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  • Amazon Fire Tv Stick: cos’è e come funziona

    Amazon Fire Tv Stick: cos’è e come funziona

    L’Amazon Fire TV Stick è una chiavetta che consente di trasformare una normale televisione in una Smart TV di ultima generazione. Basta collegare la chiavetta infatti alla presa HDMI della TV, ed ecco che è possibile accedere ad ogni servizio di film e serie TV in streaming come Amazon Prime Video, Netflix oppure Infinity, ai motori di ricerca, a Facebook, a YouTube. Non solo, con questa chiavetta è anche possibile osservare le telecamere di sorveglianza che sono state installate in casa, gestire le luci, il riscaldamento e ogni altro dispositivo compatibile, per una casa sempre più centralizzata e tecnologica. Ma come configurare l’Amazon Fire TV Stick? Andiamo a scoprirlo insieme.

    Installazione

    Installare l’Amazon Fire TV Stick è semplice, talmente tanto semplice che anche coloro che non hanno mai visto una chiavetta in vita loro possono riuscirci senza alcun tipo di difficoltà. È infatti sufficiente inserire la chiavetta in una delle prese HDMI presenti dietro alla televisione, o sul fianco a seconda dei modelli. La chiavetta deve poi essere collegata anche alla presa della corrente. Ecco che la chiavetta è stata installata, pronta per la configurazione.

    Configurazione dell’Amazon Fire TV Stick

    Prima di tutto è necessario accendere la televisione e sintonizzarsi sul canale HDMI. Attenzione, di solito le televisioni hanno più di un canale HDMI, indicati come HDMI 1, HDMI 2 e a seguire. Questa indicazione è presente proprio accanto alla presa. Controllate quale sia quindi il canale giusto da scegliere e selezionatelo tramite il menù del vostro telecomando della TV.

    A questo punto configurare la chiavetta è molto semplice, dato che compaiono le istruzioni direttamente sullo schermo della TV. Ecco comunque i passaggi che devono essere effettuati:

    • Selezionare la lingua.
    • Scegliere la rete WI-Fi a cui collegarsi.
    • Inserire la password della rete Wi-Fi per poter accedere.
    • Effettuare l’accesso con il proprio account Amazon. È possibile che il riconoscimento sia automatico.
    • Memorizzare la password del Wi-Fi.
    • Attivare o meno il parental control.
    • Visualizzare il filmato introduttivo che spiega le funzionalità di base dell’Amazon Fire TV Stick.

    Come navigare: il telecomando vocale Alexa

    È possibile navigare tra le applicazioni e i canali di intrattenimento che Amazon Fire TV Stick offre direttamente tramite il telecomando presente all’interno della confezione. I nuovi modelli di Amazon Fire TV Stick sono in possesso del telecomando vocale Alexa. Si tratta di un normale telecomando con tasti per la navigazione dei contenuti, per tornare alla home page, per mettere in pausa, per mandare indietro o in avanti, per regolare l’audio. È però presente sul telecomando anche un apposito pulsante per attivare Alexa. Basta effettuare un comando vocale come ad esempio “Alexa, riproduci Friends” per accedere al contenuto richiesto in modo semplice e veloce.

    Navigare da dispositivo mobile

    È possibile però navigare sulla televisione anche tramite dispositivo mobile. A cosa serve avere questa opzione se si ha un telecomando a disposizione? Questa opzione è molto più utile di quanto si possa pensare, dato che può capitare di perdere il telecomando e di non avere idea di dove sia andato a cacciarsi. È utile anche nel caso in cui le batterie del telecomando dovessero scaricarsi e in casa non vi siano altre batterie da poter utilizzare. Infine i telecomandi possono anche rompersi. In tutti questi casi, si può navigare da smartphone e tablet.

    Per comandare la chiavetta da smartphone o tablet è necessario seguire i seguenti passaggi:

    • Scaricare su smartphone o tablet l’APP Fire TV e aprire l’applicazione.
    • Sullo schermo della TV, selezionare il dispositivo di riferimento e seguire le istruzioni che compaiono direttamente sullo schermo.

    I device mobile possono comunicare con l’Amazon Fire TV Stick anche in un altro modo. È infatti possibile duplicare lo schermo di smartphone e tablet direttamente sulla TV. Effettuare quello che in gergo viene definito mirroring è molto semplice con i dispositivi Amazon. Per gli altri dispositivi è invece necessario scaricare delle apposite applicazioni.

    Amazon Fire TV Stick: semplice ed economica

    Come abbiamo avuto modo di osservare, installare, configurare e utilizzare l’Amazon Fire TV Stick è molto semplice. Il bello poi è che si tratta di una chiavetta economica, alla portata davvero di tutte le tasche. La versione basic ha un costo infatti di 39,99 euro mentre l’ultima versione uscita sul mercato ha un costo di 59,99 euro.

    Non è poi da sottovalutare il fatto che gli utenti Amazon hanno a loro disposizione un eccellente servizio assistenza clienti, che consente di richiedere informazioni in modo semplice e veloce e di ottenere un’altrettanto rapida risoluzione di ogni problema. È possibile contattare il servizio clienti anche in caso di guasti e malfunzionamenti, così da poter ottenere una nuova chiavetta, un nuovo telecomando o un nuovo componente nel caso di problemi durante il periodo di garanzia.

  • Il Joker di Phillips è un personaggio struggente e rinnovato

    Il Joker di Phillips: ne stanno ancora parlando dopo mesi, ma le cose hanno preso una piega abbastanza preoccupante. Joker, al di là del dilemma morale, è diventato la raffigurazione epica e romanticheggiante della figura del single emarginato e deriso da tutti, e questo – ovviamente – per l’opinione pubblica è tutt’altro che un merito.

    Come sappiamo questo film fa emergere una figura di Joker diversa, diversissima da quella del fumetto: un vero e proprio reietto, feroce, incazzato con la società e la cui la sua controparte “buona”, ovvero Batman, ancora non esiste, ed assume una connotazione praticamente irrilevante. La crudeltà di Joker, peraltro, non è affatto “fuori norma” come potrebbe sembrare a prima vista, anzi parrebbe essere in linea con quella del villain medio di qualsiasi altro film horror o thriller (pensiamo, ad esempio, agli omicidi beffardi di Freddy Krueger contro vari ragazzini “colpevoli”, il più delle volte, di essere depressi, insicuri o trascurati dai genitori).

    Joker trova liberatorio ogni suo atto ed il pubblico, almeno in parte, gode con lui per qualsiasi atto consumi in nome di tale liberazione. Ma molte persone, di fatto, non sembrano vederla esattamente in questi termini, tanto che accusano Joker di fornire un alibi a tutti i misogini mondiali (l’articolo del Rolling Stone di EJ Dickson discute esattamente questo, ad esempio) per commettere i peggiori crimini. Altri, invece, rimarcano da un punto di vista femminista come il problema sia radicato nella colpevolizzazione della donna ad ogni costo – e su questo chiunque dovrebbe leggere, a mio avviso, Perchè l’amore fa soffrire della sociologa Eva Illuiz. Certe situazioni, in altri termini, sembrerebbero derivare da un’impostazione passatista, ossessionata in modo irragionevole da traumi freudiani, dai quali (personal opinion) prima ci riusciamo a liberare, uomini e donne, meglio sarà.

    Non si sfugge alle categorizzazioni del web, e questo è un fatto ormai assodato: il termine incel, oltre a dare l’idea di una persona letteralmente chiusa in gabbia, sembra avere avuto origine sul sito Reddit, un “Facebook” forse fatto un po’ meglio, oltre che più incentrato sui contenuti che sulle persone. Incel infatti significa involuntary celibate, in sostanza “single per colpa degli altri” o celibe involontario che dir si voglia. Un tipo umano che, ricorda John Bleasdale, anni fa non poteva che suscitare tenerezza da parte degli amici e delle varie donne che lo vedevano più come un amico (ma-che-bravo-ragazzo, dai che troverai di sicuro la persona giusta – sottinteso: prima di finire in una tomba e marcire tra i vermi, da solo, per sempre). Oggi, come estremo paradosso, questa figura assume connotati addirittura pericolosi: varie stragi sono state compiute da singole persone, nel recente passato, che adducevano motivi legati alla misoginia (l’articolo linkato cita, ad esempio, Elliot Rodger e James Holmes). Ed in questo è stato immediato per certa parte dell’opinione pubblica, spesso fomentata da idee di natura sessista e da una comprensione malintesa del problema, additare il film come “causa” primaria del problema. Sembra di essere tornati ai tempi cupi in cui Marylin Manson veniva quasi accusato di omicidio (la strage di Columbine), oppure a quelli in cui i Judas Priest finivano in tribunale perchè accusati di aver istigato un omicidio da parte di due loro fan.

    L’accusa generica rivolta all’arte, soprattutto a quella che “fa discutere”, di empatizzare con la violenza ed arrivare ad ispirarla è ben nota: almeno dai tempi in cui Arancia Meccanica ispirò malamente certe sotto-culture giovanili, oppure quando pensiamo al personaggio epico del tassista di Taxi Driver(anch’esso rigettato dalle donne che amava). L’unica cosa che trovo interessante in tutta questa diatriba (che per il 95% assume connotati molto vicini alla teoria della montagna di merda: secondo quest’ultima, un idiota puo’ sempre produrre piu’ merda di quanta tu riesca a spalarne), in effetti, è che in primis si considera (sbagliando) l’incel medio come una figura prettamente maschile, denotando così indirettamente – a mio avviso, quantomeno – l’idea di una donna dominatrix a prescindere (una cosa che neanche nei porno di più infima categoria) che sceglie in modo anarcoide ed irrazionale (e quasi sempre doloroso per il friendzonato di turno) il proprio compagno. Cosa peraltro falsa, perché ci sono molte incel donne e questo è semplicemente scontato, anche solo per un fatto statistico e considerando il semplice fatto che la solitudine ed il rigetto, per come nascono e prolificano oggi, sono asessuati per definizione. Ci vorrebbe, forse, più sensibilità per capirlo, ma eravamo troppo occupati a scrivere sui social e commentare in modo discutibile le foto delle varie modelle e modelli.

    Sui social spopolano le foto di uomini e donne che riescono ad ottenere “successo” sui social (qualsiasi cosa ciò possa significare) semplicemente postando se stessi ignudi, e ci sono già servizi che permettono ai più esibizionisti di essere pagati per mostrare le foto più spinte. Nulla di male se uno sceglie scientamente di farlo, ovviamente: ma, per cortesia, non torturate gli incel più di tanto, dato che già è difficile, per looro, vivere la vita sentimentale senza prendersi perennemente sportellate nei denti – e, in genere, chi si ritrova in questa situazione non ha la minima idea di come uscirne in modo ragionato. E questa cosa fa soffrire, tanto, e non serve davvero a nulla scomodare becero sessismo di battaglia (donne vs uomini, uomini vs donne, uomini vs cani) o – peggio che peggio – sputtanare il cinema e la musica che amiamo per tale presunta “giusta causa”. Non è giusto per loro, in primis, e non lo è neanche per gli alfieri del cambiamento, bravissimi a teorizzare il problema e raramente abili di mettere in pratica comportamenti migliori o, se preferite, più umani.

    Credo anche, in tutta onestà, che si possa essere incazzati con la società senza essere per forza misogini o maschilisti: una società che impone, del resto, modalità di corteggiamento pre-codificate ed impossibili da mettere in pratica per tantissime persone, e questo – alla lunga, tra fraintesi e spallucce come se piovessero – diventa insostenibile e frustrante per chi, a modo proprio, considera un corteggiamento anche una richiesta leggermente più marcata di uscire assieme, qualche volta, di prendere un caffè, di andare al cinema assieme e così via. Richieste snobbate, ignorate, per cui gli incel vengono spesso anche ridicolizzati, e le cui chat finiscono su paginette Facebook “ironiche” che si divertono ad usarle per aumentare i propri like. Ormai l’accoppiamento tanto agognato che ci fa credere la macchina social in cui siamo immersi, nostro malgrado, sembra che debba passare per forza per un’esposizione, un mostrarsi come non si è, un’esibizionismo ed un mostrare le “fotine” sexy, che sta diventando sempre più conformistico ed imbarazzante.

    Gli incel, di loro, non dovrebbero più vergognarsi del proprio status (ed è l’unica critica che mi sento di fargli), e anzi dovrebbero imparare ad ironizzare sullo stesso: non che questo risolva il problema, ma è già un inizio. Rendere insostenibili i propri timori esistenziali è alla base di qualsiasi horror, del resto, e proprio il genere horror insegna indirettamente a non farne un dramma, ad esorcizzarli, a volte a combatterli affidandosi semplicemente ad una nuova, mutata immagine di se stessi. Se pero’, in tutto questo, dando per buono che l’incel sia solo ed escusivamente un maschio etero (e non è così, come abbiamo visto), l’atteggiamento medio di certe donne tende a criminalizzarli a prescindere, e considerarli sfigati e socialmente pericolosi: mi spiace, non se ne esce.

    Queste stesse donne, forse (non sto generalizzando: non tutte) dovrebbero scendere dal piedistallo che le sta intrappolando, perché spesso sono le prime a costruirsi la gabbia di apparenza ed adorazione da parte dei propri conoscenti che poi, alla fine dei conti, le manderà in crisi, facendole sentire gli “oggetti” che mai avrebbero voluto diventare. Forse è un discorso troppo complesso per tantissimi e tantissime di noi, e a questo punto – con una punta di sarcasmo – l’augurio migliore che si possa fare a queste persone è quello di precipitare in uno schema prefissato, in una trappola mentale in cui la scelta del partner non sia sincera, mai, bensì dettata dalla necessità, dalla paura della solitudine, magari da interessi commerciali: un bel ritorno ad una mentalità che dovrebbe essere superata da almeno un secolo, e che non fa onore, per nulla, ai vari leoni e leonesse da tastiera che si slogano le dita sull’argomento.

  • Voglio un’auto come quelle di Fast and Furious

    Chi di noi, guardando uno dei tanti episodi di Fast and Furious, non ha desiderato avere una delle tante bellissime auto con i cui i protagonisti e gli antagonisti sfrecciavano in ogni parte del mondo.

    Auto dai colori fiammanti, motori potenti e belle donne, a questi aggiungiamo un cast di attori capaci di trasmettere l’adrenalina fino al divano di casa nostra ed il gioco è fatto. Subito ci prende la voglia, se non di possedere, almeno di guidare una di quelle magnifiche autovetture.

    Se consideriamo che per i primi sei film della saga, sono stati spesi oltre 2,5 milioni di euro in automobili, questo co fa capire quanto possa essere proibitivo portarsi a casa uno dei bolidi guidati da Dominic Toretto e Brian O’Conner, ma se ci accontentiamo dei cavalli della nostra auto, e mettiamo da parte l’idea d’installare un paio di bombole di NOS, possiamo comunque replicare, almeno esteticamente nei colori, una delle bellissime auto ammirate in Fast and Furious. Come? Facile, con il car wrapping.

    Cos’è il car wrapping? Quanto costa?

    Avete mai pensato a quanto potrebbe essere bello rivoluzionare, parzialmente o totalmente, il look della propria vettura o moto ogni volta che si vuole?

    Cambiare il colore della propria carrozzeria, così come si cambia abito, senza andare dal carrozziere e attendere i lunghi tempi di verniciatura da oggi è possibile grazie al car wrapping.

    Di cosa si tratta? Si tratta di una nuova tecnica decorativa che consiste nel rivestire una superficie con una particolare pellicola adesiva (film) con la quale si può rivestire totalmente o parzialmente la scocca del proprio mezzo.
    Vediamo in questa guida come funziona e quanto costa il car wrapping.

    Car wrapping: una seconda “pelle” che rende unico il tuo veicolo

    Colori, disegni ed effetti grafici diversi rispetto alle classiche vernici: questo è uno dei motivi del successo della car wrapping: questa pellicola adesiva in grado di rendere unica e originale ogni vettura.

    Effetti difficili da ottenere con la classica verniciatura, se non addirittura impossibile, basta pensare alla tonalità carbonio o alla particolarissima pellicola in simil pelle o effetto pitone o stampa coccodrillo.

    Ebbene, nonostante l’importantissima funzione estetica, la tecnica decorativa del car wrapping protegge l’auto e la moto anche da antipatici inestetismi come graffi o macchie provocate da lunghi periodi di esposizione del veicolo ad agenti atmosferici e causate dal calcare o, peggio ancora, dalla resina degli alberi.

    Chi vuole utilizzare il car wrapping solo a fini protettivi può optare per quelle trasparenti e particolarmente resistenti.

    Una volta rimossa la pellicola dalla scocca della propria auto o moto, il veicolo tornerà al suo aspetto originario senza lasciare alcuna traccia o danneggiare in alcun modo la carrozzeria.

    Car wrapping: come si applica?

    Chiunque abbia intenzione di rendere unico e creativo l’aspetto del proprio mezzo, applicando questa particolare pellicola decorativa, deve naturalmente rinunciare all’idea del fai da te e affidarsi ad una carrozzeria specializzata con personale qualificato.

    Per un risultato ottimale e privo di sbavature è necessario che la carrozzeria si trovi in perfette condizioni e, quindi, assolutamente esente da ammaccature.

    Se si è proceduto ad una recente verniciatura, è consigliabile attendere almeno sei mesi prima di applicare la pellicola, al fine di evitare intoppi nella futura fase di rimozione.

    Infine, per evitare il deterioramento della tecnica decorativa del car wrapping, è preferibile lavare manualmente il veicolo e astenersi dall’utilizzo di alte temperature o di rulli, che potrebbero graffiarla.

    Va ricordato che anche la lunga ed eccessiva esposizione al sole può danneggiare questo particolare rivestimento.

    Car wrapping: costi

    Una volta spiegato cos’è la car wrapping, come si applica e gli accorgimenti necessari per evitare di danneggiarla, passiamo al lato economico. Quanto costa? Per ricoprire il tettuccio di un’utilitaria il costo può arrivare fino a 300 euro, mentre un rivestimento totale potrebbe arrivare anche a toccare la soglia dei 3 mila euro.

  • Movies on the rocks: 5 film legati al mondo del whisky

    Qualsiasi cinefilo dovrebbe già sapere del rapporto privilegiato con cui J&B e alcolici di ogni marca hanno convissuto per molti degli anni ’70: tanti film venivano finanziati, almeno in parte, grazie a queste sponsorizzazioni più o meno occulte, mediante inquadrature buttate lì o apparentemente casuali con tanto di product placing bene in vista. Ma un alcolico in particolare, in effetti, è onnipresente nella cinematografia mondiale: un distillato prodotto generalmente in Scozia e Canada, con molte varianti presenti in altri paesi tra cui Giappone, Irlanda e Stati Uniti.

    Per inquadrare meglio questo rapporto particolare, partiamo da uno dei nostri rapporti extra-coniugali preferiti.

    American Pie

    La mamma di Stiffler è la MILF per eccellenza, ed in pochi ricordano che, in una scena particolare di american Pie, prova a sedurre il giovane protagonista: si avvicina al tavolo da biliardo, resta sorpreso dalla presenza della donna, nel frattempo l’atmosfera sta diventando decisamente hot.

    Qualsiasi adolescente imbranato anni 90, se non ha vissuto questa situazione almeno una volta nella vita (le mamme degli amici, a volte…), ha sicuramente visto e rivisto questa scena leggendaria, mentre la mamma di Stifler sorseggia un ottimo scotch, di quelli invecchiati 18 anni. Quasi quanto la differenza di età tra il seducibile adolescente e Jennifer Coolidge…

    Lost in translation

    Pluri-premiata pellicola di qualche anno fa, è uno dei film più famosi di Sofia Coppola. Il personaggio principale è un malinconico ed intenso Bill Murray, dotato di classe ed eleganza ed ingaggiato per uno spot pubblicitario. In particolare si tratta del whisky giapponese Suntory, lavoro per cui verrà pagato circa 2 milioni di dollari.

    Dal tramonto all’alba (la nostra recensione)

    Per molti è uno dei Tarantino/Rodriguez più divertiti e divertenti per il pubblico, dato che è diviso in due parti ben distinte che sono, di fatto, di due generi differenti (poliziesco-noir e horror puro). Un mix che potrebbe evocare quello dei più strani cocktail che avete assaggiato durante i bagordi notturni, e fin dalla prima indimenticabile sequenza: campo lungo su un deserto sconfinato, uno sceriffo che compra degli alcolici poco prima di una rapina in atto – con una tensione che, nel frattempo, è diventata palpabile.

    Che sia il caso di bere qualcosa per tenersi su, del resto, sembra una vera e propria necessità, considerando ciò che sta per succedere al Titty Twister.

     

    Shining

    Che si tratti di un Kentucky Bourbon, di un ottimo whisky irlandese, di un Blended Malt Scotch o di un Glenfiddich Scotch whisky, il rapporto tra whisky e cinema è sempre stato forte: il personaggio di Jack Torrance in Shining usava sorseggiare spesso proprio un bourbon senza ghiaccio (almeno stando alla ricostruzione onirica e sinistra in cui assistiamo nello Shining di Kubrick), servito dall’irreprensibile Lloyd.

    La scena del bar, del resto, è forse una delle più incisive e sinistre mai registrate in un classico dell’horror diventato, col tempo, un vero e proprio oggetto di culto per kubrickiani e non.

     

    INGLORIOUS BASTERDS

    Il film di Tarantino vede, ancora una volta, un richiamo ancora più esplicito al mondo del whisky: una volta che la copertura del tenente Archie è stata fatta definitivamente saltare, l’uomo si accende una sigaretta e dice con grande calma (come Giucas Casella, canterebbe Elio)

    c’è un girone speciale all’inferno riservato alle persone che sprecano il buon scotch

    Successivamente, lancia il bicchiere con una mano e preme il grilletto con l’altra. Per saperne di più, leggete la nostra recensione.

  • Tv prima di andare a dormire: è una buona idea?

    Quante sono le persone che guardano la TV prima di dormire? Davvero moltissime. Ma siamo davvero sicuri che sia una buona abitudine? Da sempre è ben noto di come il riposo sia la chiave per una buona salute. Con il sonno, infatti, il corpo recupera le energie spese durante la giornata, rilassa i suoi muscoli e tessuti, elabora le informazioni ricevute durante la giornata ed ogni singola parte del corpo si migliora. Da questi dati puoi ben capire di come sia fondamentale avere un sonno di quantità e di qualità allo stesso tempo. Dormire dalle 6 alle 8 ore per notte, scegliere un materasso di alta qualità, evitare cibi troppo pesanti la sera ed impostare una perfetta routine serale sono le regole principali per un’educazione al sonno eccellente. E la televisione? Come possiamo inserirla in tutto questo? Scopriamolo insieme.

    TV prima di dormire: tutta la verità

    La televisione è un vero passatempo per le persone di tutto il mondo. Film, serie tv, documentari, programmi vari, cartoni animati. È praticamente impossibile non trovare qualcosa da guardare per divertirsi, passare il tempo e magari imparare anche qualcosa. La vita frenetica di tutti i giorni, purtroppo, ci porta ad avere il tempo per farlo solo nella parte serale della giornata. E se questa non fosse una buona idea. È noto di come gli apparecchi tecnologici e luminosi dovrebbero essere banditi nell’ora precedente della messa a letto. E quindi che fare? Eliminare per sempre la televisione? Ovviamente no. Ecco per te qualche informazione utile e qualche consiglio.

    TV prima di dormire: come gestirla

    Partiamo dal presupposto che la televisione dovrebbe essere bandita prima di andare a letto per un fattore che già abbiamo in parte citato: troppe immagini e luci che vanno a stimolare il nostro cervello che non si preparerà, così, nel modo adeguato per la messa a letto. Purtroppo, però, spesso è proprio la sera il momento in cui ci si può finalmente fermare e dedicare un po’ di tempo al relax ed al liberare la mente. E la televisione è la prima cosa che si cerca in questi casi. La TV la sera non è da eliminare totalmente, ma si dovrebbe prendere l’abitudine di spegnerla almeno 40-45 minuti prima dell’andare a letto. Una buona regola, quindi, è quella di creare una routine serale cucita proprio sulle tue passioni ed esigenze. Dovrai, poi, cominciare questo rituale serale dopo aver spento la tv così da arrivare al momento di coricarti davvero pronto per cadere tra le braccia di Morfeo.

    Tv prima di dormire: la routine serale

    Nel precedente paragrafo ti abbiamo parlato di routine serale. Cosa s’intende con questa espressione? In pratica devi creare i tuoi gesti perfetti per rilassarti ed essere pronto per andare a letto. Un bel bagno caldo, una tisana, la lettura di qualche pagina di un libro, lo sfogliare una rivista, una canzone tranquilla e magari qualche coccola con i tuoi cari. Piccoli gesti in cui la tecnologia non è presente. Crea la tua routine e fai in modo di farla iniziare sempre nel momento in cui spegni la televisione. Non è facile, lo sappiamo molto bene. Soprattutto quando si è abituati a sedersi sul divano ed a fare zapping qua e là tra i canali, ma vedrai che la qualità del tuo sonno migliorerà nettamente e ti sveglierai molto più energico e con tanta voglia di fare e vivere la giornata al mille per mille.
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