Ospite Inatteso

  • Cos’è LuLz: guida pratica al trolling attraverso South Park

    Cos’è LuLz: guida pratica al trolling attraverso South Park

    Nel saggio I mille volti di Anonymous l’antropologa Gabriella Coleman approfondisce la psicologia e il comportamentismo associato al gruppo hacker noto come Anonymous, in realtà espressione di gruppi differenti da ogni parte del mondo ed autentico collettivo-comune virtuale di hacker, spesso con pensieri e poliche diverse, se non contrapposte tra di loro.

    Tra le mille incursioni analizzate nel libro con dovizia di dettaglia, spicca la definizione del cosiddetto lulz, una distorsione verbale del più classico acronimo LOL (Laugh Out Loud, utilizzato in alcune chat e traducibile con la frase “rido forte” oppure “mi sto sbellicando”). Molti gruppi hacker che operano per buttare giù siti web istituzionali o provocare disagio o doxxing sui social agiscono, secondo questa idea, puramente per divertimento, in una ideologia non formalizzata che viene ben espressa dal lulz. E quando la Coleman riporta le affermazioni dei veri hacker da lei intervistati (alcuni dei quali in seguito arrestati dalla polizia americana), molti rispondono con una motivazione secca, monolotica ed avulsa ad ulteriori spiegazioni anche per un’antropologa di professione: semplicemente, “l’ho fatto per il lulz“.

    By Lulz Security’s Twitter account: [1], Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=32299241
    L’ideologia alla base del lulz è un mix di pensieri di vario genere, che deve molto al pensiero anarchico nelle sue varie sfumature (non ultima quella individualista), e che tende a collocarsi nel più controverso mondo del trolling, ovvero le persone che più o meno consapevolmente concorrono nel creare – usando vari strumenti informatici e tecniche di manipolazione – disagio su internet. Ancora una volta, solo per il gusto di generare il caos, esattamente come viene fatto dal gruppo che è stato noto per anni come LulzSec, un gruppo di hacker attivisti attivo fino al 2011 (e reinventato da molti altri soggetti nel corso degli anni, anche in Italia) che non hanno mai agito per il profitto, ma solo per divertirsi a causare mayhem (ovvero, distruzione casuale) in rete. Si agisce for the lulz e tanto basta, al massimo godendosi coi popcorn in mano l’effetto eventualmente comico della propria azione (imbarazzo dei CEO delle aziende violate, accuse fantasiose o generalizzate dei politici e via dicendo), solo occasionalmente includendo un messaggio politico di protesta al proprio agire.

    Immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/LulzSec

    Sono presupposti dai quali è necessario partire per analizzare, o almeno provare a farlo, una delle puntate più epiche in assoluto di South Park, proprio perchè dedicata al mondo dei troll. Articolata in più puntate ad episodi (quasi un nuovo film di South Park, verrebbe da scrivere), parte nel secondo episodio della stagione numero 20 e finisce nell’episodio dieci.

    Il passaggio chiave avviene proprio quando la Danimarca cattura i troll ed interroga il padre di Kyle: in un delirio di onnipotenza, il CEO dell’azienda che ha causato una pesante violazione informatica ammette di “voler trollare il mondo intero“, anche perchè per farlo basterebbe “un leader politico in grado di stuzzicare la gente e farla arrabbiare“. Chiaro che, a quel punto, quel leader se ne starebbe lì a guardare mentre il mondo impazzisce, e tutto questo solo per il lulz, perchè sembra maledettamente divertente farlo.

    La storia raccontata negli episodi della stagione 20, per inciso, è quella del padre di Kyle che coltiva uno strano hobby notturno: trollare sui social VIP di ogni genere, insultando ed esibendo umorismo di cattivo gusto. Il suo comportamento, alla lunga, provoca il suicidio di un’atleta danese che aveva subito una mastectomia, e che si sente attaccata e non capita dalla rete. La conseguente reazione sarà, da parte della Danimarca, di minacciare una terza guerra mondiale, mentre un attacco informatico provocherà ulteriore caos, mettendo online in chiaro tutte le attività compiute da qualsiasi persona su internet.

    Una guerra provocata dal trolling, in effetti, specie in tempi convulsi come quelli che viviamo, assume un aspetto più realistico che sarcastico, ed è per questo che la puntata è particolarmente meritevole di visione (la trovate su Netflix, per inciso).

  • Dostoevskij: 5 film tratti da opere del genio russo a 200 anni dalla sua nascita

    A 200 anni dalla nascita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij vale la pena ripercorrere, anche solo per qualche istante, la serie sconfinata dei più importanti film che sono legati alle sue opere letterarie.

    Fëdor Dostoevskij nasce l’11 novembre 1821 a Mosca, e venne introdotto alla letteratura in tenera età attraverso fiabe e leggende di autori russi e stranieri dell’epoca. La madre dello scrittore morì nel 1837 quando aveva 15 anni e, nello stesso periodo, lasciò la scuola per entrare all’Istituto di ingegneria militare Nikolayev. Dopo la laurea, Dostoevskij ha lavorato come ingegnere e per un breve periodo ha goduto di uno stile di vita sontuoso, dove la letteratura gli permise di guadagnare qualche extra mediante traduzioni.

    A metà degli anni Quaranta scrisse il suo primo romanzo, Povera gente, che gli valse l’ingresso nei circoli letterari di San Pietroburgo. Trascorse quattro anni in un campo di prigionia siberiano e fece sei anni di servizio militare obbligatorio, per poi dedicarsi alla carriera di giornalista. Alla fine, sulla falsariga dei suoi autori preferiti (Gogol, Shakespeare, Dickens, Hugo, Poe, Hegel, Hoffmann e Platone, tra gli altri) divenne uno degli scrittori russi più letti e apprezzati.

    Le opere letterarie di Dostoevskij esplorano la psicologia umana nelle travagliate atmosfere politiche, sociali e spirituali della Russia del XIX secolo e si confrontano con una varietà di temi filosofici e religiosi. Ed è anche normale che, nel cinema, la maggioranza delle opere tratte dai suoi libri riflettano esattamente questo spirito.

    Eccovi infine i cinque film che abbiamo scelto di riproporvi.

    Le notti bianche

    Si tratta di è un film drammatico romantico del 1957 diretto da Luchino Visconti, basato sull’omonimo racconto dell’autore russo. È stato sceneggiato per lo schermo da Visconti e Suso Cecchi d’Amico, ed è ricordato per le interpretazioni di Maria Schell, Marcello Mastroianni e Jean Marais. Il film venne osannato incondizionatamente dalla critica e dal pubblico, oltre a vincere un Leone d’argento alla XVIII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

    Il giocatore

    By Unknown – http://www.unifrance.org/film/2314/le-joueur#&gid=1&pid=1, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=55200387

    Il giocatore è un film drammatico italo-francese dell’anno1958, diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da Gérard Philipe, Liselotte Pulver e Françoise Rosay. I set del film sono stati progettati dal direttore artistico Max Douy, mentre il film è stato girato ai Billancourt Studios di Parigi.

    I fratelli Karamazoff

    By www.ivid.it, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=42144753

    I fratelli Karamazov (italiano: I fratelli Karamazoff) è un film drammatico italiano del 1947, diretto da Giacomo Gentilomo e interpretato da Fosco Giachetti, Lamberto Picasso e Mariella Lotti. È basato sul romanzo del 1880 di Fëdor Dostoevskij, ed è uno dei due film tratti dal libro (l’altro è un’opera russa). Il film ha vinto due Nastro d’Argento, per la migliore sceneggiatura e per la migliore colonna sonora, mentre i set del film sono stati progettati da Alberto Boccianti.

    Delitto e castigo

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    Un operaio di un mattatoio, Antti Rahikainen (Markku Toikka), uccide un uomo. Nel frattempo una donna di un servizio di catering che è arrivata per organizzare una festa è l’unica testimone: sceglie di non chiamare la polizia, e gli dice di andarsene. Mentre la polizia gli dà la caccia, Rahikainen salta il lavoro e inizia a vagare per Helsinki, vedendo un articolo sull’omicidio sul giornale.

    Si tratta in questo caso di un film del 1983 diretto da Aki Kaurismäki. È il primo lungometraggio del regista ed è basato sull’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij del 1866. Nel 1984 ha vinto due Jussi Awards: per il miglior film d’esordio e per la migliore sceneggiatura.

    L’idiota

    L’idiota (白痴, Hakuchi) è una delle tante riedizioni del libro omonimo, diretto nel 1951 da Akira Kurosawa. La versione originale del film durava ben 265 minuti ed è considerata perduta, mentre quella di cui disponiamo ad oggi è di circa 3 ore e dovrebbe essere quella più vicina alla volontà del regista. I personaggi della storia sono coinvolti in una trama complessa che ricorda una rete o un groviglio di relazioni.

    https://www.youtube.com/watch?v=8Sbpys-wk4Y

    Foto di copertina di Vasily Perov – kgHBFHS7SpcayQ at Google Arts & Culture, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13499483

  • Come migliorare i processi aziendali con la digitalizzazione

    Per le aziende si pongono numerose sfide, soprattutto quando l’obiettivo è migliorare i processi e acquistare un certo margine di vantaggio rispetto ai competitor. Per avere la possibilità di attuare queste operazioni, è importante semplificare, ottimizzare e monitorare costantemente le risorse e i vari processi. Infatti il business può essere soggetto a vari cambiamenti, che devono essere presi come delle occasioni di crescita. È fondamentale dare valore alle richieste dei clienti e soddisfare le loro aspettative, sia nell’interazione che in termini di qualità dei prodotti o dei servizi. Per questo motivo si pone in maniera molto significativa la digitalizzazione, che può rivelarsi di grande aiuto in questo senso.

    Quali sono i processi aziendali da rendere più efficienti

    Le tecnologie innovative hanno permesso di raggiungere obiettivi molto importanti. Consentono di trovare casino online per vincere soldi veri. Danno la possibilità di attuare una gestione delle risorse in maniera più organizzata. Consentono di interagire in maniera diretta anche attraverso i canali social che internet mette a disposizione.

    La trasformazione digitale ha svolto un ruolo molto importante in questo senso, perché è riuscita a far comprendere come meglio sfruttare i cambiamenti per rendere più efficienti i processi.

    Ma quali processi in particolare? Non dobbiamo dimenticare, ad esempio, da questo punto di vista come un’importanza fondamentale è assunta dalle vendite e dal marketing, che possono essere ottimizzati e digitalizzati. E poi, per esempio, un altro settore in cui interviene la trasformazione digitale è quello della gestione dei documenti, che comprende anche la possibilità di stipulare contratti con la firma elettronica.

    Fra i processi interni sicuramente l’area finanziaria può trarre vantaggio dalla digitalizzazione, soprattutto con l’opportunità di mettere a disposizione delle informazioni più precise anche quando si tratta di analizzare e monitorare i vari processi.

    Ma sono davvero tanti i settori dell’organizzazione aziendale che possono trarre beneficio dalla trasformazione digitale. Anche le risorse umane possono trovare delle loro utilità. E poi la capacità di mappare i processi e le loro relazioni in modo da identificare quali siano le piattaforme tecnologiche più adatte alla loro gestione.

    Quali tecnologie utilizzare per l’ottimizzazione

    Da tutto ciò che abbiamo descritto è facile rendersi conto come la digitalizzazione abbia avuto un’influenza fondamentale nell’ottimizzazione di tutti i processi aziendali. Ma in particolare a che cosa si dovrebbe fare riferimento e quali tecnologie sono maggiormente utili?

    In generale possiamo dire che la tecnologia da sfruttare è quella capace di garantire la continuità operativa e di sfruttare tutte le potenzialità interne per il rafforzamento del business. Per esempio possono essere molto utili le tecnologie come AI e ML, le quali, inserite all’interno di sistemi di digital document management, consentono di verificare l’autenticità dei documenti.

    I sistemi AI e ML possono avvalersi anche di altre tecnologie, come RPA e NLP. La prima sigla indica il settore del robotic process automation. La seconda, invece, si riferisce al natural language processing.

    Tutte queste risorse possono essere importanti per venire incontro più alla soddisfazione delle esigenze dei clienti, per intraprendere una comunicazione più diretta e più veloce. Sono d’aiuto poi tutte quelle tecniche di call recording, che possono fornire anche un’interazione personalizzata con i clienti. Non dimentichiamo poi tutte quelle piattaforme che oggi puntano molto sullo smart working, non trascurando tutto ciò che riguarda l’ambito della sicurezza, per garantire trasmissione dei dati e transazioni sicure.

    La digitalizzazione dei processi in molte occasioni si pone come base fondamentale su cui costruire un trampolino di lancio che possa portare non soltanto ad una migliore organizzazione aziendale e alla sua ottimizzazione, ma anche per superare i limiti riscontrati e per lanciarsi alla conquista di nuovi mercati che possono portare a maggiori rendimenti.

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  • Tutti i vantaggi della consulenza aziendale

    La consulenza aziendale assume un ruolo davvero significativo, specialmente se un imprenditore vuole amplificare le performance legate alla sua attività. Di solito ciascun imprenditore adotta determinate strategie che ritiene possano considerarsi le migliori per arrivare a risultati precisi. Tuttavia, nonostante spesso le convinzioni siano molto pressanti, sono soggette anche a miglioramento. E in questo senso interviene il ruolo del consulente aziendale, un esperto che si occupa di studiare e analizzare una data realtà imprenditoriale e di progettare e mettere a punto una strategia per migliorare i risultati. Ma scopriamo perché in dettaglio è importante il ruolo del consulente aziendale.

    Perché è importante la consulenza aziendale

    Un collaboratore può svolgere delle funzioni molto importanti. A volte si tratta di individuare quali sono i giochi d’azzardo. Altre volte si tratta di individuare le strategie migliori all’interno del settore di riferimento. Altre volte ancora bisogna individuare i competitor, per studiarne e imitarne le mosse.

    Insomma possono essere tante le domande a cui può rispondere un consulente aziendale. La consulenza di questo tipo è davvero importante perché molte volte le attività da compiere diventano complesse ed è difficile dare una risposta a tutte le domande.

    Un imprenditore può pensare di agire autonomamente, ma soltanto fino ad un certo punto. Infatti spesso ci si accorge che sono necessarie delle competenze specifiche. Soltanto un esperto può avere quella giusta esperienza e quelle giuste conoscenze che possono servire ad ottenere i migliori risultati possibili.

    Ma non dobbiamo pensare ad un conflitto di ruoli, infatti il consulente aziendale non è una figura che “si oppone” all’imprenditore oppure sottrae a lui il potere decisionale. Il suo intervento comunque può essere molto decisivo, specialmente quando il livello di stress per il titolare di un’azienda aumenta, nell’applicare le giuste strategie per raggiungere gli obiettivi prefissati.

    Il consulente aziendale, se vogliamo parlare in generale, può tracciare una strategia con maggiore lucidità e, oltre a far raggiungere gli obiettivi prefissati, può migliorare i processi. Infatti spesso il suo ruolo è quello di far emergere alcune problematiche da risolvere e di trovare le soluzioni.

    Di che cosa si occupa il consulente aziendale

    Il consulente aziendale ha sempre il compito di dare dei consigli corretti e delle indicazioni all’imprenditore. A volte è specializzato in alcune aree ben precise, come per esempio il marketing, la consulenza legale o quella fiscale.

    Il suo ruolo è anche quello di trasmettere le sue competenze e le sue conoscenze all’imprenditore con cui collabora. Ma a livello pratico di che cosa si occupa il consulente aziendale?

    Il suo compito è quello di accompagnare l’imprenditore nel prendere delle decisioni che a volte possono rivelarsi anche troppo complesse. In molte occasioni può contribuire a chiarire i pensieri del titolare di un’azienda con delle motivazioni strategiche.

    Naturalmente non si tratta soltanto di un semplice consiglio come lo intendiamo nel senso comune, ma le sue indicazioni si basano sulla ricerca dei dati oggettivi. Il suo ruolo professionale lo spinge anche a poter proporre delle nuove idee dal carattere innovativo, in modo che l’attività imprenditoriale risulti più efficace e quindi sia portatrice di maggiori guadagni.

    È da considerare che spesso all’interno dei processi aziendali una determinata area che non funzioni correttamente potrebbe influenzare tutte le altre. Questo determina un ritardo nei risultati con delle problematiche che si possono riversare a livello organizzativo, amministrativo, ma che possono avere anche delle conseguenze a livello legale e finanziario.

    E proprio in questo senso interviene il ruolo del consulente aziendale, che, dopo aver analizzato ogni aspetto, si occupa di ottenere un coordinamento delle varie aree aziendali. Da tutto questo si vede come la consulenza aziendale è qualcosa di cui un imprenditore non può assolutamente fare a meno.

  • Perchè Bob Dylan che (non) canta We are the world è il meme più importante degli ultimi 30 anni

    We Are the World” è il celebre, citatissimo e altamente simbolico singolo di beneficenza registrato, nel lontano 1985, registrato dal supergruppo USA for Africa nel 1985. Scritto da Michael Jackson e Lionel Richie, con la produzione supervisionata da Quincy Jones e Michael Omartian, fece parte dell’album We Are the World. All’epoca, secondo i dati ufficiali, riuscì a vendere circa 20 milioni di copie, diventando l’ottavo singolo più venduto di tutti i tempi e il ricavato venne interamente devoluto all’Etiopia, all’epoca devastata da una terribile carestia. Nello scorso anno, per inciso, Richie ha proposto di rifare l’iniziativa in favore delle vittime del Coronavirus Covid-19.

    Il supergruppo dell’epoca includeva molte delle star del periodo, 45 artisti tra cui alcuni dei fratelli Jackson, Stewie Wonder, Tina Turner, Billy Joel, Cyndi Lauper. E poi lui: Bob Dylan, sensibile all’iniziativa quanto in difficoltà per la tonalità del brano, non esattamente nelle sue corde abituali, come testimoniato dal video delle prove che effettuò con una certa “sofferenza” di fondo. Poeta, cantautore, scrittore e conduttore radiofonico, Dylan fu da sempre espressione della nuova poetica americana emergente all’epoca, ispirata ad una tradizione innovata e caratterizzata da quel timbro di voce inconfondibile. Ma in quel contesto, probabilmente, non avrebbe potuto dare il meglio di sè.

    Proprio quello che lo rese un meme negli anni a venire. Silenzio, ascolto, un sospiro, un accenno di cantato, Stewie, keep it playing one more time. Pensieri.

    Ad oggi, abbiamo questa meravigliosa testimonianza: il simbolo di chi si trova nel posto giusto senza sapere esattamente cosa fare, perchè farlo, come trovare quel maledetto attacco, quale sarà la tonalità giusta, e facendolo così sembrare un ateo costretto a cantare in chiesa, Play it again Stevie, o magari un perfetto “imbucato” al matrimonio di sconosciuti. E questa, semplicemente, è parte di una storia più grande di chiunque della quale anche lui, in pochi ricordano, fece parte.

    E quanti di noi a casa, in famiglia durante il pranzo di Natale quanto ti sposi / questi giovani d’oggi, durante l’ennesima call fiume con 18 capufficio non si è sentito esattamente come Bob?

    Il simbolo del disagio di chi, con tutta la buona volontà e le buone intenzioni, proprio non riesce a vedersi per tutta la vita in ufficio o davanti ad un computer, aspettando chissà cosa o chissà chi, e sperando (in assoluto, e senza distinguo) in un mondo migliore.

    By The cover art can be obtained from Columbia Records., Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=21720627
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