The Toxic Avenger: il capolavoro di Kaufman che fece la fortuna della Troma
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Melvin è un ragazzino imbranato che si occupa delle pulizie di una palestra, frequentata da ricconi dai capelli cotonati e fin troppo convinti di sè. Dopo uno scherzo particolarmente umiliante, il protagonista cade in un bidone di scorie nucleari e diventa, così facendo, l’anti-supereroe del titolo.

È considerabile quasi indegno fregiarsi del titolo di cinefilo, esperto di cinema ad ogni latitudine, senza sapere chi sia il personaggio di Melvin Ferd, il vendicatore tossico diventato il simbolo della casa di distribuzione Troma. A patto di farlo reperendo la versione uncut dell’opera, un film di serie B – dalla B realmente maiuscola – della durata (come tutti o quasi dovremmo sapere) di 110 minuti.

L’idea di Kaufman è stata quella di proporre un anti-supereroe goffo quanto efficace nel proprio soluzionismo, un personaggio in cui fosse facile identificarsi per qualsiasi appassionato di arte dotato di senso dell’umorismo e anche minimamente “antagonista” nelle proprie vicende (quantomeno personali, se non politiche). La critica sociale è altrettanto solida quanto, neanche a dirlo, attuale: la tesi del film (di quella che diventerà forse una delle serie più amate del genere) è infatti che l’industrialismo sia presentando un immane prezzo da pagare, producendo una quantità di rifiuti tra cui, grottescamente, quelli radioattivi vengono riposti assieme alla spazzatura ordinaria.

Contro chi combatte il vendicatore? Gli yuppies antagonisti di Melvin sono immorali, odiosi fin dall’inizio, falsamente salutisti (si allenano a casaccio, fumano e mangiano cibo spazzatura), sono sessualmente disinibiti (ai limiti del decadente) e sono ovviamente benestanti. Nelle intenzioni della sceneggiatura, scritta da Llyod Kaufman in persona, simboleggiano l’America fighetta, presuntuosa e superficiale anni ’80.

La stessa che sarebbe stata bersagliata dalla satira horror di film come Society e, almeno in parte, accusata di essersi assopita sul conformismo più becero da film come il primo Nightmare. Melvin, nella sua tenera semplicità, è soltanto uno dei migliori proto-nerd mai apparsi sullo schermo – prima che questo termine fosse associabile anche lontanamente ad un intellettualoide spocchioso, con meno di 30 (presunti) anni di età e magari protagonista di una serie TV relativamente effimera.

Lo stile del primo Toxic Avenger fa sorridere, visto oggi, con le sue ingenuità teatralizzate, narrativamente esasperate quanto ostentate (non è un caso che esistano ben due musical tratti dal film), con quei suoi dialoghi francamente ridicoli e quegli effettacci che ti sorprendono e ti fanno ridere a tradimento ancora oggi. L’ambientazione generale del film, del resto, è la stessa, tipica e immutabile di altri mille epigoni di commedie e drammi, tipicamente incentrati sul bullismo e sulla disumanizzazione della società occidentale. Qui siamo realmente su un prodotto unico nel proprio genere, con l’unica pecca, in effetti, che potrebbe rilevarsi nel doppiaggio italiano, forse non troppo curato – o comunque frutto di una scarsa comprensione del contesto (non si può proprio sentire che apostrofino Melvin come un generico “fottuto“, senza altre specifiche).

Sì, erano  tempi tutto sommato divertenti, in cui era possibile proporre e sdoganare il politically correct, molto prima che diventasse uno spauracchio fake agitato dalle politiche reazionarie più becere. Tempi in cui riconoscevi un film Troma da alcune peculiarità: la demenzialità paradossale di fondo, la normalità con cui gli omicidi stradali dei giovani yuppie vengono assimilati alla più comune ordinarietà, e poi la contaminazione tra mille generi e sottogeneri, dalle commedie demenziali modello Pagliacci assassini alla fantascienza-horror più cult (impossibile non citare almeno Plan 9 from outer space).

Senza dimenticare la realizzazione artigianale degli effetti speciali, per un film costato soli dollari dell’epoca, che segue la falsariga del primo Peter Jackson: per intenderci, cose tipo un’effettaccio splatter su una testa schiacciata realizzato con un melone rosso con una parrucca, le interiora di un animale realizzate con spaghetti colorati con vernice – e via delirando.

E se c’è un film Troma che deve obbligatoriamente essere visto, a costo di passare per cinefilo cialtrone che conosce il sottogenere dell’horror demenziale-indipendente solo per sentito dire, c’è da mettere in lista almeno questo primo The toxic avenger, appaiato con un altro capolavoro del genere quale (a mio avviso) Tromeo & Juliet. Va visto perchè Il vendicatore tossico è una parodia, di quelle semplici e ben fatte, genuine, autentiche e abili a smantellare il mito dell’eroe muscoloso e infallibile, oltre a minare culturalmente the American Way fin dalle fondamenta. Non è un caso, peraltro, che tra i film Troma abbiano bazzicato sia i creatori di South Park che il compianto Lemmy dei Motorhead.

La Troma, poi, non faceva semplicemente quello che molti, in seguito, avrebbero provato ad imitare squallidamente: distribuire amenità trash assortite combinando elementi sci-fi in tutti i modi possibili, senza badare alla sostanza e spesso, purtroppo, neanche alla forma.  La Troma ha quasi sempre realizzato film divertiti e divertenti, che sono spesso essenzialmente anche opere a sfondo politico e sociale, anche se a volte li ha fatti esprimere usando forse un linguaggio naive.

Parlando di questo film, per convincersene senza altri dubbi basta anche solo gustarsi (?) la scena in cui i ragazzi si dedicano al proprio hobby da psicopatici: investire gente a caso con la propria auto per ucciderla, nello specifico un ragazzino in bicicletta, a cui passano sopra per due volte. E non solo: fanno delle foto al cadavere, si esaltano per quello che hanno fatto e poi, in un coup de théâtre grottesco quanto inimmaginabile, pensano di non fare tardi, tornare a casa. Il giorno dopo, infatti, sapete com’è: devono andare tutti in chiesa. Roba da mandare in prima serata sulle reti nazionali, insomma (o forse no, o magari abbiamo definitivamente perso qualsiasi senso dell’umorismo).

Godiamoci questo film all’infinito, pertanto, forse dando minore importanza ai seguiti, magari non malissimo ma certamente svuotati del senso di novità, dell’idea di fondo, qui ancora in nuce. Oggi, un film del genere, è plausibile che non possa uscire “virtualmente” di nuovo: prima di tutto perchè criticare l’edonismo beota di certuni è diventato pane per i denti della qualunque.

Ma soprattutto per via del fatto che, senza scomodare per forza teorie sociologiche da parrucconi o sostenere che nessuno avrebbe potuto prevedere l’attuale d-evoluzione della razza umana, la banalizzazione di massa a cui i media sono arrivati a sottoporre qualsiasi tema (addirittura una pandemia mondiale, esasperandola al punto di farla diventare una gigantesca supercazzola di consigli (per gli acquisti) e di moriremo-tutti inutili, assortiti quanto grotteschi) fa sospettare che il cinismo di Kaufman, quello fatto ostentare dai personaggi negativi del suo film, ci possa davvero aver visto giusto. Tutto questo, peraltro, molto prima che a qualcuno venisse in mente di mostrare il lato grottesco dell’America (e forse, per estensione, dell’uomo globalizzato e/o alienato da mille giocattoli) in film successivi, dal tono grottesco e più serioso, come American Psycho dei primi anni 2000. Sarebbe anche ora, pertanto, che qualcuno riconoscesse ufficialmente e senza esitazione il ruolo unico, contro-culturale, autentico e immarcescibile, del buon Stanley Lloyd Kaufman Jr, classe 1945, regista del film (ed attuale presidente della Troma), oltre che sceneggiatore, produttore e autore di libri.

Su Melvin, il vendicatore tossico armato di straccio, addetto alle pulizie di umili origini che farà il culo – ci consentiamo l’americanismo, perchè ci sta – agli odiati yuppies, andrebbe scritto un romanzo, letteralmente. Ci accontentiamo di sottolineare quanto risulti liberatorio, esorcizzante e socialmente terapeutico il suo ruolo, ancora oggi, per quanto non sia la prima volta che un film tratti del tema di un imbranato bullizzato dalla vituperata folla inferocita.

Toxic avenger è uno dei personaggi di cui dovremmo andare più orgogliosi in generale, dato che sono in grado di simboleggiare con dovizia di particolari l’eroe realmente imperfetto. Quello umano, fallace, ancora un po’ imbranato, anche un po’ bambino se vogliamo, perennemente equivocante, sempre e comunque in mezzo alla tempesta. L’uomo supereroe che non possiamo a vedere in faccia per quasi tutto il film, grazie ad una geniale quanto ingegnosa trovata per risparmiare, quasi certamente, sugli effetti speciali necessari (una sequenza in tal senso sembra citare sia Elephant Man che Halloween di John Carpenter, peraltro).

L’uomo realmente come noi, orrendamente sfigurato (e fidanzata con l’unica donna che avrebbe mai potuto favolisticamente accettarlo, una non vedente), che colpisce selettivamente il male e possiede grandi lati positivi, i quali emergono, sia pur mostrando difetti ben peggiori delle debolezze, spesso ipocrite e di facciata, dei supereroi classici. Un personaggio dal quale è sempre una delizia (forse ancora per pochi) farsi trascinare, coinvolgere, divertire e – in certi passaggi – addirittura commuovere. Thank you, Mister Kaufman.

Uno dei brani più famosi del film è senza dubbio Is This Love?, eseguita dai Race.

Sinossi completa del film

Tromaville, nel New Jersey, viene definita la discarica di rifiuti tossici del mondo e si trova appena oltre il fiume Hudson rispetto alla capitale della cultura e della finanza, New York City. Con una popolazione di 15.000 persone, la città è fatiscente e sommersa di spazzatura, ma vanta un centro benessere e palestra in cui lavora il giovane inserviente Melvin Ferd. Melvin è imbranato e non sembra troppo intelligente, motivo per cui i frequentatori della palestra si divertono a prenderlo in giro, in particolare Slug e Bozo, che coltivano segretamente hobby insani come provocare incidenti stradali e fotografarli.

Julie finge di flirtare con Melvin, cercando di convincerlo a indossare un tutù rosa e ad appartarsi. Ovviamente si tratta di uno scherzo, dato che tutti i frequentatori della palestra si sono dati appuntamento per sbeffeggiarlo. Nella fuga rocambolesca che ne segue, Melvin precipita dalla finestra e finisce giusto dentro uno dei barili di rifiuti tossici trasportati da due camionisti intenti a sniffare cocaina. Con il corpo coperto dalla melma chimica, Melvin inizia ad avere delle convulsioni, il suo corpo si trasforma, prende fuoco e si tuffa nella vasca da bagno. Inizia a perdere i capelli, a deformare arti e viso e diventa definitivamente irriconoscibile.

È l’ora del vendicatore tossico: tre teppisti provano a corrompere e poi aggrediscono un poliziotto, che viene salvato dall’eroe del film in extremis. Melvin rassicura l’agente O’Clancy che non gli farà del male, e i giornali iniziano a pubblicare titoli che proclamano Toxie come eroe della città. Melvin torna a casa, ma la madre è spaventata dalla vista del figlio deforme e lo caccia via. Melvin è costretto così a stabilirsi nella discarica cittadina. Nel frattempo, il sindaco Belgoody – personaggio ambiguo e boss della criminalità locale – proclama il vecchio Rollins Chemical Pant sito della nuova discarica di rifiuti tossici della città, nonostante si trovi a pochi passi dal bacino di acqua potabile.

Nel frattempo, tre criminali irrompono in un fast food messicano, uccidendo un uomo ed il cane di una ragazza non vedente, Sara, provando poi ad aggredirla. Toxic avenger irrompe sul posto, strappando un braccio ad uno di loro, soffoca con panna e gelato il secondo e infila le mano del terzo in una friggitrice. Sara si mostra grata a Toxie e i due iniziano a frequentarsi, per poi iniziare una storia d’amore (i personaggi sono interpretati da Andree Maranda e Mitchell Cohen).

Toxic avenger sta diventando il “monster hero“, l’eroe deforme amato da grandi e piccini: toglie i bambini dalla strada per evitare che siano investiti, aiuta le casalinghe ad aprire i barattoli e le signore anziane ad attraversare la strada, difende i cittadini da prepotenti e teppisti. Tornato in palestra, si prende una feroce rivincita contro i bulli che lo avevano ridotto in quel modo. Al tempo stesso, il protagonista va in crisi dopo aver istintivamente ucciso una donna (solo apparentemente) innocente. La sua presenza infastidisce, nel frattempo, i traffici del sindaco, che vedono nel protagonista una minaccia ai propri interessi: la polizia corrotta (che fa pure il saluto romano, ad un certo punto) si mette sulla sue tracce.

Melvin e Sara si svegliano circondati dalla Guardia Nazionale armata di tutto punto: ma a quel punto alcuni cittadini si schierano dalla parte di toxie con pistole e carri armati, oltre a molti residenti. Diverse dozzine di cittadini si lanciano davanti a Melvin per impedire ai soldati di sparare. Le loro azioni convincono le guardie a deporre le armi; Melvin si avvicina al sindaco e lo uccide, chiedendo alla polizia di occuparsi dei “rifiuti tossici”. Melvin libera la città da ogni male e i cittadini si sentono di nuovo al sicuro, dando inizio ad una nuova saga cinematografica.

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