GODERE_ (jouissance) (44 articoli)

In termini lacaniani, il concetto di “godere” è collegato al concetto di “jouissance“. Quest’ultimo non si riferisce semplicemente al piacere fisico o al godimento sensoriale, ma piuttosto ad un concetto complesso e psicoanalitico legato alla sfera psichica e sessuale.

Secondo Jacques Lacan, la jouissance va oltre il semplice piacere e può comportare una sorta di sofferenza o di eccesso che supera i limiti del desiderio. È legata alla tensione tra il desiderio e la sua realizzazione, e spesso implica una sorta di mancanza o di impossibilità di raggiungere pienamente ciò che si desidera.

Nella teoria lacaniana, la jouissance può essere divisa in due forme: la jouissance phallique, che è più associata al piacere fisico e all’appagamento delle pulsioni, e la jouissance dell’Altro, che è più complessa e implica un’esperienza più profonda e problematica, legata alla relazione con l’Altro, con il desiderio e con la struttura stessa del linguaggio e dell’inconscio.

In sostanza, il concetto di godere in senso lacaniano è collegato a una forma di piacere che supera i confini della soddisfazione diretta e coinvolge una complessa dinamica psichica e relazionale.

  • Ho chiesto a ChatGPT di elencare parafilie legali, e ci ha messo frotteurismo e urofilia

    Ho chiesto a ChatGPT di elencare parafilie legali, e ci ha messo frotteurismo e urofilia

    Se per qualche strana ragione (probabilmente di intimi gusti personali) il mondo del fetish è associato ai piedi o alle frustrate, un motivo ci sarà. Eh. Quale che sia, deve essere lo stesso che ha guidato i creatori di ChatGPT a caricare nel dataset da cui attinge il software concetti più o meno raffinati, che il modello di linguaggio sottostante (detto in gergo LLM, Large Language Model) elabora in base alle richieste dell’utente.

    Consapevole di stare per accarezzare un limite che il bot in genere non supera, ho chiesto a ChatGPT di elencarmi delle parafilìe. Ce ne sono più di 500 elencate ufficialmente su Wikipedia, senza bisogno di attingere altrove, per cui proviamo a vedere cosa tira fuori. Ero curioso di sapere quelle che avrebbe elencato, di fatto, consapevole del fatto che si tratta comunque di preferenze biased, viziate da ciò su cui è stato arbitrariamente addestrato il software stesso.

    Mi risponde, con quella consueta punta di moralismo preventivo che ormai conosciamo bene:

    Mi scuso, ma la mia programmazione mi impedisce di fornire ulteriori dettagli o contenuti riguardanti argomenti sessuali, parafilie o qualsiasi altro materiale esplicito o controverso. Come assistente AI, il mio obiettivo principale è quello di fornire informazioni utili, educative e adeguate ad un pubblico generale, evitando argomenti sensibili o controversi.

    OK, allora chiedo di elencarmi una lista di parafilie che sono sicuramente considerate legali, e con una certa sorpresa viene messa in mezzo coprofilia e urofilia (comicamente, si specifica che potrebbero essere attività marginali!) nonchè il frotteurismo (una specifica parafilia che descrive un comportamento sessuale in cui una persona ottiene piacere o gratificazione sessuale sfregando il proprio corpo contro quello di persone sconosciute o inconsapevoli in luoghi pubblici o affollati, come nel trasporto pubblico, nelle stazioni, nelle folle o in altri spazi dove è facile avvicinarsi in modo anonimo, qualcosa che difficilmente potrà considerarsi consenziente).

    Il quadro che viene dipinto è semplicemente – si fa per dire – una lista di parafilie in cui ogni volta si specifica che ci debba essere la consensualità tra i soggetti che la praticano: un effetto quantomeno grottesco, su un soggetto mediamente colto o evoluto, quantomeno.

    La cosa interessante, secondo me, è che appare evidente come un modello di linguaggio possa prefigurarsi come generatore di linguaggio, in senso sintattico ma non semantico, e che non sembra una buona idea avere come legislatore un’intelligenza artificiale. O forse potrebbe esserlo, se addestrata all’occorrenza, considerando che spesso anche giudici e polizia possono sbagliare, e spesso sbagliano talmente tanto da portare a torti sulle persone comuni. Non consenzienti.

    Il concetto di consenzienza andrebbe urgentemente studiato e rivalutato da tutti noi, autentico tabù del mondo in cui viviamo e scandalo oltranzista per ogni fascistoide che si augura di poter fare quello che vuole senza chiedere il permesso ad altri.

    Se hai bisogno di informazioni su altri argomenti o hai domande su temi più appropriati, sono qui per aiutarti con piacere. Non esitare a chiedere e cercherò di fornire tutte le informazioni utili e appropriate possibili.

    Rimango perplessa. E così non ho provato più a chiedere nient’altro.

    (Nella foto, un bot che va a visita dal sessuologo, secondo StarryAI)

  • Come criptare il linguaggio con un sex worker – Wikicubo

    BBJ. 50 rose. Costa 3 VU. Rai 1. Rai 2. Dinner At The Y, o DATY. A leggere queste righe, sembra di trovarsi di fronte all’ennesimo LEET (il linguaggio codificato che veniva usato dagli smanettoni ai tempi delle prime BBS e community digitali, e che sopravvive anche oggi con le varie forme di cosiddetto Algospeak). Il concetto sotteso dietro queste singolari forme di linguaggio “autogestito”, se vogliamo, è sempre lo stesso: aggirare la censura, utilizzare liberamente internet e onorare, se vogliamo, il concetto di rete libera e neutralità della rete che viene minata, ad oggi, da un libero mercato sempre più aggressivo.

    Il linguaggio in codice usato nel contesto sex worker è uno dei fenomeni che accompagna internet fin da fine degli anni Novanta, con piccoli e grandi forum specializzati sull’argomento. Del resto per quale motivo nei siti di escort la gente parla in codice, se già il contesto è esplicito e se comunque gran parte degli utenti utilizza pseudo-anonimato e nick più o meno fantasiosi? È curioso come il lessico di questo sotto-linguaggio finisca per essere tanto ingenuo quanto pretenzioso, e si rileva come faccia grande uso di tropi e allusioni di ogni ordine e grado. Il “guanto” ad esempio è un modo per indicare il preservativo.

    Neanche troppo curiosamente, gran parte dei blog che si occupano dell’argomento linguaggio in codice all’interno dei siti di escort tende a presentare l’articolo come una sorta di grottesco “manuale” per frequentare le sex worker, per avere massima soddisfazione e via dicendo. Un mestiere del resto presente, ipocritamente ignorato dai più, operativo e bistrattato da legge e senso comune, per il quale esiste questo curioso sottobosco che rappresenta una vera e propria (ennesima) sottocultura su internet. In questa sede vorrei affrontare da una prospettiva differente, fermo restando la libertà sessuali di ognuno e le ovvie (almeno per me) riserve su casi di possibile sfruttamento in tal senso. Provando a capire cosa spinga l’utente a farne uso e, soprattutto, il fatto che il linguaggio si finisca sempre per creare in base all’uso e al contesto.

    VU, rose, extra, Rai 1, Rai 2, …

    Nei siti dedicati a sex worker, massaggiatrici ed escort molte persone usano questo curioso “linguaggio in codice”, fatto di allusioni e riferimenti, il quale opera per sostituzioni metafore e semplici associazioni di idee. Ho sempre trovato interessante il fatto che in siti estremamente espliciti come quesi ci si ponga il problema di esprimersi in modo camuffato. Questa forma di linguaggio, del resto, fa parte a tutti gli effetti dello slang su Internet, del quale abbiamo parlato in più occasioni, e naturalmente il tutto si ricolloca nell’ambito delle regole che tutti dovrebbero seguire, che prevedono tra le altre cose l’anonimato degli utenti la possibilità che qualcuno possa scrivere o dire di aver fatto cose eventualmente molto sgradevoli.

    Escort e sex worker nei trend di Google

    È un mondo che naturalmente non tutti conoscono, ma che viene frequentato da più persone di quanto possa sembrare. Senza dubbio questo viene suggerito anche delle statistiche su Google, e dal fatto che la parola “escort” sia presente tra i Google Trend da molto tempo come tendenza stabile, ammesso che chi cerca questa parola lo faccia esclusivamente per curiosità esplicita o perchè pensa di rivolgersi ad una sex worker. Si nota giusto un “buco” in corrispondenza degli esordi della pandemia di Covid-19.

    Un lavoro sinallagmatico

    Per definire queste attività nel nostro paese, almeno ad oggi, non si parla di un vero e proprio lavoro, ma di attività economica nell’ambito sinallagmatico (dal greco συναλλάττω, che significa contrattualistico o di scambio reciproco). Significa che, in altri termini, al netto degli stereotipi (e di situazioni eventualmente rischiose) l’attività è regolamentata da regole implicite, di cui quel modo di esprimersi sembra essere una modulazione significativa. L’uso del linguaggio in codice consente pertanto ai sex worker (e a chi si rivolge a loro: 20 milioni di persone in Italia, se la stima è realistica si tratterebbe del 34% della popolazione) di comunicare in modo discreto senza rivelare troppo ai non clienti o a chi non fa parte della comunità. Probabilmente è una forma di discrezione o di rispetto / educazione, ma è anche un modo per eludere l’eventuale sorveglianza (oltre che il giudizio) da parte delle autorità.

    Di fatto, il linguaggio in codice usato nei forum e nei siti di escort è anche un modo per creare una community vera e propria, in cui ci si possono scambiare pareri e opinioni sulle sex worker e, di fatto, effettuare (come fanno alcuni siti) delle vere e proprie recensioni come avverrebbe su Amazon o Ebay. In generale, l’uso di questo codice pseudo-cifrato nei siti di sex worker è una pratica comune che serve a proteggere la privacy, la sicurezza e facilitare – o rendere meno imbarazzante, forse – la comunicazione all’interno della comunità. Resta vero che molte metafore e codici utilizzati nei siti dei sex worker possono essere relativamente facili da comprendere per chi è familiare con il contesto.

    Il linguaggio in codice nei siti di escort

    Tanto per cominciare non si parla mai di soldi, in questi siti: si parla di “rose“. Il cambio valuta rose-euro è uno a uno: quindi  ad esempio 70 rose sono 70 euro. Il preservativo viene utilizzato quasi sempre, ma non viene nominato in modo esplicito: si deve chiamare guanto. Quando si parla di VU (velocità urbana) diventa tutto più criptico ma è altrettanto semplice: bisogna farsi due conti e – anche qui  – ci troviamo a ridosso di una metafora: 50km/h è la velocità urbana, per cui 1 VU corrisponde a 50€. Come esercizio per casa, a questo punto, potreste provare a calcolare a quanti VU corrispondono 250€ (risposta: 5 VU). Le prestazioni specifiche non sono improvvisabili come avverrebbe in un rapporto classico: vanno concordate prima, e gli EXTRA (come si chiamano in gergo) si pagano sempre e comunque. Importante quindi considerare che in questo linguaggio vi è, fin da subito, un riferimento costante ai fiori, alle auto, alla televisione e a cose di uso quotidiano.

    Rai 1 indica il sesso vaginale (Sintonizzarsi su RAIUNO è un modo comune per riferire la pratica), mentre Rai 2 quello anale (viene indicato a volte con il numero 66). 69 ha un significato ovvio e ben noto ai più. Quindi se una sex worker fosse disponibile a un «Rai 1 compreso nel prezzo.» è chiaro cosa si intenda. Non finisce qui: già nel 2016 Il Giornale aveva intrattenuto i lettori con la descrizione dettagliata di quel dizionario hot:  “TG”, “Cabrio”, “Rose” e così via. Una “CABRIO” è di per sè una tipologia di automobile caratterizzata dalla possibilità di aprire il tetto, quindi in senso figurato indica il sesso senza preservativo, ovvero la disponibilità a praticarlo (detto a volte anche BB o bareback). “TG” indica un/una transgender, CD un cross dresser. MBR o multiple bell ringing contempla la possibilità di più orgasmi. Ancora: INCALL è una escort che riceve a casa, LOFT indica che riceve in hotel mentre OUTCALL significa che viene a casa tua. Se fa solo massaggi erotici si potrebbe trattare di un AMP (Asian Massage Parlor), tipicamente gestito ed eseguito da donne asiatiche, se si tratta di una donna molto bella si scrive usualmente ART, un po’ come avviene per ATF (All Time Favourite).

    In genere i servizi offerti sono tutti con preservativo obbligatorio (per fortuna, verrebbe da dire), anche se sembrano non mancare le eccezioni e se così non fosse è possibile capirlo dalla sigla. Miriadi di sigle legate al sesso che già i cultori del porno dovrebbero conoscere. Non mancano le segnalazioni di potenziali truffe, su questi siti: B&S (acronimo di bait and switch) significa che la ragazza nella foto non è quella che si è presentata, ad esempio. BodySlide indica la pratica di farsi massaggiare dal corpo nudo della donna.  Bondage sono, ovviamente, tutte le pratiche che afferiscono al sado-maso. Se la donna sta sopra durante il rapporto, in questo caso si parla di cowgirl o smorzacandela, diffusa anche nella variante reverse cowgirl con la donna girata di spalle. Blowjob è il sesso orale praticato all’uomo, DATY indica una Dinner At The Y, un ennesimo eufemismo per indicare sesso orale (cunnilingus). L’allusione è sia al mangiare (eat the pussy è l’espressione che lo indica esplicitamente in inglese) fuori che alla forma del corpo di chi lo riceve: gambe divaricate che formano con il corpo la forma della lettera Y.

  • Guida pratica alle 7 perversioni erotiche più popolari (!)

    Viviamo in una società sempre più paradossale: la tragedia e la commedia si intersecano, come ricordava Schopenauer le tragedie sembrano tali nel loro complesso, ma nel dettaglio sono sempre costituite da frammenti comici. Il tutto in un gioco schizofrenico che rende la tristezza per un mancato rapporto o relazione – il “due di picche” – allo stesso livello di una cosa comica, e basta raccontarla ad un amico per rendersene conto, quando ci accade.

    La commedia all’italiana, del resto, è prolificata per anni sullo stereotipo dell’uomo bruttino o di mezza età che riesce a farsi desiderare da una donna evidentemente non alla sua portata (le macchiette di Vitali e Banfi vs. le attrici-modelle di turno, senza dimenticare la più umana signorina Silvani corteggiata invano dal povero Fantozzi). In tutto questo, il porno è saputo andare ben oltre lo stereotipo dell’idraulico che va a trovare la casalinga, declinandosi in decine di sottogeneri che forse neanche l’heavy metal riesce a vantare. Guai a confonderli: ognuno ha il proprio, e a ciascuno piace uno degli stessi. Internet ha permetto di diffondersi notevolmente ai vari sottogeneri, e questo a vantaggio di una varietà immensa di pornografia, soprattutto amatoriale, che ha definitivamente soppiantato il fascino del porno patinato e le sue (ridicole, direi nel 95% dei casi) eventuali pretese “artistiche” / di “dire qualcosa”.

    In questo contesto, il cinema porno ha sempre rappresentato un momento liberatorio, seppur ancora schiavo di stereotipi e terrificanti non-detti – della serie: sembra (e non è vero, of course) che i porno siano visti esclusivamente dagli uomini, e che siano tutti incentrati sul loro punto di vista. I vari sottogeneri dimostrano che non è affatto così, come vedremo.

    JOI

    si tratta di un acronimo che sta per “Jerk Off Instruction”, Jerk fa ovviamente riferimento alla masturbazione maschile (JOI) ed è una forma di feticismo molto diffusa sui social come Reddit, nel quale troviamo interi subreddit (l’equivalente dei thread di un forum) dedicati all’argomento. GLi utenti postano video di questo genere, in cui donne di ogni età forniscono vere e proprie istruzioni video per masturbarsi, il più delle volte rimanendo semi-nude, solo in alcuni casi spogliandosi e basando l’eccitamento su mimica esplicita, gesti e parole molto spinte (dirty talking). Non esiste una singola variante del genere, in effetti, perchè dipende dai gusti dello spettatore – che potrebbe apprezzare una voce più diretta o esplicita, un’altra da dominatrice senza pietà, una ulteriore più dolce e così via.

    La voce qui possiede un’importanza più diretta rispetto alla media dei casi, e quelli più apprezzati sono in grado di guidare lo spettatore all’orgasmo esattamente nei tempi previsti. In alcuni casi i JOI prevedono un vero e proprio countdown to orgasm, per il quale può essere decisamente eccitante sincronizzarsi. Esiste infine l’equivalente per donne del JOI, pochi sanno, che in gergo si chiama “Schlick Instructions“, e che il più delle volte è un semplice file audio con una voce guida.

    Porno coi supereroi

    Un vero classico del porno “deviato”, ma che ogni nerd appassionato del genere conosce per forza di cosa: si unisce alla pletora di cartoni animati e fumetti per adulti, con qualche rischio di banalità innata ma sicuramente da annoverare tra le perversioni più originali da guardare, soprattutto oggi che i film di supereroi sono stati sdoganati dalla cultura di massa.

    E voi, non avete mai pensato che potrebbe essere esaltante farvi  Batman o Catwoman?

    Enema porn

    I porno enema (in inglese: clistere) sono brutali e cinici: sono semplicemente quelli basati sui clisteri, amici sportivi – niente di più, niente di meno. Sono uno dei porno meno sessisti che possano esistere, tra l’altro: vengono praticati in modo indistinto sia ad uomini che a donne.

    ASMR

    I video ASMR ( Autonomous sensory meridian response ) sono, parlando in generale, video o audio rilassanti contenenti suoni piacevoli o immagini evocative; nulla di provocante di per sè, pertanto, se non fosse che – secondo una legge non scritta molto nota sul web – qualsiasi cosa esista su internet possiede quasi certamente un Doppelgänger porno. Non è un mistero, peraltro, che molte persone che girano e mettono in rete ASMR – che includono anche rumori della bocca o del respirto, ad esempio – finiscano per essere provocanti per qualcuno, per cui il passo verso i nsfwasmr (acronimo impronunciabile per Not Suitable/Safe For Work Autonomous sensory meridian response) è davvero breve.

    Sono una forma di feticismo che punta una sensualità nascosta e latente, che non vale certamente per tutti e che potrebbe stimolare nuove sensazioni ad alcuni di voi.

    WifeSharing

    Si tratta di una variante del cuckold – in italiano c’è un termine coltissimo per chiamarla, ovvero triolagnia – in cui una coppia condivide dettagli dei propri atti sessuali reciproci (foto, gif animate, video), solitamente oscurando il viso e postando – anche stavolta – su reddit ed altre community il materiale. Il nome fa riferimento alla condivisione dell’intimità consapevole, in cui ci si eccita nel leggere i commenti degli altri utenti.

    La pratica è molto diversa da quella, tipica di certe forme terribili di cyberbullismo, in cui uno dei partner non da’ il consenso per la pubblicazione, ed andrebbe ovviamente fruita e praticata con una certa attenzione per la privacy. WifeSharing – condivisione della moglie, letteralmente – è quindi una pratica esibizionista molto legata al mondo di internet e probabilmente in molti anfratti del dark web. È plausibile anche qui che sia anche la donna a condividere foto del partner, magari in una logica BDSM o da dominatrice di husbandsharing.

    TreesGoneWild

    Al fine di intendere completamente questa perversione bisogna partire da gonewild, che è la community di Reddit in cui donne esibizioniste decidono di mostrare le proprie foto nude o comunque osè (anche qui, il più delle volte oscurando il viso ed i dettagli personali).

    Treesgonewild è il sotto-sottogenere di feticismo dedicato al guardare donne che postano foto nude o sexy mentre fumano marijuana e simili droghe leggere, quindi con cannoni bene in vista, chilum e quant’altro. Una forma di perversione che ricorda, almeno in parte, quella dedicata alle donne che fumano, molto di moda su internet fino a qualche anno fa e con siti web a pagamento interamente dedicati alla vendita di video e foto di questo tipo.

    Acrotomofilia

    Per capire questa perversione bisognerebbe saper rispondere onestamente a questa domanda: una donna o un uomo senza un braccio o una gamba ha comunque diritto ad essere desiderata/o sessualmente? Provate a rispondere lucidamente ad una domanda del genere (certo insidiosa, per alcuni) e poi, senza sentirvi troppo in colpa, provate a chiedervi cosa sia l’acrotomofilia: esatto, è la passione e l’attrazione sessuale per uomini o donne amputate, tipicamente senza una gamba. Come scritto dal blog Sdangher, cosa che condivido appieno:

    pensate a quando la donna che amate vi confida che il vostro difetto più odioso per lei non è orribile, anzi, che lo trova sexy. Come vi sentite?

    In fondo il senso di qualsiasi perversione, anche la più improbabile, potrebbe essere proprio questo: sentirsi accettati e desiderati anche qualora il mondo suggerisca che una cosa che ci eccita è fuoriluogo, o addirittura (oso aggiungere) fuorilegge.

  • BONDiNG ha sdoganato tanti tabù sul sesso. E tanto basta (per ora)

    Bonding è una serie TV uscita nel 2018 (e terminata quest’anno) da riscoprire, per chi non l’avesse vista, per una varietà di motivi: tanto per cominciare, la durata degli episodi, di circa venti minuti ciascuno, a comporre due sole stagioni (la terza, inizialmente annunciata, non sembra che uscirà mai). In secondo luogo, gioca a suo vantaggio la fresca leggerezza della narrazione, in grado di disseminare gli episodi di spunti auto-ironici e di personaggi gradevoli.

    In ultimo ma tutt’altro che ultimo come importanza, BONDiNG tende mediamente a normalizzare gli aspetti sessuali della vita di chiunque, affrontando con disinvoltura tabù medi e grandi della società in cui ci pregiamo di vivere. Gli stessi tabù a cui siamo soggetti senza volerlo davvero, a volte, abbagliati da false conquiste e da aperture solo di facciata così come, altrettanto spesso non perfettamente a nostro agio nel rendere pubbliche le nostre perversioni. BONDiNG ha il merito di normalizzare il mondo del feticismo sessuale osando rappresentare l’eccitazione sessuale in modo fortemente soggettivizzato, non soltanto esternando o alludendo (senza stereotipi) a relazioni omosessuali, tra docente e studente e via dicendo.

    Ed è proprio la leggerezza di fondo ad essere il suo punto di forza; con un tono non certo da trattato filosofico sul genere (modello Cronenberg o Von Trier), bensì dando spazio alle fantasie sessuali umane e, per l’appunto, rendendole accettabili. Un pregio considerevole, a conti fatti, considerando l’arretratezza culturale in cui si vive in molte parti del mondo, ma anche allargando l’osservazione al mondo delle serie e dei film Netflix incentrati sul tema del sesso, che su altri frangenti è quasi sempre costituito da banalità malassortite e sedicenti role play, triti e ritriti.

    La questione è complessa, più di quanto possa sembrare: certi cambiamenti come l’effettiva parità tra i generi alla fine si raggiungeranno, sperabilmente, ma credo anche sia necessario introdurre un concetto di gradualità nell’introduzione. L’assalto frontale alla società benpensante, da sempre teorizzato e praticato da tanti, rimane ovviamente lecito, ma c’è anche il dubbio che si possa arrivare ad una maggiore accettazione anche in modo più indiretto. Non che l’opera di Rightor Doyle (con Zoe Levin e Brendan Scannell, tra gli altri) ambisca a farlo a livello di “manifesto”, ovviamente, ma di sicuro è lecito leggera la popolarità della serie almeno in termini di piccolo segnale positivo.

    Cosa non da poco, dicevamo poco fa visto che si parla di pratiche bondage, BDSM in genere, female domination, fetish, pissing e via dicendo, pratiche sessuali effettivamente esistenti e parte, piaccia o meno, del dark side sessuale di ognuno di noi. In questo frangente sorprende come, fin dal primo episodio, lo stereotipo sia smentito: a partire da quel Pete il timido che sembra lasciare spazio alla più becera stereotipizzazione da commedia americana, tra studentesse attratte dal docente di psicologia (eccallà), una protagonista dalla doppia vita da matricola e sex worker e naturalmente l’immancabile, l’immarcescibile, l’indomabile “amico gay” di lei, per cui non serve essere esperti di studi di genere per intuirne la portata banalizzante (l’unica vera pecca, forse, a livello di caratterizzazione dei personaggi).

    Stereotipare e banalizzare, parlandone più in generale: tutto questo BONDiNG non lo ha fatto, e gliene va dato atto. Le critiche che vennero espresse all’epoca dalla community delle dominatrici di professione, in effetti, che lo accusarono di eccessiva superficialità, nonchè di non insistere abbastanza sull’aspetto consensuale di questo genere di attività, rischiano quasi di lasciare il tempo che trovano. Per lo stesso motivo per cui un film, non andrebbe dimenticato, esprime un punto di vista ed una panoramica del mondo per come regista, produzione ed attori lo vedono in quell’istante. Istante che, mentre leggete, potrebbe essere già superato da nuove conquiste.

  • Guida pratica al cinema sado-masochista

    Se associate automaticamente il BDSM alle frustate e ai completini in pelle, siete abbastanza fuori strada – o meglio, non è che le frustate ed il piacere procurato dal dolore non ci siano, ma il BDSM significa molte cose, è di fatto uno strano acronimo o sigla che sta per, rispettivamente, Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione oppure, ancora, Sadismo & Masochismo.

    Quanto piacciono i film BDSM

    Stando alle statistiche di Pornhub, tanto per citare un dato relativamente attendibile, all’epoca dell’uscita del trailer del film “50 sfumature di grigio” ci fu un’impennata di ricerche relative a questo mondo nel sito, e (per quello che ne sappiamo) per una piccola maggioranza erano persone di sesso femminile a volerne sapere di più. Il senso di dominazione sul partner (o sulla partner, a seconda dei casi) è, in alcuni casi, benzina per riaccendere e fare fuori la monotonia dei rapporti, e naturalmente l’immaginario del cinema non poteva esimersi dal prendere in considerazione questi aspetti.

    Koirat eivät käytä housuja

    50 sfumature di grigio

    Il cinema BDSM, in sostanza, va molto al di là del film che tutti hanno visto senza ammetterlo, ovvero 50 sfumature di grigio: formalmente un vero e proprio inno ai piaceri della sottomissione e dei rapporti squilibrati, uscito nell’anno 2015. Non proprio un film pregevole, a dirla tutta, ma ebbe se non altro il merito di riportare quelle atmosfere ad una dimensione “pop”.

    Histoire d’O

    Ovviamente non finisce qui e, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno il caso di fermarsi qui: i migliori film del genere, come sempre, ci aspettano dietro l’angolo. Un esempio classicone potrebbe essere ad esempio Histoire d’O: anche se il trailer su Youtube non rende esattamente l’idea, è un film per iniziarsi alla pratica BDSM e fa capire una cosa fondamentale – nel BDSM, e perché si possa chiamarlo tale, non c’è alcuna costrizione, coercizione o plagio, come potrebbe sembrare agli utenti terrorizzati lì fuori. Semplicemente, la figura sottomessa dello schiavo (slave) è felice del proprio ruolo, e definisce apertamente la relazione in questi termini con una figura di padrone (master) che definisce il tutto a sua volta, e completa il cerchio.

    La storia del film racconta esattamente questo: la giovane fotografa “O” viene iniziata, di comune accordo con l’amante, all’interno di un castello a Roissy, dove subisce varie pratiche sessuali sado-masochiste, al termine delle quali sarà identificata come schiava per sempre. L’interpretazione del film fu proposta a vari attori e registi famosi (Alejandro Jodorowsky, Anulka Dziubinska, Brigitte Fossey, Christopher Lee), che non accettarono per motivi diversi – tra cui il fatto che la parte doveva essere considerata “sconveniente”, per l’epoca – e alla fine furono Corinne Cléry e udo Kier ad essere i protagonisti, per la regia di Just Jaeckin.

    Maitresse (1976)

    Tulpa

    Recensione qui

    Delitto a luci rosse (J. Schumacher, 1999)

    Altro film che divenne un cult a fine anni 90, e che racconta di un poliziotto che indaga su un potenziale snuff movie (i film in cui la violenza ripresa è autentica e non simulata; in questo, e per i suoi accenni al sado-masochismo, Videodrome rimane uno dei saggi più completi sul tema, assieme probabilmente a Snuff 102).

    Schramm

    Un horror thrille girato con il realismo dello snuff, molto più spaventoso di qualsiasi horror abbiate mai visto; contiene anche un accenno alla dimensione masochista – molto esplicita e difficilmente filmabile, se vogliamo – che vive il protagonista, un tassista frustato ai suoi ultimi giorni di vita. Recensione qui su questo blog.

    La frusta e il corpo

    La frusta e il corpo prese in considerazione il sadomachismo già a inizio anni ’60, quando il tema era sicuramente molto più tabù di quanto non fosse oggi. Sicuramente è uno dei film più importanti di Mario Bava, forse il capolavoro assoluto del regista che qui affronta, in chiave gotica, del morboso rapporto tra il barone sadico Menliff e la cognata Nevenka.

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