Ospite Inatteso

  • Che cos’è il clientelismo, spiegato da una IA

    Che cos’è il clientelismo, spiegato da una IA

    Il clientelismo è un fenomeno sociale e politico che ha radici profonde nella storia italiana. Si tratta di un sistema in cui le relazioni personali e la reciproca assistenza tra individui sono utilizzate per ottenere favori politici, economici o sociali. Questo sistema si basa spesso su uno scambio di favori e su legami stretti tra un patrono (solitamente un politico o una figura di potere) e i suoi clienti.

    Nella storia italiana, il clientelismo ha giocato un ruolo significativo in molte fasi.

    Periodo Post-Unificazione

    Dopo l’unificazione italiana del 1861, molte aree rurali continuarono a essere controllate da potentati locali che gestivano il potere politico, economico e sociale. Questi potentati erano spesso legati da reti di clientelismo che influenzavano l’amministrazione pubblica a livello locale.

    Il Fascismo

    Durante il regime fascista, il clientelismo non scomparve, ma fu sostituito da una forma di controllo centralizzato da parte del Partito Nazionale Fascista di Mussolini. Le relazioni personali e il favoritismo continuarono a esistere, ma stavolta attraverso i canali del partito.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale

    Dopo la caduta del regime fascista, il clientelismo tornò a fiorire in Italia. I partiti politici, spesso divisi in fazioni e correnti interne, usavano il sistema del clientelismo per consolidare il loro potere a livello locale, fornendo favori in cambio di sostegno elettorale.

    Tangentopoli e la Fine della Prima Repubblica

    Negli anni ’90, l’operazione “Mani Pulite” svelò uno dei più grandi scandali di corruzione politica nella storia italiana. Questa indagine scoprì un sistema diffuso di tangenti, favori e corruzione tra politici, imprenditori e funzionari pubblici. Il sistema clientelare, che aveva dominato la politica italiana per decenni, fu smantellato in gran parte, segnando la fine della Prima Repubblica.

    Era Contemporanea

    Nonostante le riforme, il clientelismo non è scomparso completamente dalla scena politica italiana. Ancora oggi esistono casi di favoritismo, nepotismo e corruzione in varie istituzioni e settori. Il clientelismo ha avuto un impatto significativo sulla politica, l’economia e la società italiana, influenzando la governance, la distribuzione delle risorse e la percezione pubblica delle istituzioni. Sebbene siano stati fatti passi avanti nel contrastare questa pratica, resta ancora un problema da affrontare per promuovere una maggiore trasparenza e una cultura politica più etica e responsabile.

    Esercizi di stile

    Clientelismo in stile burocratese

    Il clientelismo, manifestazione di connivenze sottilmente intessute tra gli attori politici e la cittadinanza, si dipana nell’assenza di un’impostazione normativa esplicita. Si manifesta come un intrico intricato di relazioni non regolamentate all’interno delle gerarchie decisionali. Questo fenomeno, pur sotteso a linee guida etiche e legislative non precisamente codificate, impatta profondamente sulla distribuzione delle risorse e sul processo decisionale, rendendo difficile l’attuazione di misure correttive. L’assenza di un’esplicita normativa relativa a tali interazioni facilita una sorta di grigio legalistico, dove i confini tra pratica lecita e illecita sfumano. Questa situazione, sebbene non abbia ancora suscitato un quadro normativo specifico, sottolinea l’urgenza di un’attenta revisione delle disposizioni legislative per mitigare le opacità e le disuguaglianze potenzialmente derivanti da tali interazioni.

    Clientelismo in stile futurista

    Il clientelismo, strega dell'antica politica,
    accoglie con abbracci di promesse smielate,
    bip bip! Il potere s'intreccia in reti sornione,
    klak klak! Sottobanco, accordi si celano,
    rumore di scambi in camuffata danza,
    bang bang! Il favore diviene valuta,
    zippity zip! Si canta il suo inno oscuro,
    tac tac! Ma la trasparenza è in agguato,
    flash flash! Svelando l'inganno che tace,
    zzzzip! Il futuro si libera da questa prigione.
    
    

    Clientelismo in stile paraculo

    Da un punto di vista equidistante, si potrebbe sottolineare la necessità di trovare un punto d’incontro tra la fornitura di aiuti e servizi e la preservazione dell’indipendenza e dell’autonomia dell’individuo. Essere equidistanti potrebbe implicare la ricerca di un equilibrio tra l’assistenza sociale autentica e la creazione di dipendenza politica. Quanto al termine “paraculo”, comunemente usato in modo colloquiale in Italia per descrivere qualcuno che riesce a cavarsela usando astuzia o approfittando delle situazioni, potrebbe riflettere un comportamento che, seppur opportunista, potrebbe non essere necessariamente legato al clientelismo politico. Tuttavia, può far emergere la questione dell’opportunismo nel contesto politico, dove la capacità di adattamento e il sapersi muovere abilmente tra le varie sfere di potere possono condurre a relazioni ambigue e a un utilizzo delle risorse per fini personali.

    In definitiva, l’approccio equidistante-paraculo potrebbe oscillare tra l’offerta di aiuto sociale e il rischio di clientelismo, mentre l’equidistanza pura potrebbe puntare all’equilibrio tra assistenza e indipendenza individuale. Il termine “paraculo” potrebbe mettere in luce il potenziale opportunismo e la capacità di navigare tra le situazioni senza necessariamente implicare direttamente il clientelismo politico.

    Clientelismo in stile materialista

    La pratica clientelare, secondo la visione marxista, maschera le vere relazioni di classe e la lotta per il controllo delle risorse economiche. Il clientelismo, quindi, agisce come un meccanismo di perpetuazione dell’oppressione economica e politica delle classi dominanti sulla maggioranza, distorcendo le relazioni sociali e mantenendo uno status quo che favorisce una minoranza privilegiata. In questo contesto, il clientelismo diventa un ingranaggio del sistema capitalistico che alimenta la disuguaglianza e perpetua la divisione di classe. Il clientelismo potrebbe pertanto essere considerato come uno strumento della classe dominante per mantenere il proprio controllo sulle risorse economiche e politiche. Nella teoria marxista, la classe dominante, detentrice dei mezzi di produzione, sfrutta il clientelismo per perpetuare la propria egemonia, offrendo favori e posizioni di potere in cambio di supporto politico.

    Clientelismo in stile matematico

    Nel contesto matematico, il clientelismo potrebbe essere rappresentato come un flusso di relazioni asimmetriche tra individui e potere politico. Utilizzando la notazione della derivata, possiamo considerare il clientelismo come la tangente alla curva delle connessioni politiche in relazione alla crescita del potere e del sostegno elettorale.

    Se rappresentiamo il potere politico come una funzione

    f(potere)

    e il sostegno elettorale come

    g(sostegno)

    allora la derivata di g(sostegno) rispetto a f(potere) potrebbe indicare la pendenza della relazione tra i due. In presenza di clientelismo, questa derivata potrebbe evidenziare un’asimmetria, una tangente che non riflette una relazione lineare e proporzionale tra il potere politico e il sostegno elettorale, ma piuttosto una connessione distorta e non equa.

    Simbolicamente, questa derivata potrebbe essere rappresentata come

    df/

    indicando la variazione di sostegno in relazione al potere politico. Tuttavia, in un contesto di clientelismo, questa derivata potrebbe non essere costante, mostrando una distorsione nella relazione tra il potere politico e il sostegno elettorale, rappresentando così la tangente della connessione influenzata da relazioni non proporzionali e asimmetriche.

    Clientelismo in stile psicoanalitico

    In uno sguardo lacaniano, il clientelismo potrebbe essere interpretato come un riflesso delle dinamiche psicologiche più profonde che permeano le relazioni tra individui e potere politico. Lacan potrebbe considerare il clientelismo come una manifestazione della mancanza strutturale nell’individuo, in cui il desiderio inconscio di ottenere vantaggi e protezione crea legami di dipendenza con figure di autorità politica.

    Per Lacan, il clientelismo potrebbe essere paragonato a una sorta di “relazione speculare”, in cui i cittadini proiettano su figure di potere un’immagine ideale e desiderabile di sé stessi. Questo fenomeno potrebbe alimentare un circolo vizioso in cui l’individuo cerca di colmare una mancanza interiore attraverso il sostegno a determinate figure politiche che promettono gratificazioni e benefici. Tuttavia, questa relazione speculare nasconde la realtà dell’alienazione e della dipendenza, impedendo un’autentica comprensione del proprio ruolo all’interno del sistema politico.

    Inoltre, Lacan potrebbe esplorare il concetto di “simbolico” nel clientelismo, dove le reti di favori e scambi di potere diventano una sorta di linguaggio attraverso il quale si negoziano i desideri e si stabiliscono le gerarchie di potere. Questo linguaggio simbolico del clientelismo potrebbe essere interpretato come un modo per mascherare la mancanza di un’autentica rappresentatività democratica, creando uno scenario in cui il desiderio individuale si intreccia con il potere politico, distorto dalla mancanza di una genuina relazione tra governanti e governati.

    Clientelismo in stile Zizek

    Nel mondo del clientelismo, siamo immersi in una realtà distorta, un teatro dell’assurdo dove le relazioni personali diventano la valuta principale del potere politico. Žižek potrebbe accostare il clientelismo a un’illusione, un inganno perpetuato da una classe dominante che promette vantaggi in cambio di sostegno. Questo sistema crea una schizofrenia sociale, una spaccatura tra le apparenze e la realtà, dove le reti di favori oscurano la vera natura delle relazioni tra governanti e governati.

    Per Žižek, il clientelismo diventa una sorta di sintomo di un sistema malato, un riflesso di un capitalismo distorto e alienante che perpetua un circolo vizioso di potere e dipendenza. Questa pratica non fa altro che alimentare la falsa coscienza delle masse, rendendole dipendenti da una rete di relazioni contorte e ingannevoli. Invece di favorire una vera emancipazione, il clientelismo perpetua l’inganno e il controllo delle masse da parte di élite che ne traggono vantaggio.

    In sintesi, per Žižek, il clientelismo non è semplicemente una pratica politica, ma un riflesso dei meccanismi alienanti del sistema dominante, un’illusione che nasconde una realtà distorta e ingannevole, alimentando così una perpetua schizofrenia sociale.

    Clientelismo in stile presentatore TV anni 80

    Ah, gli anni ’80, un’epoca spettacolare! Quando si parla di clientelismo in stile presentatore TV degli anni ’80, entriamo in un territorio pieno di glamour, colori vivaci e un pizzico di eccentricità! Immagina questa scena: il palcoscenico è risplendente, luci sfavillanti e un presentatore carismatico che incanta il pubblico con il suo sorriso smagliante.

    Ecco come potrebbe essere un discorso su questo tema in uno stile anni ’80:

    “Cari telespettatori, stasera vi porterò nel mondo del clientelismo, ma non vi preoccupate, non ci saranno giacche grigie e discorsi noiosi! Parleremo di relazioni, ma non quelle complicate! Sto parlando del ‘Clientelismo anni ’80’ – dove le amicizie erano come una luccicante giacca a paillettes, indispensabile per brillare nel mondo dello spettacolo politico.”

    “Ricordate quel politico che sembrava sempre avere un asso nella manica? Sì, quel tipo che sapeva sempre a chi fare una telefonata per ‘risolvere’ le cose? Beh, quello era il ‘guru del clientelismo’! Aveva un sorriso per tutti, perché in fondo, nel mondo del clientelismo, ogni stretta di mano valeva più di mille parole!”

    “E che dire delle favolose feste, vero? Nel mondo del clientelismo, un invito a una di quelle feste era come ottenere un pass VIP per il successo politico! Le alleanze erano come balli sincronizzati, tutti cercavano di raggiungere la pista da ballo dell’influenza politica.”

    “Ma attenzione, cari amici, il clientelismo non era solo glitter e glamour! Dietro le quinte c’erano accordi sottobanco e favori che facevano girare il mondo. Come un grande show televisivo, sembrava tutto perfetto in superficie, ma dietro le quinte c’era un altro spettacolo in corso!”

    “E così, mentre danzavano al ritmo delle alleanze politiche, alcuni si facevano strada con la loro coreografia, mentre altri restavano a guardare dalla galleria. Ma alla fine, come ogni grande spettacolo, il sipario è sceso su quell’era, aprendo le porte a nuove forme di politica, più trasparenti e responsabili.”

    Insomma, gli anni ’80 sono stati un’epoca davvero scintillante, e il clientelismo, anche se con tutto il suo fascino, ha segnato un capitolo importante nella storia politica!

  • Pedissequo

    Pedissequo

    La parola “pedissequo” è un termine italiano che significa “seguace acritico” o “imitatore servile”. Rappresenta una persona che segue fedelmente o acriticamente gli altri, senza contribuire con pensieri o idee originali, ma piuttosto imitando ciecamente ciò che vedono o sentono dagli altri. Quindi, “pedissequo” è un termine che può essere utilizzato per descrivere qualcuno che segue in modo acritico o servile un leader o un’opinione senza esprimere un proprio giudizio critico o contribuire con una visione personale.

    (Sul palco, un individuo chiamato Luca, vestito in modo impeccabile e con un sorriso smagliante, rivolge il suo monologo al pubblico.)

    Luca: (Sorriso radiante) Buonasera a tutti voi, amici e amiche! Oggi voglio condividere con voi un aspetto della mia personalità di cui sono incredibilmente orgoglioso. Sono un pedissequo, e lo dico con un orgoglio incontenibile.

    (Vaga un po’ sul palco, gesti esagerati, sottolineando la sua eccitazione.)

    Luca: (Entusiasta) Sì, avete capito bene, un pedissequo! Sono quel tipo di persona che ama prendere ispirazione dagli altri in modo assoluto, senza filtri o interferenze del mio ego. Mi piace guardare alle persone di successo, agli esperti e a coloro che hanno più esperienza di me, e dire: “Wow, sei il migliore! Voglio fare esattamente quello che fai!”

    (Ride e scuote la testa in segno di ammirazione.)

    Luca: (Continua con fervore) Vedete, c’è qualcosa di incredibilmente liberatorio nel non dover inventare costantemente la ruota. Perché dovremmo sprecare tempo ed energie cercando di reinventare ogni aspetto della vita quando possiamo imparare dalle persone che lo hanno già fatto? Sono una spugna, assorbendo ogni conoscenza, ogni trucco del mestiere e ogni saggezza da chiunque sia disposto a condividere.

    (Guarda il pubblico con intensità.)

    Luca: (Serio) E ora, l’orgoglio. Sì, sono orgoglioso di essere un pedissequo perché so che questo atteggiamento mi ha portato lontano. Ho imparato da coloro che sono venuti prima di me e ho applicato quelle lezioni alla mia vita. Ho cresciuto costantemente le mie competenze e ho raggiunto obiettivi che mai avrei potuto immaginare da solo.

    (Si avvicina al pubblico, con un tono più intimo.)

    Luca: (Confidenziale) Ma c’è una cosa importante da capire: essere un pedissequo non significa perdere la propria individualità. Significa che hai la saggezza di riconoscere che nessuno ha tutte le risposte e che il mondo è pieno di insegnamenti preziosi. Sì, puoi ancora essere te stesso, con i tuoi sogni, le tue passioni e il tuo stile unico, ma puoi farlo mentre impari da chi ti ha preceduto.

    (Torna al centro del palco, con un sorriso di soddisfazione.)

    Luca: (Conclusione) Quindi, amici miei, non abbiate paura di abbracciare la vostra pedissequità! Non c’è nulla di cui vergognarsi nel cercare la guida e l’ispirazione dagli altri. L’orgoglio nel nostro desiderio di apprendere è ciò che ci rende persone migliori, più sagge e, alla fine, più felici. Quindi, abbracciate il vostro spirito pedissequo e continuate a imparare, crescere e prosperare. Grazie!

    (Luca fa un inchino al pubblico mentre applausi scroscianti lo accompagnano fuori dal palco.)

  • Che vuol dire sognare serpenti

    Che vuol dire sognare serpenti

    In ottica freudiana il sogno è la manifestazione di un desiderio represso, oppure – detta in altri termini – permette alla coscienza di far riemergere in modalità inconscia tutto il materiale pulsionale precedentemente rimosso. In ottica strettamente deterministica, peraltro, ogni sogno può avere un preciso significato, una motivazione interna che fa fatica a riemergere quando siamo svegli, e che trova libero sfogo nel sogno. Lo fa spesso in maniera irrazionale, mostrandoci ad esempio serpenti che non abbiamo mai visto neanche in un documentario, o dei quali ricordiamo confusamente qualcosa dall’infanzia. Durante il sogno abbassiamo le nostre difese e possiamo quindi “vedere”, in una modalità ricostruita interamente da nostro cervello, tutto ciò che normalmente tendiamo a reprimere.

    il serpente è un simbolo ricorrente e complesso nell’interpretazione dei sogni. Poiché il serpente è associato a molteplici significati e simbolismi in diverse culture e tradizioni, sognare un serpente può avere molteplici interpretazioni. Il significato di sognare serpenti può variare in base al contesto e alla tua personale associazione con questi animali. Tuttavia, in molte culture e tradizioni, i serpenti nei sogni sono spesso associati a simboli complessi che possono rappresentare diverse cose, tra cui:

    1. Trasformazione e rinascita: Poiché i serpenti perdono la loro pelle e sembrano rinascere, sognare serpenti potrebbe simboleggiare il desiderio o la necessità di trasformazione personale o di rinascita in qualche aspetto della tua vita.
    2. Paura o minaccia: I serpenti sono spesso associati alla paura o alla minaccia, quindi sognare serpenti potrebbe riflettere sentimenti di ansia, stress o preoccupazione nella vita reale. Potrebbe anche suggerire la presenza di persone o situazioni che percepisci come pericolose o ingannevoli.
    3. Saggezza nascosta: In alcune culture, i serpenti sono visti come creature simbolicamente associate alla saggezza o alla conoscenza nascosta. Di conseguenza, sognare serpenti potrebbe indicare che hai bisogno di esplorare più a fondo te stesso o le situazioni che incontri per ottenere una maggiore comprensione o saggezza.
    4. Sesso o desiderio sessuale: I serpenti sono anche spesso associati a simbolismi sessuali, poiché la loro forma allungata può ricordare genitali maschili. Di conseguenza, sognare serpenti potrebbe riflettere desideri o tensioni sessuali, o semplicemente un interesse per la sessualità.
    5. Tradimento o inganno: Poiché i serpenti sono spesso visti come animali ingannevoli, sognare serpenti potrebbe riflettere la presenza di persone o situazioni ingannevoli nella tua vita che potrebbero portare a tradimenti o a situazioni difficili.

    In generale, il serpente può rappresentare l’inconscio, l’istinto, la trasformazione e la saggezza nascosta. Di conseguenza, sognare un serpente potrebbe riflettere:

    1. Trasformazione personale: Il serpente che cambia pelle è spesso visto come un simbolo di trasformazione e rinascita. Il sogno potrebbe indicare che stai attraversando un periodo di cambiamento interiore o che sei pronto per una nuova fase della tua vita.
    2. Paura o ansia: Poiché il serpente è anche associato alla paura e all’ansia in molte culture, sognare un serpente potrebbe riflettere paure o preoccupazioni che hai nella vita reale. Queste paure potrebbero riguardare situazioni specifiche o semplicemente un senso generale di inquietudine.
    3. Desiderio sessuale o tentazione: In alcune interpretazioni, il serpente è associato al desiderio sessuale o alla tentazione. Il sogno potrebbe riflettere desideri repressi o una tentazione che stai affrontando nella tua vita.
    4. Saggezza nascosta: Il serpente è spesso considerato un simbolo di saggezza nascosta o conoscenza segreta. Il sogno potrebbe suggerire che hai bisogno di esplorare più a fondo te stesso o situazioni nella tua vita per ottenere una maggiore comprensione o saggezza.

    Come sempre, l’interpretazione dei sogni dipende dalle esperienze e dalle emozioni personali dell’individuo che sogna. Riflettere sul contesto del sogno e sulle tue sensazioni ad esso associate può aiutarti a ottenere una comprensione più chiara del suo significato per te. Se hai domande o preoccupazioni riguardo ai tuoi sogni, potresti voler parlare con uno specialista in interpretazione dei sogni o uno psicologo per ulteriori consigli e supporto.

    È importante considerare il contesto specifico del tuo sogno e i tuoi sentimenti ad esso associati per capire meglio cosa potrebbe significare per te personalmente. Se hai preoccupazioni o domande sui tuoi sogni, potresti voler parlare con un esperto di interpretazione dei sogni o uno psicologo per ottenere ulteriori consigli e supporto.

    Sognare serpenti neri

    Sognare serpenti neri può aggiungere un elemento aggiuntivo di simbolismo al tuo sogno. Mentre i serpenti in generale possono rappresentare trasformazione, paura, desiderio sessuale o saggezza nascosta, il colore nero può aggiungere ulteriori sfumature di significato.

    Ecco alcuni possibili significati di sognare serpenti neri:

    1. Mistero e oscurità: Il nero è spesso associato a mistero e oscurità. Sognare serpenti neri potrebbe riflettere sentimenti di incertezza o di essere in una situazione in cui non si conoscono completamente tutte le implicazioni o le conseguenze.
    2. Paura o ansia profonda: Il colore nero può anche evocare paura o ansia profonda. Sognare serpenti neri potrebbe indicare che ci sono questioni o situazioni nella tua vita che ti fanno sentire particolarmente ansioso o spaventato.
    3. Potenziale negativo: Il nero è a volte associato al negativo o al male. Sognare serpenti neri potrebbe riflettere preoccupazioni o paure riguardo a influenze negative o situazioni dannose nella tua vita.
    4. Potere interiore: Tuttavia, il nero può anche simboleggiare potere interiore, forza e protezione. Sognare serpenti neri potrebbe essere un segno che hai una riserva di forza o potere interiore che puoi attivare per affrontare le sfide che incontri.

    Ricorda che l’interpretazione dei sogni è soggettiva e dipende dalle tue esperienze personali, emozioni e credenze. Se hai sognato serpenti neri e ti senti turbato o confuso dal sogno, potrebbe essere utile riflettere sul contesto del sogno e sulle tue sensazioni ad esso associate. Parlare con un amico di fiducia o con uno specialista in interpretazione dei sogni potrebbe anche aiutarti a ottenere una prospettiva più chiara sul significato del tuo sogno.

  • L’insegnante va in collegio: trama, cast, informazioni sul film

    L’insegnante va in collegio: trama, cast, informazioni sul film

    Titolo: L’insegnante va in collegio

    Regista: Mariano Laurenti

    Cast Principale:

    • Edwige Fenech nel ruolo dell’insegnante Loredana D’Angelo
    • Renzo Montagnani nel ruolo del preside
    • Gianfranco D’Angelo nel ruolo del bidello
    • Alvaro Vitali nel ruolo del bidello
    • Lino Banfi nel ruolo del professore di educazione fisica
    • Carlo Sposito nel ruolo di Peppino, studente
    • Stefano Amato nel ruolo di Stefano, studente
    • Jimmy il Fenomeno nel ruolo di Franco, studente
    • Ennio Antonelli nel ruolo di “Pisellone”, studente

    Produzione:

    • Anno: 1978
    • Paese: Italia
    • Genere: Commedia, Erotico
    • Durata: Circa 94 minuti
    • Distribuzione: Medusa Distribuzione

    Trama: “L’insegnante va in collegio” è una commedia sexy italiana degli anni ’70. La trama ruota attorno all’insegnante Loredana D’Angelo, interpretata da Edwige Fenech, che si trasferisce in un collegio femminile come insegnante di ginnastica. La presenza di una donna attraente come Loredana scatena una serie di situazioni comiche e situazioni imbarazzanti tra gli studenti adolescenti e gli insegnanti maschi.

    Il preside e il personale maschile del collegio cercano di sedurre Loredana, mentre i giovani studenti maschi cercano in tutti i modi di avvicinarsi a lei. Nel frattempo, Loredana inizia a sviluppare una relazione romantica con il professore di educazione fisica del collegio.

    La pellicola è caratterizzata da una serie di gag comiche e situazioni divertenti tipiche delle commedie italiane di quel periodo, nonché da un elemento di sensualità e erotismo.

    Curiosità:

    1. Il film fa parte di una serie di commedie sexy italiane degli anni ’70 che hanno avuto un grande successo, con Edwige Fenech spesso nel ruolo dell’insegnante sexy. Alcuni altri titoli noti includono “L’insegnante” (1975) e “L’insegnante viene a casa” (1978).
    2. Mariano Laurenti, il regista del film, era noto per dirigere molte commedie sexy italiane dell’epoca.
    3. Il cast del film comprende molti attori comici italiani famosi, come Renzo Montagnani, Gianfranco D’Angelo e Alvaro Vitali, che hanno contribuito a rendere il film divertente e spassoso.
    4. “L’insegnante va in collegio” è stato uno dei successi commerciali dell’epoca e ha contribuito a consolidare il genere delle commedie sexy italiane degli anni ’70.

    Tieni presente che il film contiene contenuti erotici e humor tipici delle commedie italiane di quel periodo, quindi potrebbe non essere adatto a tutti i pubblici.

  • Erode – Tempo che non ritorna

    Erode – Tempo che non ritorna

    Il panorama punk underground è sempre stato estremamente attivo, per quanto sia stato costituito spesso e volentieri da vere e proprie meteore. Band che nascono e muoiono nell’ambito di un paio di album, risultando peraltro introvabili sulle piattaforme di streaming a cui siamo abituate. Gli Erode di Como sono esattamente così: non si trovano su Spotify, potete trovare qualcosa su Youtube o al limite spulciando in qualche superstite negozio di dischi. E se è vero che – come ricordano i Punkreas – intanto i negozi di dischi non ci sono più, rimane vivida e sostanziale questa gemma del punk oi italiani di metà anni Novanta.

    Sono saturo di voci / E povero di idee (Erode, Conoscenza Reciproca, 1997)

    Sarebbe impossibile descrivere questo disco e coglierne l’essenza senza delineare quello che è stato, storicamente, il movimento Punk Oi!. Verso la fine degli anni Settanta, in piena esplosione del fenomeno punk (con capofila Ramones, The Clash e Sex Pistols), si andavano creando varie sotto-correnti del genere, un po’ come avvenuto per il metal. Due generi che da questo punto di vista hanno avuto quasi più sotto-generi che band, e che esprime mediante l’Oi! (che alcuni identificano con lo street punk) la vera voce popolare. La musica Oi! nasce come tentativo di mantenere il punk come fenomeno stradaiolo, per l’appunto, lontano dalla parvenza da rockstar delle band punk più famose: la parola Oi trae spunto da un brano dei Cockney Rejects del 1980, band che usava aprire ogni brano dicendo quattro volte “oi” al posto del solito 1, 2, 3, 4 per dare il tempo.

    I Cockney Rejects’ vengono dall’East End di Londra (la stessa zona che ha visto nascere gli Iron Maiden di Steve Harris), e i loro componenti sono legati al mondo del tifo del West Ham United, al punto da aver coverizzato il brano che viene cantato tradizionalmente dai tifosi allo stadio, I’m Forever Blowing Bubbles. Il punk oi come genere è tipicamente diretto, brutale, senza fronzoli e caratterizzato da cori da stadio all’interno dei brani, probabilmente per la contestualizzazione calcistica in cui di fatto il genere ha preso piede. Con tutte le ambiguità e le facili polemiche del caso, a cominciare dagli episodi di violenza ai loro concerti (da parte di tifoserie rivali) a finire all’attribuzione / presunta vicinanza a movimenti di estrema destra come il British Movement. La maggior parte delle band (e degli skinhead) si è sforzata di prendere le distanze da questo aspetto, soprattutto dopo una serie di violenti incidenti durante vari concerti Oi; tuttavia la presenza di band suprematiste come gli Skrewdriver  sono state sufficienti a dare all’Oi! uno stigma di cui non si è mai, forse, completamente liberato.

    Gli Erode entrano in scena da Como negli anni Novanta con questo unico album (assieme ad altri due EP), ed esibiscono un’appartenenza politica senza ambiguità, aderendo di fatto all’ideologia dell’allora Unione Sovietica, mostrando falce e martello, stella rossa e militari in copertina, fino alla fotografia di Lenin in seconda di copertina del CD. L’ideologia della band è chiara, ma il disco non si limita a parlare astrattamente di politica o a farne una questione di “purezza”: al contrario, i testi sono profondi e spaziano su vari argomenti, dalla socialità di ogni giorno alla solitudine, passando per la normalizzazione del fascismo e per le difficoltà della vita di strada.

    Cerco aperture che nel mondo non trovo
    Nuove fessure dove entrare di nuovo
    Vecchie strutture dove fare il mio covo
    Impalcature da rimettere a nuovo
    Consumato è il mio tempo
    Impotente ed immoto
    Io resto fermo, sguardo perso nel vuoto (Veramente, Erode)

    Tutti quanti sotto il cielo – cantano gli Erode ad un certo punto del disco, che si pone come lavoro monumentale per il genere (quantomeno in Italia) e si caratterizza per brani immediati, facili da memorizzare, accattivanti e struggenti, fatti di un tempo non più a misura d’uomo (“Non farti più vedere (no), Non farti più sentire (no), Non lasciare parole da leggere in silenzio, Non voglio più pensarti (no), Non voglio più cercarti (no), Non lasciarmi ricordi, Che fermino il mio tempo“). E tanto spazio è dedicato all’alienazione urbana indotta dalla zona di Como da cui proviene la band, con il brano Panico panico:

    Schiere di mobilifici costeggiano la statale, l’autostrada è ingorgata e non ci si muove, e non ci si muove. Prostitute di colore offrono la felicità alla sera, all’Artsana, alla Chicco. I carrelli sparsi per la strada segnalano le postazioni del piacere della Brianza perduta su se stessa.

    E si arriva poi a Frana la curva, brano che evoca ovviamente un’atmosfera da stadio incentrata sugli scontri tra polizia e gruppi ultras: forse il brano più famoso della band, coverizzato da varie band ed entrato nell’immaginario del genere e del contesto. Tempo che non ritorna è così senza ombra di dubbio uno dei migliori dischi mai usciti per questo sottogenere, per quello che vale riconoscerlo oggi. Ovviamente impregnato di idee chiare e prive di compromessi, politicizzate nel senso più autentico del termine (la politica, infatti, dovrebbe riguardare la quotidianità ed impregnarsi di vita di ogni giorno, non essere un’astrazione al servizio dei politici di professione).

    Un disco per appassionati di punk che vale certamente la pena procurarsi, per quanto non facilissimo da reperire se non nei contesti adeguati (fiere del disco e mercatini).