Salvatore

  • La vera storia del meme LOSS

    La vera storia del meme LOSS

    Il meme Loss, noto anche come CADbortion, Loss.jpg e | || || |_, si riferisce a un iconico fumetto della serie di fumetti web a tema videogiochi Ctrl+Alt+Canc in cui la protagonista femminile Liah vive l’esperienza traumatica di un aborto spontaneo. La striscia ha segnato un cambiamento significativo nel tono rispetto al fumetto solitamente comico, suscitando un autentico shock in moltissimi lettori.

    La vignetta originale era questa:

     

    Il drammatico cambiamento di tono della serie è stato inaspettato e, per molti lettori, senza successo, portando la striscia ad essere ampiamente ignorata e derisa online. Da allora è stato ampiamente parodiato in interpretazioni minimaliste dei quattro pannelli della striscia, rappresentati come “| || || |_”.

    La storia del meme “LOSS” inizia con una striscia a fumetti pubblicata da Tim Buckley nel webcomic Ctrl+Alt+Del. Questa striscia è famosa per essere diventata un meme virale grazie alla sua transizione da una trama seria a uno stile visivo estremamente ridotto e astratto. Nel tempo si è evoluta in numerose versioni che ricalcano la freddezza ed il cinismo della serie originale, espressione del sentire dell’artista e che così poca eco positiva ha avuto all’interno delle community.

    1. Origine del fumetto:
      • Ctrl+Alt+Del è un webcomic che segue le vicende di Ethan, un appassionato di videogiochi, e i suoi amici. Il fumetto è noto per il suo umorismo legato ai videogiochi e alla cultura geek.
      • Il 2 giugno 2008, Tim Buckley pubblica una striscia intitolata “Loss”. In questa striscia, il protagonista Ethan visita un ospedale dove scopre che la sua fidanzata Lilah ha avuto un aborto spontaneo. La striscia è composta da cinque pannelli che raccontano questa storia in un tono serio e drammatico.
    2. Reazione della comunità:
      • La striscia “Loss” ha ricevuto reazioni miste dai lettori. Alcuni l’hanno trovata toccante, mentre altri l’hanno considerata fuori luogo rispetto al tono abituale del fumetto, più leggero e umoristico.
      • La natura seria e inaspettata della striscia ha portato molti a discuterne e a parodiarla.
    3. Evoluzione in meme:
      • Nel tempo, la striscia “Loss” è diventata un meme, con utenti di internet che ne riproducevano la struttura in modo astratto e minimalista.
      • La striscia è stata ridotta ai suoi elementi base: quattro pannelli con figure stilizzate che rappresentano i movimenti e le posizioni dei personaggi. La prima figura sta in piedi, la seconda è piegata, la terza è sdraiata su una superficie, e la quarta è accanto a una figura sdraiata.
      • Questi quattro elementi sono stati riprodotti in vari contesti, diventando una sorta di linguaggio visivo per riconoscere la striscia originale.
    4. Impatto culturale:
      • Il meme “LOSS” è diventato un fenomeno culturale su Internet, rappresentando un esempio di come una scena drammatica possa essere trasformata in un simbolo riconoscibile attraverso la riduzione visiva.
      • Ha generato innumerevoli variazioni e reinterpretazioni, da disegni minimalisti a riproduzioni con altri personaggi o in altri stili artistici.

    In sintesi, “LOSS” è un esempio di come un’opera d’arte visiva possa essere reinterpretata e trasformata in un simbolo culturale attraverso il processo di memetizzazione, spesso perdendo il suo contesto originale ma guadagnando un nuovo significato condiviso all’interno di una comunità.

  • Guida teorica alla concupiscenza

    La concupiscenza, quindi, è un termine ricco di significato, che riflette la complessità dei desideri umani e le sfide morali e spirituali che ne derivano.

    Esempio di Uso:

    • In Letteratura: “Il protagonista del romanzo era tormentato dalla concupiscenza, il suo desiderio irrefrenabile per la donna che amava lo portava a compiere azioni avventate.”
    • In Teologia: “Sant’Agostino scrisse molto sulla concupiscenza, descrivendola come una delle principali battaglie spirituali che ogni cristiano deve affrontare.”

    Significato

    “Concupiscenza” è una parola che deriva dal latino “concupiscentia”, che significa “desiderio intenso” o “brama”. Viene spesso usata per indicare un desiderio ardente o una forte inclinazione verso il piacere sensuale, specialmente sessuale. Il termine ha connotazioni storiche e teologiche significative, in particolare nella tradizione cristiana, dove è spesso associato con il desiderio peccaminoso e la tentazione di indulgere in piaceri carnali che allontanano dall’ideale spirituale.

    Ecco una spiegazione dettagliata:

    1. Desiderio Intenso: La concupiscenza è un desiderio forte e persistente, non semplicemente un capriccio passeggero. È un impulso che può dominare i pensieri e le azioni di una persona.
    2. Appagamento Sessuale: Sebbene possa riferirsi a qualsiasi desiderio intenso, il termine è più comunemente associato al desiderio sessuale. Indica una brama che cerca soddisfazione nei piaceri della carne.
    3. Connotazioni Morali e Teologiche: Nel contesto religioso, in particolare nel cristianesimo, la concupiscenza è spesso vista come un desiderio peccaminoso. È considerata una delle conseguenze del peccato originale, che inclina gli esseri umani verso il peccato. Nella teologia cattolica, per esempio, la concupiscenza non è di per sé un peccato, ma una tendenza che può portare al peccato se non viene controllata.
    4. Implicazioni Psicologiche: Dal punto di vista psicologico, la concupiscenza può essere vista come una manifestazione di desideri e pulsioni innate, che devono essere gestite e canalizzate in modi socialmente accettabili e non dannosi per l’individuo o gli altri.

    La concupiscenza, intesa come desiderio intenso e spesso smodato di piaceri sensuali, rappresenta un tema ricorrente nel cinema d’autore, declinato in svariate forme e sfumature a seconda del regista e dell’epoca storica. Essa rappresenta un tema centrale anche nel cinema d’autore, offrendo ai registi un potente strumento per indagare la natura umana, le sue contraddizioni e i suoi lati oscuri. Attraverso le diverse declinazioni di questo tema, il cinema d’autore ci invita a riflettere sui nostri desideri più profondi, sulle loro implicazioni morali e sul loro ruolo nella società.

    Esplorazioni iconiche

    • Pier Paolo Pasolini: Maestro indiscusso del cinema italiano, Pasolini ha indagato la concupiscenza con crudo realismo e poetica visionarietà. In film come “Accattone” (1961) e “Salò o le 120 giornate di Sodoma” (1975), il regista descrive la forza dirompente del desiderio, capace di condurre i protagonisti verso derive tragiche e nichiliste. La sua opera rappresenta un’analisi spietata della società italiana del dopoguerra, mettendone a nudo le ipocrisie e le contraddizioni attraverso l’esplorazione dei bassifondi e delle zone marginali.

    • Ingmar Bergman: Il cinema di Bergman è intriso di una profonda introspezione psicologica, dove la concupiscenza assume un ruolo centrale nell’esplorare le fragilità e le torbide pulsioni dell’animo umano. In film come “Il settimo sigillo” (1957) e “Persona” (1966), il regista svedese mette in scena personaggi tormentati da desideri inconfessabili e ossessioni erotiche, che li conducono verso sentieri di autodistruzione e disillusione. La sua opera è caratterizzata da un’atmosfera onirica e simbolica, dove la realtà si mescola con la dimensione interiore dei protagonisti, creando un clima di tensione e inquietudine.

    • Luis Buñuel: Il surrealismo di Buñuel sconvolge le convenzioni narrative e visive, utilizzando la concupiscenza come strumento per sovvertire l’ordine sociale e morale. In film come “L’età dell’oro” (1930) e “Il fascino discreto della borghesia” (1972), il regista spagnolo crea immagini oniriche e provocatorie, dove i desideri repressi e le fantasie erotiche irrompono nella realtà con forza dirompente. La sua opera è pervasa da un umorismo nero e grottesco, che amplifica l’effetto di straniamento e disorientamento nello spettatore.

    Oltre i maestri

    Oltre ai grandi nomi citati, la concupiscenza ha trovato spazio in svariate opere del cinema d’autore, assumendo forme e significati differenti a seconda del contesto storico e culturale.

    • Il cinema italiano: Dai film neorealisti di Luchino Visconti e Roberto Rossellini, che esploravano la miseria e la disperazione del dopoguerra, fino alle opere di Michelangelo Antonioni e Bernardo Bertolucci, che indagavano la complessità dei rapporti umani e la crisi dell’identità borghese, la concupiscenza ha rappresentato un elemento chiave per raccontare l’Italia che cambiava.

    • La Nouvelle Vague francese: I registi della Nouvelle Vague, come François Truffaut e Jean-Luc Godard, hanno utilizzato la concupiscenza per sovvertire le convenzioni narrative del cinema classico, inserendo elementi di spontaneità e realismo nella rappresentazione dei desideri e delle pulsioni dei personaggi.

    • Il cinema contemporaneo: Nel cinema contemporaneo, la concupiscenza continua ad essere esplorata in modi nuovi e originali. Registi come Lars von Trier e Michael Haneke utilizzano il tema per affrontare questioni complesse come la violenza, la sessualità e la morte, creando opere disturbanti e provocatorie che sfidano lo spettatore.

  • Storia di un topo soggettivista

    C’era una volta un topo di nome Max, che viveva in una gabbia di laboratorio. Max era un topo particolarmente curioso e intelligente, e passava gran parte delle sue giornate a esplorare ogni angolo della sua gabbia. Un giorno, notò una leva metallica attaccata a una delle pareti. Dopo un primo momento di esitazione, decise di avvicinarsi e di premerla.

    Con sua grande sorpresa, non appena la leva venne premuta, apparve lo sperimentatore umano, portando con sé un piccolo pezzo di formaggio. Max mangiò il formaggio con gusto, riflettendo su ciò che era appena accaduto. Non poteva sapere che lo sperimentatore aveva programmato l’esperimento per studiare il comportamento di rinforzo positivo.

    Nei giorni seguenti, Max continuò a premere la leva, e ogni volta l’umano arrivava con del cibo. Max pensava:

    Ho addestrato bene il mio sperimentatore! Ogni volta che premo questa leva, lui viene e mi porta del cibo!

    Così, dal punto di vista di Max, la punteggiatura degli eventi era chiara:

    1. Max preme la leva.
    2. Lo sperimentatore arriva.
    3. Max riceve il cibo.

    Max non poteva immaginare che il suo comportamento fosse il soggetto di uno studio scientifico. Per lui, era evidente che fosse lui ad aver addestrato l’umano. Questo schema era la prova del suo successo nel manipolare l’ambiente e le creature attorno a lui. Ogni volta che aveva fame, premeva la leva con determinazione, e ogni volta, puntualmente, lo sperimentatore si affrettava a fornirgli il pasto. Max pensava di aver scoperto un grande segreto sul comportamento umano: “Gli umani sono così facilmente addestrabili!”

    Dall’altra parte della gabbia, lo sperimentatore osservava attentamente e prendeva nota dei comportamenti di Max, pensando tra sé:

    Il topo sta imparando a collegare l’azione di premere la leva con la ricompensa del cibo. Il nostro esperimento sta procedendo bene.”

    Lo sperimentatore vedeva la punteggiatura degli eventi in modo diverso:

    1. Il topo preme la leva come risposta a un condizionamento.
    2. Il cibo viene dato come rinforzo.
    3. Il topo impara a ripetere il comportamento.

    Ogni giorno, lo sperimentatore annotava i dati e rifletteva sui risultati, convinto che il topo stesse imparando il comportamento desiderato. Max, nel frattempo, si sentiva sempre più sicuro delle sue capacità di addestramento:

    “Devo solo premere questa leva e l’umano mi darà del cibo. Sono un vero maestro!”

    Un giorno, lo sperimentatore decise di introdurre una variazione nell’esperimento. Decise di ritardare leggermente la consegna del cibo dopo che Max avesse premuto la leva. Max premette la leva come al solito, ma questa volta, il cibo non arrivò immediatamente. Inizialmente confuso, Max premette la leva diverse volte, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Dopo un po’, il cibo finalmente arrivò. Max rimase perplesso, ma alla fine pensò:

    “Forse l’umano aveva bisogno di più tempo per capire cosa volevo. Devo essere più paziente con lui.”

    Dall’altra parte, lo sperimentatore notava con interesse come il comportamento di Max stesse cambiando. Il ritardo nella consegna del cibo stava influenzando la frequenza e l’intensità con cui il topo premeva la leva. Il topo sembrava essere più insistente, come se cercasse di “comunicare” meglio con lo sperimentatore.

    La percezione degli eventi è soggettiva.

    La punteggiatura degli eventi può variare a seconda del punto di vista dell’osservatore.

  • Un’introduzione all’iperstizione

    (l’intervista che segue è stata tradotta da lipercubo.it ed è tratta dal sito orphandriftarchive)

    Delphi Carstens intervista Nick Land.

    Anno 2009.

    Nella seguente intervista Nick Land risponde ad alcune domande sui meccanismi dell’Iperstizione nel contesto dell’apocalisse – un tema leggero – giusto per cominciare col botto.

    Q1. Potresti approfondire cosa c’è di occulto… cosa sarà rivelato dall’apocalisse?

    R1. Ciò che è nascosto (l’Occulto) è un ordine del tempo estraneo, che si tradisce attraverso “coincidenze”, “sincronicità” e indicazioni simili di una disposizione intelligente del destino. Un esempio è il modello cabalistico occultato nelle lingue ordinarie – un modello che non può emergere senza erodersi, dal momento che la comprensione generalizzata (umana) e l’uso deliberato dei gruppi di lettere come unità numeriche chiuderebbe il canale della “coincidenza” (informazione aliena). È solo perché le persone usano le parole senza numerizzarle che esse rimangono aperte come canali per qualcos’altro. Dissolvere lo schermo che nasconde queste cose (e nascondendole, permette loro di continuare), significa fondersi con la fonte del segnale e liquidare il mondo.

    Q2. Scrivere sull’apocalisse la ricaccia nell’ombra/la codifica in modo più pesante… oppure l’atto di indagare sull’apocalisse aiuta a decodificarla e attualizzarla?

    R2. Per i teisti, il primo. Per i naturalisti trascendentali (come i cibernetici iperstizionali), quest’ultima.

    Q3. Potresti approfondire il concetto di “sforzo iperstizionale”? Iperstizione è una parola chiave nel lessico della mia tesi… mi chiedevo se potessi scomporre il termine in un linguaggio che i normali accademici (come il mio supervisore!) possano capire. L’iperstizione è la spina dorsale o il canale in cui confluisce tutto ciò che è apocalittico, ma di cosa si tratta esattamente? Potresti definirlo? Il modo in cui lo capisco dal Catacomic è che si tratta di un meme o di un’idea attorno alla quale si cristallizzano idee/traiettorie). (i grassetti sono miei, ndt)

    R3. L’iperstizione è un circuito di feedback positivo che include la cultura come componente. Può essere definita come la (tecno-)scienza sperimentale delle profezie che si autoavverano. Le superstizioni sono semplicemente false credenze, ma le iperstizioni – per la loro stessa esistenza come idee – funzionano in modo causale per realizzare la propria realtà. L’economia capitalista è estremamente sensibile all’iperstizione, dove la fiducia agisce come un tonico efficace, e viceversa. L’idea (fittizia) del cyberspazio ha contribuito all’afflusso di investimenti che lo hanno rapidamente convertito in una realtà tecnosociale.

    Il monoteismo abramitico è anche molto potente come motore iperstizionale. Trattando Gerusalemme come una città santa con uno speciale destino storico-mondiale, ad esempio, si è assicurato l’investimento culturale e politico che trasforma questa affermazione in verità. L’iperstizione è quindi in grado, in circostanze “favorevoli” la cui esatta natura richiede ulteriori indagini, di trasmutare le bugie in verità.

    L’iperstizione può quindi essere intesa, dal lato del soggetto, come una complicazione non lineare dell’epistemologia, basata sulla sensibilità dell’oggetto alla sua postulazione (anche se questa è ben distinta dalla posizione soggettivistica o postmoderna che dissolve la realtà indipendente dell’oggetto in strutture cognitive o semiotiche). L’oggetto iperstizionale non è una mera invenzione della “costruzione sociale”, ma è in un modo molto reale “evocato” all’esistenza dall’approccio adottato nei suoi confronti.

    Q6. Esiste l’iperstizione al di fuori del tempo e come si nasconde? Ciò è affascinante, soprattutto in relazione al meme dell’apocalisse, che non lo è affatto. Come si relazionano i due termini?

    R6. Il tempo è l’operare nel tempo storico di ciò che sta fuori (ma si costruisce attraverso) il tempo storico. L’Apocalisse chiude il circuito.

    D7. In che modo l’iperstizione si collega al capitalismo come campo di forza?

    R7. Il capitalismo incarna dinamiche iperstizionali a un livello di intensità senza precedenti e insuperabile, trasformando la banale “speculazione” economica in un’efficace forza storica mondiale.

    Q8. Puoi dire qualcosa sul tema della finzione – cioè storia e filosofia come finzione, e finzione come attualizzazione più intensa del potenziale storico / scientifico / tecnologico / sociologico?

    R8. L’iperstizione è in equilibrio tra finzione e tecnologia, ed è questa tensione che conferisce intensità a entrambe, sebbene l’intensità della finzione debba tutto al suo potenziale (catalizzare i “divenire” iperstizionali) piuttosto che alla sua realtà (che può essere mera espressività umana). .

  • Open theremin rimane uno dei theremin più economici esistenti

    Open Theremin è uno strumento musicale elettronico che esiste da qualche anni, sviluppato interamente con componentistica Arduino e, ad oggi, probabilmente il theremin più economico che riuscirete a portarvi a casa. Se un modello classico tipo Moog costa sempre, se va bene, attorno a 300-400 euro, uno strumento del genere si suona allo stesso modo costa circa la metà. Ad oggi con circa 100€ avrete la possibilità di portarvelo a casa, direttamente dal sito del produttore (dal sito gaudishop).

    Il Theremin ha inventato di fatto la musica elettronica ed è, storicamente, il primo strumenti di questo tipo: la sua caratteristica principale è che si suona senza toccarlo, ma semplicemente sfruttando apposite movenze delle mani. In genere la mano sinistra si occupa dell’intensità del volume, mentre la destra regola, in base all’altezza e alla posizione destra o sinistra, la frequenza della nota.

    Il suono ricorda una via di mezzo tra un violino e, incredibilmente, una voce umana.

    All’interno del theremin, inclusa la sua versione Arduino, troviamo una circuiteria relativamente semplice, che si basa sul principio fisico del battimento: due segnali generati a frequenza radio armonica vengono convogliati in un mixer, che invia in uscita la somma e la differenza tra i due ingressi. Alla base del funzionamento vi è un circuito di condensatori e di VFO (oscillatori in radio frequenza) che poi, in base al battimento, producono un suono che è possibile alterare con il movimento delle mani.

    Su Youtube è possibile trovare una discreta quantità di guide che spiegano precisamente come suonarlo, come intonare le scale, che movimenti sfruttare con le dita e via dicendo.

    Aetherwaves / CC BY-SA

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