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  • Speciale Bojack Horseman: le migliori puntate

    Speciale Bojack Horseman: le migliori puntate

    BoJack Horseman: la storia di BoJack Horseman, capitolo uno, 1×1

    Puntata basilare per conoscere i personaggi della serie, a partire da Diane (la ghostwriter) che viene ingaggiata per scrivere la biografia dell’attore Bojack Horseman, un cavallo antropomorfo insicuro ed emotivamente instabile, con probabili storie di droga e alcol alle spalle. È importante per penetrare da subito il mood della serie (che non è semplicemente l’umorismo dadaista dei Griffin, o quello cinico di South Park) e comprenderne il nichilismo di fondo, che non è per forza fine a se stesso: negli episodi successivi molte soluzioni saranno proposte, ma quasi nessuna sarà realmente risolutiva. Bojack Horseman è una serie filosofica e profonda, che narrerà temi importanti come il senso della vita, il suicidio, l’eccesso per dimenticare il dolore ed il senso dei legami tra esseri umani, di qualsiasi tipo possano essere. Con ironia a volte, con serietà altre, e con un senso di sospensione che rimane costante per tutto lo svolgimento della narrazione.

    Zoe e Zelda 4×1

    Questa puntata racconta l’ascesa e la caduta della rock opera scritta da Todd, migliore amico di Bojack nonchè suo coinquilino abusivo da molti anni. Il lavoro è discutibile dal punto di vista artistico ma, al tempo stesso, pone l’accento sul rapporto controverso tra Todd e Bojack, in cui il secondo finisce quasi sempre per abusare psicologicamente del primo.

    Se l’episodio racconta in modo molto critico il mondo dello show business ed il suo cinismo innato (uno dei giudicatori del lavoro di Todd, come si vedrà, è un serpente antropomorfo), serve anche a definire uno degli ulteriori punti cruciali della narrazione: Diane che, pur attratta e corrisposta da Bojack, finirà per sposare Mister PeanutButter, attore di una serie anni ’80 rivale di Horsin’ Around.

    Zoe e Zelda sono, in questo contesto, due personas dai tratti psicologici ben definiti: Zelda è il simbolo delle persone estroverse, solari e spiritose, in grado di adeguarsi facilmente ai contesti più diversi ; Zoe è una persona riservata o più orientata su cinismo e introversione. Gli Zoe della serie, inoltre, sembrano essere più intelligenti dei personaggi ispirati a Zelda. Zoe e Zelda si ispirano inoltre ad una serie americana anni 90 incentrata su due gemelle dalla personalità contrapposta, dal titolo Sister, Sister.

    I fatti avranno numerosi richiami nel seguito, e saranno approfonditi nel dettaglio, personaggi di Zoe e Zelda inclusi.

    Finale deprimente, 1×11

    In questo significativo episodio la biografia di Bojack (pensata in modo egocentrico, ma scritta diversamente e non autorizzata dall’interessato) viene pubblicata e diffusa sul web, facendo uscire fuori il personaggio che non avrebbe mai voluto: confuso, fallito, pasticcione e alcolizzato. Questo distrugge l’autostima del personaggio e sarà determinante per tutti gli altri episodi successivi, nei quali sarà sempre più evidente la sua incapacità di dare seguito a qualsiasi relazione e di riaffermarsi come attore, dato che il suo personaggio non sarà neanche utilizzato (e sarà costretto a promuovere un film in cui è stato interamente ricostruito in modo digitale).

    Parte dell’episodio è girato come un trip allucinogeno dai contorni horror, in cui alcune visioni sono riconducibili sia a Climax di Gaspar Noè (che uscirà qualche anno dopo) che a La cosa di John Carpenter. Alla richiesta all’autrice della biografia, amica (e flirt mai corrisposto) Diane di confermargli che non sia una cattiva persona, la ragazza non risponde.

    Pesce fuor d’acqua, 4×3

    Questa puntata è ideale per chi non conoscesse la serie per nulla, o volesse farsi un’idea: a prescindere dai presupposti, infatti, Bojack si ritrova in un mondo sottomarino per la premiere del suo film. Non vive a suo agio la situazione: non sa comunicare con i personaggi acquatici, viene deriso per come risponde alle domande, si esprime a gesti ed è costretto a portarsi dietro un cavalluccio marino dimenticato dal padre subito dopo il parto. L’intero episodio è quasi del tutto privo di dialoghi, sulla falsariga delle produzioni indipendenti alla Gummo, e si focalizza sull’orrore dell’incomunicabilità.

    Fermate le rotative, 7×3

    Episodio poco citato quanto fondamentale per delineare la personalità contraddittoria e anti-eroica del protagonista: anzitutto escono fuori alcune sue egoistiche relazioni clandestine (una con il flirt dell’amico ingenuo Todd, l’altra con la sua addetta stampa). Esse finiscono per rilevarsi lo specchio di ciò che davvero è Bojack: un attore accecato dalla fama, che instaura due relazioni contrapposte (una occasionale da dominatore, e l’altra da autentico sottomesso), entrambe del tutto inutili a farlo sentire meglio.

    La puntata è improntata come un lungo flashback in cui il protagonista si confida, come in una approfondita seduta psicologica, con un misterioso personaggio (una donna inquadrata sempre di spalle) che continua ad inviargli a casa copie di una rivista che non ha mai richiesto. Alla base dell’episodio, inoltre, una campagna di marketing per il suo film Secretariat, in cui il cartellone diventa uno specchio (allegoria principale dello stesso) in cui ognuno può impersonare il protagonista, sempre per precisa volontà di Bojack. Peccato che, grottescamente, questa trovata non sia l’ideale per dei cartelloni pubblicitari giganti che, ovviamente, riflettono solo il cielo.

    È andata bene – 12×3

    Episodio molto significativo anche questo, perchè incentrato sul passato di Bojack e sul senso della sua vita: dopo l’iniziale idea di girare un seguito di Horsin’ around, la serie che l’aveva portato al successo negli anni Ottanta dandogli fama, sesso e soldi, il protagonista va nel panico e medita il suicidio. Deciso a schiantarsi con l’automobile, ci ripensa dopo aver contemplato un gruppo di cavalli in corsa davanti a lui. Forse perchè a volte bisogna fermarsi a riflettere, forse perchè nessun obiettivo potrà mai soddisfarti, forse ancora perchè (senza scomodare Emil Cioran) non è la destinazione che conta, ma come ci arrivi.

    Pensieri e preghiere – 5×4

    Questa puntata è particolarmente ricca di aspetti interessanti: da un lato è una delle puntate più critiche e satiriche verso l’ipocrisia della società americana, che favorisce la libera vendita delle armi, ma se ne scandalizza (e le vieta) solo quando Diane diventa promotrice dell’idea di far girare le donne armate per difenderle dai molestatori. Al tempo stesso, la puntata in questione indaga in modo feroce sulla personalità di Bojack, che è un personaggio ancora più contraddittorio (ed umano) di quanto non sia mai stato. Il suo cinismo, infatti, si evidenzia come sia stato anche frutto del rapporto conflittuale con la madre, che lo ha sempre maltrattato e che ormai non lo riconosce neanche più.

    La struttura dell’episodio è quella tipica delle commedie americane, in cui il protagonista ha qualcosa da farsi perdonare (dalla ritrovata figlia, dalla madre, da varie donne con cui ha avuto relazioni rigorosamente mordi e fuggi), il che è anche un leitmotiv ricorrente della serie in generale. Tale ricerca, pero’, non è finalizzata ad uno scopo nobile o commovente: serve soltanto a rimarcare le convizioni negative e nichiliste di Bojack, ormai radicate e immutabili. Il protagonista arriva ad improvvisare una puntata di Horsin’ Around nell’ospizio, perchè finalmente la madre possa riconoscerne i meriti e, al tempo stesso, possa ribadire apertamente l’odio che nutre nei suoi confronti. Per quanto spiazzante (e a volte ostentatamente cinico), Pensieri e preghiere è uno degli episodi più profondi, intelligenti e ricchi di significato di Bojack Horseman.

    Odiato dal mondo, 6×13

    È una delle puntate decisive della serie, nella quali – quasi sulla falsariga di film come Requiem for a dream – assistiamo al collasso del protagonista: nonostante abbia fatto riabilitazione e sia uscito dal tunnel della droga e dell’alcol, Bojack soffre di attacchi di panico, continua a punirsi senza mai riuscire a redimersi, è ferito, incompreso e sempre più distaccato dal mondo che, un tempo, credeva essere nelle sue mani. E l’episodio chiave è quello che segue, ed è forse il più intenso e drammatico di tutta la serie. Un’intervista doppia a Bojack, concessa per via delle indagini di due reporter privi di scrupoli, se all’inizio migliora la sua immagine si trasforma in un boomerang: le domande incalzanti sul suo passato lo mettono in difficoltà, e confessa infine una terribile verità. Non solo la morte dell’amata Sarah Lynn, all’epoca ragazzina simbolo della serie Horsin Around, è stata causata da lui, ma ne ha abusato sessualmente mentre erano sotto l’effetto di eroina e cocaina, fingendo in seguito che il decesso sia stato accidentale. La notizia è un disastro mediatico: l’immagine dell’attore è distrutta, viene condannato a pagare un risarcimento milionario alla famiglia di lei e, come se non bastasse, viene anche sfrattato.

    I rimandi ai fatti di cronaca modello Bill Cosby (ma anche Harvey Weinstein) diventano espliciti: l’uomo famoso o di potere che viene distrutto da misfatti scoperti in seguito. Del resto l’unico personaggio rimasto dalla parte di Bojack afferma che il pubblico infierisce su di lui, e gode nel vederlo fallire, soltanto per sentirsi superiore: magra consolazione, visto che l’unica proposta lavorativa che riesce a fargli è quella di girare The horny unicorn (“l’unicorno arrapato“, titolo originale dell’episodio evidentemente “camomillato” nella versione nostrana): un film porno o erotico che dovrebbe essere l’unico genere, ormai, che Bojack possa affrontare senza attirare critiche. Non possono non venire in mente, a questo punto, A Serbian film e le sue allegorie contro la politica parassitaria e la mercificazione dell’informazione.

    La trasposizione simbolica dei personaggi è diventata, in questa sede, esplicita e controversa: per quanto il tono sia tutt’altro che giustificativo o accomodante, proviamo pena per il protagonista, abbandonato ormai da qualsiasi amico abbia mai avuto. Qualcuno, in un momento di riflessione, potrebbe essere portato a porsi più di una domanda sull’etica dei media e sui toni inquisitori che accompagnano certe storie di cronaca, per quanto terribili e traumatiche possano essere, e su come la società dello spettacolo possa, in fondo, creare e distruggere a piacimento qualsiasi VIP. Il focus, del resto, è anche incentrato sul doppio ruolo ricoperto dai vari attori americani che vediamo nella serie: positivi, felici e disumanamente allegri in pubblico – quanto depressi, violenti o viziosi nel privato . Per alcuni, del resto, il pensiero che Cosby (per citare lo scandalo sulla falsariga del quale l’episodio sembra voler romanzare) sia stato condannato per stupro è – per assurdo – quasi difficile da accettare, proprio per via del personaggio divertente che interpretava negli anni 80 (i Robinson) ponendo una questione filosofica sull’ambiguità tra l’attore visto come uomo e come personaggio.

  • Mamma, ho perso l’aereo: ma Kevin è morto?

    Davvero considerevole la fan theory che è iniziata a circolare sul sito TheDailyBeast, e che propone una singola spiegazione alla capacità di Kevin – il giovane protagonista del celebre film “Mamma, ho perso l’aereo!” – di proteggere egregiamente la propria casa, proprio mentre tutta la sua famiglia è lontana da casa. In realtà, come ogni fan theory che si rispetti, nasce su qualche forum di cinema, ed è interessante parlarne in un sito di horror soprattutto per via della rilettura con plot twist che fa di una storia poco credibile nel suo insieme (per quanto di grande successo) un qualcosa di, almeno in parte, quasi sconvolgente.

    Non c’è dubbio che Home alone abbia fatto parte dell’infanzia di moltissimi di noi, e che non ci voglia un critico cinematografico per capacitarsi che sia un film divertente per il target a cui a è rivolto quanto, sostanzialmente, mediocre nell’impianto.

    Questa critica è stata sarcasticamente raccontata da un micro-episodio dei Griffin, del resto; ma qui si cerca di andare oltre, e di trovare significati nascosti all’interno di una storia ben nota.

    Le domande a cui è più difficile rispondere in “Mamma, ho perso l’aereo“, del resto, sono le seguenti:

    • Perchè Kevin è così odiato dalla propria famiglia?
    • Perchè la scalcinata banda formata da Joe Pesci e Daniel Stern sopravvive a trappole che, nella realtà, dovrebbe ferirli gravemente, o addirittura ucciderli?
    • Come può Kevin, imbranato ed ingenuo così come viene presentato all’inizio, ordire un piano così elaborato in così poco tempo?
    • Per quale motivo si mostra così protettivo nei confronti di casa sua?
    • Soprattutto, perchè non va ad avvisare la polizia o qualche adulto di ciò che accade in casa?
    • Perchè sembra aver sviluppato un legame speciale solo con la madre?

    Ecco, la madre: punto cruciale di una fan theory che tanto per (non) cambiare ha a che fare con la morte. Secondo questa rilettura, la madre non si sarebbe mai rassegnata alla morte del figlio, e sarebbe la sola a continuare a parlarci a differenza di tutti gli altri che sostanzialmente ne hanno paura. Se ricordate più o meno a metà della storia, la madre di Kevin dall’aeroporto si procura un passaggio per tornare a casa a prendere il figlio, grazie ad una band musicale che gentilmente si offre di accompagnarla. La donna racconta al musicista Gus di aver lasciato il proprio figlio solo a casa, alchè l’uomo risponde che gli è successa una cosa simile tempo prima: ha dimenticato il proprio ragazzo in una sala mortuaria, “era terrorizzato”.

    Nell’originale Kate risponde “Maybe we shouldn’t talk about this“, e l’uomo chiude la discussione con “I’m sorry I did” – ed è proprio questo scusarsi che fa scattare la scintilla: la madre sta tornando a casa perchè crede di aver dimenticato un figlio – che in realtà è morto da tempo – essendo l’unica non rassegnata alla morte di Kevin. Del resto il figlio non racconta mai apertamente di aver cacciato degli scassinatori da casa, e si tornerà (a questo punto più o meno) felicemente alla situazione di partenza. Nella versione ufficiale, lo fa perchè ciò rappresenta la sua crescita definitiva; in quella alternativa, lo farebbe perchè è lo spirito che continua a proteggere la propria casa.

    Se ricordate da dove siamo partiti, ci sono altri indizi interessanti: Kate, la madre di Kevin, è la sola a reagire con vivacità alla notizia di aver dimenticato il figlio a casa, tanto che è la sola che il passivo consorte concede la possibilità di tornare a casa (assecondando così il desiderio di una donna fragile). A questo punto, quindi, nella caotica scena iniziale assisteremmo semplicemente ad un piccolo fantasma dispettoso che non vuole saperne di morire, e che realizza piccoli dispetti ai familiari. L’odio nei suoi confronti (un innocuo bimbo di 8 anni), secondo la fan theory, a quel punto sarebbe giustificata dal fatto che sarebbe un fantasma che non si decide a lasciare la casa, da cui la sua capacità innata di proteggerla.

    La fan theory è certamente affascinante, sotto un certo punto di vista direi che arriverebbe a migliorare grandemente il film (se ci fosse stata la rivelazione finale che Kevin è morto non sarebbe più un film per bambini, ma sarebbe stato un mind-blown non da poco, degno di Shamalayan o Mangold), a questo punto; ovviamente è solo una suggestione che non regge sotto vari punti di vista (cambia radicalmente il senso del film che sarebbe, a questo punto, poco più di una favola nera), e tra le altre cose non giustifica apparentemente l’esistenza di un seguito.

    Cosa che, in realtà, non sembra giustificata lo stesso – per cui tanto vale… (fonte)

  • Esiste un episodio dei Griffin in cui mettono Quahog in quarantena

    L’episodio EACX03 dei Griffin sembra essere abbastanza profetico, e con diversi anni di anticipo, rispetto alla situazione che abbiamo vissuto nel 2020. Come sappiamo, infatti, molti paesi europei tra cui il nostro sono in difficoltà per colpa di una pandemia da coronavirus, in attesa che si possa trovare una soluzione in tempi rapidi e nel primo periodo in cui non esistevano ancora vaccini. Se è vero che da tempi non sospetti 8 italiani su 100 erano contrari a qualsiasi vaccino (dato del 2017), è chiaro che le cose sarebbero comunque state complicate lo stesso, in qualche modo: e questo episodio dei Griffin fornisce ironicamente, a riguardo, più di uno spunto di riflessione.

    Dopo una breve visita in ospedale, Peter e Lois si convincono a non vaccinare i propri figli, poiché (dopo una superficiale quanto convintissima analisi di alcuni siti internet) porterebbe a gravi conseguenze fisiche: viene citato più volte il mito (errato) che i vaccini causino l’autismo. Vediamo anhe Peter mentre gira un demenziale spot per convincere le persone a non vaccinarsi.

    Stewie non sarà vaccinato, nonostante le rimostranze di Brian (che rappresenta la parte progressista di una famiglia USA vagamente reazionaria, in genere), ed inizia una vera e propria crociata in città da parte dei due genitori. Dopo qualche tempo Stewie avrà contagiato tutti e la città di Quohag verrà messa in quarantena. Ci penserà direttamente Sean Penn a salvare la situazione, paragonando la città di Stewie ad una del terzo mondo a livello sociale e culturale.

    La satira contro la mentalità no-vax è esplicita ed evidente, ed è significativo che addirittura un cartone animato americano non sempe esattamente progressista vi si sia scagliato contro.

    Ci sono due ulteriori particolarità attorno a questo episodio (uscito nel 2016 negli USA e nel 2017 in Italia): la prima è la dinamica con cui i Griffin diventano novax, che è subdola al massimo. Peter ferisce accidentalmente Stewie che viene subito portato in ospedale. Il medico chiede se il bambino abbia già fatto i vaccini, e mostra un opuscolo informativo a Lois in cui vengono descritti i dettagli del loro funzionamento: la donna rimane terrorizzata da quello che legge (senza capirlo), e inizia a documentarsi su internet. Scatta quindi il cortocircuito: Peter e Lois diventano no-vax, ed iniziano una crociata per cercare di convincere anche gli altri genitori. Poco dopo scoppia una vera e propria epidemia in città, che culmina con la polizia che invita le persone a rimanere a casa, e con tutti i negozi chiusi. Stewie nel frattempo scappa di casa ed inizia un viaggio per trovare un modo di vaccinarsi, ed incontrerà anche il suo alter-ego dal futuro, aggirandosi in una città completamente deserta.

    Ma c’è una seconda particolarità ancora più clamorosa: un pipistrello entra in casa di Peter, che dovrà trovare i modi più assurdi e demenziali per mandarlo via. Impossibile, a questo punto, non pensare al pipistrello che (secondo le prime indicazioni) avrebbe avviato il contagio da coronavirus mediante spillover.

    Informazioni sull’episodio

    Fenomeni (Hot Shots)

    • Diretto da: John Holmquist
    • Scritto da: David A. Goodman
    • Anno: 2016
    • Serie: 15
    • Episodio: 6 (EACX03)

    https://www.youtube.com/watch?v=PemqqQ_bA2Q

  • Guardare film horror fa bene alla salute

    Guardare film horror, per carità… E’ questo che avete detto fino ad oggi? Ebbene vi riveliamo in questo articolo perché invece dovreste iniziare a guardarli. Sembra che ci sia una correlazione diretta tra i film horror e il benessere psicologico e fisico della persona. La prossima volta dunque che sarete invitati ad una serata horror a casa di amici o parenti, non rifiutate a priori; perlomeno non prima di avere letto quanto questo possa essere di giovamento al proprio stato di salute e benessere.

    Dieci motivi per guardare i film horror

    1. Un film spaventoso può contribuire ad alleviare lo stress. Dopo una lunga giornata di lavoro, dopo lo stress accumulato per ore, dopo un’attività snervante e noiosa, un film horror può portare del buonumore. Possiamo identificarci con l’eroe perseguitato o in pericolo, ma anche con qualche creatura mostruosa. Questo permette di sfogare i fastidi sopportati per tutto il giorno.
    2. Il film horror ha una valenza psicologica positiva. Addentrarsi in luoghi oscuri, penetrare misteriose profondità sconosciute, può rappresentare simbolicamente un viaggio pindarico nei meandri del subconscio. Queste perlustrazioni vengono effettuate ad una distanza di sicurezza, sentendosi comunque al sicuro, quindi a proprio agio.
    3. Guardare uno di questi film fa bene alla salute. Quando si assiste ad un film horror, il cervello produce una scarica di adrenalina e quindi di energia positiva. Questo tipo di reazioni stimola una migliore messa a fuoco ed una maggiore concentrazione.
    4. Non solo adrenalina. La visione di film spaventosi provoca la messa in circolo di altri enzimi, come la dopamina, la serotonina, il glutammato, che fanno sì che ci si senta subito bene.
    5. Il cervello è stimolato a pensare ed a cercare una via d’uscita. La situazione di crisi presunta in cui si viene messi, davanti ad un film pauroso, tende a farci cercare una soluzione. Questo aumenta la capacità di ragionare e di risolvere il problema.
    6. Superare la paura. Questo magari non avviene proprio subito, potranno volerci un paio di film. Ma quando si supera il primo ostacolo, e poi il secondo, e magari il terzo, si entra in una consuetudine positiva, e si riesce meglio ad affrontare i problemi. Guardare questo genere di film può contribuire a superare le proprie paure.
    7. Aumenta l’attività cerebrale. Stare in tensione, sentire crescere l’inquietudine di fronte ad una situazione di emergenza, stimola il cervello a lavorare di più. Quando il cervello lavora, la vita si allunga, e si allontana la probabilità di malattie degenerative tipiche della terza età, quali la demenza o l’alzheimer.
    8. Aumentano le difese. Guardare film horror fa crescere l’attività dei globuli bianchi, responsabili della lotta contro le infezioni, i batteri, i virus. Dunque questi spettacoli sono da preferire soprattutto nella stagione fredda, come antidoto per le malattie da raffreddamento in genere.
    9. Aiutano a dimagrire. Sembra che un film horror particolarmente spaventoso possa portare un notevole dispendio calorico. La paura, il batticuore, il sudore, l’attività cerebrale intensa, possono addirittura bruciare 200 calorie.
    10. Rinforzare i legami familiari o con amici. Se questo tipo di film viene guardato in compagnia, in un gruppo di parenti o di amici, il legame fra i presenti è notevolmente accresciuto, in quanto si condivide la paura, ma nello stesso ci si sostiene e conforta vicendevolmente.
  • Amazon Fire Tv Stick: cos’è e come funziona

    L’Amazon Fire TV Stick è una chiavetta che consente di trasformare una normale televisione in una Smart TV di ultima generazione. Basta collegare la chiavetta infatti alla presa HDMI della TV, ed ecco che è possibile accedere ad ogni servizio di film e serie TV in streaming come Amazon Prime Video, Netflix oppure Infinity, ai motori di ricerca, a Facebook, a YouTube. Non solo, con questa chiavetta è anche possibile osservare le telecamere di sorveglianza che sono state installate in casa, gestire le luci, il riscaldamento e ogni altro dispositivo compatibile, per una casa sempre più centralizzata e tecnologica. Ma come configurare l’Amazon Fire TV Stick? Andiamo a scoprirlo insieme.

    Installazione

    Installare l’Amazon Fire TV Stick è semplice, talmente tanto semplice che anche coloro che non hanno mai visto una chiavetta in vita loro possono riuscirci senza alcun tipo di difficoltà. È infatti sufficiente inserire la chiavetta in una delle prese HDMI presenti dietro alla televisione, o sul fianco a seconda dei modelli. La chiavetta deve poi essere collegata anche alla presa della corrente. Ecco che la chiavetta è stata installata, pronta per la configurazione.

    Configurazione dell’Amazon Fire TV Stick

    Prima di tutto è necessario accendere la televisione e sintonizzarsi sul canale HDMI. Attenzione, di solito le televisioni hanno più di un canale HDMI, indicati come HDMI 1, HDMI 2 e a seguire. Questa indicazione è presente proprio accanto alla presa. Controllate quale sia quindi il canale giusto da scegliere e selezionatelo tramite il menù del vostro telecomando della TV.

    A questo punto configurare la chiavetta è molto semplice, dato che compaiono le istruzioni direttamente sullo schermo della TV. Ecco comunque i passaggi che devono essere effettuati:

    • Selezionare la lingua.
    • Scegliere la rete WI-Fi a cui collegarsi.
    • Inserire la password della rete Wi-Fi per poter accedere.
    • Effettuare l’accesso con il proprio account Amazon. È possibile che il riconoscimento sia automatico.
    • Memorizzare la password del Wi-Fi.
    • Attivare o meno il parental control.
    • Visualizzare il filmato introduttivo che spiega le funzionalità di base dell’Amazon Fire TV Stick.

    Come navigare: il telecomando vocale Alexa

    È possibile navigare tra le applicazioni e i canali di intrattenimento che Amazon Fire TV Stick offre direttamente tramite il telecomando presente all’interno della confezione. I nuovi modelli di Amazon Fire TV Stick sono in possesso del telecomando vocale Alexa. Si tratta di un normale telecomando con tasti per la navigazione dei contenuti, per tornare alla home page, per mettere in pausa, per mandare indietro o in avanti, per regolare l’audio. È però presente sul telecomando anche un apposito pulsante per attivare Alexa. Basta effettuare un comando vocale come ad esempio “Alexa, riproduci Friends” per accedere al contenuto richiesto in modo semplice e veloce.

    Navigare da dispositivo mobile

    È possibile però navigare sulla televisione anche tramite dispositivo mobile. A cosa serve avere questa opzione se si ha un telecomando a disposizione? Questa opzione è molto più utile di quanto si possa pensare, dato che può capitare di perdere il telecomando e di non avere idea di dove sia andato a cacciarsi. È utile anche nel caso in cui le batterie del telecomando dovessero scaricarsi e in casa non vi siano altre batterie da poter utilizzare. Infine i telecomandi possono anche rompersi. In tutti questi casi, si può navigare da smartphone e tablet.

    Per comandare la chiavetta da smartphone o tablet è necessario seguire i seguenti passaggi:

    • Scaricare su smartphone o tablet l’APP Fire TV e aprire l’applicazione.
    • Sullo schermo della TV, selezionare il dispositivo di riferimento e seguire le istruzioni che compaiono direttamente sullo schermo.

    I device mobile possono comunicare con l’Amazon Fire TV Stick anche in un altro modo. È infatti possibile duplicare lo schermo di smartphone e tablet direttamente sulla TV. Effettuare quello che in gergo viene definito mirroring è molto semplice con i dispositivi Amazon. Per gli altri dispositivi è invece necessario scaricare delle apposite applicazioni.

    Amazon Fire TV Stick: semplice ed economica

    Come abbiamo avuto modo di osservare, installare, configurare e utilizzare l’Amazon Fire TV Stick è molto semplice. Il bello poi è che si tratta di una chiavetta economica, alla portata davvero di tutte le tasche. La versione basic ha un costo infatti di 39,99 euro mentre l’ultima versione uscita sul mercato ha un costo di 59,99 euro.

    Non è poi da sottovalutare il fatto che gli utenti Amazon hanno a loro disposizione un eccellente servizio assistenza clienti, che consente di richiedere informazioni in modo semplice e veloce e di ottenere un’altrettanto rapida risoluzione di ogni problema. È possibile contattare il servizio clienti anche in caso di guasti e malfunzionamenti, così da poter ottenere una nuova chiavetta, un nuovo telecomando o un nuovo componente nel caso di problemi durante il periodo di garanzia.

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