Trollhunter: a caccia di troll con Øvredal

Tre studenti di giornalismo stanno investigando su una serie di uccisioni abusive di orsi: nella ricerca si imbattono in un cacciatore di troll, inizialmente riluttante ma che poi accetta di farsi riprendere durante le battute.

In breve. Mockumentary horror molto sulla falsariga di The Blair Witch Project e soprattutto di Cloverfield: un monster movie originale, snello e divertente, che dovrebbe piacere anche se non si è fan delle riprese POV.

Lo scetticismo dei “cinematografari” sui mockumentary è, in molti casi, purtroppo giustificato da pellicole pompate all’eccesso e che poi, una volta in sala, si rivelavano poca cosa. Non è il caso di Trollhunter, che ha tutte le carte in regola per essere considerato uno dei migliori mock mai usciti di recente, e che andrebbe urgentemente recuperato se non l’aveste ancora visto.

Il film è ricco di riferimenti alle antiche tradizioni ed al folklore scandinavo, tanto che alcune sequenze (come le pecore sul ponte con il troll che aspetta di ghermirle) sono basate su una nota fiaba dal titolo Three Billy Goats Gruff (in norvegese De tre bukkene Bruse). Curiosamente, poi,  nonostante il tono serioso del film, tutti i personaggi principali sono interpretati da comici norvegesi di alto profilo: Otto Jespersen (il cacciatore di troll), Knut Nærum (il supervisore), Robert Stoltenberg (il guardiacaccia), Hans Morten Hansen (il capo dell’organizzazione).

Ciò che rende interessante il film è legato quindi ai riferimenti folkoristici presenti – le diverse razze di troll, la loro conformazione fisica, la capacità di percepire sangue cristiano, il fatto che si cibino di rocce (e a volte di esseri umani), che possano essere di diverse dimensioni (in genere sono giganteschi) e che siano vulnerabili alla luce. Tutti elementi miscelati a dovere in un ottimo finto documentario (mockumentary) girato in modo ordinato e disciplinato, senza inutili giri di camera, mantenendo fisso il focus sullo svolgimento dei fatti: non è poco, per un genere che è stato ampiamente sfruttato e non sempre in modo ottimale. Certo poi non mancano i difetti: qualche colpo di scena in più sarebbe stato graditissimo, cosa che in effetti un po’ manca e rende vagamente “telefonato” lo svolgimento della storia. La visuale dei troll, poi, è splendida: sembra davvero di assistere in diretta all’arrivo di una sorta di godzilla ripreso dal vivo, cosa che lega la storia a Cloverfield e ad una lunga tradizione di finti-snuff e falsi documentari.

Øvredal è perfettamente a proprio agio con i monster movie, e mostra una padronanza della macchina da presa da cui molti emuli, specie se patiti di POV (riprese in soggettiva da parte di uno degli attori), dovrebbero prendere esempio. Poi resta ancora più apprezzabile nell’horror puro, come il suo sublime Autopsy ha dimostrato in seguito.

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