Blog

  • Speciale: il cinema del complotto

    Speciale: il cinema del complotto

    Il cinema, da sempre, al di là della sua innata funzione di intrattenimento, ci aiuta a leggere la realtà? Se tutti adesso vedono e rivedono Contagion di Soderberg, per intenderci, non è che siano improvvisamente diventati cinefili: c’è paura, tanta, è normalissimo che ci sia – ed un film come quello aiuta ad esorcizzare. Le piattaforme di streaming come Netflix stanno riducendo la qualità dei video, in alcuni casi, per limitare l’uso della banda, data la richiesta surreale che sta arrivando: se ci pensiamo, solo in Italia, 6 milioni di persone a casa, un bacino d’utenza fresco (credo) praticamente inedito per l’Italia.

    Tutti in casa belli e connessi, insomma – o quasi, tranne qualcuno che (suo malgrado) dice di non “credere” al virus: le teorie del complotto hanno iniziato a diffondersi anche in Italia, il virus secondo loro è stato creato apposta, addirittura non esisterebbe. Eppure le immagini dei mezzi militari a Bergamo che portavano via le vittime del virus dovrebbero averle viste tutti: e allora come si può arrivare a questo – nonostante una realtà come questa, evidente, tangibile, che ci costringe a rimanere tappati in casa il più possibile? Evidentemente un virus cattivo, difficile o impossibile da curare ed evoluto in modo naturale – come sembrerebbe essere il coronavirus – è molto, molto più spaventoso di uno creato in laboratorio ad hoc (quando, a mio parere, dovrebbe essere il contrario).

    Ne abbiamo sentite di fandonie e assurdità, in questi anni: il surriscaldamento globale che non esiste, o che è stato inventato dai climatologi per tutelare il proprio lavoro. L’evoluzione darwiniana, che sarebbe secondo alcuni “solo una teoria“. Le vaccinazioni che causerebbero l’autismo. Queste sono tutte, evidentemente, assurdità a cui nessuno dovrebbe credere: ma nel clima di ricerca di soluzioni facili, sbrigative, perchè in fondo abbiamo di meglio a cui pensare (arroganza pura di alcuni, purtroppo), perchè a qualcuno le disposizioni governative fanno un baffo, . Ma il problema sono anche i media, ai quali sembra interessare solo il body-count, la conta spietata delle vittime, il click-bait che manco nei siti di bufale ed il portare lettori sul proprio sito a qualsiasi costo, magari perchè pagano (poco, s’intende) gli stipendi ai propri giornalisti ad impressions.

    Un clima folle, esasperato e crudele che in parte George Romero e Brian Yuzna avevano quasi profetizzato negli anni scorsi; e con loro, ovviamente, molti altri registi di tutto il mondo.

    Il paradigma di negazione della realtà alla ricerca di una spiegazione alternativa, se possibile condizionata dal Governo, laboratori segreti e da “quello che non ci dicono“, se storicamente non sarebbe nemmeno impossibile (complotti ce ne sono stati nella storia, ma meno frequentemente di quello che si pensa) è diffuso nella sua forma più cruda come negazionismo (denialism) ed è ben noto nella psicologia del comportamento umano. Dopo questo virus gli psicologi mondiali, per inciso, avranno un bel da fare con tutti noi.

    Negare la scienza, dicevamo, negare le realtà ufficiali fa sentire appagati e (forse) più tranquilli: ed è determinato anzitutto dal clima di confusione imperante, e non solo. Dipende anche da realtà che spesso diventano troppo brutali da accettare. Molti non riuscirono ad accettare che gli attentati dell’11 settembre fossero stati organizzati contro la nazione più potente al mondo, e quindi ripiegarono (e ripiegano ancora oggi!) su spiegazioni “alternative”, anche se improbabili o completamente inventate. Si nega l’olocausto, si nega l’AIDS, il cambiamento climatico: tutto, pur di adattare la realtà al proprio standard di vita. Un’ottica egoista e miope, che trova purtroppo tanto consenso, ad esempio, negli ambienti più conservatori e chiusi, ma in alcuni casi addirittura in quelli più radicali e progressisti. Chi nega il coronavirus, probabilmente, non riesce proprio ad accettare che possa costringerci alla quarantena.

    Esiste una sterminata filmografia di cinema complottista o para-complottista, che non per forza ha a che fare con la malattia in senso pandemico: un esempio è Shutter Island di M. Scorsese, in cui il protagonista si inventa una realtà alternativa in cui vivere pur di non ammettere di aver fallito. Anche film meno noti al grande pubblico come Cube o Pathos, ad esempio, ricalcano le paure di chi crede di avere tutto contro: un mondo ostile, cupo ed in cui le trappole sono architettate ad arte – non si sa bene per quale motivo, da chi e cui prodest.

    Citerei anche Society di Yuzna, peraltro, perchè è l’espressione più lampante di un atteggiamento molto diffuso anche in Italia: se sei di status sociale elevato ti senti comunque superiore alla massa, non attaccabile da alcun virus. A proposito di contagio, anche film come The Gerber Syndrome: il contagio, Pontypool, Crimes of the future, La città verrà distrutta all’alba, Apocalypse Domani, e direi anche l’inquietantissimo Rabid – Sete di sangue rientrano secondo me a pieno diritto negli horror incentrati sulla diffusione di pandemie, malattie sconosciute e germi misteriosi e sfiguranti. In un’ottica travisata dai più, peraltro, anche Essi vivono di John Carpenter (regista rigidamente materialista, peraltro) è molto noto nell’ambiente complottista.

    Ci sono molti altri film e documentari, di cui non ho mai volutamente parlato su questo blog, che mantengono la stessa falsariga e la estremizzano: ci raccontano che la realtà è manipolabile, distorta, e cercano di convincerci (a differenza dei titoli citati) che le cose stiano proprio come dicono loro. In questi giorni siamo di fronte ad un evento di portata mondiale che avrebbe fatto rabbrividire anche George Romero e Lucio Fulci, che a più riprese immaginarono l’apocalisse dovuta ai morti viventi (per via di esperimenti incontrollati, abusi ambientali, cause ignote e naturalmente diffusione di epidemie).

    In definitiva: sono un umile recensore di un piccolo, quasi insignificante sito di cinema. Non uso i social per diffondere biecamente articoli del genere, basandomi sul clickbait: li scrivo e basta. Non sono nessuno, non sono un virologo, non sono un complottista. Dico solo che certi film andrebbero rivisti, per avere la conferma che gli artisti, i registi, gli sceneggiatori sono spesso profetici, e se non lo sono hanno le antenne – quantomeno. Se ogni persona è tentata, anche la più razionale, a pensare ad un complotto, ricordiamoci del rasoio di Occam: la spiegazione più semplice è spesso quella giusta. E noi, in fondo, siamo soggetti ai virus in quanto, semplicemente, siamo parte della natura.

    Solo che, purtroppo, molti di noi – tra un selfie ed un aperitivo – se lo sono dimenticato.

    Photo by Josh Hild on Unsplash
  • Le scommesse sportive nei film: un mondo da riscoprire

    Prendiamo un film, anche il primo che vi venga in mente (o anche solo il nostro preferito), e proviamo ad immaginare di sezionarlo. Chiediamoci: che cosa c’è davvero al suo interno? Ogni film degno di questo nome presenterà, a farci caso, una specifica “posta” in gioco: un messaggio specifico, sociale o politico, un’analisi psicologica, una speculazione filosofica. Oppure, al contrario, un inutile non sense, un indecifrabile non-messaggio fatto di nichilismo, senso del ridicolo, inconsapevolezza, cinismo, ironia, demenzialità, magari umorismo ingenuo, di bassa lega. Poco importa: la posta in gioco c’è sempre, addirittura anche se il regista non avrebbe mai voluto, e la “scommessa” registica si esplica nel proporre quel contenuto sullo schermo, farlo vedere e farne parlare, in un’ottica esibizionistica quanto esplorativa.

    Scommettiamo che…

    Il numero di stereotipi legati al mondo delle scommesse nel mondo cinema è enorme: dalla rappresentazione delle sfide più azzardate ed emozionanti della storia, fino ad arrivare alle più becere trame da film hard di serie Z. Quale sarà la prossima idea a farci attraversare da un brivido inesorabile? Scommettere su qualcosa possiede un innegabile fascino che il cinema, ovviamente, non poteva mancare di esprimere alla massima potenza: e forse addirittura poco importa il come lo faccia – se mediante trame sgangherate di casalinghe vs. idraulici oppure, all’estremo opposto, raccontando di micidiali hacker intenti a scommettere sul mondo.

    E dire che sono trascorsi 48 anni, al momento in cui scriviamo, da quando Steno ideò Febbre da cavallo, una delle commedie cult più celebrate in assoluto, nel cinema italiano, di questo genere. Nel frattempo il mondo virtuale ha definitivamente preso piede, per cui oggi si parla di scommesse sportive online, con numerosi siti web che richiamano questa idea come ad esempio scommessesportiveonline.org. Quanto riferiamo per le scommesse online in Italia sembra valere, su scale geografiche differenti, anche per il resto del mondo, con l’esclusione (speriamo solo temporanea e più breve possibile) delle zone caratterizzate da situazioni di conflitto, come sappiamo, alquanto complesse e preoccupanti. Piaccia o meno, stiamo globalizzando con passo inesorabile anche questo ambito.

    Il lato oscuro del gambling

    Da un altro punto di vista, parlando di film e scommesse, il mood relativo al mondo delle scommesse sportive ha conosciuto fasi alterne: se prima si ironizzava facilmente anche grazie alle interpretazioni dei divi caratteristi della commedia all’italiana, col tempo sono uscite fuori storie un po più serie o inquietanti, oggetto delle sceneggiature di film come il recente Il lato oscuro dello sport. Quel film raccontava, tra le altre cose realmente avvenute in ambito sportivo, quella dei giocatori NBA che truccarono il campionato scommettendo su se stessi, in un’esibizione di freddo calcolo finanziario che lascia ancora oggi, almeno in parte, basiti (e su cui i protagonisti si sono ravveduti col tempo, come testimoniato dal documentario stesso, per quanto lo fecero almeno all’inizio per necessità). Cambiano i punti di riferimento, non esiste più una sola faccia della realtà – e a questo punto la celebre parallasse (approfondimento) per interpretare i duplici piani della storia, di cui dissertava Zizek molti anni orsono,  sembra che si sta davvero concretizzando.

    Tale switch continuo di “umore” sembra sostanziale, e vale la pena approfondirlo: anche perchè, in prima istanza, esso è frutto delle situazioni che viviamo nella nostra martoriata e contraddittoria società, di cui il cinema finisce per essere lo specchio. Sarà senza dubbio curioso scoprire come potrebbe cambiare ancora, radicalmente o meno, in futuro.

    Le scommesse e la perdizione di Barry Lyndon

    La rappresentazione delle scommesse nel contesto cinematografico, è uno stereotipo di tanti film americani, del resto: basti citare a mo’ di esempio film interpretati da grandissimi attori (anche se non sempre come trame davvero memorabili) come The Gambler, Una notte da leoni – e l’elenco potrebbe continuare per moltissime altre righe. E poi, se proprio volessimo dirla tutta, andrebbe citato almeno Barry Lyndon, uno dei film meno noti e più amati di Stanley Kubrick, in cui l’iniziazione al gioco d’azzardo del protagonista ne segnerà l’inizio della perdizione (indimenticabile, a riguardo, la sequenza accompagnata dal Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello).

    In fondo il cinema non è altro se non un simbolo, al limite svuotato di ogni significante, il che non depone necessariamente in favore di vera e propria bassa qualità (e ci serviva Quentin Tarantino per ricordarcelo) e che anch’esso rappresenta il nostro bisogno inconscio di non pensare, di pensare meglio, di pensare meglio, di evadere, di provare il brivido dell’azzardo per provare, in qualche modo, ad inseguire un processo mentale virtuoso, rilassante e coinvolgente.

  • Corsi Gratuiti per il settore audiovisivo (Regione Lazio) – Tecnico del suono e Montatore cinematografico e audiovisivo

    Riceviamo e pubblichiamo su segnalazione degli organizzatori.

    Con il progetto M.I.C.S.A. – Miglioramento e Innovazione delle Competenze per il Settore Audiovisivo il Centro Europeo di Studi Manageriali propone due iniziative gratuite, con lo scopo di accrescere le competenze degli operatori del settore, promuovere l’internazionalizzazione e l’innovazione del settore audiovisivo laziale. Il progetto prevede due percorsi formativi della durata di 160 ore e due seminari indirizzati a disoccupati residenti o domiciliati da più di 6 mesi nella Regione Lazio.

    I corsi sono finanziati dalla Regione Lazio e dall’Unione Europea POR-FSE 2014–2020. L’iniziativa ha lo scopo di promuovere l’innovazione del settore audiovisivo laziale accrescendo le competenze degli operatori del settore.

    Le attività si sviluppano nell’ambito delle iniziative finanziate dalla Regione Lazio e dall’Unione Europea POR- FSE 2014–2020 con le risorse della Sovvenzione Globale MOViE UP 2020, uno strumento di intervento attivato con l’obiettivo di formare e sviluppare le competenze degli operatori del settore audiovisivo. Nell’ambito del progetto M.I.C.S.A. sono previsti due percorsi formativi uno per “Tecnico del suono” e uno per “Montatore cinematografico e audiovisivo” e due seminari con testimonial e professionisti del settore.

    DURATA E CONTENUTI DEI CORSI

    Tecnico del suono – 160 ore

    Il tecnico del suono è una figura professionale che si occupa della gestione dell’audio in ogni tipologia di attività o evento che preveda l’utilizzo di microfoni, mixer, diffusori acustici, registratori ecc. Nell’ambito cinematografico e della produzione audiovisiva si occupa della gestione dei dialoghi, dei suoni di ambiente, dei rumori e di tutte le fonti audio in generale, nella fase di produzione e post-produzione.

    Argomenti del corso:

    • Principi base del settore audiovisivo
    • Principi di acustica, segnale audio e microfoni
    • Ripresa e registrazione, gli elementi strutturali e ambientali delle location
    • Soluzioni tecniche di ambientazione sonora
    • Post-produzione audio
    • Modulo di Lingua inglese, linguaggio tecnico di settore
    • Comunicazione e competenze relazionali nel contesto lavorativo

    Montatore cinematografico e audiovisivo – 160 ore

    Il Montatore cinematografico e audiovisivo è una figura che esegue le operazioni di montaggio delle fonti audiovisive, ordinando e connettendo le sequenze, scegliendo immagini e suoni idonei a garantire la continuità narrativa indicata nella sceneggiatura. Attraverso il montaggio elabora la versione finale del prodotto audiovisivo (film, documentario, filmato video-giornalistico videoclip, corto, promo…).

    Argomenti del corso:

    • Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico
    • Basi del montaggio analogico e digitale
    • Composizione della struttura narrativa
    • Montaggio dei media in una sequenza
    • Maschere effetti e transizioni
    • Color correction e color grading
    • Modulo di Lingua inglese, linguaggio tecnico di settore
    • Comunicazione e competenze relazionali nel contesto lavorativo

    Requisiti di partecipazione: i corsi sono riservati a 30 disoccupati o inoccupati (15 per percorso) maggiorenni e residenti o domiciliati da almeno 6 mesi nella Regione Lazio in possesso del diploma di scuola media superiore. I partecipanti dovranno inoltre risultare iscritti ad un Centro per l’impiego. È preferibile possedere esperienze pregresse o uno spiccato interesse nel settore.

    Modalità di iscrizione al corso

    Per partecipare ai corsi gratuiti è necessario presentare la propria domanda di ammissione, redatta in carta semplice e con allegata la documentazione relativa al possesso dei requisiti richiesti.

    La domanda di ammissione al corso dovrà pervenire entro il termine improrogabile del giorno 10/03/2022 alle ore 16.00 mediante posta elettronica al seguente indirizzo:

    formazione@centroeuropeo.it

    oppure a mezzo posta ordinaria o raccomandata al seguente indirizzo:

    Centro Europeo di Studi Manageriali – Via Lavanga 97/99 – 04023 – Formia (LT)

    Bando e domanda di iscrizione sono disponibili al seguente link: centroeuropeo.it/corsi-gratuiti-settore-audiovisivo

    Durata: 160 ore formazione + 6 ore di seminario (per ogni percorso)

    Modalità: formazione a distanza, i corsi si terranno attraverso la piattaforma Cisco Webex.

    Al termine dei percorsi previo superamento dell’esame finale, verrà rilasciato un attestato di frequenza.

    Per informazioni è possibile contattare i seguenti recapiti:

    Tel. 0771-771676 – email: formazione@centroeuropeo.it – Ulteriori informazioni sono disponibili sui siti: www.centroeuropeo.it – www.movieup2020.it

  • Come progettare gli interni di casa: arredamento di lusso e design italiano

    L’arredamento di lusso è un settore in continua crescita, che anno dopo anno offre proposte in linea con le tendenze hot del momento. Abbiamo così la possibilità di creare ambienti residenziali piacevoli, esteticamente accattivanti, funzionali. Il design migliore è senza dubbio quello italiano. I prodotti Made in Italy al 100% infatti consentono di portare nelle nostre case il meglio del Bel Paese, un paese che sa vivere alla perfezione in bilico tra il glam e le tradizioni. Ecco alcuni utili consigli per progettare al meglio gli interni di casa con gli arredi glam e di lusso che il Made in Italy oggi offre.

    Il richiamo agli anni ‘50

    Il migliore arredamento di lusso del 2019 offre atmosfere vintage, che traggono ispirazione dagli anni ‘50. Sono atmosfere raffinate, chic e molto ricercate, la scelta ideale per tutti coloro che vogliono donare originalità alla loro abitazione.

    Gli arredi di lusso in stile vintage sono lussuosi e sofisticati, è vero, ma allo stesso tempo anche estremamente confortevoli. Perché una casa non deve mai essere solo ed esclusivamente bella, deve sempre essere funzionale ad ogni attività che lì si desidera portare avanti. Deve essere accogliente, ospitale, così che sia sempre possibile sentirsi a proprio agio e riuscire, tra quelle quattro mura, a ricaricare le energie al meglio alla fine di una lunga giornata.

    La semplicità prima di tutto

    Tutti gli arredi di lusso che è possibile scegliere per la propria casa hanno un sapore piuttosto minimal. La semplicità prima di tutto quindi, quella semplicità che è eleganza allo stato più puro e che simboleggia un stile sobrio che sa evocare benessere, che sa rendere ogni ambiente ancora più accogliente. Gli arredi sono semplici perché in possesso di linee pulite, geometriche, e di elementi che decorano ma sempre sottovoce, senza mai alzare in modo eccessivo i toni, per ambienti ultra rilassanti.

    Ovviamente però per poter garantire una semplicità eccellente ai propri ambienti residenziali è di fondamentale importanza anche il numero di mobili e complementi di arredo da inserire nella stanza. Mai lasciarsi andare agli eccessi! Ogni ambiente residenziale della propria casa deve essere lasciato libero di respirare e proprio per questo motivo lo spazio non deve essere invaso, ma solo riempito, una differenza questa fondamentale.

    Le produzioni artigianali italiane e le loro piccole imperfezioni

    Il design italiano più lussuoso non offre solo produzioni in serie, ma anzi punta il tutto per tutto sulle produzioni artigianali. Si tratta di mobili e complementi di arredo che quindi hanno sempre qualche piccola imperfezione, segni distintivi questi che rendono quel prodotto qualcosa di unico e capace, proprio per questo motivo, di dare un valore aggiunto all’ambiente circostante.

    Le migliori produzioni artigianali sono quelle in legno, meglio se grezzo, poco trattato, oppure anticato. Anche le versioni in ottone invecchiato sono però una validissima scelta, un oro sporco questo che ha un vago sapore vintage e che riesce a creare punti luce incredibili all’interno della stanza.

    Attenzione alla tappezzeria

    Per progettare degli interni di casa che possano dirsi lussuosi, glam e al passo coi tempi che corrono, consigliamo di curare con estrema attenzione la scelta della tappezzeria. I colori predominanti per questo 2019 sono quelli che traggono ispirazione dalla natura e anche le fantasie migliori sono quelle naturali. Si va in questo modo a donare all’ambiente quella tranquillità che solo gli spazi verdi sono in grado di offrire, che consente di provare serenità e di godere in modo piacevole della propria abitazione.

    Ogni singolo dettaglio deve essere lussuoso

    Quello che è importante ricordare, è che ogni singolo dettaglio che entra in gioco in una casa deve essere lussuoso e di design. Non si deve prestare attenzione quindi solo ed esclusivamente ai mobili e ai complementi di arredo.

    Chi ha in casa degli animali, deve scegliere accessori lussuosi e cucce di design da inserire all’interno dell’abitazione. Coloro che hanno un hobby particolare, come ad esempio la creazione di gioielli handmade, devono dare vita ad un angolo o ad uno studio dove sia possibile respirare design e raffinatezza. Solo in questo modo niente viene lasciato al caso!

    Arredamento di lusso anche per le camerette dei bambini

    Molti credono che gli arredi di lusso così come li abbiamo appena descritti siano adatti per la cucina, per il soggiorno, per la camera da letto matrimoniale, per il bagno, ma non per le camerette dei bambini. Come se le camerette dei più piccoli non meritassero un po’ di sano design!

    Sono oggi invece innumerevoli le proposte di design Made in Italy per i bambini, per trasformare le loro camere in ambienti lussuosi, ma allo stesso tempo adatti alla loro tenera età e ai loro giochi. Si tratta di una scelte eccellente, per creare armonia tra i vari ambienti di casa e per aiutare anche i bambini a capire quanto il design sia fondamentale per condire la propria quotidianità al meglio.

  • Guida pratica alle fantasie erotiche nel cinema: 9 film da non perdere

    Le fantasie sessuali sono il classico argomento “caldo” che viene rigorosamente banalizzato: da produzioni cinematografiche poco accorte, ad esempio, così come da dibattiti sterili e discussioni che più miopi non si potrebbe. È difficile o raro racconteremo le nostre, in effetti (salvo casi particolarmente gradevoli), e quasi sempre ripiegheremo sulla stantìa immagine dell’idraulico e della casalinga – e buonanotte a tutto il resto.

    Per ora ci concentriamo su dieci film da noi selezionati che raccontano, a loro modo, altrettanti tipi di fantasie erotiche.

    Nymph()maniac

    Il film di Lars Von Trier è un vero proprio saggio di fantasie erotiche, o di sessualità a 360° vissuto tra immaginario e reale. La storia di Joe, una donna affetta da ninfomania, che racconta la propria storia ad uno sconosciuto e ripercorre tutte le esperienze sessuali avute. Parliamo di fantasie che diventa realtà, in questo caso, che la donna sembra aver sperimentato in qualsiasi forma fin dalla più tenera età.

    Un excursus a tratti insostenibile perchè, di fatto, per Von Trier la sessualità viaggia a braccetto con la dimensione mortifera e abusante, rendendo il contesto più psichiatrico e nichilista di quanto il titolo stesso, ad una lettura superficiale, potrebbe suggerire.

    Al netto di una dimensione sessuale rappresentata senza gli orpelli e le vanità tipiche della pornografia classica, il film presenta una interminabile carrellata di pratiche sessuali, quasi sempre sonorizzate in presa diretta.

    Tra queste troviamo: essere penetrate in modo asettico e senza preliminari, fare sesso sottomissivo con un uomo potente, fare sesso nel bagno di un treno con uno sconosciuto, erotizzare un’insegnante, fare sesso con più uomini contemporaneamente, praticare sesso orale in modo forzoso.

    Recensione completa

    Histoire d’O

    Su eros e letteratura si dovrebbe scrivere a parte, e ce ne sarebbe abbastanza per la produzione di più di un saggio; questo film si basa su un romanzo del 1954 di Pauline Réage, alias Dominique Aury, una scrittrice francese che svelò di essere l’artefice della storia solo nel 1994. Quella di Jaeckin è una riduzione cinematografica con tutti i limiti del caso, ovviamente, ma che trovo emblematica come espressione di vari generi di fantasie erotiche.

    L’intera storia, strutturata come un dramma a tinte gotiche, è incentrata sul sado-masochismo, in particolare una fotografa di cui conosciamo solo l’iniziale, O.,  che viene iniziata ad una serie di perversioni masochiste (sculacciate e frustate, a cui la protagonista si sottopone consapevolmente) che culminano con le iniziali dell’amante marchiate letteralmente a fuoco sul deretano.

    È il mondo del bondage, fuori da ogni tabù, e forse difficilmente qualsiasi altra pellicola a tema (a cominciare dalle sovra-citate Cinquanta sfumature di grigio e annessi) sarebbe mai arrivata a questi livelli.

    A dangerous method

    In questa sede viene messo sullo schermo una delle fantasie considerate forse più inaccetabili in assoluto, ovvero una fugace relazione sessuale (peraltro sado-masochista) tra paziente e psichiatra.

    Il “un menage a trois intellettuale” (come è stato definito da Cronenberg stesso) riguarda Freud, Jung e Spirlein, ed è una storia che introduce la sessualità repressa in un contesto “parlante” – la terapia della parola diventa da mera valvola di sfogo e circostanza in cui escono fuori traumi inconsci a potente afrodisiaco e fonte di attrazione nel mondo reale difficile da eludere, come gli esperti di questo ambito sanno.

    Il focus del film rimane sostanzialmente annesso all’epistemologia, allo status attuale della psicoanalisi ed alla sua credibilità (dal consueto punto di vista materialistico del regista canadese), mentre la rappresentazione di una scena sadomaso tra la Spirlein e Jung, con tanto di sculacciate e conseguente orgasmo, rimane molto impressa nella memoria.

    Recensione completa del film

    Videodrome

    Per quanto sia un film incentrato sui mass media e sul loro potere condizionante (all’epoca della TV come mezzo di comunicazione di massa, quando ancora internet era usato probabilmente solo dai militari), introduce il cyber sex o sesso virtuale, a distanza, prima di qualsiasi altro film.

    In un contesto spesso onirico ed in bilico tra immaginario e realtà vediamo come uno schermo possa diventare oggetto del desiderio, senza che i corpi si tocchino tra loro ed esplicitando, al tempo stesso, il loro rispettivo toccarsi. La “Nuova Carne” in grado di interagire con la macchina e ampiamente teorizzata nel film passava, probabilmente, anche da qui.

    Recensione del film

    Cam

    Partendo indirettamente dai presupposti di Cronenberg in Videodrome questo film sembra chiedersi cosa succederebbe se le identità virtuali di un nickname in una videochat e quelle reali  della persona che si immedesima in un personaggio si sdoppiassero. La camgirl protagonista inscena di tutto, incluso un finto suicidio – snuff applauditissimo dai fan, e pone una sessualità nuova all’attenzione del pubblico, in cui ognuno finisce per fare da sè concedendo all’altro il “lusso” di mostrarsi.

    Recensione del film

    Malena

    La protagonista (Monica Bellucci) è oggetto di ripetute fantasie erotiche da parte di altri personaggi, trovandosi ad essere la donna più bella del paese di neanche trent’anno. Il tredicenne Renato Amoroso sviluppa una vera e propria ossessione nei suoi confronti, e per soddisfare le proprie fantasie arriva a  rubarle gli slip, usarli come feticcio e poi rimetterli a posto (ci sarebbe qualche parola da spendere sul fatto che venga scoperto dai genitori nel farlo, a partire dalla rottura del tabù). Non solo: Malena cede alla necessità (che poi è anche una fantasia comune) di concedersi ad uomini potenti, mentre Renato la immagina nelle vesti più diverse mentre continua a masturbarsi pensando a lei (Jane di Tarzan, Cleopatra, la fidanzata di un gangster, una pin-up e addirittura la Madonna).

    Eyes Wide Shut

    Le fantasie erotiche in questo ultimo lavoro di Stanley Kubrick sono quasi tutte di parola, nel senso che vengono raccontate – anzitutto – dai personaggi e poi provate a concretizzare. Ed è proprio la confessione in sè a dare il via all’intreccio, culminando in una forte gelosia – che potrebbe ricollegarsi, almeno in parte, all’immaginario di Possession.

    Gli “occhi ben chiusi” del titolo sono quasi certamenti quelli della sessualità repressa: dopo aver fumato marijuana (e presumibilmente prima di consumare un rapporto) Alice (Nicole Kidman) racconta al marito Bill (Tom Cruise, che poco prima aveva riaffermato la propria fedeltà) una fantasia sessuale che aveva avuto: essere posseduta da un giovane ufficiale di marina, per poi abbandonarlo e fuggire con lui. La fantasia di per sè può sembrare stantìa, ma il sesso basato su rapporti di potere e coercizione anche sottintesa è, secondo ad esempio lo psicologo Michael Bader, estremamente comune come fantasia erotica tra le donne.

    Blue velvet

    Velluto blu di David Lynch è un film intricato e complicatissimo, in cui la sessualità rappresenta solo una delle molteplici dimensioni che caratterizzano l’opera. In questo caso la fantasia sessuale dominante è quella di Frank, un personaggio spregevole che inala un gas prima di dedicarsi a pratiche voyeur – ovvero obbligare la co-protagonista, Dorothy, ad assumere diverse pose, manipolandone la volontà. Il velluto blu del titolo è il tratto distintivo del feroce criminale che ne fa uso per imbavagliare o soffocare le vittime dei suoi soprusi, strappandolo dal vestito della cantante.

    Crash

    Anticipando la tendenza polimorfa della sessualità moderna, in cui molti precedenti limiti sono sfumati o aboliti, Crash è una perla considerevole in fatto di fantasie sessuali: quelle descritte minuziosamente dall’omonimo romanzo di Ballard, nello specifico, e che – per certi versi – già in forma scritta evocano immagini erotiche tratte dallo studio di uno psicoanalista.

    L’oggetto del feticismo è legato sia alla diffusione di foto snuff di autentici incidenti (che sono usati, assieme ai video degli stessi, come fossero pornografia), sia all’uso dell’automobile in sè, in particolare nella forma di eccitazione dovuta allo sfiorare la morte. Un gioco pericoloso, ovviamente, quello della sessualità annessa ad eventuali incidenti stradali, che venne demonizzata da buona parte della critica (curiosamente in modo asettico e aprioristico, che erano le modalità con cui il film sembra “naturale”).

    Approfondimento: il sesso è ancora tabù (?)

    Se ancora oggi, di fatto, stiamo a discutere sull’effettiva presenza di desiderio sessuale nelle donne o  sulla contemporaneità dell’orgasmo come espressione del feeling di coppia (entrambi da annoverare nei falsi miti sulla sessualità), è chiaro che non sarà banale affrontare l’argomento. Mentre predisponevo il materiale per questo micro-saggio che ho voluto pubblicare nel blog, riguardavo vecchi e nuovi film e leggendo un po’ di libri a tema; ad un certo punto mi ha colpito come possa essere difficile raccontare una qualsiasi fantasia erotica senza banalizzarla.

    È un problema enorme, a ben vedere, per un articolo che si prefigge di raccontare le 9 migliori fantasie erotiche mai viste al cinema, e merita una breve digressione per inquadrare meglio il discorso. La soggettività della scelta, ovviamente, fa parte della definizione stessa di fantasia – e della difficoltà nel far “matchare” i gusti propri con quelli di altri partner, in molti casi.

    Raccontare una fantasia erotica rischia quasi sempre di svilirla

    Sembra quasi che il solo metterla per iscritto ne possa ridurre l’impatto, rischiando di renderla una scena da fumetto di serie Z mentre, di contro, un eccessivo livello di dettaglio la faceva diventare volgare e auto-indulgente. Ho trovato questo tabù inconscio quantomeno curioso da approfondire, oltre che necessario da premettere ad una trattazione del genere.

    Tra eros e comico, un velo di Maya da non svelare

    Riassumo brevemente le mie considerazioni in poche altre righe; in primo luogo, mi pare che nel raccontare fantasie erotiche a qualsiasi livello succeda la stessa cosa che avviene quando si prova a spiegare una battuta comica. La battuta X, infatti, fa ridere solo se ascoltata in diretta, meglio ancora se è la prima volta che la sentiamo e se ci sono altri a goderne con noi. Per una fantasia erotica Y avviene quasi lo stesso: funziona sentirla in diretta e contestualizzata, molto meno se un amico ce la racconta in un contesto avulso. Vale anche la pena di evocare il motto attribuito a Woody Allen: il sesso è stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere. Nel descrivere le scene sarò molto auto-indulgente, e naturalmente invito anche voi a fare lo stesso.

    Se viviamo in una società edonista, i tabù provengono tutti dall’inconscio

    In secondo luogo mi viene in mente la distinzione lacaniana tra Immaginario, Simbolico e Reale: a ben vedere una fantasia vive essenzialmente nella dimensione immaginaria, possiede significati che possono attingere al simbolico ed è tanto “migliore” per quanto provi ad essere ancorata al mondo reale (e vale la pena di appuntare che la concretizzazione di fantasie erotiche finisce spesso per essere deludente nella realtà).

    Lacan stesso, come spiegato dallo splendido saggio di Zizek uscito qualche anno fa, aveva intelligentemente evocato una situazione sociale invertita: siamo infatti passati da una società è portatrice di divieti e l’inconscio di pulsioni sregolate, ribaltata nell’assunto che sia la società a essere edonista e sregolata, mentre è l’inconscio che regola. Di fatto, quindi, le pulsioni erotiche fantasiose sono legate alla realtà come all’inconscio di ognuno di noi, molto spesso con una logica invertita.

    Le fantasie erotiche leniscono i sensi di colpa

    Il saggio di Michael Bader Eccitazione (Raffaello Cortina Editore, 2002) può aiutare a portare avanti il discorso, a questo punto: in esso l’autore (psicologo e psicoanalista di Los Angeles) elenca e dettaglia varie fantasie erotiche di ex pazienti, identificandone le cause più comuni: molte di esse sono un sostanziale antidoto ai sensi di colpa più diffusi, incluse le fantasie di stupro, il voyeurismo, il feticismo e le fantasie attive e passive. La descrizione di queste fantasie è puntuale, all’interno del libro (ovviamente tutte anonime e senza attribuzioni specifiche), e fanno impressione per la loro vividezza, alla quale ho provato nel mio piccolo ad ispirarmi.

    Bader, di fatto, sembra sostenere che non esistano fantasie sessuali propriamente turpi o da biasimare di per sè (cosa diversa e distinta da quello che si fa nella realtà, ovviamente).

    Di fatto, in molti paziente Bader ha anche identificato un curioso capovolgimento di fronte: gli uomini e le donne più aggressive sul lavoro o con i figli cedevano più facilmente a fantasie masochiste o passive, così come i più solitari e frustrati sessualmente sognavano segretamente relazioni con mistress e padroni per provare a deresponsabilizzarsi. Si arriva ad una conclusione interessante, clamorosa e fonte di ulteriori spunti: se un uomo ammette di avere pure fantasie su una lolita, ad esempio, non dovrebbe essere accusato automaticamente di pedofilia – per lo stesso motivo per cui non si dovrebbe biasimare di incoerenza una femminista militante che abbia fantasie di sottomissione ad un uomo potente.

    Sesso “spietato”

    Vale la pena di evocare, a questo punto, il concetto di spietatezza sessuale introdotto nel libro, la quale – nonostante il nome inquietante – smentisce l’idea dell’eccessivo altruismo dei singoli, di una tenerezza generica che spesso fa da schermo a tabù e credenze patogene di vario genere – il tutto in nome di un “calcolo” personalistico del piacere proprio, prima che di quello altrui, al fine di recuperare una sessualità completa ed armoniosa per entrambi i partner.

    Di fatto, nella società moderna questi concetti tendono ad essere relegati a misconosciuti libri di psicologia, e caratterizzano una sorta di velo di Maya che è considerato quantomeno inopportuno e spiazzante svelare da parte della società.

    Photo by Gaelle Marcel on Unsplash

Exit mobile version