende ad annegare le preoccupazioni umane: “L’unica cosa che conta tecnicamente è il rendimento, la produzione. Questa è la legge della tecnica; questo rendimento può essere ottenuto solo con la mobilitazione totale degli esseri umani, corpo e anima, e questo implica lo sfruttamento di tutte le forze psichiche umane”. Il problema, pero’, potrebbe risiedere non tanto nella tecnologia in sè quanto nel modello liberista che viene acriticamente, il più delle volte, accettato dai più.

    Breve storia del luddismo

    Ecco una breve storia del luddismo dalle origini fino ai giorni nostri, insieme a un esempio contemporaneo di possibile applicazione del concetto:

    Origini (Fine XVIII secolo – Inizio XIX secolo): Il luddismo prende il nome da Ned Ludd, un leggendario leader operaio che, secondo la tradizione, distrusse una macchina tessile nel 1779 in un atto di protesta contro l’automazione nella produzione tessile. Nel corso degli anni, il movimento luddista cresce, con operai tessili che distruggono macchine industriali in molte parti dell’Inghilterra. I luddisti erano preoccupati che l’automazione avrebbe portato alla perdita di posti di lavoro e alla miseria.

    Repressione e Declino (Inizio XIX secolo): Il governo britannico rispose con forza alle attività dei luddisti, inviando l’esercito per sopprimere il movimento e applicando leggi severe contro la distruzione delle macchine. Nel giro di pochi anni, il movimento luddista perse la sua forza.

    Rinascita (Tardo XIX secolo – Inizio XX secolo): Il termine “luddista” fu riutilizzato durante il periodo dell’industrializzazione in altri paesi, come gli Stati Uniti e l’Australia, per descrivere gli operai che protestavano contro le condizioni di lavoro nelle fabbriche e chiedevano migliori condizioni di impiego e diritti sindacali.

    Applicazioni Contemporanee: Oggi, il termine “luddismo” è talvolta usato in modo metaforico per descrivere le persone o i gruppi che si oppongono alle nuove tecnologie o all’automazione a causa di preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro, alla privacy o all’etica. Un esempio contemporaneo potrebbe essere l’opposizione a sviluppi come l’intelligenza artificiale avanzata o l’automazione nella produzione industriale. Ad esempio, gruppi di lavoratori o attivisti possono esprimere preoccupazioni sul fatto che l’automazione porterà alla disoccupazione o ridurrà la qualità del lavoro.

    Accelerazionismo vs luddismo

    L’accelerazionismo e il luddismo sono due movimenti o filosofie radicali che affrontano in modi opposti il rapporto tra tecnologia e società. Mentre entrambi si concentrano sulla tecnologia, hanno obiettivi e approcci molto diversi:

    1. Luddismo: Il luddismo è un movimento storico nato alla fine del XVIII secolo in Inghilterra. I ludditi erano lavoratori che si ribellavano contro l’automazione e l’introduzione di macchine tessili nelle fabbriche, poiché temevano che queste macchine avrebbero portato alla perdita dei loro posti di lavoro e alla riduzione dei salari. I ludditi distruggevano le macchine in un atto di protesta. Il luddismo si basa sulla paura dei cambiamenti tecnologici e sulla difesa dei posti di lavoro tradizionali.
    2. Accelerazionismo: L’accelerazionismo è una filosofia contemporanea che suggerisce che il modo migliore per affrontare i problemi sociali ed economici è accelerare ulteriormente il processo di sviluppo tecnologico e capitalista, anziché rallentarlo o cercare di contenerlo. Gli accelerazionisti credono che, accelerando il cambiamento tecnologico e capitalistico, si potrebbero creare le condizioni per superare le contraddizioni e le inefficienze del sistema attuale. L’accelerazionismo è spesso associato a teorie complesse sulla tecnologia, la politica e la società.

    In breve, mentre il luddismo è contrario all’accelerazione tecnologica e lotta contro di essa per proteggere i lavoratori tradizionali, l’accelerazionismo promuove l’accelerazione tecnologica come mezzo per raggiungere obiettivi sociali e politici differenti. Sono quindi in netto contrasto tra loro.

    Conclusioni

    È importante notare che l’applicazione contemporanea del termine “luddismo” spesso non coinvolge la distruzione fisica di macchine, ma piuttosto la critica e la discussione riguardo alle implicazioni delle nuove tecnologie. Mentre alcune preoccupazioni possono essere legittime, molti sostengono che l’adozione responsabile delle nuove tecnologie può portare a miglioramenti significativi nella società, nell’efficienza economica e nella qualità della vita. Di conseguenza, il luddismo contemporaneo solleva domande importanti sul bilanciamento tra progresso tecnologico e benessere sociale.

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