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  • Che cos’è il groove

    Che cos’è il groove

    La parola “groove” ha origini interessanti: deriva dal termine inglese antico “groove” che indicava una scanalatura o una cavità scavata, spesso usata nella lavorazione del legno o della pietra. Nel contesto musicale, il termine è stato adottato per descrivere una sorta di solco ritmico o una sensazione “incavata” o “scanalata” nella musica, in cui gli elementi ritmici si incastrano in modo particolarmente piacevole e coinvolgente. Quindi, in un certo senso, il “groove” musicale è come una scanalatura ritmica che cattura l’attenzione e incanta l’udito.

    Il “groove” è un termine usato principalmente in ambito musicale per descrivere quel senso di ritmo, swing e feeling che fa sì che una canzone sia particolarmente coinvolgente e piacevole da ascoltare. È una combinazione di vari elementi ritmici che creano un’atmosfera e una sensazione particolare nella musica. Il groove può essere generato da elementi come il ritmo della batteria, il pattern del basso, le percussioni o anche dal modo in cui gli strumenti si integrano e interagiscono tra loro, creando un ritmo che fa venir voglia di muoversi o di ballare. È qualcosa di intangibile ma molto tangibile nell’impatto che ha sull’ascoltatore.

     

  • Cinema e moda: storia di un rapporto che non muore mai

    Cinema e moda: storia di un rapporto che non muore mai

    Il cinema e la moda sono due forme d’arte in perenne comunicazione tra loro, in grado di influenzarsi a vicenda sin dall’alba dei tempi, arricchendosi l’un l’altro. Se da un lato il mondo del cinema rende le sue star immortali, dall’altro è la moda a fungere da supporto imprescindibile, poiché mette a disposizione le sue migliori risorse per vestire in modo memorabile gli attori e le attrici. Infatti, guardando al passato, è dagli inizi del ‘900 che il cinema si serve genuinamente dei costumi per rendere più sfaccettata la narrazione, e allo stesso tempo ha dettato stili diversi grazie agli eclettici costumisti.

    Il cinema ha sempre avuto un impatto forte sulla moda (basti pensare a tutti i capi di abbigliamento o i cappelli con la stampa personalizzata che richiama a serie TV o film famosi che si vedono in giro) ma è giusto affermare che anche il mondo della moda ha dato un contributo importante alla settima arte, dando personalità e classe a personaggi che sono rimasti impressi nella memoria anche per il loro look. Cinema e moda, dunque, hanno imbastito un rapporto duraturo, di quelli che non può proprio sfaldarsi con il passare del tempo. Il destino di questi due mondi sembra ormai essere indissolubilmente legato, e risulta essere così da sempre. A tal proposito: si esplora in questo approfondimento il rapporto tra cinema e moda.

    Il cinema si fa portavoce della moda e dei suoi stili

    Ci sono stati tantissimi stilisti che hanno ricoperto il cruciale ruolo di consulenti di immagine, affiancando gli attori e i registi più rinomati di Hollywood, e al contempo la moda ha riflettuto queste tendenze sulle passerelle. Alcuni esempi pratici lo sono gli abiti di Audrey Hepburn, il noto look informale composto da jeans e maglietta di James Dean, il pigiama indossato da Clark Gable nel film Accadde una notte. Ma anche un accessorio come gli occhiali da sole può diventare una moda; vedasi il modello Ray-Ban di Tom Cruise nel primo capitolo di Top Gun.

    Gli stilisti che hanno partecipato alla realizzazione di molteplici lungometraggi nel corso della storia del cinema, come ad esempio Givenchy, i cui vestiti sono stati indossati dalla Hepburn, oppure ancora Giorgio Armani, che ha selezionato degli abiti ad hoc per Richard Gere in virtù del film American Gigolò. La lista è infinita, e comprende altri nomi illustri come Gaultier, Gucci e Prada, e lo star system hollywoodiano ha permesso agli attori e alle attrici di fungere da modelli da imitare, in grado di far sognare il pubblico e indirizzare le persone sugli abiti e gli accessori da acquistare per sé.

    La moda nel cinema: le influenze

    Come anticipato, moda e cinema sono due forme d’arte che si sono influenzate a vicenda, e continuano tuttora a farlo. Il cinema si è arricchito culturalmente grazie al talento dei più grandi stilisti del mondo, ma ha ricambiato poi trasponendo sul grande schermo storie interne al mondo della moda. Cronologicamente parlando, l’antesignano è stato il lungometraggio conosciuto in Italia come Cenerentola a Parigi (Funny Face), ma il filone è stato proseguito degnamente con il film di culto intitolato Il Diavolo veste Prada, il quale si è affermato come campione d’incassi. Non sono mancati nel tempo dei solidi esempi di prodotti a metà tra la finzione e il taglio documentaristico, come per esempio il recente House of Gucci, oppure i film su Coco Chanel e Valentino.

    I film indirizzano il pubblico verso la moda

    Non mancano validi esempi circa i film in grado di indirizzare il pubblico verso la moda. Ad esempio, ci sono vestiti come quelli citati che sono stati emulati da altri brand e acquistati a minor prezzo dalle persone comuni. Persino un accessorio come il cappello da cowboy è diventata una moda, ovvero una manifestazione della propria personalità; e come si fa a non menzionare il celebre berretto da baseball assorbito dalla cultura hip hop degli anni ‘80. Insomma, i casi di film i cui protagonisti sono abbigliati in modo unico, hanno influenzato la moda conquistando il gusto dei singoli individui. Foto di MARIOLA GROBELSKA su Unsplash

  • La lettera rubata è dentro di noi

    La lettera rubata è dentro di noi

    Il racconto “La lettera rubata” (1844) di Edgar Allan Poe offre una lezione preziosa non solo sul potere dell’ingegno nel risolvere enigmi complessi, ma anche sull’importanza di guardare oltre l’apparenza e di considerare le soluzioni più semplici.

    Lacan interpreta “La lettera rubata” come una rappresentazione della lotta tra il Simbolico e il Reale, con Dupin che dimostra la superiorità del Reale nel trovare soluzioni ai problemi apparentemente insolubili. L’intera vicenda della lettera rubata può pertanto essere letta anche come una metafora del processo psicoanalitico, in cui il paziente (il ministro) nasconde i suoi veri problemi (la lettera) dietro una facciata (le convenzioni sociali) e l’analista (Dupin) deve scavare sotto questa facciata per trovare la verità nascosta. Secondo Lacan la lettera rappresenta il “Simbolico” puro, regno dell’ordine sociale, delle leggi e delle convenzioni. Il ministro rappresenta l’autorità e il potere all’interno di questo ordine. La polizia non riesce a trovare la lettera e rappresenta in qualche modo il fallimento del “Simbolico” nel risolvere il problema.

    Il protagonista Dupin ci insegna, in qualche modo, che a volte le cose che cerchiamo disperatamente sono proprio sotto il nostro naso: basta guardare. Guardare pero’ è un’attività più complessa di ciò che la sua sintassi suggerisce: richiede la capacità non di esasperare l’aspetto autoritativo o richiedere l’intervento del tribunale interiore, bensì freddezza e capacità di andare oltre il disordine del quotidiano.

    The purloined letter significa letteralmente “La lettera sottratta”. “Purloined” è un termine inglese che deriva dal medio inglese “purloinen”, che a sua volta ha origini francesi nel termine “purloigner”, che significa “allontanare”. Inizialmente, il termine aveva il significato di “allontanare furtivamente” o “sottrarre di nascosto”. Col tempo, il suo significato si è evoluto per indicare il furto o il furto di qualcosa, soprattutto in un contesto legale o formale. Oggi, sebbene sia considerato un po’ desueto, viene ancora utilizzato per indicare il furto, soprattutto quando si parla di qualcosa di valore o significativo.

    Questo principio viene peraltro applicato anche nella vita di tutti i giorni, quando cerchiamo oggetti smarriti in casa (personalmente mi capita varie volte al mese) o affrontiamo altri problemi apparentemente senza soluzione.  Nell’ottica lacaniana il concetto di “guardare” nel contesto della ricerca della lettera nella trama di “La lettera rubata” di Poe potrebbe essere interpretato come un’azione che va oltre la superficie apparente delle cose. Lacan enfatizza l’importanza di andare oltre le convenzioni sociali e le apparenze per cogliere il vero significato dietro ciò che è visibile. Nel racconto, la polizia e gli investigatori agiscono seguendo gli schemi convenzionali, cercando la lettera nei luoghi classici, senza successo. Dupin, al contrario, adotta un approccio diverso: egli “guarda” la situazione in modo diverso, utilizzando ingegno e astuzia per penetrare il significato nascosto della situazione. In questo contesto, “guardare” potrebbe significare osservare con intuito e percezione, andando oltre ciò che è immediatamente evidente per scoprire la verità nascosta.

    La lettera, in fondo, non poteva che essere lì.

  • La famiglia Addams: storia, film, serie TV e interpreti

    La famiglia Addams: storia, film, serie TV e interpreti

    La famiglia Addams: è una serie di film e show televisivi basata su una famiglia eccentrica e gotica chiamata “Addams”, di cui sono presenti altrettanti spinoff sui singoli personaggi. Qui di seguito troverai una panoramica completa richiesta:

    Cast principale

    La famiglia Addams è composta da vari membri, tra cui:

    Gomez Addams: interpretato da Raul Julia (nei film degli anni ’90) e Oscar Isaac (nell’animazione del 2019).
    Morticia Addams: interpretata da Anjelica Huston (nei film degli anni ’90) e Charlize Theron (nell’animazione del 2019).
    Mercoledì Addams: interpretata da Christina Ricci (nei film degli anni ’90) e Chloë Grace Moretz (nell’animazione del 2019).
    Zio Fester: interpretato da Christopher Lloyd (nei film degli anni ’90) e Nick Kroll (nell’animazione del 2019).

    Storia

    La famiglia Addams è stata creata nel 1938 dal disegnatore Charles Addams per le pagine del magazine “The New Yorker”. Il successo della striscia ha portato alla creazione di numerosi adattamenti, tra cui film, serie televisive e fumetti.

    Regia, produzione e stile

    I film più noti della famiglia Addams sono quelli degli anni ’90, diretti da Barry Sonnenfeld. Questi film hanno un tono gotico-comico e mescolano elementi di humor nero con situazioni esilaranti. L’animazione del 2019 è stata diretta da Conrad Vernon e Greg Tiernan.

    Sinossi

    La famiglia Addams è una famiglia molto bizzarra, con una passione per tutto ciò che è macabro e stravagante. Vivono in una villa gotica, e i loro modi di fare e le loro abitudini strane spesso portano a situazioni comiche. I membri della famiglia, insieme ai loro insoliti domestici e amici, affrontano sfide e avventure tipicamente fuori dal comune.

    Curiosità

    Il nome della famiglia è un omaggio al creatore, Charles Addams.
    La famiglia Addams ha ispirato numerosi adattamenti, tra cui film, cartoni animati, spettacoli teatrali e persino videogiochi.
    La serie televisiva originale degli anni ’60 è stata molto popolare ed è diventata un’icona culturale.

    Spiegazione dettagliata finale (spoiler alert)

    Nel film “La famiglia Addams” del 1991, diretto da Barry Sonnenfeld, la trama ruota attorno a un complotto per rubare la fortuna della famiglia Addams orchestrato da uno scamalloso avvocato di nome Tully Alford. Tully fa amicizia con lo zio Fester, convincendolo di essere il suo amato fratello scomparso. Tuttavia, il piano di Tully è quello di impadronirsi della fortuna degli Addams.

    Alla fine del film, si scopre che Tully ha manipolato Fester e lo ha convinto di essere il suo gemello per ottenere il controllo della fortuna. Ma, quando Fester si rende conto dell’inganno e capisce l’importanza della sua famiglia, si ribella a Tully. In una scena culminante, Tully tenta di fuggire con il denaro, ma viene fermato dai membri della famiglia Addams, che uniscono le loro forze per salvare Fester e sventare i suoi piani malvagi.

    Il film si conclude con Fester che decide di restare con la sua amata famiglia Addams, dimostrando che il legame familiare è più forte della cupidigia e dell’inganno. La famiglia festeggia la loro unità e il loro amore per l’eccentricità, riunendosi nella loro villa gotica per un finale allegro e stravagante.

    In sintesi, i film della famiglia Addams offrono una commistione unica di elementi gotici, comicità nera e legami familiari, mantenendo un tono spensierato nonostante l’atmosfera cupa.

  • Ninfomania?!

    Ninfomania?!

    La ninfomania, ovvero trattato sul furore uterino

    Ninformania deriva dal greco antico νύμφη nýmphē: ninfa, sposa e μανία mania viene coniato storicamente nel 1771 dal medico francese J. D. T. de Bienville, che ne fece uso per la prima volta nel suo studio La Nymphomanie, ou Traité de la fureur utérine (“La ninfomania, ovvero trattato sul furore uterino“)

    Non tutti sanno che si tratta di un termine per lo più storico, utilizzato in psichiatria per descrivere una condizione femminile caratterizzata da un desiderio sessuale femminile eccessivo e incontrollabile. Era considerata una sorta di “dipendenza morbosa” dal sesso, che spingeva le donne a una ricerca continua e insaziabile di rapporti sessuali. È essenziale sottolineare che oggi questo termine non è più utilizzato in ambito medico o psicologico. È considerato obsoleto e stigmatizzante, in quanto semplifica eccessivamente una realtà molto più complessa e riduce la sessualità femminile a una patologia.

    Di fatto, la ninfomania era spesso utilizzata per patologizzare e stigmatizzare il desiderio sessuale femminile, che veniva visto come deviante e fuori controllo. Non sembrano esistere vere e proprie prove scientifiche solide a sostegno dell’esistenza di una tale condizione medica. L’uso del termine ninfomania semplificava eccessivamente una vasta gamma di esperienze sessuali femminili, riducendole a un unico disturbo, secondo una visione semplicistica e maschilista.

    Nel 1992, l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha più riconosciuto la ninfomania come una patologia, sottolineandone indirettamente l’uso improprio che viene fatto, purtroppo, spesso anche solo a livello discorsivo. Successivamente, nel 1995, l’American Psychiatric Association rimosse questo termine dalla IV edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV). Il concetto, insieme all’equivalente maschile noto come satiriasi, fu ricondotto all’interno della più ampia categoria dell’ipersessualità. Oggi, al posto del termine ninfomania, si preferisce parlare di disturbi dell’iper-sessualità. Questi disturbi sono caratterizzati da un desiderio sessuale persistente e intenso che causa disagio significativo o compromissione in importanti aree del funzionamento. Questi disturbi sono complessi e possono avere diverse cause, tra cui fattori biologici, psicologici e sociali.