CULT_ (114 articoli)

Gli imperdibili: una selezione di pellicole da non perdere per qualsiasi appassionato del genere horror, commedia, thriller, trash.

  • Guida pratica al cinema dell’oblio

    Guida pratica al cinema dell’oblio

    L’oblio è un termine che indica la perdita o l’incapacità di ricordare qualcosa, sia temporaneamente che permanentemente. Si riferisce alla mancanza di memoria o al fatto di dimenticare informazioni, eventi, dettagli o esperienze passate. Questo fenomeno può manifestarsi in modi diversi e può essere causato da varie ragioni, come lo stress, l’invecchiamento, disturbi neurologici, traumi cranici, disturbi psicologici, condizioni mediche, o semplicemente come una caratteristica normale della memoria umana.

    Secondo Freud, il concetto di “rimosso” si riferisce a ricordi, desideri o esperienze traumatiche che sono stati inconsciamente soppressi o dimenticati. L’oblio, in questo contesto, può essere considerato come una forma di difesa psicologica che nasce dalla repressione di contenuti emotivamente dolorosi o disturbanti. Freud credeva che certi ricordi o desideri potessero essere così disturbanti da essere spinti nell’inconscio, rendendoli inaccessibili alla consapevolezza. Questi ricordi repressi o rimosso possono influenzare il comportamento e la psiche di una persona senza che essa ne sia consapevole. Ad esempio, una persona potrebbe mostrare determinati schemi comportamentali o reagire in modo specifico a certe situazioni a causa di ricordi o desideri repressi di cui non è consapevole.

    L’oblio può anche riguardare la dimenticanza di dettagli quotidiani, come dove si sono lasciate le chiavi, ma può anche estendersi a eventi importanti della vita o a informazioni significative. Può essere temporaneo, come dimenticare qualcosa per un breve periodo di tempo, o può essere permanente in casi più gravi, come nelle malattie neurodegenerative.

    L’oblio in questo contesto potrebbe rappresentare una manifestazione di questo processo di repressione, dove certi ricordi o esperienze dolorose vengono dimenticati o nascosti dalla coscienza a causa del loro impatto emotivo o delle loro implicazioni psicologiche. Tuttavia, è importante notare che il concetto di rimosso freudiano è ampiamente dibattuto e non è universalmente accettato da tutti gli psicologi e ricercatori nel campo della psicologia contemporanea.

    Il cinema presenta un’ampia filmografia dedicata al tema centrale dell’oblio.

    Spider

    “Spider” è un film del 2002 diretto da David Cronenberg, in cui il protagonista, interpretato da Ralph Fiennes, è un uomo di nome Dennis Cleg che soffre di gravi disturbi mentali e di amnesia.

    Il film segue la vita di Dennis Cleg, chiamato anche Spider, mentre viene trasferito in una casa di cura dopo essere stato rilasciato da un istituto psichiatrico. Spider lotta con la sua memoria frammentata e con i ricordi confusi del suo passato, cercando di ricostruire eventi traumatici della sua infanzia e le complesse relazioni familiari.

    La narrazione del film si intreccia tra la realtà e la percezione distorta di Spider, mostrando i suoi sforzi nel tentativo di capire ciò che è accaduto nella sua vita e nel suo passato, mentre la sua mente è intrappolata in un labirinto di ricordi distorti e ambigui.

    Il tema dell’oblio è centrale nella trama di “Spider”, poiché il protagonista cerca di recuperare e dare un senso ai frammenti del suo passato, cercando di affrontare eventi traumatici e di riavvicinarsi ai ricordi sepolti della sua infanzia. Il film esplora la natura della memoria, dell’identità e della percezione, portando lo spettatore a entrare nella mente fratturata del protagonista e nelle sue struggenti lacerazioni psicologiche.

    Di B3t – catturato personalmente, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2976057

    Oblivion

    Di Supernino – Screenshot autoprodotto, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=4629489

    Oblivion è un film di fantascienza del 2013 diretto da Joseph Kosinski. Il film è ambientato in un futuro post-apocalittico e vede Tom Cruise nel ruolo del protagonista.

    La trama ruota attorno a Jack Harper (interpretato da Tom Cruise), un tecnico di manutenzione incaricato di monitorare e riparare droni difensivi su una Terra desolata, abbandonata e devastata da una guerra contro una razza aliena chiamata “Scavs”. Gli umani hanno vinto la guerra, ma la Terra è diventata inabitabile e gran parte della popolazione si è trasferita su un’altra luna di Saturno, chiamata Tet.

    Mentre Jack compie le sue missioni di manutenzione, inizia a mettere in discussione la verità sulla guerra e sul suo ruolo nell’intera situazione. Una serie di eventi lo portano a scoprire informazioni che mettono in discussione la sua comprensione della realtà e delle sue stesse origini.

    Il film è apprezzato per la sua estetica visiva, gli effetti speciali e la colonna sonora coinvolgente. La storia affronta temi di identità, memoria, tradimento e riscatto, mentre il protagonista cerca di scoprire la verità dietro la sua esistenza e il suo ruolo in un mondo devastato.

    “Oblivion” è stato apprezzato per la sua ambientazione visivamente accattivante e per la sua trama che mescola elementi di fantascienza con elementi più intimi e personali.

    “Memento” (2000)

    Memento” è un film del 2000 diretto da Christopher Nolan e racconta la storia di Leonard Shelby, interpretato da Guy Pearce, un uomo che soffre di amnesia anterograda, una condizione che gli impedisce di creare nuovi ricordi a lungo termine dopo un trauma. La trama del film è narrata in modo non lineare, seguendo due trame temporali che si intrecciano:

    Leonard cerca disperatamente di trovare l’uomo che ha violentato e ucciso sua moglie, e di vendicarsi.

    La sua ricerca è complicata dalla sua condizione di amnesia, quindi si affida a polaroid, tatuaggi e appunti scritti su sé stesso e oggetti per ricordare chi è, cosa sta facendo e chi è la persona che deve trovare.

    Il film si apre sul finale, portando lo spettatore all’inizio della storia. La narrazione procede poi all’indietro attraverso una serie di eventi, rivelando nuovi dettagli e retroscena.

    “Shutter Island” (2010)

    Credits: imdb.com

    Diretto da Martin Scorsese, questo thriller psicologico racconta la storia di due detective che indagano sulla scomparsa di una paziente da un’ospedale psichiatrico sull’isola di Shutter. Il film esplora la memoria e la percezione in modo disturbante.

    “Before I Go to Sleep” (2014)

    Basato sul romanzo di S.J. Watson, segue la storia di una donna che ogni giorno al risveglio scopre di aver perso la memoria degli ultimi 20 anni a causa di un incidente. Lei inizia a scoprire verità inquietanti sulla sua vita.

    “Unknown” (2011)

    Un uomo si risveglia in un ospedale scoprendo che qualcun altro ha preso la sua identità, ma l’intera sua vita sembra essere stata dimenticata o sostituita da qualcun altro.

  • Esplorando il tabù: 8 film sul tema dell’evirazione

    L’evirazione, un tema oscuro e disturbing per eccellenza, è stato affrontato in modo controverso e sensazionale nel cinema. Dall’ossessione sessuale alla vendetta, dalla manipolazione all’oscurità interiore dell’umano, ognuno di questi film esplora la complessità psicologica e i conflitti dell’animo umano. Eccovi pertanto 8 film che ne parlano più o meno esplicitamente, con un avviso spoiler: alcuni contengono la rivelazione del clou della trama.

    “Ecco l’impero dei sensi” (1976)

    Questo film giapponese diretto da Nagisa Oshima esplora il tema dell’evirazione attraverso il contesto della sessualità ossessiva. Basato su una storia vera, il film rappresenta una relazione erotica profonda che sfocia in una ricerca morbosa di sensazioni estreme. Si va oltre la classica idealizzazione dell’altro: dopo la morte del compagno a cui era morbosamente legata, tanto da non farlo uscire di casa per giorni, la giovane Sada Abe a cui si ispira la protagonista afferma che il pene mozzato del proprio amante era il ricordo più caro che lo legava a lui.

    “L’ultima casa a sinistra” (1972)

    Mari Collingwood e Phyllis Stone si imbattono in un gruppo di criminali: Le ragazze vengono rapite, torturate e alla fine uccise. Craven immagina cosa succederebbe se i genitori delle due si imbattessero casualmente negli aguzzini: il tema dell’infliggere agli assassini lo stesso orrore che hanno causato a Mari e Phyllis sfocia nella castrazione in senso simbolico, nel togliere la potenzialità più caratterizzante dell’uomo. Un film che farebbe il triplo del clamore, se uscisse oggi, e sarebbe oggetto di trattazioni in lungo e in largo. Craven aveva, in questo caso, visto più lungo del solito.

    “Hard Candy” (2005)

    Sebbene il tema dell’evirazione non sia centrale, questo film affronta il concetto di vendetta e manipolazione attraverso una trama oscura. Da un punto di vista psicoanalitico, l’idea di manipolazione può essere vista come un modo per affrontare il desiderio inconscio di controllare e cambiare gli altri, riflettendo il concetto freudiano di proiezione.

    Ciò avviene in una logica ribaltata rispetto a quella stereotipica classica, dove la vittima diventa carnefice ed i ruoli prestabiliti saltano, una volta per sempre. È questo, forse, l’aspetto più rilevante di Hard Candy oggi.

    Nekromantik (1987)

    Nekromantik” è un film horror underground tedesco diretto da Jörg Buttgereit. Il film è noto per la sua natura controversa e disturbante. La trama segue un necrofilo che lavora in un’agenzia di pulizia che si occupa di rimuovere i corpi. La sua ossessione per i cadaveri lo spinge a portare a casa un corpo per i suoi oscuri desideri. Il film esplora temi macabri e viscerali, esponendo lo spettatore a sequenze disturbanti di violenza e necrofilia. La sua natura provocatoria ha portato a un’ampia discussione su quanto il cinema possa esplorare argomenti tabù.

    Nekromatik affronta più che altro il tema dell’amore necrofilo, ed è noto al grande pubblico quasi esclusivamente per questa ragione. Ma c’è una sequenza molto specifica incentrata sul tema dell’evirazione, che consiste nella sequenza in cui la protagonista custidisce il membro del proprio cadavere per scopi sessuali.

    “Moebius” (2013)

    Un film sudcoreano diretto da Kim Ki-duk, “Moebius” esplora il tema dell’evirazione in modo metaforico. Il film parla di conflitti familiari e sessualità contorta, utilizzando il simbolismo dell’evirazione per rappresentare la castrazione emotiva e psicologica. Da un punto di vista psicoanalitico, il film potrebbe essere interpretato come una rappresentazione delle dinamiche di potere e controllo all’interno della famiglia.

    Spingendo più in là il discorso, Moebius presenta una scena di auto-evirazione che assume più di un significato simbolico, ma che viene ricordata più per il clamore del gesto che per altro.

    “Cannibal Ferox” (1981)

    Questo film italiano del genere cannibale tratta di violenza, tortura e cannibalismo, prefigurandosi come un film proto-sensazionista incentrato sulla meta trattazione del tema.

    Oggi il film potrebbe riflettere l’espansione dei confini sociali e morali, esplorando gli aspetti oscuri dell’umano, ma non solo: “Cannibal Ferox” (1981), diretto da Umberto Lenzi, presenta una scena di evirazione esplicita che è un po’ il clou dell’orrore rappresentato. Il film è noto per il suo contenuto estremamente violento e perturbante.

    “Der Todesking” (1990)

    Un film tedesco di Jörg Buttgereit, “Der Todesking” è una raccolta di episodi che esplorano la morte e il suicidio. L’evirazione potrebbe essere interpretata come una rappresentazione simbolica della privazione e della mutilazione psicologica. Il film potrebbe essere analizzato da una prospettiva psicoanalitica come una riflessione sulle angosce della morte e le reazioni umane ad essa.

    “Schramm” (1993)

    Diretto da Jörg Buttgereit, Schramm non tratta dell’evirazione come tematica generale, bensì presenta un serial killer ossessionato dal sesso che pratica (e nel film lo si vede esplicitamente) un atto autolesionista sul proprio pene.

    L’evirazione è un termine che si riferisce alla rimozione chirurgica o all’asportazione degli organi genitali.

    L’evirazione può essere un processo volontario o involontario e può avere diverse ragioni, tra cui motivi medici, religiosi, culturali o punitivi. In alcuni contesti, l’evirazione è stata utilizzata come forma di punizione o tortura, mentre in altri casi è stata eseguita per ragioni mediche, come il trattamento di determinate condizioni o malattie.

    Immagine: il tema dell’evirazione visto da Midjourney in chiave grottesca

  • 38 poster cinematografici del Ghana che forse non avevi ancora visto

    I poster cinematografici del Ghana sono diventati idoli da venerare all’interno di varie community di cinema presenti su internet, e non da oggi. Andiamo pertanto a vedere la straordinaria storia che c’è dietro le locandine ghanesi di film molto famosi come La casa 2, Terminator, Lo squalo e via dicendo

    Poster cinematografici ghanesi

    È interessante notare che molti poster cinematografici ghanesi sono dipinti su pezzi di compensato piuttosto che essere stampati su carta come avviene di solito altrove. Questa pratica è nata dalla necessità di avere manifesti durevoli e resistenti che potessero resistere alle condizioni atmosferiche del Ghana, come l’umidità e il calore. I pittori ghanesi che realizzano queste locandine sono artisti talentuosi e creativi. Utilizzano colori vibranti e immagini dettagliate per catturare l’essenza dei film e attirare l’attenzione del pubblico. Ogni poster è realizzato a mano, con precisione e cura per i dettagli.

    A causa del materiale utilizzato, ovvero il compensato, i poster cinematografici ghanesi possono essere piuttosto pesanti e ingombranti. È difficile portarli con sé come souvenir o oggetti da collezione, a meno che non vengano imballati e spediti. Tuttavia, nel corso degli anni, sono emerse anche versioni più leggere dei poster cinematografici ghanesi, realizzate su carta, che possono essere più facili da trasportare. Questi poster stampati sono diventati più comuni con l’avvento della distribuzione digitale e delle nuove tecnologie di stampa. Nonostante l’aspetto pratico della questione, i poster cinematografici ghanesi dipinti su compensato rimangono delle opere d’arte uniche e affascinanti, rappresentando una parte importante della cultura cinematografica del Ghana.

    Riconoscete i film in questione?

    Ghallywood

    Da quello che sappiamo, I film ghanesi hanno acquisito una notevole popolarità sia a livello nazionale che internazionale, e hanno contribuito a plasmare l’identità culturale e l’immagine del Ghana nel mondo cinematografico. Nonostante le limitazioni di budget e risorse, questi film sono stati in grado di offrire intrattenimento coinvolgente e significativo al pubblico. I film ghanesi, noti anche come “Ghallywood” o “Kumawood” (a seconda delle regioni), sono una parte significativa dell’industria cinematografica del Ghana. Questi film hanno le loro caratteristiche distintive che li differenziano da altre produzioni cinematografiche.

    1. Lingua: La maggior parte dei film ghanesi è realizzata in lingua Twi, che è una delle lingue predominanti nel paese. Questo rende i film accessibili a un pubblico più ampio all’interno del Ghana, anche se ci sono anche produzioni in altre lingue locali e in inglese.
    2. Contenuti culturali: I film ghanesi spesso riflettono la ricchezza della cultura ghanese. Molti di essi affrontano temi come le tradizioni, i valori familiari, i conflitti culturali, la spiritualità e le credenze locali. Questi elementi culturali sono spesso presentati in modo vivace e coinvolgente per creare un’esperienza autentica per il pubblico.
    3. Narrativa melodrammatica: I film ghanesi spesso adottano una narrativa melodrammatica, con trame complesse e intrecciate che coinvolgono amore, gelosia, tradimenti e rivalità familiari. Questo stile narrativo può essere considerato eccessivo da alcuni spettatori, ma è apprezzato per la sua capacità di suscitare emozioni forti.
    4. Uso dell’umorismo: L’umorismo svolge un ruolo importante nei film ghanesi. Anche se affrontano temi seri, molti di essi includono momenti comici per alleviare la tensione e intrattenere il pubblico. L’uso di battute, giochi di parole e situazioni esilaranti è comune in molti film ghanesi.
    5. Produzione rapida e a basso costo: La maggior parte dei film ghanesi viene realizzata con budget limitati e tempi di produzione rapidi. Questo è spesso evidente nella qualità delle riprese, degli effetti speciali e delle produzioni in generale. Tuttavia, ciò non ha impedito alla industria cinematografica ghanese di prosperare, con una grande domanda interna e un pubblico appassionato.
    6. Distribuzione informale: I film ghanesi sono spesso distribuiti in modo informale, attraverso la vendita di DVD, la proiezione in sale cinematografiche locali o attraverso la distribuzione via streaming online. Anche se la distribuzione formale sta diventando sempre più comune, soprattutto con la crescita delle piattaforme digitali, molte produzioni ghanesi continuano a raggiungere il pubblico attraverso canali non convenzionali.
  • Il balcone di Fantozzi è ancora lì

    Nel vasto panorama del cinema italiano, ci sono poche scene così iconiche e memorabili quanto la famosa “Sequenza del Balcone” nel film Fantozzi. Questa sequenza, che si svolge nel film del 1975 “Il secondo tragico Fantozzi“, è un perfetto esempio di umorismo cult e di grande capacità nel creare situazioni comiche.

    In questa breve analisi, esploreremo la sequenza del balcone di Fantozzi, un momento epico del cinema italiano.

     

    La scena ha luogo durante uno degli innumerevoli episodi di sfortuna che il povero ragioniere Ugo Fantozzi, interpretato dal leggendario Paolo Villaggio, deve affrontare la quotidianità: alzarsi la mattina per andare al lavoro. Fantozzi, sempre sfortunato e maltrattato da colleghi e superiori, malinteso dalla sua famiglia e dal mondo in generale, si trova a dover affrontare una serie di eventi tragicomici.

    Fantozzi è in ritardo: decide così di prendere l’autobus al volo, perchè diversamente arriverebbe in ritardo. La via su cui è stata girata la scena è l’attuale tangenziale Est di Roma, tra via Casilina e via degli Orti Varani.

    Le coordinate geografiche di questo evento:

    • Latitudine: 41.8892663
    • Longitudine: 12.5197229,19z

    Su Maps: Balcone Film Fantozzi

    Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato!

    La frase “Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato” può essere interpretata attraverso diversi contesti e sotto molteplici punti di vista, ma ha radici profonde nella psicologia umana che possiamo esplorare.

    1. Desiderio e Aspirazione: Questa frase può riflettere un desiderio profondo o un’aspirazione irrealizzata. Può rivelare un’idea o un’azione che una persona ha sempre desiderato compiere, ma per qualche motivo non ha mai realizzato. Questo desiderio può essere legato a una serie di fattori, tra cui paura, mancanza di fiducia in sé stessi, restrizioni esterne o altre priorità che hanno preso il sopravvento.

    2. Rimpianto e Nostalgia: Allo stesso tempo, la frase può portare con sé un senso di rimpianto o nostalgia. Anche se non è stata presa alcuna azione per realizzare quel sogno, il pensiero di ciò che avrebbe potuto essere può generare sentimenti di perdita o di opportunità mancata. Questo senso di rimpianto può essere amplificato dalla consapevolezza che il tempo per realizzare quel sogno potrebbe essere passato.

    3. Identità e Autenticità: In alcuni casi, questa frase può essere una dichiarazione di identità o autenticità. Può indicare che il sogno in questione è così profondamente radicato nella personalità o nei valori di una persona che, anche se non è stato materializzato, continua a definirla. In questo senso, il sogno può essere visto come una parte essenziale della propria identità, anche se non si è trasformato in realtà.

    4. Autoconsolazione e Giustificazione: Infine, la frase potrebbe essere usata come forma di autoconsolazione o giustificazione. Può essere utilizzata per lenire la delusione o l’insoddisfazione derivante dal non aver realizzato un desiderio, fornendo una sorta di scudo emotivo contro il senso di fallimento o inadeguatezza.

    Conclusioni: Un Capolavoro di Comicità Italiana

    La sequenza del balcone di Fantozzi è un momento iconico che rappresenta il meglio della comicità italiana. Con la sua miscela di umorismo intelligente, situazioni assurde e dettagli impeccabili, questa scena rimane impressa nella memoria degli spettatori come uno dei momenti più indimenticabili del cinema italiano. E mentre Fantozzi continua la sua eterna lotta contro la sfortuna e l’ingiustizia, noi continueremo a godere di queste piccole perle di comicità che solo il cinema italiano sa offrire.

  • Archive 81: recensione, trama e cast della serie TV su Netflix

    Da due settimane Archive 81 – Universi alternativi di Rebecca Thomas si trova sulla cresta dell’onda tra gli spettatori di Netflix, anche in Italia – dove è comparsa con tanto di buon doppiaggio (tanto vale scriverlo a chiare lettere). Classe 1984, la Thomas è nota per il film (ispirato a Pasolini, per la cronaca) Electrick Children e per un episodio (il primo ) di Stranger Things, oltre che per questo Archive 81 prodotto e distribuito da Netflix e Atomic Monster, con Paul Harris Boardman e James Wan (Insidious, Saw: L’enigmista) come produttore esecutivo.

    VHS ritrovate, ambientazione da inizio anni 80, tensione e distorsioni temporali ci conducono in una dimensione narrativa complessa, accattivante e che si preannuncia piuttosto lunga. Ma cosa c’era in quelle videocassette?

    Trama

    Dan è un esperto di archivistica in grado di recuperare vecchi nastri di VHS d’epoca, riportandoli in condizione di poter essere visionati. Durante il proprio lavoro si imbatte nella singolare storia del condominio Visser, distrutto da un incendio ed i cui condomini sembrano scomparsi nel nulla. Una multinazionale di cui non si sa nulla nemmeno dal web, nel frattempo – la LMG – lo contatta per proporgli un restauro pagato una cifra spropositata, da svolgersi  in una casa sperduta modello Shining. Inutile sottolineare che durante il proprio lavoro succederanno strane cose: i personaggi dei filmati VHS sembrano quasi rivolgersi a lui, e la figura del padre del protagonista (prematuramente scomparso) apparirà all’interno di uno dei nastri.

    E se la LMG fosse un’enorme multinazionale di giochi da tavolo? […]

    Recensione

    La genesi dell’opera è senza dubbio curiosa perchè, tanto per cominciare, è stata prodotta sulla falsariga narrativa dell’Inferno di Dante Alighieri. Quantomeno, il riferimento è sostanziale: il protagonista si chiama Dan (T.), mentre il suo accompagnatore sarà, come si scoprirà, Virgil. Ma non solo: non mancano i personaggi di Beatrix, il cerchio (riferimento a quello dantesco) e naturalmente, essendo una serie thriller horror, Kharon, il Caron dimonio. Alla base della trama gli aspetti più inquietanti legati alle videocassette VHS (per qualche strano motivo quel formato video induce una specie di paura ancestrale) nonchè alla storia, confermata solo in parte, che alcune di esse fossero state commercializzate come snuff (ovvero filmati in cui si assiste a morti reali, di animali o persone, non sceneggiate o simulate). L’inferno di Archive 81 non sembra dissimile da quello mortifero, inquietante e a suo modo ordinario di Antrum.

    Fosse solo una serie TV modello mockumentary horror, forse, non varrebbe forse neanche la pena approfondirla: certo, i riferimenti ad elementi fondanti di film come V/H/S, The last horror movie The poughkeepsie tapes, S&MAN non sono da poco, e restano sostanziali. Ma c’è dell’altro, e basta vedere i primi trenta minuti dell’episodio pilota (su Netflix, ovviamente) per capacitarsene. Peraltro, gli stessi vengono declinati dentro Archive 81 (dove 81 fa riferimento all’anno 1981, per capirci) nel senso più paranoico possibile. Ed è chiaro che Dan è un archetipo, oltre che letteralmente dantesco, del protagonista medio di serie come Ai confini della realtà, travolto o coinvolto da un gioco più grande di lui, forse manipolato da tante scatole cinesi panottiche, in cui tutti possono spiare tutti. Nulla di diverso dal mondo qualunquista e iperconnesso in cui viviamo, in effetti, e di cui questo Archive 81 si mostra in tutta la propria preoccupazione, tensione e paranoia, per una serie che è (solo per comodità) di genere horror sovrannaturale e che, ad oggi, conta otto episodi in tutto. Molto probabilmente e come da tradizione, non si fermerà neanche a questi ultimi.

    Del resto il buon Dan, difensore della propria privacy dalle incursioni internet (come dice a più riprese lui stesso), a parte essere un personaggio romeriano – un solitario, oppresso dalla società e di etnia afro-americana, come il Duane Jones / Ben de La notte dei morti viventi –  è uno scettico convinto: non crede al sovrannaturale, lo rigetta e nasconde un passato traumatico (aveva pure un padre docente di psicologia, come se non bastasse). Un vero e proprio en plein di stereotipi psico-sociali – e, anche solo per questo, vittima designata delle peggiori sofferenze di qualsiasi opera di questo tipo.

    Opera molto diretta, pertanto, ispirata ad un sottogenere mockumentary preciso e a suo modo archetipica (nonostante l’idea di fondo non sia nuova), diretta brillantemente da una regista con le idee chiare. Girata, peraltro, riportando alla luce le narrazioni classiche di pseudo-snuff exploitativi, paranoici e gran guignoleschi come quelli citati: il mood paranoico e spaventoso non è cambiato, e farlo diventare una serie TV relativamente pop non era cosa banale.

    Tanto più se nel farlo si evitano gli eccessi dei vari filmacci qui citati, rimanendo su un equilibrio visuale e comunicativo di sostanza, che si riflette, soprattutto, in un horror lucido quanto onirico, anche solo nella trovata dei “paralleli comunicanti” mediante nastri VHS. Nastri, questi ultimi, simbolo di un tempo che non c’è più, di un filmato amatoriale che è simbolo quasi implicito di scheletro nell’armadio, filmato amatoriale come locuzione più ambigua che mai (..amatoriale in che senso?). Un cinema ritrovato on the road, parte del vissuto di ognuno di noi,un espediente narrativo in parte abusato ma che qui, nonostante tutto, si rinnova con saggezza nel gioco di ricicli del caso.

    Archive 81 è anche debitore di (ovvi?) echi ottantiani, gli stessi che serie come Stranger Things hanno saputo sfruttare (forse in vaga modalità poser, in quel caso), sulla falsariga del dubbio ancestrale che un qualche parente di qualsiasi famiglia custodisse sempre e comunque VHS atipiche nell’armadio della nonna. Ma anche solo (se preferite) del sano, classico e archetipico effetto nostalgia, lo stesso rievocato periodicamente da radio e TV – nonchè sbeffeggiato da South Park mediante la trovata dell’uva parlante, i ricordàcini.

    Effetto che in questa sede va al di là della semplice evocazione modello “si stava meglio quando si stava negli anni 80″: grazie alla trovata dei mondi paralleli alternativi, di fatto, dentro Archive 81 il sottogenere acquisisce, finalmente, nuova linfa. Suscita, a suo modo, curiosità rinnovata, anche nel pubblico meno propenso o più disilluso da mille mostri e villain considerati poco attuali o poco credibili. Il tutto anche grazie all’idea di un protagonista credibile quanto insolito, affiancato da una sorta di doppelganger femminile con cui ovviamente, si instaurerà fin da subito una sorta di legame psichico. Due protagonisti – forse volutamente, a questo punto – fuori norma, romeriani e carpenteriani a tutti gli effetti perchè multi-etnici, umani e coinvolgenti.

    Ci basta questo per farci amare, una volta tanto, una serie TV: specie noi che difficilmente le apprezziamo, in generale, siamo felici di essere smentiti.

    Cast

    Mamoudou Athie – Dan Turner
    Dina Shihabi – Melody Pendras
    Evan Jonigkeit – Samuel
    Ariana Neal
    Matt McGorry
    Martin Donovan Martin Donovan …
    Daniel Johnson Daniel Johnson …
    Kate Eastman Kate Eastman …
    Charlie Hudson III Charlie Hudson III …
    Kristin Griffith Kristin Griffith …
    Johnna Leary Johnna Leary …
    Eden Marryshow Eden Marryshow …
    Jacqueline Antaramian Jacqueline Antaramian …
    Jaxon Rose Moore Jaxon Rose Moore …
    Trayce Malachi Trayce Malachi …
    Sol Miranda Sol Miranda …
    Hilda Ivette Rodriguez Hilda Ivette Rodriguez …
    Martin Sola Martin Sola …
    Shay Guthrie Shay Guthrie …
    Gameela Wright Gameela Wright …
    Africa Miranda Africa Miranda …
    Allyson R. Hood Allyson R. Hood …
    Penelope Bauer Penelope Bauer …
    Frances Chao Frances Chao …
    Dennis Joseph Dennis Joseph …
    Georgina Haig Georgina Haig …
    Roger Petan Roger Petan …
    Robert Kwiatkowski Robert Kwiatkowski …
    Meg Hennessy Meg Hennessy …
    Nick Podany Nick Podany …
    Gilles Geary Gilles Geary …
    Zach Villa Zach Villa …
    Ellen Adair Ellen Adair …
    Michelle Federer Michelle Federer …
    Emy Coligado Emy Coligado …
    Mitzi Akaha Mitzi Akaha …
    Anaya Farrell Anaya Farrell …
    Ken Bolden Ken Bolden …
    Carla Brandberg Carla Brandberg …
    Curtis Caldwell Curtis Caldwell …
    Ebony Cunningham Ebony Cunningham …
    Jay Klaitz Jay Klaitz …
    Rosie Koster Rosie Koster …
    Angela Nicole Hunt Angela Nicole Hunt …
    Jake Andolina Jake Andolina …
    Ahlam Abbas Ahlam Abbas …
    Kaylin Horgan Kaylin Horgan …
    Teri Clark Teri Clark …
    Joseph Cannon Joseph Cannon …

    Trailer ufficiale

     

     

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