Ospite Inatteso

  • Sex worker nel cinema (dal 1979 ad oggi)

    Sex worker nel cinema (dal 1979 ad oggi)

    Il termine “sex worker” si riferisce a una persona che svolge un lavoro sessuale in cambio di denaro o altri beni o servizi. Questo termine è stato introdotto per sostituire espressioni più stigmatizzanti come “prostituta” o “lavoratore del sesso”, cercando di dare più rispetto e dignità a coloro che scelgono di svolgere questo tipo di lavoro. Il lavoro sessuale può includere una vasta gamma di attività, come la prostituzione, il lavoro in case chiuse, il lavoro come accompagnatore o accompagnatrice, il lavoro nelle webcam, servizi sessuali offerti attraverso annunci online e altre forme di lavoro legate all’intimità sessuale o alla soddisfazione dei desideri sessuali dei clienti.

    Il cinema ha affrontato il tema dei sex worker in vari modi, spesso mostrando diverse prospettive sulla vita e sulle sfide di coloro che svolgono questo lavoro. Alcuni film hanno esplorato le vite dei sex worker con un’attenzione particolare alla loro umanità, alle loro storie personali e alle sfide che affrontano, cercando di rompere gli stereotipi e di mettere in luce le complessità di questa professione.

    I toni sono molti diversi tra loro e variano in base alla sensibilità ed al sentire d’epoca. Ecco alcuni esempi:

    “Pretty Woman” (1990) – Questo film, diretto da Garry Marshall, racconta la storia di una prostituta interpretata da Julia Roberts che viene coinvolta in una relazione romantica con un uomo d’affari interpretato da Richard Gere. Il film ha attirato l’attenzione su temi come la dignità umana, la redenzione e la ricerca dell’amore in contesti inaspettati.

    Taxi Driver (1976) è un altro celebre cult che parla, in questo caso, di una prostituta minorenne che viene avvicinata dal tassista protagonista.

    Hardcore (1979) è la rappresentazione un vero e proprio incubo per la società patriarcale, narrando la storia di un padre di famiglia religioso e tradizionalista che scopre che la figlia più piccola ha insospettatamente girato un film pornografico.

    “The Florida Project” (2017) – Questo film di Sean Baker segue la vita di una giovane madre e sua figlia che vivono in un motel vicino a Disney World. La madre, interpretata da Bria Vinaite, fa la prostituta per sbarcare il lunario. Il film esplora la povertà, la resilienza e la vita ai margini della società.

    “Monster” (2003) – Questo film, diretto da Patty Jenkins, racconta la storia di Aileen Wuornos, interpretata da Charlize Theron, una prostituta che diventa assassina seriale. Il film esplora la vita di Wuornos e le circostanze che hanno portato ai suoi crimini.

    CAM è un altro film che spalanca l’avvento delle nuove tecnologie nel mondo delle sex worker, basando la prestazione erotica su una webcam, quindi vero e proprio cybersex a pagamento.

    “The Girlfriend Experience” (2009) – Questo film di Steven Soderbergh segue la vita di una escort interpretata da Sasha Grey. Il film esplora le sfide personali e professionali affrontate da questa giovane donna nel suo lavoro.

    “Hustlers” (2019) – Questo film, basato su una storia vera, segue un gruppo di spogliarelliste che, a causa della crisi finanziaria del 2008, iniziano a truffare i loro clienti ricchi. Il film esplora temi di amicizia, sopravvivenza economica e potere.

  • Gioielli da uomo, alcuni consigli utili su come indossarli

    Quando si parla di gioielli si fa sempre e comunque riferimento a un vero e proprio status symbol. Si tratta di un elemento che permette di trasmettere sensazioni ed emozioni senza la necessità di utilizzare le parole. Indossare dei gioielli, infatti, vuol dire anche mettere adeguatamente in risalto la propria personalità e il proprio carattere, senza la paura di mostrarsi per quello che si è veramente.

    Per questo non deve stupire come i bijoux siano dei prodotti sempre più diffusi, non solo tra le donne. Ad esempio, un anello uomo rappresenta ormai qualcosa che si nota sempre più di frequente, visto che si indossano sia nella sfera privata che in ambito professionale e lavorativo. Ad ogni modo, è giusto mettere in evidenza come la scelta di un gioiello non è mai così banale e scontata come si potrebbe pensare.

    Quali sono i gioielli da uomo più diffusi

    Diamo uno sguardo a quelle che sono inizialmente le tipologie di gioielli da uomo che vengono indossati più di frequente. Si tratta degli anelli, delle collane e dei bracciali.

    I bracciali. Nel caso dei bracciali, bisogna sottolineare come in realtà si tratta di elementi che fanno parte della moda fin dai tempi antichi. Basti pensare che gli stessi uomini preistorici cominciarono a indossare bracciali fatti di conchiglie e ossa con l’intento di allontanare gli spiriti maligni.

    Diamo uno sguardo ora a qualche suggerimento utile su come si dovrebbero indossare dei bracciali preziosi da uomo. Visto che in commercio ce ne sono tantissime tipologie differenti, serve idealmente comprare dei modelli che siano in grado di abbinarsi alla perfezione agli altri gioielli che si hanno già a disposizione, così come ai vari capi d’abbigliamento con cui indossarli. Ci sono anche alcuni errori che vanno evitati il più possibile. Ad esempio, se avete intenzione di indossare non uno, ma diversi bracciali, il consiglio migliore da seguire è quello di evitare gli eccessi, perché è facile risultare esagerati e non molto eleganti.

    Le collane. Anche in questo caso, bisogna tornare davvero lontano nel tempo per poter ritrovare le origini delle collane da uomini. Si tratta del periodo etrusco, grazie all’opera instancabile e certosina di quelli che si possono definire i veri e propri antenati degli attuali orafi e mastri artigiani italiani. Le prime differenze, però, tra collane da uomo e collane da donna si hanno solamente a partire dal Medioevo.

    Indossare una collana non è così banale e semplice come si potrebbe pensare. Uno dei migliori suggerimenti da seguire più di frequente è quello di optare per dei modelli minimalisti, che si possono comodamente indossare non solamente sotto, ma anche sopra una maglietta, piuttosto che una camicia o, perché no, anche con una felpa. Dal punto di vista della lunghezza, un altro aspetto da ricordare è che una collana da uomo non deve mai andare oltre la parte centrale del torace, evitando al contempo che possa risultare eccessivamente stretta piuttosto che troppo aderente al collo. Tra gli errori da evitare in relazione alle collane da uomo c’è senz’altro quella di non osare in maniera eccessiva. Insomma, serve essere minimali, ma d’altro canto non si può e non si deve mai rinunciare alla propria personalità.

    Gli anelli. Gli anelli erano indossati dagli uomini nelle epoche antiche molto più di frequente rispetto a quello che avviene oggigiorno. Il motivo è anche di carattere sociale e politico, dal momento che un tempo indossare degli anelli veniva identificato come un simbolo di appartenenza a una casata o una nobile famiglia. Al giorno d’oggi, invece, nella gran parte dei casi, l’anello viene indossato da un uomo come simbolo del matrimonio celebrato in precedenza.

  • Cos’è un sillogismo?

    Un sillogismo è un tipo di ragionamento deduttivo che si compone di due proposizioni o premesse seguite da una conclusione.

    Origine della parola sillogismo

    L’etimo del termine “sillogismo” può essere ricondotto al greco antico. La parola “sillogismo” deriva dal termine greco “syllogismos,” che è composto da due componenti:

    1. “Syn,” che significa “insieme” o “con.”
    2. “Logismos,” che deriva da “logos,” che può essere tradotto come “ragionamento” o “discorso.”

    Quindi, “sillogismo” letteralmente significa “un ragionamento insieme” o “un ragionamento congiunto.” Questo termine è stato usato inizialmente dai filosofi greci antichi, in particolare da Aristotele, per descrivere una forma di ragionamento deduttivo in cui si traggono conclusioni da due premesse connesse in modo logico. Il concetto di sillogismo è stato fondamentale nello sviluppo della logica e della filosofia occidentale.

    Esempio di sillogismo

    Questo è un esempio classico di come funziona un sillogismo:

    1. Tutti gli uomini sono mortali. (Prima premessa)
    2. Socrate è un uomo. (Seconda premessa)
    3. Quindi, Socrate è mortale. (Conclusione)

    In un sillogismo, le due premesse sono formulate in modo tale da condurre logicamente alla conclusione. Le premesse sono di solito dichiarazioni generali o affermazioni che sono accettate come vere, e la conclusione è una conseguenza logica di queste premesse.

    I sillogismi sono spesso utilizzati per dimostrare o chiarire argomenti logici. Tuttavia, è importante notare che un sillogismo può essere valido o invalido a seconda della validità della struttura logica. Nel caso sopra riportato, il sillogismo è valido perché la conclusione segue logicamente dalle premesse. Tuttavia, se le premesse fossero state formulate in modo diverso, il sillogismo potrebbe essere diventato invalido.

    I sillogismi infatti si basano su premesse e conclusioni ben formulate e non coinvolgono tipicamente l’auto-riferimento o l’autocontraddizione. Il paradosso del mentitore è più un problema filosofico e logico che riguarda la natura della verità e dell’auto-riferimento, e non si adatta facilmente a una struttura di sillogismo standard. Il paradosso del mentitore è un celebre paradosso logico che coinvolge affermazioni autoreferenziali, cioè affermazioni che fanno riferimento a se stesse in modo autocontraddittorio. Uno dei più noti esempi del paradosso del mentitore è la seguente affermazione:

    “Questa affermazione è falsa.”

    Se consideriamo questa affermazione come vera, allora deve essere falsa, perché dichiara di essere falsa. Ma se la consideriamo falsa, allora deve essere vera, perché dice che è falsa.

    Questo paradosso solleva questioni fondamentali sulla verità e l’auto-riferimento e mette in evidenza le limitazioni della logica classica. Tuttavia, il paradosso del mentitore non si presta facilmente a un’analisi sillogistica tradizionale, poiché coinvolge una forma di autocontraddizione che è difficile da trattare in un contesto sillogistico.

  • Il fascino dell’eclettismo: origine ed essenza del medley

    Il termine “medley” ha origini affascinanti che risalgono alla lingua inglese e che riflettono la ricchezza dell’esperienza umana nel miscelare, combinare e reinterpretare. La parola “medley” deriva dal francese antico “méler”, che significa “mescolare”. Attraverso il tempo, il concetto di medley è stato adottato e adattato in varie lingue, diventando un elemento cruciale nella musica e oltre.

    Etimologia del Medley: Un Incontro di Tradizioni Linguistiche

    Il termine ha fatto il suo ingresso nella lingua inglese nel XV secolo, portando con sé la connotazione di un miscuglio o una combinazione di cose diverse. L’uso originario riguardava spesso la miscelazione di ingredienti culinari, ma ben presto si estese al mondo della musica.

    L’Essenza del Medley nella Musica: Un’Armonia di Diversità

    In campo musicale, un medley è una composizione che unisce diverse melodie, spesso tratte da brani separati, in un’unica esecuzione continua. Questo stile permette agli artisti di navigare tra generi, epoche e tonalità senza interruzioni nette, creando una narrazione sonora ricca e coinvolgente.

    il medley rappresenta un’espressione artistica unica che celebra la diversità, la versatilità e l’abilità di unire elementi eterogenei in un’armoniosa fusione. Questo connubio di melodie e stili è diventato una forma d’arte a sé stante, dimostrando il potere della musica nel trasformare la varietà in un’unica esperienza coinvolgente.

    10 Esempi di Medley Celebri: Quando le Melodie si Intrecciano

    1. “Golden Slumbers/Carry That Weight/The End” – The Beatles: Questo medley è tratto dall’album “Abbey Road” e combina tre diverse tracce in un’epica conclusione.
    2. “Love to Love You Baby/I Feel Love” – Donna Summer: Un medley disco che ha catturato l’essenza degli anni ’70.
    3. “Bohemian Rhapsody” – Queen: Questo capolavoro è spesso considerato un insieme di medley in sé, dato il suo passaggio attraverso diverse sezioni musicali.
    4. “Suite: Judy Blue Eyes” – Crosby, Stills & Nash: Questa epica canzone incorpora diverse parti che fluiscono insieme in modo armonioso.
    5. “The Trial” – Pink Floyd: All’interno dell’album “The Wall”, “The Trial” è un medley di varie stili musicali che rappresentano il processo del protagonista.
    6. “Stan” – Eminem (feat. Dido): Incorpora campionamenti del brano “Thank You” di Dido, creando un medley di rap e pop.
    7. “Golden Years/Fame” – David Bowie: Un medley che unisce due brani iconici dell’artista.
    8. “Suite: Mad Hatter” – Elton John: Questo medley presenta una combinazione di melodie e stili musicali diversi.
    9. “Symphony of Destruction/Psychotron” – Megadeth: Un medley metallico che fonde due brani della band in un’unica esecuzione.
    10. “Summer ’68” – Pink Floyd: Un esempio di come il gruppo britannico abbia spesso adottato l’approccio del medley nelle loro composizioni.

     

  • Sul paradosso della tolleranza

    Il paradosso della tolleranza emerge nello studio delle decisioni, proposto da Karl Popper nel 1945. Afferma che una comunità troppo tollerante è destinata a essere distorta e governata dalle frange intolleranti interne. Popper giunge a una conclusione paradossale: per preservare la tolleranza in una società aperta, è necessario essere intolleranti verso l’intolleranza stessa.

    Paradosso libertà: libertà, priva freni, ingrassa vincoli, fa forti prepotenti su deboli. Ma il paradosso tolleranza: tolleranza totale, tolleranza per l’intolleranza. Estendere tolleranza a intolleranti, scelte: fermarli se attaccano tolleranti. Se si frappone ragionamento, bene; ma se pugni e pistole chiamano, hai il diritto di opporti. Tolleranza richiede resistenza agli intolleranti, sempre e comunque.

    Personaggio A: Sai, ho letto Popper sull’apertura della società e la tolleranza. Dice che non possiamo tollerare l’intolleranza illimitata, altrimenti distrugge la stessa tolleranza.

    Personaggio B: Ah, sì? Quindi, dobbiamo essere intolleranti con gli intolleranti?

    Personaggio A: Esattamente. Se lasciamo che gli intolleranti abbiano carta bianca, finirebbero per soffocare ogni voce di tolleranza. È un po’ paradossale, ma ha senso.

    Personaggio B: Quindi, per mantenere la società aperta, dobbiamo chiudere la porta agli intolleranti?

    Personaggio A: In un certo senso, sì. Dobbiamo tracciare una linea tra chi rispetta la tolleranza reciproca e chi invece vuole distruggerla. Non è facile, ma è necessario per preservare l’apertura stessa.

    Il paradosso della libertà sostiene che l’assenza di controllo porta a un eccesso di restrizione, con i potenti che schiavizzano i docili. Platone già esponeva quest’idea in modo diverso. Un altro paradosso, meno noto, riguarda la tolleranza: se tolleriamo l’intollerante, la tolleranza scompare. Estendere la tolleranza illimitata agli intolleranti distrugge i tolleranti. Non dico di sopprimere sempre visioni intolleranti con la forza, ma dobbiamo difendere la tolleranza. Se l’intollerante attacca, dobbiamo rispondere, perché difendere la tolleranza è essenziale.

    Personaggio B: Ecco a cosa ci porta la tolleranza senza limiti, quindi. Ironico, no?

    Personaggio A: Proprio così. La tolleranza non può essere ingenua. Deve difendersi per poter sopravvivere.

    Dovremmo tollerare gli intolleranti?

    No.

    La prossima volta che vi diranno che c’è troppa libertà al giorno d’oggi, sapete cosa fare!

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