GODERE_ (jouissance) (46 articoli)

In termini lacaniani, il concetto di “godere” è collegato al concetto di “jouissance“. Quest’ultimo non si riferisce semplicemente al piacere fisico o al godimento sensoriale, ma piuttosto ad un concetto complesso e psicoanalitico legato alla sfera psichica e sessuale.

Secondo Jacques Lacan, la jouissance va oltre il semplice piacere e può comportare una sorta di sofferenza o di eccesso che supera i limiti del desiderio. È legata alla tensione tra il desiderio e la sua realizzazione, e spesso implica una sorta di mancanza o di impossibilità di raggiungere pienamente ciò che si desidera.

Nella teoria lacaniana, la jouissance può essere divisa in due forme: la jouissance phallique, che è più associata al piacere fisico e all’appagamento delle pulsioni, e la jouissance dell’Altro, che è più complessa e implica un’esperienza più profonda e problematica, legata alla relazione con l’Altro, con il desiderio e con la struttura stessa del linguaggio e dell’inconscio.

In sostanza, il concetto di godere in senso lacaniano è collegato a una forma di piacere che supera i confini della soddisfazione diretta e coinvolge una complessa dinamica psichica e relazionale.

  • Dracula cerca sangue vergine… e morì di sete: il decamerotico horror di Margheriti

    Dracula cerca sangue vergine… e morì di sete: il decamerotico horror di Margheriti

    Il conte Dracula arriva nel nostro paese durante gli anni 30, assieme al suo insopportabile assistente, alla ricerca di ciò che in Romania sembra essere molto poco diffuso: giovani fanciulle senza alcuna esperienza in campo sessuale.

    In breve. Un film di Antonio Margheriti (sotto pseudonimo) che propone una variante, a tasso leggermente più erotico della media, al mito del celebre vampiro. Un film di vecchia scuola, influenzato dal gotico italiano ed incentrato interamente sulla ricerca di una giovane vergine italiana per sopravvivere. Grottesco e, quando necessario, sul filone del decamerotico.

    Come si può immaginare, il plot è uno scenario ideale per mostrare fanciulle vogliose di avventure erotiche, in molti casi represse dall’ambiente in cui vivono: le scene di nudo non sono poche, unite a  qualche momento di sesso per l’epoca piuttosto esplicito. Non mancano spunti ironici che rendono il film tutto sommato gradevole. L’atmosfera è puramente settantiana sia nell’ambientazione che nei velati riferimenti politici, espressi ad esempio nella figura del contadino dal bell’aspetto che se la intende con una delle giovani nobildonne. Tanto più significativa dato che nella casetta dove si appartano capeggia una falce e martello disegnata sul muro! Il film sembra dunque avere una doppia lettura: da un lato una metafora della borghesia (la nobiltà, esasperata nella figura di Dracula) che ha bisogno di sangue puro per sopravvivere (il contadino sfruttato, le fanciulle apparentemente innocenti); dall’altra, il perbenismo della maggioranza che cerca di sedurre i facinorosi con lusinghe irrinunciabili (il sesso tra nobildonna ed il contadino).

    “Non ricominciare con il socialismo! Lo sai che mi annoia a morte…”

    Esmeralda, Rubinia , Perla e Sapphiria sono le quattro figlie di nobile famiglia rigidamente cattolica, che nascondono uno strato di vizi insospettabili. Il mito del vampiro, del resto, non consentiva ampi margini di invenzione: Udo Kier è convincente nella parte del conte, mentre il film probabilmente rischia di annoiare un po’ lo spettatore moderno, per via del suo rallentamento (non diverso, per la verità, dalla media del gotico italiano). Ad ogni modo il gore estremo della scena finale vale il prezzo dell’allora biglietto (o del DVD, per i temerari di oggi).

    Per la cronaca, inoltre, si tratta dell’ultima apparizione sullo schermo del grande Vittorio De Sica: tutto sommato godibile, ben realizzato e divertente, anche se leggermente prolisso.

  • Deepnude è la Morte simbolica di qualsiasi fantasia erotica

    Deepnude rappresenta, per quello che ne resta e ne sappiamo ad oggi, una delle forme più incredibili di pornografia reperibile su internet. No, su questo articolo non vi forniremo alcun link per scaricare deepnude, bensì ci concentremo sul parlarne in modo diretto e comprendere perchè sia considerabile il funerale simbolico di ogni fantasia sessuale, a qualsiasi latitudine.

    Una pornografia che, come abbiamo notato in varie occasioni, si è liberata molto spesso di qualsiasi forma di fiction e di eleganza formale, confinandosi nell’abisso del realismo, dell’amatoriale, prima con la diffusione di foto e video amatoriali (esibizionisti), poi non consensuali e successivamente, in un atto di assoluta estremizzazione, mettendo a disposizione app di intelligenza artificiale in grado di “spogliare” le foto altrui.

    Deepnude è il nome dietro il quale si annida questa particolare forma di deepfake, oggetto di molte attenzioni da parte dell’opinione pubblica nei mesi scorsi: i bot Telegram (gran parte dei quali estinti) in grado di espletare la funzionalità, una proposta di legge del 2021 in merito, un chiacchiericcio abbastanza indistinto in merito (tra spiegoni parziali o totali) e, fino a qualche tempo fa, addirittura il codice sorgente pubblico per espletare la discutibile funzione per qualsiasi programmatore esperto.

    I rischi nell’uso di un’app del genere, che sconsigliamo di usare per molteplici ragioni, rimane formalmente illegale per quanto, anche qui, la bolla non sia scoppiata del tutto, sono reali. Non solo per chi li fa, che spesso non valuta che potrebbe subire lo stesso trattamento a  sua volta da parte di terzi, ma anche per chi addirittura paga per un’operazione del genere. Ci sono servizi a pagamento sepolti tra i risultati di ricerca, poi rimossi, poi riemersi, in una battaglia senza tregua che ricorda quella dei siti web pirata che appaiono e ricompaiono all’attenzione del gentile (?) pubblico. Uno strumento per troll, alla fine, uno dei tanti strumenti che internet mette a disposizione e che risulta difficile, se non impossibile, da limitare, se non probabilmente spingendo ad un ragionamento differente dal solito, in merito.

    Le fantasie sessuali sono in genere derubricate a “dedicare qualcosa a qualcuno”, in un’ottica semplicistica quando puerile. Un’ottica errata e da rivedere, ma la cui adesione incondizionata potrebbe portare a curiosare su questi lidi. Il punto chiave di un’app come deepnude, a ben vedere, è che feticizza il sesso nel senso stretto (commerciale) del termine: pago (il più delle volte, queste app sono a pagamento o addirittura a canone mensile) non una persona attraente e sessualmente disponibile in presenza, come farei con una prostituta, bensì dono uno o più oboli in favore di un’intelligenza artificiale, la quale (si spera) possa concretizzare la mia curiosità sessuale di vedere il corpo della vicina, della collega o del capo autoritario.

    Le fantasie sessuali sono sottovalutate, e servono a compensare aspetti della vita non sessuali oltre, naturalmente, a tenere accesa la fiamma dell’interesse verso il sesso stesso con uno o più partner (male che va, anche da soli: è davvero ora di smetterla di derubricare la masturbazione ad attività per sfigati e sfigate). Si noti che le fantasie sessuali relegate ad un ambito mentale, salvo derive orwelliane prossime future, sono lecite, sempre, in ogni caso: possiamo immaginare di fare rough sex con la farmacista da cui andiamo sempre, possiamo sessualizzare la collega più giovane o fantasticare di sculacciare il capo autoritario. Possiamo immaginare le posizioni, l’atteggiamento, la pratica sessuale più atipica, il colore, la consistenza o la presenza assenza dell’indumento intimo, le espressioni facciali della persona oggettificata in quel momento, le pratiche più diverse e perverse: possiamo sognare che ci dicano sempr di sì, che non ci rigettino, che non ci respingano, che non ci facciano sentire in colpa. L’intelligenza artificiale del deepnude rimpiazza brutalmente tutto questo con una scelta su base statistica, rendendo la pornografia autentica macelleria virtuale. Un qualcosa su cui sarebbe ora di riflettere seriamente, almeno quanto parlare della deriva etica e morale annessa ad un qualcosa del genere.

    Secondo la teoria sviluppata dallo psicologo statunitense Michael Bader (il suo saggio del 2018 Eccitazione. La logica segreta delle fantasie sessuali è illuminante in tal senso) la sessualità umana funziona in combinazione di vari livelli, non banali da raggiungere e spesso oggetto di psicosi: consolidamento del senso di sicurezza tra se stessi ed il partner (senza il quale è impossibile pensare eccitarsi), contrasto al senso di colpa, affermazione dell’idea di “spietatezza sessuale” senza la quale diventa molto complicato procurarsi e godere di un rapporto, problemi di transfert e identificazione che certe fantasie come il travestitismo risolvono. Non vogliamo sostenere che quelli che installano deepnude siano per forza malati psicotici (non abbiamo titolo per farlo, e non amiamo le etichette), ma sicuramente decidono volontariamente di abdicare le meraviglie delle fantasie sessuali in favore di “vedere” per forza qualcosa, con lo stesso criterio con cui si cercano video raccapriccianti sul web per il gusto masochistico di rimanerne turbati (o peggio ancora, di farci moralismo in seguito).

    Il libro racconta il contenuto di varie sedute di pazienti (ovviamente anonimi o col nome cambiato) avuti da Bader, uno dei quali ad esempio fantasticava spesso su una ragazza molto più giovane di lui, fronteggiando un senso di colpa considerevole in merito. In realtà, spiega l’autore, la fantasia assume una valenza quasi terapeutica, in quanto assolve il fantasticante dal senso di colpa dell’aver ferito donne in passato, e nulla poteva meglio liberarne le fantasie dell’idea di una ragazza giovane e gioiosa, senza pensieri e senza rinfacciamenti di sorta. L’argomento vale, secondo l’autore, anche per le fantasie più pesanti, annesse a pratiche poco etiche o addirittura inaccettabili moralmente, che vanno dal sado masochismo alla pedofilia, passando per il cybersex, le parafilie come il pissing e le fantasie di sesso violento (il rough sex, anche lì fantasticato da diverse donne, anche nei casi in cui non si sarebbe mai sospettato: una paziente femminista militante o, nel caso di un uomo, un paziente risaputamente mite e gentile con la propria partner).

    I commenti degli utilizzatori soddisfatti di servizi come deepnude, dando per buono per amor di discussione che siano reali, del resto evocano più il lettino dello psicologo che altro: sono felicissimo del servizio, perchè ha soddisfatto i miei sogni più veri. Grazie a questa app posso realizzare il sesso dei miei sogni. L’idea peggiore di deepnude è indubbiamente la sessualità non consenziente a cui si sceglie di partecipare, violando l’intimità dell’ignaro soggetto e togliendo di mezzo la fantasia, quasi declassandola a cosa di second’ordine. Ma la cosa ancora più brutale di deepnude, a questo punto, risiede proprio nell’idea di declassificare le fantasie a sesso di secondo o terz’ordine, sulla base della radicalizzazione del machismo per cui se una persona non posso averla e non riesco ad usare la mia fantasia ormai atrofizzata, posso farmi “aiutare” da un’intelligenza artificiale che spoglia le donne. Nel caso specifico, effettivamente, è un’intelligenza artificiale a prendere il posto della fantasia, deresponsabilizzando il soggetto e rendendolo, di fatto, intrappolato in una sessualità interdipendente dalla tecnologia.

    Il punto chiave delle fantasie erotiche in genere, quali che esse siano, è che sono sepolte inconsciamente in ogni essere umano, e spesso compensano necessità della vita reale ed insoddisfazioni o frustrazioni di vario genere. Sono fantasie, per l’appunto, e rappresentano per le persone l’equivalente del potere della scrittura per autori tormentati come H. P. Lovecraft, he rappresentava come mostri secolari le sue stesse paure e, scrivendo, imparava ad affrontarle e tentava quantomeno di combatterle.

    Per cui, sì: Deepnude è la Morte di qualsiasi fantasia erotica. Più precisamente, in senso strutturalista, è la Morte Simbolica, nel senso lacaniano del termine: perchè è l’espressione di un Altro con cui siamo in relazione, da maschi etero (e non solo, probabilmente) in relazione immaginaria. Tanto immaginaria che non esiste, non è mai esistita e mai esisterà, in uno slancio di tentato accelerazionismo che avremmo voluto conferire alle nostre vite sessuali. La morte è simbolica perchè uccide il simbolo, uccide la fantasia in quanto tale, distrugge qualsiasi parvenza di realismo alla fantasia stessa e si autoconsegna alle odiate tecnologie ed alle perversioni che solo esse sono in grado di darci. Del resto secondo Michael Bader le fantasie sessuali sono il buco della serratura attraverso il quale potremo vedere il nostro vero sè, e viene anche il dubbio che i deepnude (dietro quell’apparenza segreta, quanto perversa, che li rende sempre ricercabili su Google e attraenti per alcuni) finiscano per prendere il posto del sè, spersonalizzando la nostra esperienza, abusando della leva della curiosità e rendendola predeterminata da un algoritmo.

    La fantasia sessuale (e non solo quella sessuale, del resto) non può essere definita adeguatamente da un algoritmo, che finirebbe per approssimarla in modo euristico, anche se ad alcuni va bene e forse, a quel punto, dovrebbero anche rivedere la propria autostima, o magari (se si può, senza traumi) la propria scala di valori. Cosa che rientra a pieno titolo nell’ambito della sessualità, ma non della fantasia: una forzosa fantasia che diventa uno spettro digitale che oggi, ancora, si aggira per la rete.

    Foto di copertina: Anna Shvets

  • Essere sapiosessuale

    Una volta un amico mi ha confidato di “essere sapiosessuale” – di sentirsi attratto da partner con cui possiede interessi in comune in termini culturali. Il sapiosessuale è infatti attratto dal cervello dell’altra persona, al punto di sognare di farlo proprio, di farselo, di renderlo organo sessuale.

    Il concetto mi sembrava affascinante e, qualche mese dopo, mi è capitato di metterlo alla prova: per mesi ho frequentato assiduamente una collega con cui vado molto d’accordo e c’è tuttora intesa mentale considerevole. Ogni aspetto del reale era motivo di confronto, diventava la scusa per parlare di libri, di film, di musica; per raccontare di noi, aprirci l’un l’altro. E poi condividere conoscenza, raccontarci storie, essere trasparenti, sinceri l’uno con l’altra, infarcite di autori che avevamo letto e cose che avevamo studiato. Sembrava il preludio di una delle più belle storie sapiosessuali mai raccontate, ma non è andata come si sperava: la persona in questione si è rivelata più attratta dai miei ragionamenti che da me, e il suo interesse era sinceramente lavorativo e non sentimentale o sessuale. L’altra persona che parlava di sapiosessualità, del resto, non ha mai esibito troppa cultura con la propria compagna, anzi ha sempre insistito su un registro colloquiale anche piuttosto banale, stantìo, nulla di elaborato. Mi venne il dubbio, a quel punto, che la sapiosessualità di fatto non esista, o al limite che si tratti di un modo per abbellire la propria narrazione emotiva (nulla di male nel farlo, intendiamoci).

    Di per sè, se andiamo ad indagare, la sapiosessualità sembra un neologismo senza alcun fondamento scientifico, al contrario di altri fenomeni come la demisessualità che sono attualmente allo studio. Può anche darsi che in futuro vengano fatti studi approfonditi anche sulla sapiosessualità e si possa saperne di più, ma ad oggi è bene sapere che il termine “sapiosexualcompare sul web sul finire degli anni Novanta, sul blog dell’utente con nickname wolfieboy. L’autore si considerava “entusiasta della sapiosessualità“, e del fatto “che parecchie persone stiano annoverando la sapiosessualità come interesse“. Nel blog, l’autore si attribuisce di aver “inventato” questato parola nel 1998, a seguito di una discussione con una blogger (nickname Jadine), con cui – in era pre-social / web 1.0 – era solito comunicare e scambiarsi idee.

    La sapiosessualità veniva definita da wolfieboy come un qualcosa di diagonale rispetto al sesso biologico, dato che (scrive l’autore)

    Non mi interessa molto “l’impianto idraulico”

    nel senso che non gli interessava il sesso del partner, probabilmente. L’autore specifica poco dopo la propria lista della spesa in fatto d’amore:

    Vorrei una mente incisiva, curiosa, perspicace e irriverente. Qualcuno per cui la discussione filosofica sia un preliminare. Qualcuno che a volte mi faccia venire il voltastomaco per la sua arguzia e il suo senso dell’umorismo maligno. Qualcuno che possa raggiungere e toccare dove capita. Qualcuno con cui potermi fare le coccole.

    Ho deciso che tutto ciò significa che sono sapiosessuale, conclude in modo lapidario.

    Se ammettiamo che questa dichiarazione possa essere una sorta di “manifesto” della sapiosessualità (termine popolarizzato ulteriormente, per inciso, dalla scrittrice erotica Kayar Silkenvoice), bisognerebbe premettere che quella wishlist interminabile di desiderata per un partner sia probabilmente irrealistica. Questo anche solo per il fatto che si basa su una lista della spesa discorsiva, poco applicabile alla realtà, e perchè – da che mondo è mondo, diremmo – ognuno trova i partner che trova, senza programmi, senza scadenze e soprattutto se li trova. Questo ci riconduce a pensare il problema della sapiosessualità in termini cognitivi, perchè sembrerebbe plausibile che si tratti di un paravento, un bias cognitivo che ci risparmia di fare i conti con la realtà e la sua irriducibilità ad una formula matematica. Molto più semplice pensare, per intenderci, che sono un/una nerd incallita e voglio un/una nerd incallita come me.

    Viene altresì il sospetto che la sapiosessualità possa essere un costrutto sociale, dai tratti molto semplicistici nel suo concepimento, in netta opposizione alle caratteristiche sfuggenti della realtà in cui viviamo. Una realtà in cui – lo sappiamo bene – è complicato trovare un partner adeguato, soprattutto (ma non solo) in pianta stabile e se le nostre esigenze cozzano con le tendenze maggioritarie della società. Molti trovano subito in modo spontaneo nonostante varie disregolazioni emotive e caratteriali, altri lavorano su se stessi per anni senza trovare nulla. Questo aspetto è fonte di sofferenza per tanti, e spiega il discreto successo di cose come i corsi di seduzione online che, il più delle volte, si prefigurano come saggi incel riduzionisti per maschi bianchi etero. Sono dotati di dialettica argomentativa accattivante quanto semplificata, che sia in grado di catturare la mente delusa del single, ma non rendono (ed è questo il loro limite sostanziale) l’idea della soggettività dell’incontro, dell’irripetibilità della circostanza, della risonanza del contatto fisico e forse neanche della possibilità che possano esistere molte forme di amore, tra cui quelle non necessariamente sessuali. Non è poco, ed è sempre meglio di nulla per chi non trova davvero nient’altro. Viene insomma il dubbio che dire “sapiosessuale” sia un travestimento emotivo per suggerire alle persone che “mi considero degno e voglio una persona degna come me“. Vale la pena seguire la falsariga dell’anti-semplicismo e provare a capire meglio dove ci porta, a questo punto.

    Nel saggio “Abitare la complessità” Mauro Ceruti e Francesco Bellusci evidenziano come sia cresciuta, negli ultimi anni, la diffidenza generale nei confronti della complessità del reale, in favore di una tendenza a trovare una logica forzosa in ogni cosa. Al netto dei complottismi che giustificano sempre qualsiasi cosa, si finisce spesso per applicare criteri brutalmente cartesiani ad un mondo che, di suo, rifiuta questa categorizzazione, perchè è troppo sfuggente e complesso perchè si possa esprimere in termini deterministici. Gli autori si spingono a scrivere, in merito, che

    il semplice non esiste, ovvero è sempre il semplificato

    nel senso che qualsiasi schema mentale applichiamo alla realtà rivela null’altro che la nostra utilità, ciò che a noi serve, o anche la nostra ansia nell’accettare o meno quella benedetta complessità. Complessità che, a sua volta, non vuole essere sinonimo di complicanza, bensì rilancia la propria effettività in favore di scelte operate, in risposta alla giungla del reale, in maniera più flessibile, dalle conseguenze imprevedibili e non per forza funzionali ad una narrazione preconcetta.

    “La prima regola del club di Dunning–Kruger è che non sai di farne parte” (D. Dunning).

    Al tempo stesso, gli studi di David Dunning e Justin Kruger avevano analizzato ad inizio anni Novanta un campione di studenti universitari che sostenevano un esame, osservando un singolare fenomeno: la performance media effettiva, a confronto di quella auto-percepita, tendeva a presentare un divario sostanziale. Più nello specifico, sembrava che i meno studiosi tendessero a sopravvalutarsi e, al contrario, quelli con voti più alti a sottovalutare le proprie capacità.

    Un fenomeno dai tratti grotteschi che i due autori citano nel proprio articolo “Non qualificati e inconsapevoli: come le difficoltà nel riconoscere la propria incompetenza portano a autovalutazioni esagerate“, diventato un vero classico del pensiero razionale, dello studio dei bias cognitivi e del debunking in genere. Chi riferisce la sapiosessualità come una caratteristica di se stesso e del proprio potenziale partner (o meglio, del proprio io ideale e della proiezione idealizzata del futuro partner) potrebbe essere parte del club di cui nessuno è consapevole di essere, quello di Dunning e Kruger: potrebbe insomma considerarsi più intelligente di quanto non sia, e sovrastimare le doti del (o della) partner.

  • Manuale digitale del Cinema Dissacrante

    “Dissacrante” è un aggettivo che indica qualcosa che è in grado di oltraggiare, sfidare o violare deliberatamente le norme, le convenzioni o i valori sacri, sia religiosi che culturali. Questo termine viene utilizzato per descrivere qualcosa di provocatorio, irriverente o che mette in discussione idee o istituzioni considerate intoccabili o sacre dalla società o dalla cultura in cui si inseriscono. L’etimologia del termine “dissacrante” deriva dalla combinazione del prefisso “dis” (che indica un’azione negativa o contraria) e dal termine “sacro” che ha radici latine e fa riferimento al concetto di santo o consacrato. Un sinonimo di “dissacrante” potrebbe essere “irriverente”. Entrambi gli aggettivi descrivono qualcosa che manca di rispetto per le norme, le istituzioni o le convenzioni, solitamente in modo provocatorio, sfidando le aspettative sociali o culturali. Altri sinonimi potrebbero essere “scorretto”, “sacrilego”, “provocatorio” o “sfacciato”, a seconda del contesto in cui vengono utilizzati.

    Quindi, letteralmente, “dissacrante” significa “che toglie la sacralità o il carattere sacro a qualcosa”, con una connotazione di sfida o oltraggio nei confronti di ciò che è considerato sacro o intoccabile. Questo aggettivo è spesso usato per descrivere opere artistiche, opere letterarie, film o azioni che mirano a mettere in discussione dogmi, valori tradizionali o concetti considerati sacri dalla società. Il cinema non poteva fare eccezione ed in questo articolo abbiamo raccolto i 10 film tra i più dissacranti mai realizzati.

    Brian di Nazareth

    Diretto da Terry Jones, questo film dei Monty Python affronta temi religiosi in modo satirico, seguendo la storia di un uomo di nome Brian che vive nell’antica Giudea e viene letteralmente scambiato per il Messia.

    Arancia meccanica

    Diretto da Stanley Kubrick, questo film si concentra sulla violenza giovanile e sulla psicologia del male, esplorando il tema del libero arbitrio attraverso un protagonista violento e disturbato.

    Salò o le 120 giornate di Sodoma

    Diretto da Pier Paolo Pasolini, il film affronta temi di potere, sadismo e perversione attraverso una rappresentazione estremamente cruda e provocatoria.

    La montagna sacra

    Diretto da Alejandro Jodorowsky, questo film surrealista e simbolico mette in discussione le istituzioni religiose, sociali e politiche attraverso una serie di immagini e simbolismi visivi.

    Dogma

    Diretto da Kevin Smith, questo film presenta una visione satirica e irriverente della religione e dei dogmi religiosi attraverso una trama che coinvolge angeli, un’apocalisse e un gruppo di personaggi umani connessi a temi spirituali.

    Borat 2

    Borat Seguito di film cinema: il ritorno del giornalista kazako che diverte (e fa arrabbiare) chiunque

    This Is the End

    Questo film, diretto da Seth Rogen e Evan Goldberg, è una commedia apocalittica che vede diversi attori interpretare versioni di sé stessi in una situazione di fine del mondo, utilizzando humor oscuro e autoironico.

    “The Wolf of Wall Street

    Diretto da Martin Scorsese, questo film segue la storia vera di Jordan Belfort, un broker di Wall Street, mostrando il suo stile di vita eccessivo e immorale, mettendo in discussione il mondo della finanza e della moralità.

    Postal

    Un film che entra di diritto nell’universo del cinema più dissacrante di sempre.

    American Psycho

    Basato sul romanzo di Bret Easton Ellis, il film diretto da Mary Harron segue la vita di Patrick Bateman, un giovane banchiere con tendenze psicopatiche, critica la società degli anni ’80 e le ossessioni materialistiche.

    Fight Club

    Diretto da David Fincher, questo film basato sul romanzo di Chuck Palahniuk mostra una critica al consumismo e alla società moderna attraverso un club segreto che promuove (direttamente o indirettamente, pur sempre in maniera provocatoria) la ribellione contro lo status quo.

  • Il giorno di Natale la parola «threesome» è andata in trend su Google

    Il termine “threesome” ha radici nelle parole inglesi “three” che significa “tre” e “some” che indica un gruppo o una quantità di qualcosa. Insieme, “threesome” letteralmente significa “un gruppo di tre” o “un insieme di tre”. Il termine viene comunemente utilizzato per indicare una situazione sessuale o romantica coinvolgente tre persone. La sua etimologia è quindi una combinazione semplice e diretta dei due elementi che indicano il numero e la quantità di persone coinvolte in un particolare contesto relazionale o sessuale.

    Le ricerche su Google possono variare a seconda di diversi fattori. Durante il periodo natalizio, è comune che le persone cerchino informazioni su regali, decorazioni, ricette, tradizioni natalizie, e così via. Potrebbe esserci stato un evento, una notizia particolare o una tendenza sui social media che ha suscitato l’interesse delle persone riguardo a un certo argomento legato al Natale. Ad esempio, potrebbe essere stata una canzone natalizia, un nuovo film natalizio, una tendenza di moda legata alle feste, o anche informazioni su come affrontare al meglio il periodo delle festività, specialmente considerando le situazioni familiari o le sfide legate alla pandemia.

    La curiosità delle persone verso il Natale è sempre alta in questa stagione dell’anno, e le ricerche su Google possono riflettere sia le tradizioni consolidate che le nuove tendenze o fenomeni che catturano l’attenzione delle persone in quel momento specifico.

    “Threesome” è un termine inglese che letteralmente significa “trio” o “terzetto”. Di solito, si riferisce a un incontro sessuale o romantico coinvolgente tre persone. In ambito colloquiale, il termine è usato per descrivere una situazione in cui tre individui partecipano a un rapporto intimo o a una relazione amorosa.

    Film in cui c’è una threesome di mezzo

    “The Dreamers”

    Diretto da Bernardo Bertolucci, “The Dreamers” è ambientato nella Parigi del 1968, durante le tumultuose proteste studentesche. Il film ruota attorno a Matthew, un giovane studente americano, e i gemelli Theo e Isabelle, appassionati di cinema e radicali nelle loro idee. Dopo che Matthew fa amicizia con loro, si trova coinvolto in una relazione intensa e complessa con il fratello e la sorella. La loro intimità diventa un’esperienza intensa, ma la loro relazione è intrisa di conflitti psicologici e politici che rispecchiano l’agitazione dell’epoca. Il film esplora la sessualità, la politica e la libertà giovanile in un contesto storico turbolento.

    Wild Things

    “Wild Things” è un thriller erotico che segue la storia di Suzie, una studentessa accusata di aver stuprato un insegnante, Sam Lombardo. Durante l’indagine, emergono segreti e intrighi, rivelando una complessa rete di tradimenti e manipolazioni. Nel corso del film, emergono altri personaggi chiave, come Kelly, una ragazza problematica, e Ray, un detective. La trama si intreccia in modo intricato, rivelando diverse verità nascoste e una serie di colpi di scena legati a un piano sofisticato orchestrato da alcuni protagonisti.

    Il Grande Gatsby

    Basato sul celebre romanzo di F. Scott Fitzgerald, il film segue la storia di Jay Gatsby, un ricco misterioso, Daisy Buchanan, l’amore perduto di Gatsby, e Tom Buchanan, il marito infedele di Daisy. La narrazione si svolge negli anni ’20 e si concentra sul tentativo di Gatsby di riconquistare l’amore di Daisy, mentre si svelano le tensioni sociali e le insidie della ricchezza e della corruzione. Il triangolo amoroso tra Gatsby, Daisy e Tom è intriso di desideri, inganni e tragedie.

    Vicky Cristina Barcelona

    Diretto da Woody Allen, questo film segue le avventure di due amiche, Vicky e Cristina, che trascorrono l’estate a Barcellona. L’incontro con Juan Antonio, un pittore spagnolo, porta a una serie di eventi inaspettati. Una complessa relazione si sviluppa tra i tre personaggi quando Cristina e Vicky si innamorano entrambe di Juan Antonio. La situazione diventa ancora più intricata quando la ex moglie di Juan Antonio, Maria Elena, entra in scena, formando così un quartetto emotivamente carico di tensioni, passioni e incertezze.

    Jules e Jim

    Questo film, diretto da François Truffaut, è un classico della Nouvelle Vague. La storia segue l’amicizia tra Jules, Jim e Catherine, una donna vivace e indipendente. Durante la Prima Guerra Mondiale, i tre sviluppano un rapporto complesso e intenso. Mentre Jules e Jim sono amici stretti, entrambi si innamorano di Catherine. Ciò porta a un complicato triangolo amoroso, caratterizzato da alti e bassi emotivi, conflitti e momenti di intensa passione che si sviluppano nel corso degli anni.

    Ognuno di questi film esplora in modo unico e complesso le dinamiche dei rapporti umani, spesso in contesti storici o situazioni emotive che mettono a nudo i desideri, le complessità e le sfide delle relazioni amorose a tre.

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