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Cinema, arte, spettacolo e filosofia spicciola.

  • Che vuol dire triggerare

    Che vuol dire triggerare

    Triggered (da cui deriva la forma italianizzata triggerato e triggerare, che si legge triggherare) nasce nel gergo informatico e, per estensione, in quello delle community, delle board tipo 4chan e dei social network in generale. Trigger in inglese significa grilletto, per cui triggerare si potrebbe tradurre come innescare, far scattare e (per estensione) far arrabbiare, stuzzicare, punzecchiare, far uscire di testa. Un esempio classico è quello dei troll, che sono i disturbatori nelle community online che ad esempio inseriscono un commento fuori luogo nel profilo di un politico giusto per il gusto di farsi bannare o di stuzzicare gli altri.

    Secondo l’urban dictionary, triggerato fa riferimento ad una reazione emotiva / psicologica causata da qualcosa che, con modalità variabili caso per caso, in qualche modo si riferisca ad un qualcosa che urti la sensibilità di qualcuno. Ad esempio, evocare ricordi scatenanti rispetto a persone che abbiano subito un trauma o un dispiacere profondo, in modo anche abbastanza sprezzante delle sensibilità altrui.

    In ambito informatico, nel web e lato Javascript, un trigger è un particolare metodo che emula il comportamento di un utenti che fa click su un componente, oppure apre un menù, tutto questo lato codice quindi come se lo facesse un bot al posto suo. Bot che, pertanto, viene triggerato lato codice JS.

    Triggerare in Arancia meccanica

    Il concetto di “triggerare” rappresenta un aspetto cruciale nell’ambito della psicologia e della salute mentale, poiché evidenzia la complessità delle risposte emotive umane e il legame profondo tra gli eventi del passato e le esperienze attuali. Nel romanzo distopico di Anthony Burgess, “Arancia Meccanica“, e nel film omonimo diretto da Stanley Kubrick, il protagonista Alex è un esempio emblematico di come certi stimoli possano scatenare risposte emotive e comportamentali intense, riflesso di una psiche tormentata e vulnerabile.

    Immagine tratta da IMDB.COM

    La narrazione di “Arancia Meccanica” si snoda attraverso una serie di eventi straordinariamente violenti, nei quali Alex e i suoi “drughi” si impegnano in atti di estrema brutalità. Tuttavia, la violenza di Alex non è solamente il risultato di un impulso criminale, ma è radicata in un contesto più ampio, caratterizzato da traumi passati, dinamiche familiari complesse e una società disfunzionale.

    Cos’è un trigger

    Il concetto di trigger (letteralmente grilletto) si manifesta in diverse occasioni nel corso del racconto, poiché determinati stimoli o situazioni evocano ricordi dolorosi o reazioni emotive violente in Alex. Ad esempio, le immagini di violenza nei media, le melodie di Beethoven (utilizzate nel film come parte della tecnica di “trattamento” di Alex), o il confronto con figure di autorità possono attivare risposte viscerali che lo riportano ai suoi trascorsi di delinquenza e di punizioni brutali.

    La complessità di Alex come personaggio risiede proprio nella sua vulnerabilità e nelle sue contraddizioni interne. Se da un lato emerge come un individuo privo di empatia e incline alla violenza gratuita, dall’altro si intravedono tracce di sofferenza e fragilità psicologica, alimentate da un passato segnato da abusi e disfunzioni familiari.

    Il ruolo dei trigger nella vita di Alex sottolinea l’importanza di considerare il contesto psicologico e le esperienze passate di un individuo nel comprendere il suo comportamento presente. Le ferite emotive e i traumi non risolti possono permanere nell’inconscio di una persona, influenzando le sue reazioni e i suoi atteggiamenti di fronte a determinati stimoli.

    Inoltre, la figura di Alex solleva questioni più ampie riguardanti la natura della violenza e della criminalità. Sebbene sia indubbiamente responsabile delle sue azioni, la sua storia personale e il contesto sociale in cui vive mettono in luce le complessità della condizione umana e la necessità di approcci più compassionevoli nella gestione della devianza e del disagio mentale.

    Immagine tratta da IMDB.COM

    In conclusione, il concetto di trigger ci ricorda che le nostre esperienze passate hanno un impatto profondo sul nostro presente e sulle nostre reazioni emotive. Attraverso l’analisi di personaggi come Alex in “Arancia Meccanica”, possiamo approfondire la nostra comprensione della psiche umana e dell’interazione complessa tra ambiente, esperienze personali e comportamento individuale.

  • Oroscopo sarcastico del mese di febbraio

    Sei pronto per un oroscopo fuori dagli schemi? Scopri cosa ti riservano le stelle con un tocco di ironia e assurdo. Un viaggio tra segni zodiacali e previsioni strampalate, perfetto per affrontare febbraio con una risata. ✨

    Avviso Importante: Questo oroscopo è un’opera di pura fantasia e intrattenimento. Non ha alcun fondamento scientifico, astrologico o predittivo. Le previsioni qui riportate non sono basate su calcoli astronomici, allineamenti planetari o influenze cosmiche, ma esclusivamente su un’ironia sfrenata e un sano spirito di nonsense. Qualsiasi coincidenza con eventi reali è puramente casuale… o un segno che l’universo ha un gran senso dell’umorismo.

    Ora che hai letto il disclaimer, rilassati e lasciati guidare dalle stelle… nel baratro dell’assurdo! ✨

    (segue l’oroscopo sarcastico)

    Oroscopo Sarcastico di Febbraio 2025

    ♈ Ariete – Il destino ti sorride! Poi si ricorda chi sei, e scoppia a ridere.

    ♉ Toro – Febbraio è il mese dell’amore. Genericamente parlando.

    ♊ Gemelli – In amore ci saranno grandi novità! Non sono per te.

    ♋ Cancro – Le stelle consigliano di uscire dalla comfort zone. Meglio il divano.

    ♌ Leone – Febbraio ti ricorda che sei nato per brillare! Eccellere, primeggiare, sovrastare, trionfare, scoppiare.

    ♍ Vergine – Nessun match nell’app di dating, per questo mese.

    ♎ Bilancia – Questo mese dovrai prendere una decisione importante. Dopo settimane di riflessione, la lascerai prendere ad un altro.

    ♏ Scorpione – Febbraio ti invita a lasciar andare il rancore. Farai posto a qualcosa di nuovo, tipo: rancore per motivi diversi.

    ♐ Sagittario – Ma ci pensi?

    ♑ Capricorno – Ti hanno lasciato 5000 euro nel.

    ♒ Acquario – In cerca dei tuoi pesci.

    ♓ Pesci – In cerca del tuo acquario.

    Le stelle ti guidano. Anche se adesso fanno finta di non conoscerti.

  • Goldrake (UFO robot) torna sulla RAI (ad aprile)

    “Ufo Robot Goldrake” nasce nel 1975 come parte della serie “Mecha” giapponese, creata da Go Nagai. Racconta le vicende del principe Actarus, fuggito dal suo pianeta distrutto e rifugiato sulla Terra. Qui, con l’aiuto di Goldrake, combatte contro forze malvagie provenienti da vari angoli dell’universo. La serie, innovativa per l’epoca, combinava robot giganteschi con temi di pace e giustizia, e divenne subito un fenomeno anche in Italia.

     

    Quando torna in onda sulla RAI

    La serie di “Goldrake” tornerà sugli schermi italiani ad aprile 2025, in occasione del 47° anniversario della sua prima trasmissione nel 1978. Sebbene non confermato, si ipotizza che i primi episodi vengano trasmessi il 4 aprile, seguendo la data del lancio originale. La versione che sarà proposta sarà rimasterizzata, con audio e doppiaggio originali, colori più vividi e risoluzione migliorata, come anticipato dal direttore Adriano De Maio della Rai. Una vera operazione nostalgica che riporta in auge un pezzo di storia dell’animazione.

    In occasione del 50° anniversario, la Rai trasmetterà in versione restaurata l’intera serie di “Ufo Robot Goldrake”, anime cult del 1975. Il robot protagonista, Goldrake, guidato dal principe Actarus, è simbolo di valori come pacifismo e giustizia, combattendo per proteggere la Terra. Il successo dell’anime si estese anche oltre i confini giapponesi, influenzando l’animazione occidentale. Un’operazione nostalgica che riporta in TV la saga completa, confermando l’impatto culturale di questa serie leggendaria.

    Curiosità: Il doppiaggio italiano di Goldrake è considerato uno dei più amati, grazie anche alla voce di Giorgio Locuratolo che ha dato vita a Actarus. Il protagonista Actarus, interpretato da Giorgio Locuratolo, divenne uno dei doppiaggi più amati, rendendo la voce italiana indissolubile dal personaggio.

    Le serie “Goldrake” (UFO Robot Grendizer), “UFO Robot” e “Mazinger” fanno tutte parte dello stesso universo narrativo creato da Go Nagai e sono connesse tra loro.

    1. Mazinger Z (1972-1974)

    È la prima serie della trilogia di Mazinger, racconta le avventure di Koji Kabuto (Alcor nella versione italiana), che pilota il gigantesco robot Mazinger Z per combattere il malvagio Dottor Inferno e le sue mostruose macchine robotiche.

    2. Great Mazinger (1974-1975)

    Segue direttamente Mazinger Z, con un nuovo protagonista, Tetsuya Tsurugi, che pilota il più potente Great Mazinger contro il Generale Nero e l’Impero di Mikene. Koji Kabuto compare solo in alcuni episodi.

    3. UFO Robot Grendizer (Goldrake) (1975-1977)

    Conosciuto in Italia come Goldrake, è il terzo capitolo dell’universo Mazinger, ma con una storia e un protagonista differenti. Questa volta il protagonista è Duke Fleed (Actarus in Italia), il principe di un pianeta invaso dai nemici di Vega, che fugge sulla Terra portando con sé il potentissimo robot Grendizer (Goldrake). Qui incontra Koji Kabuto, che in questa serie ha un ruolo di supporto, essendo diventato un esperto di UFO.

    Connessioni tra le serie

    • Koji Kabuto (Alcor in Italia) è il legame principale tra “Mazinger Z” e “Goldrake”. Dopo gli eventi di Mazinger Z e Great Mazinger, lo ritroviamo in Goldrake come scienziato esperto di UFO, ma non più protagonista.
    • Anche se ambientato nello stesso universo, Goldrake è molto diverso nei toni e nella trama, con elementi più fantascientifici e meno “mecha classici”.
    • In Giappone, Grendizer è considerato un seguito minore di Mazinger, mentre in Italia è stato un grandissimo successo indipendente.

    In sintesi, Mazinger Z, Great Mazinger e Goldrake fanno parte dello stesso universo, ma Goldrake si distingue per ambientazione e trama, pur mantenendo un legame con i precedenti tramite Koji Kabuto.

  • L’appartamento numero 1 (Creepypasta)

    Nascosto in un glitch di strada di una cittadina italiana, c’era un edificio che sembrava esistere fuori dal tempo, come se qualcuno avesse dimenticato di aggiornare il suo codice. Tre piani di mattoni consunti, ogni fessura una riga di un linguaggio antico, compilato con errori che nessuno aveva mai corretto. Al centro, l’appartamento numero 1. Il suo nome rimbalzava nei thread locali, nei forum sotterranei, nei racconti scambiati nei bar con sguardi sfuggenti. Chiunque avesse abitato lì ne usciva… diverso.

    Marco e Sofia erano il tipo di persone che non credevano alle storie. «Solo bug nella matrice della superstizione», diceva Marco, con la sua mentalità da programmatore. Lei rideva, ma nei suoi occhi si accendeva una scintilla di cautela. Presero l’appartamento. La serratura scattò con un suono che non sembrava meccanico, ma biologico. Dentro, il Wi-Fi andava e veniva, come se qualcuno intercettasse i pacchetti di dati prima di restituirli mutilati. Le prime settimane furono normali. Poi, i processi in background iniziarono a consumare troppe risorse.

    Marco si immerse nel lavoro, codice dopo codice, righe infinite che si accavallavano nella sua mente anche a occhi chiusi. Sofia, invece, iniziò a isolarsi, a guardare il monitor spento per ore, come se qualcosa le rispondesse. I vicini notarono il glitch nella loro routine. Le luci lampeggiavano a intermittenza, come se qualcuno eseguisse una scansione della realtà. Di notte, sussurri emergevano dai muri, pacchetti di suoni corrotti che formavano parole senza sintassi.

    Poi, il vicino curioso. Un tipo prudente, ma curioso. Sfruttò un momento di assenza della coppia per forzare la porta. Dentro, le pareti erano un dump di dati impazziti: parole scritte ovunque, stringhe di codice che sembravano non avere senso, ma che, lette nella giusta sequenza, evocavano qualcosa di sbagliato. Al centro della stanza, un’unica immagine: Marco e Sofia, ma i loro volti non erano più umani. Gli occhi erano neri, pozzi di un errore di sistema, finestre aperte su qualcosa che non doveva essere visto.

    Il giorno dopo, l’appartamento era vuoto. Nessun segno di Marco e Sofia. La loro presenza cancellata come un file corrotto. Gli hard disk dei loro PC erano formattati. Nessuna traccia nei log del condominio, nessun segno nei backup della memoria collettiva della città.

    Ma ogni tanto, nei server DNS della zona, appare un indirizzo sconosciuto, un pacchetto dati fuori posto. E se qualcuno lo apre, se qualcuno segue la traccia di quel link spezzato, la connessione si chiude improvvisamente. E nel riflesso dello schermo spento, per un istante, ci sono due figure con gli occhi vuoti che guardano indietro.

  • Programmava da ore (creepypasta)

    Nel buio totale di una notte d’inverno, tra le mura fredde di un ufficio che non aveva mai visto luce se non quella del monitor, Ethan, un giovane programmatore, stava perdendo la cognizione di sé. La scadenza si avvicinava. Un progetto critico, il cuore pulsante del suo futuro, ma lui lo sapeva, aveva superato il limite. La sua mente era già andata in overflow.

    Il codice scorrevano sotto le sue dita come un fiume impazzito. Le ore non avevano più significato. Non c’erano più numeri, solo linee, variabili, loop che si ripetevano in una continua sequenza senza fine. Ogni tasto che premeva sembrava un respiro. Il suo corpo? Non esisteva più. L’unico suono era quello della tastiera, che batteva nell’aria gelida come una sentenza.

    La luce blu del monitor rifletteva sul suo volto, pallido e sfinito, come se stesse leggendo codici di morte. Le lancette dell’orologio stavano accelerando, ma il tempo stesso sembrava stare fermo. Ogni istante si dilatava, eppure lui era prigioniero di quella tela invisibile fatta di bit. La sua mente si era fusa con il lavoro, il suo corpo era ormai solo una macchina, una periferica senza nome, senza scopo.

    Poi arrivò il bug. Un errore. Piccolo, insignificante, ma sufficiente a spezzare il fragile equilibrio. Le dita si bloccarono sulla tastiera. La sensazione era come se fossero diventate un tutt’uno con la macchina, radicate nel metallo e nei circuiti. Un dolore lancinante si insinuò nel suo corpo, ma non poteva urlare. Non poteva neppure muoversi. Ogni tentativo di distogliere lo sguardo dal monitor veniva respinto, come un comando che non veniva eseguito. La tastiera, ora, lo stava tenendo prigioniero.

    Le dita di Ethan erano intrappolate, come se una forza invisibile li avesse impiantati nei tasti, come se il codice stesso lo stesse assorbendo. La carne si stava sciogliendo, ma non c’era dolore fisico. C’era solo la consapevolezza che stava diventando qualcosa di diverso. La tastiera non era più un oggetto, ma una prigione. La macchina non era più sua, ma un’entità che lo stava trasformando.

    Il monitor si distorceva, il suo schermo tremava, e con esso la sua visione. Le luci cambiavano, mutavano in colori aberranti, come se fosse stato risucchiato in un’altra dimensione, quella di un mondo digitale che lo stava reclamando. Le sue ossa si frantumavano in comandi, i suoi pensieri in stringhe di codice.

    Quando Ethan cedette, il suo corpo non era più un corpo. Era parte del flusso. Il suo sacrificio era completo. Il giovane programmatore era diventato una variabile persistente nel sistema, una funzione senza fine nel codice che aveva scritto, in un’eterna esecuzione che non terminava mai.

    Da quella notte, si dice che nell’ufficio vuoto, quando le luci si spengono e il silenzio si fa opprimente, si sentano i tasti premuti. Come se qualcuno stesse ancora scrivendo, come se qualcuno fosse ancora lì, intrappolato in un loop infinito. Se ti siedi davanti a quella tastiera, puoi sentire le sue dita prendere le tue, guidandole in un’altra riga di codice, un altro ciclo che non finisce mai. E in quell’abisso digitale, dove la realtà si fonde con il byte, diventi solo un altro errore che non verrà mai corretto.

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