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  • Percorrere il pensiero magico

    Percorrere il pensiero magico

    La definizione precisa del pensiero magico può variare leggermente se utilizzata da teorici diversi o tra diversi campi di studio. In antropologia viene attribuito ad un qualcosa annesso al rituale religioso, alla preghiera, al sacrificio o all’osservanza di un tabù, in vista di un potenziale beneficio o ricompensa. Ricerche successive indicano che il pensiero magico è comune anche nelle società moderne, e che sia sbagliato (oltre che razzista, in alcuni casi) attribuirlo solo a popolazioni meno evolute o disagiate. In psicologia sociale, il pensiero magico rappresenta la convinzione che i propri pensieri possono produrre effetti nel mondo, o che pensare qualcosa corrisponda a farlo. Queste convinzioni possono indurre una persona a provare una paura irrazionale di compiere determinati atti o avere determinati pensieri a causa di una presunta correlazione tra il farlo e la minaccia di calamità.

    L’antropologo Edward Burnett Tylor ha coniato il termine “pensiero associativo come un modo di pensare sostanzialmente pre-logico, in cui si opera una confusione tra una connessione autentica ed una solo immaginata. Nel contesto in questione, si crede ad un mago il quale sostiene che alcuni oggetti connessi tematicamente e/o simili possano influenzarsi a vicenda, solo in virtù della loro somiglianza. Il collegga Evans-Pritchard racconta dei membri della tribù Azande che, nei suoi resoconti, sono convinti che strofinare i denti di coccodrillo sulle piante di banano possa provocare un raccolto fruttuoso: questo sembra avvenire perchè i denti di coccodrillo sono curvi esattamente come il celebre frutto, per cui la tribù crede ad una forma di pensiero magico e nella capacità di rigenerazione del mezzo, per cui lo sfregamento favorirebbe l’evento.

    Il pensiero magico viene a volte (quasi sempre?) banalizzato come mera superstizione e, per quanto tale visione non sia totalmente avulsa dalla realtà delle cose, più in generale possiamo pensarlo come annesso alla convinzione che gli eventi non correlati siano collegati causalmente. Se le cose vanno male ho il malocchio, ad esempio, ma non solo: l’idea che i pensieri personali possono influenzare la realtà esterna (pensare sempre alla pandemia, ad esempio, farà passare la pandemia), oppure quella che gli oggetti siano collegati causalmente se hanno forme simili oppure, ancora, che due persone rimangano in contatto psichico dopo essersi lasciate, anche se vivono in luoghi distanti (per i razionalisti puri, potremmo essere al limite dello stalking).

    Secondo gli scritti di Bronisław Malinowski un ulteriore tipologia di pensiero magico prevedere che suoni e parole possano influenzare il mondo: un leitmotiv tipico di molti horror, in cui (estremizzando) “parli del diavolo e ti troverà”. Più in generale, diventa pensiero magico prendere un simbolo o una analogia come referente per rappresentare un’entità non nominabile o tabù. Sigmund Freud del resto era convinto che il pensiero magico fosse prodotto da fattori di sviluppo cognitivo, in cui i “maghi” proiettavano – semplificando un po’ – la propria visione bambinesca nel mondo.

    Come con tutte le forme di pensiero magico, le nozioni di causalità basate sull’associazione e sulle somiglianze non sono per forza dettate da pratiche propriamente magiche (nel senso di “legate ad un mago”). Ad esempio, la dottrina delle segnature sosteneva che le somiglianze tra parti vegetali e parti del corpo indicavano la loro efficacia nel trattamento delle malattie di quelle parti del corpo, e per quanto oggi sappiamo che fosse un caso di euristica di rappresentatività per molti anni, nel Medioevo, nessuno ebbe nulla da ridire in merito (altro caso di pensiero magico ricorrente e comune, questa euristica o scorciatoia mentale: vediamo due persone assieme, e pensiamo automaticamente che siano una coppia).

    Alcune teorie del complotto afferiscono più o meno vagamente al pensiero magico, e tendono a confermare una visione non scientifica che, per supremo paradosso, risulta altrettanto credibile (con buona pace dei seguaci di Popper). Il pensiero magico viene creduto e tanto basta, del resto come avviene – secondo Suspiria – per la magia vera e propria: la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti, è creduta. Per non parlare della ritualistica annessa al calcio, per cui qualsiasi tifoso (o quasi) ha sempre fatto scongiuri e rituali scaramentici pre partita, per poi dimenticarsene se la squadra del cuore perde, e glorificando la vittoria “magica” in caso contrario. Chiunque usi un social network, che lo faccia tra troll impenitente o moralista irreprensibile, ha ritenuto almeno una volta nella vita che pensare qualcosa equivalga a farla.

    Viene anche da chiedersi come il pensiero magico sia sopravvissuto alla tecnologia ed alle innovazioni: le motivazioni sono varie,e  difficilmente si trova un accordo sostanziale sul tema.  Da un punto di vista psicologico, infatti, varie scuole di pensiero insistono sul fatto che il pensiero magico sia terapeutico, ovvero che le persone si rivolgano a “credenze magiche” qualora esiste un senso di enorme incertezza e potenziale pericolo, e non sia possibile accedere a risposte logiche, sistematiche o scientifiche. Il pensiero magico assolve ad un tentativo di controllo delle circostanze, e può diventare drammatico da gestire e accettare soprattutto per i razionalisti di ferro.

    Fu Jean Piaget (psicologo dello sviluppo) tra i primi a discutere di pensiero magico, e secondo i suoi scritti lo stesso sarebbe prevalente nei bambini di età compresa tra i 2 ed i 7 anni (cosiddetta fase pre-operatoria): età tipica in cui gli stessi tenderebbero a credere che i pensieri personali influenzino la realtà (nei giochi d’infanzia la cosa dovrebbe essere evidente, e basta ripensarci un po’ per capacitarsene). In questa fase avviene un passaggio fondamentale: mancando il raziocinio più tipico dell’età adulta, concetti come la morte appaiono non comprensibili, e un bambino potrebbe convincersi che se il suo cano è “andato” un giorno potrebbe tornare (film horror come Pet cemetary sono particolarmente emblematici in tal senso). Ci pensa il pensiero magico, in questi anni, a colmare un divario incolmabile, e il passaggio alla fase successiva costringe il bambino a capacitarsi della realtà e a crescere.

    Alcuni studiosi ritengono che la magia sia efficace soprattutto (se non soltanto) psicologicamente. Citano l’effetto placebo e la malattia psicosomatica come ottimi esempi di come le nostre funzioni mentali esercitano potere sui nostri corpi. Allo stesso modo, l’antropologo Robin Horton si è spinto a sostenere che impegnarsi in pratiche magiche possa in alcuni casi alleviare l’ansia, il che potrebbe avere un effetto positivo. In assenza di un’assistenza sanitaria adeguata, tali effetti svolgerebbero un ruolo importante anche se non essenziale, contribuendo così a spiegare la persistenza e la popolarità di queste pratiche. In ambito psichiatrico, tuttavia – senza voler azzardare diagnosi spicciole, fin troppo alla moda negli ultimi anni – il pensiero magico è un disordine mentale vero e proprio, che denota la falsa convinzione che i propri pensieri, azioni o parole causeranno o impediranno una conseguenza specifica, in barba alla causalità classica.

    Da un punto di vista generale, vari ricercatori hanno identificato due possibili principi come cause formali dell’attribuzione di false relazioni causali nel pensiero magco:

    • la contiguità temporale di due eventi, per cui se due cose avvengono in tempi brevi la precedente abbia causato la successiva;
    • il cosiddetto pensiero associativo, l’associazione di entità in base alla loro somiglianza o le classiche “associazioni di idee”. Quello del pensiero associativ era un tema caro a tanti studiosi dell’era vittoriana, che tendevano ad associarlo all’irrazionalità, probabilmente generalizzando.

    Nonostante l’opinione che la magia sia meno che razionale e comporti un concetto inferiore di causalità, dobbiamo a Claude Lévi-Strauss la possibilità che non esista alcuna distinzione netta tra pensiero “primitivo” e “civilizzato”, cosa provata dal dilagare nel pensiero magico, a nostro avviso, a partire dai primi anni di pandemia.

  • I migliori film per famiglie in assoluto

    Un bel divano, una bella coperta, i tuoi cari vicino a te ed un bel film per famiglie da guardare sgranocchiando un po’ di pop corn. Cosa desiderare di più? Questa che ti abbiamo appena descritto è una serata davvero perfetta che, soprattutto in inverno, rispecchia assolutamente la migliore scelta che si possa fare. I film per famiglie sono quei film che non hanno limiti di età ed in cui la storia ed i personaggi sono perfetti per incantare tutti, dai più piccoli ai più grandi. Abbiamo selezionato per te alcuni dei migliori film da guardare in famiglia così che tu possa avere un’idea di cosa scegliere per passare una serata indimenticabile tra le mura della tua casa. Prepara sul divano una bella coperta calda, una ciotola piena di pop corn ed accendi la tua televisione full HD o 4K per cominciare a goderti uno dei migliori film.

    Film per famiglie: quelli che non puoi proprio perdere

    A volte è davvero difficile mettere d’accordo tante persone con gusti ed età diverse. Tuttavia, il cinema ha anche questa capacità. Ci sono dei film, infatti, che hanno delle caratteristiche universali che vanno bene per qualsiasi età e che ti possono garantire una bella serata in famiglia in cui si può restare tutti accoccolati ed allo stesso tempo divertirsi un po’. Dal grandi classici Disney, ai film veri e propri. Nel mondo del cinema è praticamente impossibile non trovare qualcosa che piaccia a tutti. Se non si ha una grande conoscenza, però, può non essere così facile scegliere un titolo. Ecco per te una lista perfetta per far si che ogni pomeriggio o serata in famiglia si trasformi in qualcosa di speciale.

    Film per famiglie: i migliori cartoni animati

    Cominciamo con una selezione dei migliori cartoni animati in assoluto che, ti anticipiamo già, sono praticamente tutti firmati Disney. Oltre ai grande classici come Il Re Leone, Aladin o La Sirenetta, ci sono altri film più recenti che possono davvero incantare sia i tuoi bambini che te in primis.
    • UP. Una storia davvero molto bella in cui al centro di tutto vi è un anziano vedovo che decide di realizzare il sogno che aveva con l’amata moglie, ovvero viaggiare ed andare fino ad un luogo che lei amava moltissimo. Nel suo viaggio incontrerà non poche avventure.
    • Inside Out. Uscito nel 2016 ha riscosso un grande successo. Davvero molto divertente ed allo stesso tempo educativo in quanto parla di emozioni e fa capire ai bimbi di come tutte siano estremamente importanti.
    • Big Hero 6. Una storia avvincente e divertente con un grande messaggio dietro a sè. L’inizio della storia comincia con la perdita del fratello del protagonista. Il tutto cambia, però, una volta trovato un robot progettato proprio dal fratello defunto. Un modo per far capire ai bambini di come sia importante reagire nella vita.

    Film per famiglie: le migliori pellicole

    Passiamo ora ai film in cui i personaggi sono in carne ed ossa. I bambini sono molto attratti dai cartoni animali, ma bisogna dire che anche un film ben impostato può davvero incollarli allo schermo e far loro imparare moltissimo.
    • Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato. Un film davvero divertente e con un grande messaggio dietro a sé. Perfetto sia nella prima versione che nella versione più moderna con Jonny Deep. In pratica il ricchissimo proprietario di una fabbrica di cioccolato decide di voler trovare un erede e mette dei biglietti d’oro in alcune tavolette di cioccolato in vendita. Chi le troverà potrà andare nella fabbrica a fare una visita. Durante la visita saranno tante le prove da affrontare e chi ne uscirà vincitore sarà l’erede di tutto l’impero del cioccolato.
    • Jurassik Park. Sicuramente voi genitori lo avrete anche già visto, ma questo è uno di quei film che non ci si stanca mai di vedere e rivedere ed i tuoi figli ne rimarranno incantati.
    • Wonder. Altro film davvero meraviglioso e tra l’altro anche molto recente. Un bimbo nato con una malformazione al viso deve scontrarsi con la poca comprensione dei giovani. Fortunatamente troverà il sostegno di un vero amico e della sua famiglia.
  • Cosa fare nei pressi dell’aeroporto Marco Polo di Venezia

    Partire dall’aeroporto di Venezia è un’esperienza unica: la sede dello scalo è situata fra la cittadina e la laguna, e permette di contare su un numero sempre crescente di collegamenti giornalieri apprezzati tanto dai locali, tanto da quanti vogliano cogliere l’occasione di visitare in un giorno le bellezze dell’isola.

    In questo articolo abbiamo selezionato una serie di spunti interessanti che possono aiutarvi nella scelta di alcune destinazioni pre-partenza con cui ingannare il tempo di attesa di un volo. Venezia può essere facilmente raggiunta sia via terra sia via acqua, con soluzioni adatte a tutte le tasche! Alla ricerca di un’attività con cui iniziare con lo spirito giusto il vostro viaggio in giro per il mondo? Ecco come trascorrere qualche ora nel capoluogo veneto per minimizzare le tempistiche al gate d’imbarco!

     

    L’aeroporto di Venezia e le informazioni più utili per i viaggiatori: i parcheggi

    L’aeroporto di Venezia è uno scalo di spicco sul nostro territorio nazionale; dotato di tutti i comfort a misura di viaggiatore, esso è la scelta vincente per quanti vogliano comodamente parcheggiare il proprio mezzo di trasporto in aeroporto e lasciarsi incantare dall’aria decadente e romantica dell’isola: il dedalo di strade si snoda attorno alla bellezza suggestiva dei canali, dolcemente attraversati dalle tradizionali gondole. La cucina veneta, inoltre, incontra la convivialità di una popolazione che ha, nel tempo, imparato a vivere a misura di turista. Insomma, le possibilità sono davvero tante!

    Se anche voi preferite calarvi appieno nello spirito della vostra avventura on-the-road senza attendere all’Aeroporto Marco Polo, non resta far altro che sistemare la vostra auto e scegliere il mezzo con cui raggiungere Venezia. Problemi con le compagnie che operano nell’aeroporto? Su Looking4.com troverete tutte informazioni utili sui parcheggi all’Aeroporto di Venezia con pochi e semplici click, al prezzo più conveniente sul mercato.

    Poter contare su un servizio professionale e sempre affidabile, significa saper risparmiare in maniera smart le spese extra che incidono sul portafoglio al termine di un viaggio. Siete turisti seriali, sempre in giro per il mondo? Con la proposta di Looking4.com basta davvero poco per trovare tutto ciò di cui avete bisogno a un prezzo più basso di quello offerto dal resto degli operatori. Più risparmierete, più sarete pronti a prenotare direttamente la vostra prossima avventura!

     

    Aeroporto Marco Polo di Venezia: come arrivare

    L’aeroporto Marco Polo di Venezia dista circa 13 chilometri da Piazzale Roma, ovvero l’ultima destinazione cittadina che potrete raggiungere comodamente con l’autostrada. Il design moderno e affascinante rende lo scalo il fiore all’occhiello dell’economia veneta, ospitando milioni di persone che annualmente ne attraversano i corridoi per ammirare Piazza San Marco o il tradizionale Ponte di Rialto.

    E infatti, una passeggiata fra le viuzze strette e caratteristiche della cittadina è sempre una buona idea per ingannare il tempo.
    Venezia può essere raggiunta in Bus – mediante il Venice Airport Shuttle Bus della compagnia ATVO – o tramite vaporetti – in partenza da Tronchetto – e taxi. Le alternative sono davvero tante, e tutto vi consentiranno di vivere un pomeriggio all’insegna dell’arte e della cultura!

     

    Aeroporto Marco Polo di Venezia: cosa vedere in un giorno (o meno) 

    Alla ricerca di un itinerario veloce e facile da seguire con cui ammirare i must-visit che dovrete sicuramente aggiungere alla vostra destinazione di viaggio pre-partenza? Il nostro consiglio è di partire da una visita approfondita della maestosa Basilica di San Marco, continuando poi in direzione del Palazzo Ducale e del Canal Grande. Lungo 3800 metri, esso è la <> portante della città, capace com’è di collegare perfettamente l’isola ai punti di interesse di maggior rilievo. Un’esperienza da provare per comprendere come si sposta in barca un lagunare DOC!

    Siete amanti dell’arte? In alternativa – se decidete di pernottare una notte per rilassarvi nel bel capoluogo veneto – il nostro consiglio è di scegliere di trascorrere mezza giornata per visitare il Peggy Guggenheim Museum, sede di alcuni lavori di spicco del Novecento: Picasso, Kandinsky, Magritte, De Chirico, Boccioni, Dalì, sono solo alcuni dei maestri ordinatamente disposti – in differenti nuclei tematici – nelle ampie e avanguardiste sale della struttura. Dove? Presso il Palazzo Venier dei Leoni, proprio sul Canal Grande.

    Dopo aver attraversato il suggestivo Ponte di Rialto, il nostro consiglio è di ristorarvi in una delle locande di cucina tipica disposte proprio sulle lunghe strade che costeggiano i canali. Mangiare un piatto veneto – cullati dal rumore della laguna e affascinati dalla bellezza delle gondole che attraversano il panorama – è sicuramente una soluzione smart con cui partire carichi di energie, pronti per la vostra prossima destinazione!

  • Intervista ad Alberto Antonini (regista di Seguendo il sangue)

    Ciao Alberto e grazie della tua disponibilità. Direi di iniziare con una tua presentazione personale. I soci del nostro circolo hanno avuto occasione di vedere “Seguendo il sangue”, che mi pare tu abbia definito “thriller psicologico”. Mi racconti la genesi dell’opera?

    L’ho definito “thriller psicologico” ,in quanto nel film c’è una forte tensione dall’inizio alla fine e il dubbio di non capire dove il film si concluderà…Il film ha inizio nel lontano 2008, quando decisi di invertire la mia posizione da spettatore a creatore di un opera audivisiva; ho iniziato a pensare a cosa avrei voluto dire, il mio particolare messaggio al mondo.Ed il mio messaggio era che si può cambiare e che se nell’animo umano ci sono tante costrizioni e limitazioni ad essere se stessi, ascoltandosi o meglio avvicinadosi a noi stessi e poi cercando di “sentirsi” riusciremo a sorpassare l’ostacolo e arrivare finalmente a Noi Stessi.

    Di fatto viene rappresentata la mutazione interiore di un sequestratore, che vive un rapporto morboso tra morte e sesso… Come si lega Freud alla trama del film?

    Freud, il padre della psicologia, e in particolare la seconda topica freudiana è stata la scintilla, che ha fatto mettere in moto tutto il lavoro per arrivare poi a Seguendo il Sangue. Nello specifico la seconda topica afferma che ognuno di noi oscilla tra 2 forze tra loro in contrapposizione la Passione, nel film parafrasata con il SANGUE, e il dovere,che impone in quanto tale di non ascoltare appunto la passione o il sangue. Nel film il personaggio è totalmente preda del dovere e proprio con il sequestro cerca di annientare per sempre il sangue/la passione….per poi alla fine del film ribaltare completamente la situazione e darsi ai suoi piaceri, ovvero avrà finalmente la possibilità di aprirsi ad un amore omesessuale….visto la draq queen, che vede ossessivamente in tv e che appunto non può parlarle, non può toccarla, non  può amarla; ma solo dopo la morte del tiranno la forza del dovere introiettata, potrà rivedere la luce del giorno e lasciare l’oscurità del suo animo depresso ed intrappolato; visto che,parafrasando Osho, è solo grazie alla distruzione che ci può essere la rinascita. E’ proprio di questo che si parla nel film la lotta per la rinascita, per un cambiamento interiore verso il sangue, verso quello che scorre nelle nostre vene e che per noi è linfa vitale, necessaria e indispensabile per non morire dentro.

    La sequenza migliore del film, a mio avviso, rimane la “televendita” che assume una connotazione decisamente satirica o sbaglio (il “Ministero della Purificazione”, se ricordo bene)?

    Si, appunto, volevo mettere alla berlina quelle autorità che si mettono sul pulpito, che non discutono con te, ma ti ordinano , convinte di avere con sé la verità, pronti a giudicare ogni tua piccola mossa, ma appena il riflettore della vita si accende su di loro, li vedi fare affari nel modo più disonesto possibile, sono  mercanti da strapazzo, che vendano attravero la tv, organo principe della menzogna e della mistificazione, la pozione miracolosa il facile rimedio ad ogni male “ l’aria di Napoli” per la nostra salvezza, appunto da ottimi imbonitori e truffaldini mercanti.

    Ci sono altri punti che mi hanno incuriosito sul film: la prima cosa è legata al simbolismo della maschera della donna rapita. Mi daresti qualche indizio in più a riguardo? Devo dire che mi ha un po’ spiazzato…

    Diciamo che l’utilizzo della maschera è stato dovuto anche piccoli mezzi che avevo a mia disposizione, perchè in realtà doveva essere un trucco sul volto, sempre uguale alla maschera.

    L’immagine della maschera l’ho scelta soprattutto per la lingua, in quanto rappresenta l’azione sibillina del personaggio e poi mi ricordava un serpente,  il serpente dell’eden.

    Quali sono le tue influenze cinematografiche principali?

    Domanda difficile, io prima di ogni cosa sono un grandissimo amante del cinema e il mio posto sicuro è il cinema, quando entro nella sala sono completamente rapito dalla magia, questo per dirti che ho visto veramente moltissimi film e dei generi più svariati; ma sicuramente le mie ispirazioni si rifanno a Bill Viola, La Fura Dels Baus,Lynch, Cronenberg,Lars von trier,Oliver Stone, Tarantino,Fassbinder….ma amo alla follia il primo  Sorrentino,Louis Malle, Monicelli,alcuni film di Steno,Kubrik,Lars von trier,Wim Wenders, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Sergio Leone,Francesco Rosi, Pietro Germi, Orson Welles, Martin Scorzese, Abel Ferrara ,i film di totò, tutti i polizzioteschi italiani , soprattutto con il mitico Maurizio Merli… come vedi è un po’ difficile dire chi mi è vicino e chi lontano.

    Dovendo indicare i tre film che porteresti con te sulla classica isola deserta, quali sarebbero?

    Questa oltre ad essere la domanda più difficile  è anche la più crudele, io amo il cinema e considerare solo 3 film mi sembra di tradire tutti gli altri . Comunque risponderò alla domanda C’eravamo tanto amati, Un anno con 13 lune, Il Settimo sigillo…ma non finirei mai!!!!

    Parliamo dell’oggi e del futuro: cosa hai in mente di realizzare nel prossimo periodo?

    ho in porto di dirigere alcuni corti e intanto sto già iniziando a pensare al prossimo lungometraggio, sicuramente un noir, genere che mi ha sempre affascinato.

    Mi dai un tuo parere sulla situazione distributive del genere horror in Italia? Mi riferisco alle note difficoltà che sta attraversando, nonostante ci sia davvero molta “roba” in giro che pero’ circola poco (Eaters, ad esempio, non esiste in edizione italiana, e questo è a dir poco scandaloso!)

    Voglio citare Marco Bellocchio “Tutti si buttano sulla commedia – poveramente, miseramente – perché ha avuto successo; invece bisognerebbe cercare strade nuove”. Secondo me questa dichiarazione riassume bene la situazione in Italia, dove le possibilità per i giovani sono molto risicate …non abbiamo budget e nessuno è interessato a darcelo,però poi veniamo messi al confronto con i film in sala, che magari non hanno una storia, ma tecnicamente completi, e ci definiscono filmetti. Se guardiamo al di fuori dei nostri confini, ovviamente in Usa stanno promuovendo moltissimi concorsi focalizzati a cercare nuove storie tra gli amatori…questo ci dimostra che il cinema ,tranne per qualche splendida eccezione, quest’anno direi Miracolo a Le Havre, che cmq nn ha una storia originalissima basta andare in dietro di qualche anno e troviamo Welcome, Shame, Drive, Cesare deve morire, Melancholia (ovviamente mi riferisco ai film arrivati da noi in sala, perchè altrimenti mi sento di aggiungere Il cavallo di Torino di Bela Tarr ed altri che appunto appartengono alla nicchia dell’indipendente…o basta ricordare le difficoltà di The Road per arrivare in sala da noi) è predominato da storie vecchie e già ormai conosciute, come un abito ormai liso dai tanti anni che si porta sulle spalle.

    Ritengo che la questione si possa allargare anche ad altri generi, non solo all’horror ….cmq in conclusione vi voglio lasciare con un mio dubbio…vado quasi 1 volta a settimana al cinema e a vedere i film, tipo quelli citati sopra, siamo veramente in pochi a vederli se non da solo, mentre i film ultramainstream fanno sempre il pieno, Checco Zalone etc etc….forse è lo stesso pubblico che non ha più voglia di mettersi in gioco, anche in un certo modo di cooperare al film, di impegnarsi nel seguire storie di dare una propria visione di giocare con il film e non solo di passare 2 ore di tempo perchè magari fuori piove o non c’è niente di meglio da fare? e perchè si guardano film , che non hanno dire niente altro oltre il trailer?  dove è finita la passione per il cinema ?

    Nota: questa intervista è stata da me realizzata nel 2012 e pubblicata all’interno del blog RecensioniHC, i cui contenuti sono stati spostati qui.

  • Film e siti di incontri: cosa ci insegna Hollywood sull’online dating

    Le dinamiche del dating sono sempre più presenti nelle nostre vite, e vari film – come abbiamo discusso anche qualche giorno fa – hanno tenuto conto di questo aspetto a livello narrativo; la logica del flirt casuale, del resto, segue in larga parte film come Appuntamento al buio (1987, Blake Edwards), ma anche un classicone come Harry ti presento Sally, una commedia sentimentale che possiede tuttavia un discreto valore per come presenta le cose, ed anticipa la manìa della friendzone tanto in voga oggi. Se due persone sono empatiche e fanno amicizia, potranno mai finire a letto assieme?

    Nemmeno un regista completo come Kubrick o Lynch, probabilmente, saprebbe rispondere a questa domanda in modo certo; ma i film, in generale, potrebbero considerarsi delle ottime consolazioni per i single depressi al fine di aiutarli ad uscire da un tunnel, oppure guidarci nella scelta del partner più affine a noi. Non c’è dubbio, del resto, sulla grandissima popolarità dei siti di questo tipo, a volte un po’ troppo spinti (secondo alcuni): del resto navigare nei siti di incontri per adulti lo fanno un po’ tutti, uomini e donne, per quanto non sia forse troppo comune da riconoscere in pubblico. Ciò crea dei presupposti interessanti da cui far partire le nostre riflessioni.

    Prima di rivolgerci ad uno di questi servizi di dating online (e ci abbiamo pensato più o meno tutti, in tempi di magra, giusto?), abbiamo paura: e la paura più grande è quella dell’ignoto, suggeriva il buon Lovecraft. Il cinema thriller ed horror ha saputo esorcizzare queste paure virtuali mediante pellicole come il controverso Hard Candy, ad esempio, che racconta la storia di un rapporto tra un uomo ed una ragazzina che nasce proprio in un chat, in cui pero’ le cose non sono assolutamente come potrebbero sembrare. Cosa possiamo imparare da quel film? Che le cose non sono quasi mai quello che sembrano, e che bisogna sempre stare attenti alle persone che incontriamo: potrebbero non volerci uccidere per forza, ovviamente, ma è bene comunque approfondire un minimo’ la conoscenza anche solo prima di arrivare alla classica “botta e via“.

    Del resto è impossibile non pensare ad un altro film come Cam, in cui le camgirl (le ragazze che hanno un rapporto esclusivamente virtuale con i propri partner) perdono la propria identità: per cui ricordiamoci che dall’altra parte c’è sempre una persona reale, e non dobbiamo nè fare gli stalker nè i leoni da tastiera. Una dinamica molto simile, del resto, è stata descritta in un film come The Den, nel quale l’erotismo si esplica mediante chat su Skype, ma poi degenera in una realtà che diventa terrificante dato che sembra esserci di mezzo un serial killer che agisce nel dark web. Morale della favola: ok le chat come mezzo di comunicazione pratico e veloce, ma vedersi per bere qualcosa assieme rimane da sempre, anche nell’era del dating online, il modo migliore per confrontarsi e conoscersi sul serio.

    Secondo alcune statistiche ufficiali, ci sono oltre 23 milioni di utenti registrati su piattaforme di dating in tutto il mondo: e la stima è quasi certamente al ribasso, data la grandissima varietà di piattaforme che offrono questa possibilità. Non tutti i frequentatori di questi servizi sono degli squilibrati, ovviamente, e con un po’ di fortuna potremo trovare un compagno o una compagna anche noi: del resto, per citare il buon cinema di Herbert Ross , “Provaci ancora, Sam!” – e tanto per ribadirla col cuore in mano, Sam sei Tu – che mi stai leggendo.

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