CORTI_ (7 articoli)

I cortometraggi che abbiamo visto: ne parliamo in questa sezione.

  • I 14 corti horror più brevi di sempre

    I 14 corti horror più brevi di sempre

    Siete amanti della sintesi? Riuscireste a credere che possano esistere corti horror che durano pochi minuti, se non addirittura secondi? Se non ci credete, questa lista è quello che vi farà cambiare idea per sempre. Ovviamente il fatto che siano i più brevi non sempre comporta che siano i migliori, ma sicuramente l’approccio è apprezzabile e lascia vivido l’interesse nello spettatore.

    Noi vi sfidiamo a guardarli tutti di fila: secondo noi il migliore è l’ultimo, anche perchè – ci crediate o meno – dura circa 10 secondi!

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    Lights out

    Un corto sulla paura del buio che colpisce anche gli adulti, con un tocco di ironia nera che non guasta.

    Red Girl

    Forse non perfetto nel finale, si segnala per un’idea notevole quanto migliorabile. Da segnalare, comunque, per la buona capacità di sintesi.

    Love Hurts

    Horror intimista e allucinato, forse prevedibile quanto dotato di un notevole doppio twist. Da non perdere…

    The black hole

    Un originale corto sull’idea di buco nero, un modo per collegare punti fisici non direttamente connessi, e qui espresso attraverso uno stratagemma semplice ed efficace.

    Emma

    Uno dei corti più famosi sul web per la sua brevità, forse eccessiva quanto efficace nel suo concepimento.

     

    Night terrorizer

    Il tema del doppio e dell’autolesionismo ricorre, tra realtà ed immaginazione, in questo breve ennesimo corto ambientato in una camera da letto.

    The drawing

    Notevole per l’idea e per come viene sviluppata: questo soprattutto perchè vengono usate due tecniche differenti all’interno dello stesso corto, con risultati oserei dire davvero splendidi. Da non perdere neanche questo!

    Clickbait

    Last bus home

    Bedfellows

    The moonlight man

    NUN

    The mirror

    Balcony

    Terrificante, inaspettato quanto surreale nelle conclusioni: forse uno dei migliori corti usciti negli ultimi anni.

  • Rabbits: cosa rappresentano i conigli per David Lynch?

    Rabbits: cosa rappresentano i conigli per David Lynch?

    In a nameless city deluged by a continuous rain… three rabbits live with a fearful mystery.

    L’uso figurativo degli animali nei suoi film è stato più volte esplicitato da David Lynch: anche nell’ultimo corto proposto su Netflix, WHAT DID JACK DO?, che mostra l’interrogatorio del regista ad una scimmia – ma forse soprattutto nella web series da lui diretta dal nome Rabbits, per certi versi un vero e proprio oggetto di culto e di mistero. E, neanche a dirlo, si concentra su dei conigli.

    La web series, di genere orientativamente horror surreale / thriller, è disponibile nel canale ufficiale Youtube del regista, anche se apparentemente manca uno degli episodi che lo comporrebbero. La sua composizione narrativa è basata su un contrasto evidente: la storia, che tratta tematiche violente e conflittuali, è intervallata da applausi e risate registrate tipiche, invece, della leggerezza delle sitcom e delle serie TV.

    Interpretato da Scott Coffey, Laura Harring, Naomi Watts e Rebekah Del Rio, Rabbits è composto da 8 mini-film in tutto, ambientati in una “città senza nome” nella quale piove in continuazione, e tre conigli antropomorfi vivono dentro uno “spaventoso mistero”. Intrigante, senza dubbio, ma è il caso di approndire un po’ meglio il senso ed il contesto dell’opera.

    Nel suo film Inland Empire (2006), peraltro, David Lynch ha riutilizzato alcuni filmati di Rabbits e filmati inediti con i medesimi personaggi della serie, in modo apparentemente de-contestualizzato. L’unica cosa che sappiamo dall’inizio è che il capofamiglia – o caponiglio-famiglia, se volessimo esibire un neologismo che suona, se non altro, divertente – racconta di avere un “terribile segreto” da nascondere. Emerge un primo aspetto interessante, anche solo da qui: in alcune fasi più tragiche e tese della storia, Lynch ha inserito le risate pre-registrate delle serie TV tipo Friends per satireggiare, presumibilmente, la spettacolarizzazione delle tragedie immerse nel tubo catodico, ormai radicato su internet e non solo sui canali TV tradizionali. In seconda istanza, poi, i coniglietti sembrano rappresentare in modo grottesco la famiglia di uno dei personaggi (Devon, o Billy), cosa che riusciamo ad intuire dal tono e dal contenuto di alcune telefonate.

    Cosa significano quei conigli?

    Essendo una serie di corti focalizzati programmaticamente su un “mistero“, è impossibile dare una risposta netta a questa domanda. La prima idea che mi sono fatto, tuttavia, è che il tutto volesse essere una sorta di metafora dell’ingabbiamento sociale determinato dalla vita familiare, cosa che emerge soprattutto in relazione ai conflitti violenti che i personaggi vivono tra loro. Il tutto mediante l’immagine di “conigli in gabbia”, intrappolati in quella dimensione domestica dalla quale faticano ad uscire ed in cui, soprattutto, sono presenti silenzi interminabili e laceranti (che complicano forse più di tutti la visione dell’opera).

    Esiste anche una seconda possibile interpretazione, peraltro, forse anche più “paracula” ma che spiega buona parte del cinema di Lynch: pensare che non si tratti di narrazione bensì di evocazione di sensazioni, sentire, feeling generale teso a provocare una sorta di disorientamento al pubblico. Se molte teorie autorevoli sono emerse a riguardo – e non mancano le fan theory più fantasiose, peraltro – nessuna ha mai davvero convinto, trattandosi comunque di un intreccio dalla natura vaga e che lascia, più che altro, un profondo senso di straniamento nel pubblico. L’elemento sitcom (le risate e gli applausi registrati) sono la cosa che rimane più impressa anche al pubblico non abituato a vedere Lynch, per quanto poi sia un film (credo) apertamente dedicato solo ed esclusivamente ai loro fan.

    Caratteristiche della serie

    L’occhio di Lynch sull stanza in cui girovagano i conigli, presi da faccende domestiche varie, ha due caratteristiche: è distante (non ci sono mai primi piani), anzitutto, ed è girato con camera fissa. È un po’ come se si volesse trasmettere la sensazione di essere a teatro, il non-luogo per eccellenza, se vogliamo, nel quale tipicamente assistiamo a commedie e tragedie ivi delimitate, peraltro quasi sempre dal vivo e con gli attori davanti a noi.

    Immagine di copertina: Copyrighted, Collegamento