Matteo: Un uomo che si crede depositario di ogni conoscenza.
Giada: Una donna che contraddice tutto per principio.
Fernanda: Un personaggio che rappresenta l’anarchia.
Filomena: Un personaggio che rappresenta la democrazia.
Un Coro di Spettatori: Vari individui che commentano la scena.
Scena Unica:
La scena si apre su una piazza cittadina. Al centro, un piedistallo su cui si erge Matteo, con aria trionfante e un libro voluminoso sotto il braccio. Intorno, Giada, Fernanda, Filomena e il Coro di Spettatori.
Matteo: (con voce solenne) Ecco a voi la Verità! Io, Matteo, vi dico che la democrazia è l’unica via verso l’ordine e la prosperità.
Giada: (alzando un dito) Ma io dico che la verità è un concetto relativo. La democrazia? Pff! È solo un’altra forma di oppressione mascherata.
Fernanda: (con tono calmo) La democrazia ha i suoi meriti, ma l’anarchia porta la vera libertà, priva di ogni forma di controllo.
Filomena: (grattandosi la testa) Ma se non c’è controllo, come si può garantire che tutti abbiano la stessa libertà?
Matteo: (con aria di superiorità) Ecco l’errore! Solo attraverso la mia conoscenza possiamo raggiungere la vera democrazia. Io so cosa è meglio per tutti!
Coro di Spettatori: (in coro) Ah, il saputello ha parlato! (ridono)
Giada: (sorridendo) La presunzione del saputello è il vero ostacolo alla libertà. Egli crede di sapere tutto, ma in realtà non sa nulla.
Fernanda: La conoscenza è potere, ma anche una trappola. Quando ci si crede infallibili, si diventa tiranni, non più liberi pensatori.
Filomena: (perplessa) Ma senza una guida, come possiamo organizzarci? La democrazia ha bisogno di regole.
Matteo: (irato) Le mie regole! Solo le mie regole possono garantire ordine e progresso.
Giada: (con sarcasmo) Ah sì, le tue regole! E chi ha detto che le tue regole sono le migliori? Forse la tua arroganza?
Fernanda: Il vero legame tra anarchia e democrazia è l’equilibrio. La libertà dell’anarchia deve coesistere con le regole della democrazia. Nessuna delle due può prevalere senza l’altra.
Filomena: (riflettendo) Quindi, stai dicendo che la democrazia deve accettare un po’ di anarchia per essere veramente libera?
Giada: Esatto! E il saputello qui presente deve imparare che la conoscenza è solo un punto di partenza, non la destinazione.
Matteo: (indignato) Ma io sono Matteo, il Signore delle Verità! Come osate mettere in discussione la mia sapienza?
Coro di Spettatori: (ridendo) Oh, la presunzione dimostrata dal saputello!
Fernanda: La vera sapienza è sapere di non sapere. Solo allora possiamo veramente discutere di anarchia e democrazia.
Filomena: Forse, allora, la democrazia perfetta è quella che ascolta tutti, persino l’anarchia.
Giada: E l’anarchia perfetta è quella che accetta un po’ di democrazia per non cadere nel caos.
Matteo: (rassegnato) Forse, forse avete ragione. Forse la mia presunzione è stata il vero ostacolo.
Coro di Spettatori: (in coro) Finalmente! Il saputello ha imparato!
Sipario.
la presunzione dimostrata dal saputello: saccenteria
(l’intervista che segue è stata tradotta da lipercubo.it ed è tratta dal sito orphandriftarchive)
Delphi Carstens intervista Nick Land.
Anno 2009.
Nella seguente intervista Nick Land risponde ad alcune domande sui meccanismi dell’Iperstizione nel contesto dell’apocalisse – un tema leggero – giusto per cominciare col botto.
Q1. Potresti approfondire cosa c’è di occulto… cosa sarà rivelato dall’apocalisse?
R1. Ciò che è nascosto (l’Occulto) è un ordine del tempo estraneo, che si tradisce attraverso “coincidenze”, “sincronicità” e indicazioni simili di una disposizione intelligente del destino. Un esempio è il modello cabalistico occultato nelle lingue ordinarie – un modello che non può emergere senza erodersi, dal momento che la comprensione generalizzata (umana) e l’uso deliberato dei gruppi di lettere come unità numeriche chiuderebbe il canale della “coincidenza” (informazione aliena). È solo perché le persone usano le parole senza numerizzarle che esse rimangono aperte come canali per qualcos’altro. Dissolvere lo schermo che nasconde queste cose (e nascondendole, permette loro di continuare), significa fondersi con la fonte del segnale e liquidare il mondo.
Q2. Scrivere sull’apocalisse la ricaccia nell’ombra/la codifica in modo più pesante… oppure l’atto di indagare sull’apocalisse aiuta a decodificarla e attualizzarla?
R2. Per i teisti, il primo. Per i naturalisti trascendentali (come i cibernetici iperstizionali), quest’ultima.
Q3. Potresti approfondire il concetto di “sforzo iperstizionale”? Iperstizione è una parola chiave nel lessico della mia tesi… mi chiedevo se potessi scomporre il termine in un linguaggio che i normali accademici (come il mio supervisore!) possano capire. L’iperstizione è la spina dorsale o il canale in cui confluisce tutto ciò che è apocalittico, ma di cosa si tratta esattamente? Potresti definirlo? Il modo in cui lo capisco dal Catacomic è che si tratta di un meme o di un’idea attorno alla quale si cristallizzano idee/traiettorie). (i grassetti sono miei, ndt)
R3. L’iperstizione è un circuito di feedback positivo che include la cultura come componente. Può essere definita come la (tecno-)scienza sperimentale delle profezie che si autoavverano. Le superstizioni sono semplicemente false credenze, ma le iperstizioni – per la loro stessa esistenza come idee – funzionano in modo causale per realizzare la propria realtà. L’economia capitalista è estremamente sensibile all’iperstizione, dove la fiducia agisce come un tonico efficace, e viceversa. L’idea (fittizia) del cyberspazio ha contribuito all’afflusso di investimenti che lo hanno rapidamente convertito in una realtà tecnosociale.
Il monoteismo abramitico è anche molto potente come motore iperstizionale. Trattando Gerusalemme come una città santa con uno speciale destino storico-mondiale, ad esempio, si è assicurato l’investimento culturale e politico che trasforma questa affermazione in verità. L’iperstizione è quindi in grado, in circostanze “favorevoli” la cui esatta natura richiede ulteriori indagini, di trasmutare le bugie in verità.
L’iperstizione può quindi essere intesa, dal lato del soggetto, come una complicazione non lineare dell’epistemologia, basata sulla sensibilità dell’oggetto alla sua postulazione (anche se questa è ben distinta dalla posizione soggettivistica o postmoderna che dissolve la realtà indipendente dell’oggetto in strutture cognitive o semiotiche). L’oggetto iperstizionale non è una mera invenzione della “costruzione sociale”, ma è in un modo molto reale “evocato” all’esistenza dall’approccio adottato nei suoi confronti.
Q6. Esiste l’iperstizione al di fuori del tempo e come si nasconde? Ciò è affascinante, soprattutto in relazione al meme dell’apocalisse, che non lo è affatto. Come si relazionano i due termini?
R6. Il tempo è l’operare nel tempo storico di ciò che sta fuori (ma si costruisce attraverso) il tempo storico. L’Apocalisse chiude il circuito.
D7. In che modo l’iperstizione si collega al capitalismo come campo di forza?
R7. Il capitalismo incarna dinamiche iperstizionali a un livello di intensità senza precedenti e insuperabile, trasformando la banale “speculazione” economica in un’efficace forza storica mondiale.
Q8. Puoi dire qualcosa sul tema della finzione – cioè storia e filosofia come finzione, e finzione come attualizzazione più intensa del potenziale storico / scientifico / tecnologico / sociologico?
R8. L’iperstizione è in equilibrio tra finzione e tecnologia, ed è questa tensione che conferisce intensità a entrambe, sebbene l’intensità della finzione debba tutto al suo potenziale (catalizzare i “divenire” iperstizionali) piuttosto che alla sua realtà (che può essere mera espressività umana). .
Open Theremin è uno strumento musicale elettronico che esiste da qualche anni, sviluppato interamente con componentistica Arduino e, ad oggi, probabilmente il theremin più economico che riuscirete a portarvi a casa. Se un modello classico tipo Moog costa sempre, se va bene, attorno a 300-400 euro, uno strumento del genere si suona allo stesso modo costa circa la metà. Ad oggi con circa 100€ avrete la possibilità di portarvelo a casa, direttamente dal sito del produttore (dal sito gaudishop).
Il Theremin ha inventato di fatto la musica elettronica ed è, storicamente, il primo strumenti di questo tipo: la sua caratteristica principale è che si suona senza toccarlo, ma semplicemente sfruttando apposite movenze delle mani. In genere la mano sinistra si occupa dell’intensità del volume, mentre la destra regola, in base all’altezza e alla posizione destra o sinistra, la frequenza della nota.
Il suono ricorda una via di mezzo tra un violino e, incredibilmente, una voce umana.
All’interno del theremin, inclusa la sua versione Arduino, troviamo una circuiteria relativamente semplice, che si basa sul principio fisico del battimento: due segnali generati a frequenza radio armonica vengono convogliati in un mixer, che invia in uscita la somma e la differenza tra i due ingressi. Alla base del funzionamento vi è un circuito di condensatori e di VFO (oscillatori in radio frequenza) che poi, in base al battimento, producono un suono che è possibile alterare con il movimento delle mani.
Su Youtube è possibile trovare una discreta quantità di guide che spiegano precisamente come suonarlo, come intonare le scale, che movimenti sfruttare con le dita e via dicendo.
Con il termine creepypasta si intendono storie horror che girano su internet , a volte in forma di meme, con storie vere di mezzo o a volte raccontate come se fossero addirittura reali. La suggestione di queste storie, sostanza da urban legend vere e proprie in certi casi, è alla base del loro successo in tutto il mondo. Anche in Italia da qualche tempo sono state pubblicate e tradotte su vari forum e social network: noi oggi ve ne proponiamo un po’ tra quelle che ci sono piaciute di più.
Etimologia
Il termine “creepypasta” è un neologismo formato dalla combinazione delle parole “creepy” (inquietante, spaventoso) e “copypasta” (un termine che indica un testo copiato e incollato in rete). Quindi, “creepypasta” è letteralmente un “testo inquietante copiato e incollato”.
La parola “creepy” ha origini incerte, ma è probabile che derivi dal termine inglese antico “creopan”, che significa “colei che fa strisciare”. “Pasta” nel contesto di “copypasta” si riferisce al fatto che il testo viene copiato e incollato in diverse piattaforme online.
Il termine “creepypasta” è stato coniato per descrivere racconti brevi di natura horror o inquietante che vengono diffusi in rete attraverso il copia e incolla. Questi racconti spesso si diffondono velocemente attraverso forum, social media e siti web, contribuendo a creare una sorta di folklore moderno su internet.
Breve storia delle creepypasta
Secondo la studiosa dell’università di York Sara Bimo, non è facile stabilire quale sia stata la prima creepypasta della storia. Giornalisti come Jessica Roy del Time hanno rilevato somiglianze tra le creepypasta e le catene di Sant’Antonio degli anni Novanta, quelle che diffondevano bufale e leggende metropolitane minacciando un destino terribile agli utenti che non le avrebbero fatte girare. Storie dell’orrore come il Rake, un mostro fittizio creato dagli utenti di 4chan nel 2005, sono state considerate retroattivamente creepypasta.
Altri studiosi del fenomeno considerano la storia del 2001 “Ted the Caver” la prima autentica creepypasta della storia (Ted Hegemann l’ha pubblicata sul suo blog).
Le storie creepypasta originano da 4chan, e la cultura del sito web è stata certamente influente nel plasmare le caratteristiche del genere. Famosi siti dedicati alle creepypasta hanno cominciato a comparire dalla fine degli anni 2000: Creepypasta.com è stato creato nel 2008, mentre il Creepypasta Wiki e il r/NoSleep di Reddit sono stati creati entrambi nel 2010. Secondo Time magazine, il genere ha avuto il suo picco di pubblico nel 2010 quando è stato coperto dal New York Times. da qualche tempo esistono anche versioni italiane di sitidel genere come Creepypasta Wiki.
La definizione di creepypasta si è espansa nel tempo per includere la maggior parte delle brevi opere di fiction horror la cui prima pubblicazione è avvenuta online. Nel tempo, l’autorialità è diventata sempre più importante: molte creepypasta sono scritte da autori nominati o, più frequentemente, da autori anonimi.
SuicideMouse.avi
Suicidemouse.avi è stato probabilmente il progenitore video di tutti gli episodi di creepypasta. Mostra Topolino che camminava lungo una strada senza fine con note random di piano in sottofondo. Il video diventa sempre più distorto e la musica si trasforma in statico. Guarda con i tuoi occhi.
In sintesi, la storia narra di un presunto episodio perduto di Topolino degli anni ’30, noto come “Suicidemouse.avi”. Si dice che questo episodio sia stato rimosso dalla pubblicazione e che sia rimasto inedito per decenni. La storia si concentra su un dipendente della Disney, Leonard Maltin, che scopre casualmente una copia digitale del cartone animato. Tuttavia, ciò che scopre è molto più inquietante di quanto avesse previsto.
Il video inizia come una normale animazione di Topolino che cammina per le strade di una città, ma ben presto assume un tono inquietante. La musica di sottofondo diventa un mormorio angosciante e l’immagine si distorce, mostrando una versione distorta e decomposta di Topolino. La situazione peggiora ulteriormente quando il dipendente di Maltin si suicida dopo aver visto il video fino alla fine, lasciando dietro di sé solo un messaggio criptico.
La storia si conclude con la scoperta che il video contiene un frammento di testo in cirillico che dice:
“Le viste dell’Inferno riportano dentro chi le vede.“
Si insinua che il video sia maledetto o contenga qualcosa di sovrumano, e che cercare di trovarlo online potrebbe portare a conseguenze fatali.
La storia è accompagnata da presunti link a “Suicidemouse.avi“, ma l’autore avverte il lettore di non guardarlo mai e di contattarlo immediatamente se mai dovesse trovarne una copia, suggerendo che ci sia qualcosa di molto sinistro dietro a questo cartone animato apparentemente innocuo.
Sonic.exe
Ero un grande fan di Sonic, appassionato dei nuovi giochi ma con un debole per i classici. Non avevo mai giocato a giochi hackerati o con glitch, ma tutto è cambiato quel pomeriggio d’estate.
Stavo giocando a Sonic Unleashed quando il postino ha consegnato un misterioso pacchetto nella mia cassetta delle lettere. Era un gioco, Sonic.exe, accompagnato da una lettera strana di un amico, Kyle, che sembrava spaventato.
La lettera implorava di distruggere il gioco, avvertendo che se non lo avessi fatto, sarebbe stato posseduto. Ignorando il consiglio di Kyle, ho inserito il CD nel computer. La schermata iniziale era simile al classico gioco di Sonic, ma con un sinistro tocco.
Quando ho iniziato a giocare, ho notato anomalie: personaggi sbagliati, livelli distorti, e una sensazione di terrore crescente. Il gioco sembrava vivo, e Sonic, il protagonista, mostrava un volto malvagio e demoniaco.
Man mano che procedevo, la realtà del gioco si confondeva con la mia. Creature morte, musica distorta e apparizioni spaventose facevano parte dell’esperienza. Mi sentivo intrappolato, come se il gioco avesse una presa su di me.
E poi, Sonic. La sua immagine spaventosa, i suoi occhi bui e il sorriso distorto, mi tormentavano in ogni livello. La sua presenza sembrava pervadere il mio mondo reale, portandomi sempre più vicino al suo dominio oscuro.
Anche quando spegnevo il gioco, la sua influenza persisteva. Sogni inquietanti, voci sinistre e un peluche di Sonic che mi fissava con occhi vuoti, tutto sembrava collegato al gioco maledetto.
La paura mi avvolgeva, ma la mia curiosità era più forte. Ho continuato a giocare, sperando di trovare una via d’uscita da questo incubo interminabile. Ma Sonic non aveva intenzione di lasciarmi andare così facilmente.
Ad ogni turno, il gioco diventava sempre più oscuro, sempre più demoniaco. Sonic si rivelava un dio malvagio, giocando con le anime intrappolate nel suo mondo distorto.
E ora, sono qui, incapace di liberarmi da questa prigione digitale. Sonic mi osserva, sorridendo con quella faccia distorta, mentre io cerco disperatamente una via d’uscita.
Ma forse, in fondo, Kyle aveva ragione. Forse distruggere il gioco è l’unica via d’uscita. Ma posso farlo? O sono destinato a rimanere intrappolato nel mondo di Sonic per sempre?
Teddy the caver di Ted Hegemann
“Ted the Caver” viene presentato come un diario online di un esploratore amatoriale di grotte. Il narratore si rifiuta, in primis, di rivelare nomi o luoghi effettivi per la presunta sicurezza dei suoi lettori. Racconta del suo amico “B” che avrebbe deciso di fare speleologia assieme a lui, trovano un piccolo buco nella “Caverna del Mistero”. Scopre che il buco porta a un passaggio stretto prima di aprirsi ulteriormente; eccitati all’idea che possa trattarsi di un passaggio inesplorato, i due passano giorni scavando instancabilmente.
Man mano che gli esploratori si addentrano sempre più nella grotta, incontrano strani geroglifici, mentre venti minacciosi sembrano soffiare all’interno. In un ultimo post sul blog, Ted scrive che lui e i suoi compagni porteranno un’arma da fuoco nella grotta dopo aver vissuto una serie di incubi, allucinazioni e un incontro con ciò che potrebbe essere presumibilmente un essere soprannaturale.
Il blog non è stato più aggiornato da allora.
Il telefono
Estate, tempo di vacanze: ero a casa dei miei genitori, di notte. Forse le 3 del mattina, ancora al PC a sbirciare siti e video improbabili sul web. Squilla il cellulare, era mia sorella. Cosa strana doppiamente perchè, al di là della stanza, mia sorella era in casa con me in quel momento.
Ho pensato che volesse parlare con me, quindi mi sono alzato e sono andato in camera sua. Non appena ho raggiunto la sua porta, ha iniziato a urlare che qualcuno era nella stanza con lei. Sono entrato e non c’era nessuno. Dopo aver smesso di piangere mi ha detto che si è svegliata e ha visto un’ombra scura a pochi centimetri dal suo viso, ed è allora che ha gridato.
Quando le ho detto che mi ha chiamato, mi ha detto che era impossibile: il suo telefono non era nella sua stanza, l’aveva dimenticato al piano di sotto, nella borsa, in soggiorno. Sul telefono risulta la chiamata ricevuta da lei a quell’ora, ma sul suo non risulta nulla.
SlenderMan
Molto prima che questo personaggio diventasse caratteristico di videogame e serie TV di successo, Slenderman (un ghoul minaccioso e dall’altezza spropositata) ha caratterizzato vari oscuri forum su internet, con i suoi arti innaturalmente lunghi.
In genere Slenderman colpisce i bambini, e più in generale coloro che diventano ossessionati dalla sua esistenza, anche se nessuno sa esattamente cosa succede ai corpi catturati poiché nessuno è mai sfuggito a un incontro con lui. Slender Man è alto e magro, con una faccia bianca del tutto priva di lineamenti. Indossa un abito nero, e talvolta viene mostrato con tentacoli che fuoriescono dalla schiena. Può causare amnesia, attacchi improvvisi di tosse e comportamento paranoico nelle vittime.
Nel 2014 è avvenuto un fatto di cronaca nera ispirato a questa leggenda: Payton Leutner è stata portata in una foresta da Anissa Weier e Morgan Geyser, dove è stata pugnalata dalle due per 19 volte. Riuscita a fuggire, è stata salvata da un ciclista, mentre Weier e Geyser sono state mandate in un ospedale psichiatrico. All’epoca dei fatti, avevano solo 12 anni.
La casa che trema
Eravamo ragazzini: circa dodici anni di età media, tutti i miei cugini e fratelli erano assieme a noi, mentre i genitori e i nonni erano fuori a cena. Mentre guardavamo un film dell’orrore la casa iniziò a tremare, e abbiamo visto un grande lampo dal cortile sul retro. La sensazione era come se fosse caduta una bomba poco distante, abbiamo avvertito questo: eravamo forse soltanto dei bambini molto impressionabili. Andammo a vedere in giro, fuori e dentro la casa, ma non c’era niente nè nessuno, tantomeno danni alla casa.
I cugini più grandi del gruppo hanno discusso sulla possibilità di chiamare la polizia, ma poi hanno deciso di chiamare i nostri genitori. Dopo pochi minuti ci siamo fatti coraggio e ci siamo avventurati di nuovo in soggiorno, questa volta con le armi (per ogni evenienza). Dopo mezz’ora senza altri problemi, i genitori sono tornati a casa e hanno pensato che fossimo impazziti. Non c’era niente di sbagliato nel cortile, nessun vicino aveva segnalato nulla.
Sono passati dieci anni e ne parliamo ancora adesso, ogni tanto, cercando di capire cosa fosse successo. È stata di gran lunga la cosa più spaventosa che mi sia capitata.
La casa abbandonata
Ai tempi del liceo, i miei amici e io ci eravamo impegnati a trovare case abbandonate in cui organizzare feste. Finchè non fui io ad individuarne una che vedevo sempre di sfuggita tornando da scuola, ogni giorno. Sembrava una casa abbandonata tipo quelle dei b-movie, diroccata e posta lì, antica, spettrale, quasi avulsa dal contesto. Così convinsi uno dei miei amici ad andare a vederla, in orario notturno, per capire se potessi organizzare il nostro party proprio lì.
Ci andammo di notte, e mentre la illuminavamo coi fari senza scendere dalla macchina, un camion si stava avvicinando proprio nella nostra direzione. L’istinto ci suggerì di scappare: ma il camion iniziò a seguirci. Continuò a farlo per chilometri, noi sempre più spaventati. Alla fine riuscì a tagliarci la strada costringendoci a fermarci nei pressi di una stazione di servizio. Il mio amico pronto a chiamare la polizia col cellulare in mano, il camionista scese dalla macchina: bussò al finestrino chiedendo di aprire. Ero in preda al panico, non sapevo cosa fare. L’uomo ci chiese cosa ci facessimo lì, e noi blaterammo confusamente che eravamo lì soltanto perchè avevamo sbagliato strada. L’uomo restò in silenzio, poi sorrise, ci salutò e se ne andò.
Tutte le volte che ripasso da quella strada, per tornare da scuola, non riusciamo più a vedere alcuna casa: era come sparita, scomparsa nel nulla. Tempo dopo scoprimmo che era avvenuto uno spaventoso incidente in quella zona, molti anni prima, che aveva causato la morte di un camionista. Ed è da allora che i party li organizziamo sempre a casa di qualcuno, mai più in case altrui abbandonate.
Mai dormire in soggiorno
In quel periodo avevo il permesso dei miei genitori di dormire in soggiorno: c’era questa grande finestra che dava sul giardino, che era scarsamente illuminato la sera perchè c’era un guasto. Guardavo un film e poi dormivo lì, anche perchè era estate e volevo sentirmi in vacanza, entuasista dell’idea di spulciare tra le vecchie videocassette di casa.
Una notte mi sveglio con la sensazione di essere osservato: dal finestrone mi sembra di scorgere una sagoma, si tratta forse di un uomo, molto piccolo ma un uomo. Alla luce della luna lo vidi, e lui accortosi che l’avevo notato si dileguò. Avvisai subito i miei genitori, e mentre mia mamma mi tranquillizzava mio padre andò a controllare, accompagnato dal nostro cane: ma non aveva trovato nessuno, almeno così disse. Mi rimisi a dormire: la sagoma ricomparve, e mette un dito davanti alla bozza che scorgo nella penombra, sfoggiando anche un colore della pelle che non sembrava per nulla umano. Poi se ne andò, e non lo rividi mai più.
La bici scomparsa
Qualche estate fa sono andato a fare un giro in bicicletta intorno a mezzanotte con un amico: ci siamo separati alla fine della serata. Avevo ancora due isolati da percorrere per tornare a casa. Ho camminato per un po’, poi l’imprevisto: c’era quest’uomo che camminava da solo, forse sulla quarantina, un po’ trasandato, forse un vagabondo. Il marciapiede era stretto e non volevo spaventarlo, così quando fui a pochi metri da lui mi disse “stai attento”, guardandomi in malo modo. Corsi via ma lui iniziò a seguirmi, chiedendomi “dove vai, dimmi dove fai”. Mi resi conto che si trattava di una persona instabile, che avrebbe voluto forse abusare di me. Correva fortissimo ed io avevo paura di cadere dalla bici.
Ero vicino casa, per cui feci un giro più lungo dell’isolato, accertandomi che non mi seguisse più. Poi tornai a casa seguendo un percorso molto contorto, e non lo vidi in giro. Arrivato sotto casa, posai la bicicletta e lui sbucò fuori dall’oscurità, mentre io correvo di nuovo via: non avendo la forza di raggiungermi, iniziò ad infierire sulla mia bici colpendola a martellate. I miei genitori sentirono tutto e come uscirono, l’uomo scappò via. Scoprimmo che era una persona instabile che poi venne curata per molti anni da uno psichiatra.
Meglio non dormire sul ciglio della strada
Circa due anni fa, stavo tornando a casa da una riunione di famiglia piuttosto tardi la sera: il viaggio era di circa due ore. La maggior parte del viaggio era su strade con fitti cespugli e alberi su entrambi i lati, quelli veramente raccapriccianti: sapete, di quelli che si vedono frequentemente nei film. Comunque, stavo guidando da circa 45 minuti e stavo cominciando a stancarmi davvero. Sai come a volte diventi improvvisamente davvero stanco, dal nulla? Ebbene sì, è successo a me. Sapevo che non avrei mai resisito, ma non ho incontrato nessun posto in cui sentivo di poter parcheggiare e dormire in sicurezza.
Ad ogni modo, dopo che mi è diventato chiaro che non avrei trovato un posto dove fermarmi, e la mia stanchezza non stava andando via, ho deciso di fare qualcosa di parecchio discutibile. Mi sono fermato sul ciglio della strada sull’erba, dietro alcuni cespugli, per cercare di nascondere la mia macchina a chiunque altro sarebbe passato (le strade non erano vuote, mi sono imbattuto in un’altra macchina ogni pochi minuti circa ). Ho visto che erano le 11:22, e poi mi sono addormentato. Venni svegliato da un suono molto intenso.
Guardai subito l’orologio, che segnava appena le 11:50. Il suono si interruppe dopo pochi secondi e, poiché ero ancora estremamente stanco, non mi preoccupai di guardarmi intorno e tornai semplicemente a dormire. Più tardi fui svegliato dallo stesso suono, ed erano le 12:40. Questa volta mi ero davvero spaventato: mi quasi convinsi che fosse solo un animale, ma perché quella regolarità? Ho guardato nello specchietto retrovisore, e sono riuscito a intravedere qualcosa che si nascondeva nella foresta. Un uomo, un assassino, una creatura dei boschi, non saprei dirlo.
Fanculo, ho pensato tra me e me, quindi me ne sono andato. C’era una curva a non più di un centinaio di metri più avanti, e mentre la aggiravo, c’era una macchina del cazzo, parcheggiata sul lato della strada con la portiera del guidatore aperta. Ho rallentato solo per vedere se c’era qualcuno lì dentro (non c’era). Poi ho guardato nello specchietto retrovisore. Non ho visto niente e all’improvviso questo ragazzo arriva correndo dietro l’angolo. Inizia a urlarmi contro, gridando qualcosa tipo “Ehi! Ehi tu! Esci dalla macchina! Adesso!”
Sono uscito di lì e sono andato via. E non ho mai più visto nessuno. Morale della favola? Non dormire mai e poi mai sul ciglio di una strada deserta.
Il cadavere ritrovato
Qualche anno fa stavo camminando un po ‘per i boschi, fuori dai sentieri battuti. D’un tratto mi è capitato di sentire un odore dolciastro davvero molto forte, quasi insopportabile. Mi sono spinto in quella direzione e, alla fine, ho trovato il cadavere di un uomo. Un uomo apparentemente giovane che era chiaramente lì da un po’ di tempo, e non aveva certamente un bell’aspetto :tutto gonfio e nero-verdognolo, con vari pezzi di carne in fase di decomposizione.
Ho chiamato la polizia, la quale mi ha detto di aspettare in zona fino al loro arrivo. Essendo nel mezzo del nulla, ci è voluto un po ‘prima che arrivassero: minuti interminabili, nel frattempo si è fatto buio e sono rimasto seduto vicino a lui per molto tempo. Poi si è scoperto che si era suicidato. Mi resterà impressa per tutta la vita la sensazione di dolciastro, inaspettatamente dolce legata ad un cadavere in decomposizione. È la risposta a chi si è chiesto (quale mente perversa avrebbe mai potuto!) che odore abbia realmente un cadavere che si decompone.
La cosa sarebbe finita qui se non fosse che, nei miei sogni, quell’uomo torna a disturbarmi. Mi inquieta anche solo pensarci: lo avevo disturbato nel suo riposo eterno, e voleva vendicarsi di me. Spingendomi al suicidio ancora una volta. Di tanto in tanto compare ancora nei miei sogni, e senza dubbio lo farà anche stanotte, dopo che avrò finito di scrivere queste righe…
Il secondo romanzo dell’autore italiano Umberto Eco, “Il pendolo di Foucault”, è stato pubblicato nel 1988 dalla casa editrice Bompiani, con la quale Eco aveva già instaurato un rapporto editoriale duraturo nel corso degli anni. Ambientato nei periodi della vita dello scrittore fino ai primi anni ottanta, il libro è diviso in dieci segmenti, ognuno rappresentante una delle dieci Sephirot. È una intricata tessitura di citazioni esoteriche che spaziano dalla Cabala all’alchimia e alla teoria del complotto.
Chi è Léon Foucault
Il titolo del libro fa riferimento al pendolo fisico ideato dal famoso scienziato francese Léon Foucault, utilizzato come prova sperimentale della rotazione terrestre. Tuttavia, all’interno del romanzo, il pendolo di Foucault assume un significato simbolico più ampio. Sebbene alcuni possano interpretare il titolo come un riferimento al filosofo Michel Foucault, data l’amicizia dell’autore Umberto Eco con il pensatore francese, Eco stesso ha chiarito che non c’è alcuna intenzione di collegare il titolo al filosofo Michel Foucault. Questo aspetto viene considerato uno dei sottili giochi letterari di Eco.
L’autore ha ricevuto spiegazioni dettagliate sul fenomeno fisico del pendolo di Foucault da Mario Salvadori, il che ha contribuito a fornire una solida base scientifica per l’ambientazione del romanzo.
Finale dell’opera
Casaubon, l’io narrante del romanzo, inizia la sua avventura come studente e successivamente come giovane professionista nell’ambito dell’editoria a Milano. Grazie a una collaborazione con la casa editrice Garamond e insieme ai suoi colleghi Belbo e Diotallevi, entra in contatto con un gruppo di persone appassionate di esoterismo ed ermetismo. Il suo interesse per i Templari, argomento su cui ha discusso la sua tesi di laurea, lo porta, inizialmente in modo quasi giocoso, a individuare una serie di connessioni storiche tra i manoscritti presentati alla casa editrice.
Nel finale de “Il pendolo di Foucault” di Umberto Eco, si presenta una scena in parte vagamente sulla falsariga di C’era una volta in America. Nel finale del romanzo, il protagonista, Casaubon, dopo aver subito un lungo e complesso viaggio attraverso enigmi e intrighi, si trova in una situazione simile a un momento di sospensione temporale. Nella biblioteca dell’abbazia di Parma, in cui è stato tenuto prigioniero, egli è costretto a confrontarsi con la sua stessa mente e con il flusso incessante di pensieri che lo assalgono.
Durante il loro lavoro alla casa editrice, Casaubon, Belbo e Diotallevi entrano in contatto con un individuo chiamato Agliè, che si presenta come un esperto di ermetismo e si fa passare velatamente per il conte di San Germano. Agliè è a conoscenza del segreto che i tre stanno cercando di decifrare e fa parte di una misteriosa società segreta che ha legami con i Templari e i Rosacroce.
Nel frattempo, Diotallevi si ammala gravemente e Belbo, travagliato da una situazione personale deludente, si lascia ossessionare dal Piano e inizia a credere seriamente nella sua esistenza. Un giorno, Belbo confida a Agliè di essere a conoscenza della mappa da utilizzare, anche se in realtà non è vero. Successivamente, viene costretto con un ricatto a recarsi a Parigi.
Una volta lì, Belbo si rende conto con terrore che il Piano potrebbe essere meno fantasioso di quanto inizialmente pensato, poiché altri sembrano aver concepito le stesse teorie. Riesce appena in tempo a telefonare a Casaubon per metterlo sull’avviso prima di essere rapito. La notte del 23 giugno, viene portato al Conservatoire, dove si svolge una riunione della società segreta. Durante la cerimonia, Belbo viene interrogato riguardo alla mappa, ma si rifiuta di rivelare informazioni che in realtà non possiede.
Casaubon, che si è infiltrato nel Conservatoire la sera prima, assiste in silenzio a tutta la drammatica sequenza di eventi e al suo tragico epilogo, prima di fuggire, consapevole di essere anch’egli braccato dalla spietata setta.
Il pendolo di Foucault, che ha costantemente ossessionato Casaubon durante il romanzo, simboleggia la ricerca ossessiva di significato e di verità che lo ha portato a attraversare un labirinto di teorie e congetture. In questo momento di solitudine, Casaubon si trova immerso in un dialogo interiore, dove riflette sui suoi errori, le sue ossessioni e le sue debolezze. Il ritorno alla biblioteca dell’abbazia può essere interpretato come un ritorno alle origini, un ritorno alla fonte del suo tormento intellettuale. Sdraiato su un letto, come Noodles nel finale di “C’era una volta in America”, Casaubon potrebbe essere immerso nei suoi pensieri, rivivendo i momenti cruciali del suo viaggio e cercando di dare un senso a tutto ciò che ha vissuto.
Quel sorriso di Casaubon potrebbe essere interpretato come una manifestazione di accettazione o di resa di fronte alla complessità del mondo e alla sua incapacità di comprenderlo appieno. Potrebbe rappresentare anche una sorta di liberazione, un momento in cui Casaubon si libera dalle catene delle sue ossessioni e delle sue paure, trovando una forma di pace interiore nella consapevolezza della sua stessa umanità e delle sue limitazioni.
Gestisci Consenso Cookie
Utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e per mostrare annunci (non) personalizzati. Il consenso a queste tecnologie ci consentirà di elaborare dati quali il comportamento di navigazione o gli ID univoci su questo sito. Il mancato consenso o la revoca del consenso possono influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Lo facciamo per migliorare l'esperienza di navigazione e per mostrare annunci (non) personalizzati. Il consenso a queste tecnologie ci consentirà di elaborare dati quali il comportamento di navigazione o gli ID univoci su questo sito. Il mancato consenso o la revoca del consenso possono influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.