Blog

  • La vera storia del meme di Spiderman

    La vera storia del meme di Spiderman

    Il meme di Spider-Man, in cui due versioni del supereroe si indicano reciprocamente, viene utilizzato per rappresentare situazioni di confusione, accuse reciproche o situazioni in cui due entità simili si confrontano. La scena del meme, tratta dall’episodio “Double Identity” della serie animata del 1967, mostra due Spider-Man che si accusano a vicenda di essere l’impostore, creando un momento comico e surreale di doppio inganno.

    Le principali interpretazioni del meme includono:

    1. Confusione e Accusa Reciprocate: Quando due persone o gruppi simili si accusano a vicenda o si confondono l’uno con l’altro, il meme rappresenta visivamente questa dinamica.
    2. Situazioni di “Simili ma Diversi”: Il meme può essere usato per evidenziare somiglianze tra due cose che, nonostante siano molto simili, hanno delle differenze che causano confusione o conflitto.
    3. Critiche o Ironia: Viene anche usato in contesti ironici o critici, per esprimere la difficoltà di distinguere tra due cose che dovrebbero essere chiaramente diverse ma che appaiono identiche.

    Il meme è diventato popolare grazie alla sua semplicità e versatilità, adattandosi a una vasta gamma di situazioni per esprimere la confusione o il conflitto in modo umoristico.

    Storia

    Nella puntata “Double Identity” (Episodio 19, stagione 1), appare un impostore che si traveste da Spider-Man, portando a una situazione in cui i due personaggi si indicano reciprocamente per identificarsi.

     

  • Sul paradosso della tolleranza

    Sul paradosso della tolleranza

    Il paradosso della tolleranza emerge nello studio delle decisioni, proposto da Karl Popper nel 1945. Afferma che una comunità troppo tollerante è destinata a essere distorta e governata dalle frange intolleranti interne. Popper giunge a una conclusione paradossale: per preservare la tolleranza in una società aperta, è necessario essere intolleranti verso l’intolleranza stessa.

    Paradosso libertà: libertà, priva freni, ingrassa vincoli, fa forti prepotenti su deboli. Ma il paradosso tolleranza: tolleranza totale, tolleranza per l’intolleranza. Estendere tolleranza a intolleranti, scelte: fermarli se attaccano tolleranti. Se si frappone ragionamento, bene; ma se pugni e pistole chiamano, hai il diritto di opporti. Tolleranza richiede resistenza agli intolleranti, sempre e comunque.

    Personaggio A: Sai, ho letto Popper sull’apertura della società e la tolleranza. Dice che non possiamo tollerare l’intolleranza illimitata, altrimenti distrugge la stessa tolleranza.

    Personaggio B: Ah, sì? Quindi, dobbiamo essere intolleranti con gli intolleranti?

    Personaggio A: Esattamente. Se lasciamo che gli intolleranti abbiano carta bianca, finirebbero per soffocare ogni voce di tolleranza. È un po’ paradossale, ma ha senso.

    Personaggio B: Quindi, per mantenere la società aperta, dobbiamo chiudere la porta agli intolleranti?

    Personaggio A: In un certo senso, sì. Dobbiamo tracciare una linea tra chi rispetta la tolleranza reciproca e chi invece vuole distruggerla. Non è facile, ma è necessario per preservare l’apertura stessa.

    Il paradosso della libertà sostiene che l’assenza di controllo porta a un eccesso di restrizione, con i potenti che schiavizzano i docili. Platone già esponeva quest’idea in modo diverso. Un altro paradosso, meno noto, riguarda la tolleranza: se tolleriamo l’intollerante, la tolleranza scompare. Estendere la tolleranza illimitata agli intolleranti distrugge i tolleranti. Non dico di sopprimere sempre visioni intolleranti con la forza, ma dobbiamo difendere la tolleranza. Se l’intollerante attacca, dobbiamo rispondere, perché difendere la tolleranza è essenziale.

    Personaggio B: Ecco a cosa ci porta la tolleranza senza limiti, quindi. Ironico, no?

    Personaggio A: Proprio così. La tolleranza non può essere ingenua. Deve difendersi per poter sopravvivere.

    Dovremmo tollerare gli intolleranti?

    No.

    La prossima volta che vi diranno che c’è troppa libertà al giorno d’oggi, sapete cosa fare!

  • Parafilia

    Parafilia

    Il termine “parafilia” deriva dal greco “para”, che significa “vicino a” o “diverso”, e “philos”, che significa “amore”. Si riferisce a un insieme di comportamenti sessuali atipici o devianti, che possono coinvolgere fantasie, impulsi o attività sessuali che differiscono dalle norme culturali o sociali. Le parafilie coinvolgono spesso oggetti, situazioni o atti che non sono parte delle esperienze sessuali tradizionali.

    Spiegazione parafilie

    La spiegazione psicoanalitica delle parafilie si basa sulle teorie sviluppate da Sigmund Freud e dalla psicoanalisi, che cercano di comprendere il comportamento umano attraverso l’analisi delle dinamiche psicologiche e dei conflitti inconsci. Nell’ambito delle parafilie, la psicoanalisi cerca di indagare le origini e i motivi dietro i comportamenti sessuali atipici o devianti.

    Ecco alcune spiegazioni psicoanalitiche comuni delle parafilie:

    1. Sviluppo Sessuale Anomalo: Secondo la psicoanalisi, le parafilie possono derivare da esperienze sessuali anomale o traumatiche nell’infanzia. Eventi come l’abuso sessuale, il trauma o l’esposizione a contenuti sessuali inappropriati possono influenzare lo sviluppo sessuale e portare a desideri o comportamenti sessuali devianti.
    2. Rappresentazione Simbolica: Le parafilie possono rappresentare desideri o conflitti inconsci che vengono espressi attraverso simboli sessuali. Ad esempio, un oggetto o un atto specifico può diventare un simbolo per esprimere emozioni, ansie o desideri repressi.
    3. Rifugio dalla Paura dell’Intimità: Alcune teorie psicoanalitiche suggeriscono che le parafilie potrebbero servire come una forma di difesa contro la paura dell’intimità emotiva o sessuale. Attraverso il coinvolgimento in comportamenti sessuali devianti, un individuo potrebbe cercare di evitare l’apertura emotiva e la vulnerabilità che possono essere presenti nelle relazioni intime.
    4. Rielaborazione di Eventi Traumatici: Le parafilie possono rappresentare tentativi inconsci di rielaborare o gestire eventi traumatici dell’infanzia o dell’adolescenza. Attraverso il coinvolgimento in comportamenti sessuali devianti, un individuo potrebbe cercare di “ripetere” l’evento traumatico nel tentativo di comprendere meglio o controllare l’esperienza.
    5. Scompensi Psichici: La psicoanalisi suggerisce che le parafilie possono derivare da scompensi o conflitti psichici all’interno della mente dell’individuo. Questi conflitti possono emergere come desideri sessuali distorti o devianti a causa di dinamiche complesse tra istanze psichiche come l’Es, l’Io e il Super-Io.

    È importante sottolineare che la psicoanalisi rappresenta solo una prospettiva teorica tra molte altre che cercano di spiegare le parafilie. Le teorie psicoanalitiche possono essere soggette a critica e dibattito, e molte altre discipline, come la psicologia clinica e la ricerca neuroscientifico, contribuiscono alla comprensione dei comportamenti sessuali atipici.

    Ecco alcuni esempi di parafilie:

    • Feticismo: Coinvolge l’attrazione sessuale per oggetti non umani, spesso inanimati. Ad esempio, il feticismo per i piedi, le scarpe o i vestiti.
    • Voyeurismo: Si riferisce al piacere sessuale ottenuto osservando gli altri in momenti di intimità senza il loro consenso.
    • Sadismo e Masochismo: Il sadismo è l’attrazione sessuale derivante dall’infliggere dolore o umiliazione agli altri, mentre il masochismo è l’attrazione sessuale derivante dal ricevere dolore o umiliazione.
    • Necrofilia: Coinvolge l’attrazione sessuale verso i cadaveri.
    • Coprolalia: Coinvolge l’uso di linguaggio osceno o volgare durante l’atto sessuale.
    • Climacophilia: Si riferisce all’attrazione per l’osservazione delle scale.
    • Acrotomofilia: Attrazione sessuale verso persone amputate.
    • Agalmatofilia: Attrazione sessuale verso statue, manichini o bambole.
    • Autonepiofilia: Attrazione sessuale verso il comportamento o l’immagine di un bambino, spesso coinvolge l’uso di pannolini o il comportamento infantile.
    • Climacofilia: Attrazione sessuale per scendere o osservare le scale.
    • Coprofilia: Attrazione sessuale verso le feci o il coinvolgimento nelle pratiche legate alle feci.
    • Dendrofilia: Attrazione sessuale verso gli alberi o le piante.
    • Erotolalia: Utilizzare il linguaggio osceno o volgare durante l’atto sessuale.
    • Formicofilia: Attrazione sessuale verso l’idea di piccoli animali o insetti che strisciano sul corpo.
    • Gerontofilia: Attrazione sessuale verso persone molto più anziane.
    • Inflatofilia: Attrazione sessuale verso oggetti gonfiabili.
    • Klismaphilia: Attrazione sessuale verso l’uso di clisteri o lavande per stimolazione.
    • Necrofilia: Attrazione sessuale verso i cadaveri.
    • Plushophilia: Attrazione sessuale verso peluche o animali di peluche.
    • Salirofilia: Attrazione sessuale verso l’idea di sporcizia o sporco.
    • Urofilia: Attrazione sessuale verso l’urina o il coinvolgimento nelle pratiche legate all’urina.
    • Xylofilia: Attrazione sessuale verso il legno.

    Le rappresentazioni di parafilie nel cinema possono essere un modo per esplorare aspetti tabù della sessualità umana o per affrontare temi psicologici complessi. Alcuni film possono trattare questi argomenti in modo sensibile e accurato, mentre altri possono utilizzare le parafilie come elemento di shock o provocazione. Ecco alcuni esempi di rappresentazioni di parafilie nel cinema:

    • Nel film “Secretary” (2002), viene esplorato il tema del sadomasochismo attraverso la relazione tra un avvocato e la sua segretaria.
    • American Psycho” (2000) affronta temi di sadismo e perversione attraverso il protagonista che è un sociopatico assassino.
    • BONDiNG ha sdoganato varie parafilie, normalizzandole;
    • Quentin Tarantino rappresenta spesso nei propri film il feticismo per i piedi, soprattutto femminili;
    • Nymphomaniac” (2013) esplora la vita di una donna con un’insaziabile lussuria.
    • Crash” (1996) affronta il feticismo per gli incidenti d’auto e la sessualità associata a essi.
    • Crimes of the future racconta di una singolare perversione in cui la chirurgia diventa motivo di attrazione sessuale.

    Questi esempi illustrano come il cinema possa affrontare temi sessuali controversi o atipici per esplorare la complessità dell’essere umano e delle sue relazioni. Tuttavia, è importante notare che tali rappresentazioni possono variare ampiamente in termini di tono, accuratezza e obiettivi artistici. Foto di Deon Black: https://www.pexels.com/it-it/foto/catena-banana-frutta-fresco-5915429/

  • Che cos’è davvero un mic drop

    Che cos’è davvero un mic drop

    Il gesto del “mic drop” si è affermato come un simbolo contemporaneo di potere e autorità, trascendendo il suo significato letterale per assumere connotazioni filosofiche e concettuali più profonde. Esso incarna il culmine di una performance o di un discorso, segnando il raggiungimento di un punto di eccellenza tale da rendere superfluo il proseguimento dell’esposizione.

    Il microfono, oggetto di comunicazione e voce, diviene così il catalizzatore di un gesto di autoaffermazione e autosufficienza, indicando che ciò che è stato detto è così potentemente espresso da non richiedere ulteriori parole. Il gesto del “mic drop” può essere interpretato come una dichiarazione di completezza e perfezione nella comunicazione, un’affermazione del proprio potere comunicativo che non necessita di conferme esterne.

    Tuttavia, va notato che questo gesto può essere interpretato anche come un atto di sfida o di presunzione, poiché l’abbandono del microfono implica una certa dose di sicurezza e di arroganza nell’affermazione del proprio punto di vista. In definitiva, il “mic drop” riflette il desiderio umano di esprimersi in modo chiaro, diretto e autorevole, ma può anche sollevare questioni più complesse riguardanti il potere, la comunicazione e l’autorità nelle interazioni umane.

    Nel contesto del Simbolico, il microfono rappresenterebbe il simbolo della parola e della comunicazione umana. L’atto di lasciar cadere deliberatamente il microfono potrebbe essere visto come un’affermazione del potere della parola stessa. Il gesto potrebbe indicare una sorta di dominio sulla sfera simbolica, dove il messaggio è stato trasmesso con tale efficacia da rendere superfluo qualsiasi ulteriore intervento verbale.

    Dal punto di vista dell’Immaginario, il gesto potrebbe essere interpretato come un’azione che mira a creare un’immagine di sé potente e dominante. L’oratore o l’artista che esegue il mic drop potrebbe cercare di proiettare un’immagine di sicurezza e autorevolezza di fronte al pubblico, dimostrando una sorta di autoaffermazione attraverso un atto visivamente impattante.

    Infine, nel contesto del Reale, il gesto potrebbe essere considerato come un momento di irruzione dell’evento inaspettato e non simbolizzato. L’atto fisico di lasciare cadere il microfono potrebbe rappresentare un’azione diretta e immediata, che rompe con le convenzioni sociali e le norme linguistiche convenzionali. In questo senso, il mic drop potrebbe essere visto come un momento di sospensione della realtà simbolica, in cui il gesto fisico prevale sulla parola.

  • Pensare nel cinema: cogito, ergo sum

    Pensare nel cinema: cogito, ergo sum

    Significato cogito

    “Cogito” è una parola latina che significa “io penso”. È la prima parola della famosa frase “Cogito, ergo sum” (“Io penso, quindi sono”) formulata da René Descartes, un filosofo del XVII secolo. Questa affermazione è una delle più celebri della storia della filosofia. Il filosofo l’ha usata per dimostrare la certezza della propria esistenza attraverso il processo del dubbio metodico. Partendo dal presupposto che potrebbe dubitare di tutto, perfino dell’esistenza del mondo esterno o dell’esistenza di un dio, Descartes ha concluso che, anche dubitando, c’è qualcosa che non può essere messo in dubbio: il fatto che sta dubitando. Quindi, se dubita, pensa; e se pensa, esiste.

    “cogito” è pertanto la forma del verbo latino “cogitare“, che significa “pensare”, e ha avuto un’enorme influenza sulla filosofia moderna in quanto ha evidenziato il ruolo del pensiero e della coscienza nell’individuare la propria esistenza.

    Cogito nel cinema

    La frase “Cogito, ergo sum” potrebbe essere evocata o sottintesa per riflettere su temi esistenziali, psicologici o filosofici che sono centrali nella narrazione. Come potremmo applicarla al contesto cinematografico? Ci sono vari modi per pensare il pensiero, e ce ne sono altrettanti per proporre il rewatch di qualche classico della fantascienza distopica in chiave “penso, dunque sono”: il pensiero come assicurazione della propria esistenza, del proprio essere uomo pensante, con tutti i dilemmi e i dubbi esistenziali annessi.

    1. Matrix” (1999): Questo film di fantascienza mette in discussione la realtà e l’identità attraverso il concetto della Matrice, un’illusione digitale in cui gli umani sono intrappolati senza saperlo. Il personaggio di Neo, interpretato da Keanu Reeves, scopre la verità sulla realtà simulata e diventa sempre più consapevole della sua esistenza attraverso il potere del pensiero e della consapevolezza di sé.
    2. Blade Runner” (1982): Questo film di fantascienza distopica affronta il tema dell’identità e dell’umanità. I replicanti, androidi umanoidi creati artificialmente, si interrogano sulla propria esistenza e sulla loro unicità come esseri senzienti. Il protagonista, Deckard (interpretato da Harrison Ford), riflette sul significato della propria esistenza e sulla definizione di ciò che rende umana una persona.
    3. Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (2004): Questo film romantico e fantascientifico presenta un’intrigante esplorazione della memoria e dell’identità. Il protagonista, interpretato da Jim Carrey, decide di cancellare i ricordi della sua ex compagna (interpretata da Kate Winslet) tramite un procedimento medico. Tuttavia, durante il processo, si rende conto dell’importanza dei ricordi e delle esperienze che hanno contribuito a formare la sua identità.
    4. Inception” (2010): Questo film di fantascienza e azione si concentra sulla natura della realtà e della mente umana. Il protagonista, interpretato da Leonardo DiCaprio, è un esperto di estrazione di informazioni dal subconscio delle persone. La trama complessa e il concetto di sogni entro sogni sollevano domande sulla percezione della realtà e sul potere del pensiero come elemento formativo della nostra esperienza.

    Coito ergo sum – una digressione speculativa

    La frase “coito ergo sum” è una parodia della celebre espressione filosofica di René Descartes “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono). La parodia cambia la parola “cogito” (penso) con “coito” (ho rapporti sessuali), dando origine a una frase scherzosa e provocatoria. Invece del significato serio e profondo di “Penso, dunque sono,” che sottolinea il fatto che il solo atto di pensare dimostra l’esistenza del pensante, la parodia “Coito ergo sum” enfatizza il piacere fisico e la connessione concreta tra l’individuo e il suo corpo. Tuttavia, va notato che questa parodia non ha alcun valore filosofico o scientifico ed è usata principalmente a scopo di ironia o umorismo.

    Cosa significa cogito ergo sum?

    La famosa frase di Cartesio ‘cogito ergo sum‘ significa che” il solo atto di pensare e riflettere dimostra l’esistenza del pensante, ovvero dell’individuo stesso. Questo principio filosofico, noto come “Cogito, ergo sum” in latino, rappresenta un punto di partenza per il dubbio metodico e la ricerca di certezze nella filosofia cartesiana. In altre parole, Cartesio sostiene che anche se potessimo dubitare di tutto ciò che ci circonda, compreso l’esistere del mondo esterno e degli altri, non possiamo dubitare del fatto che stiamo pensando, e quindi esistiamo come esseri pensanti. La coscienza e la riflessione diventano così il fondamento indubitabile di ogni conoscenza e della nostra esistenza stessa.

    René Descartes, noto anche come Cartesio, è stato un filosofo, matematico e scienziato francese del XVII secolo. Nacque il 31 marzo 1596 a La Haye en Touraine, una piccola città nel Regno di Francia, e morì il 11 febbraio 1650 a Stoccolma, Svezia.

    Chi era Cartesio

    Cartesio proveniva da una famiglia benestante e ricevette un’educazione di alto livello, studiando al Collège Royal Henry-Le-Grand a La Flèche, dove acquisì una vasta conoscenza di matematica, scienze e filosofia. Durante i suoi studi, sviluppò un profondo interesse per la matematica e le scienze naturali, e il suo pensiero critico lo portò a mettere in dubbio molte delle idee tradizionali del suo tempo.

    Opere principali: Le opere di Cartesio hanno avuto un enorme impatto sulla filosofia, la scienza e la matematica, aprendo la strada al razionalismo e alla nascita della filosofia moderna. Alcune delle sue opere più importanti includono:

    1. “Discorso sul metodo” (1637): In questo lavoro, Cartesio espose il suo metodo di ricerca basato sulla ragione e sul dubbio, affermando che solo le verità chiare e distinte devono essere accettate come certezze.
    2. “Meditazioni metafisiche” (1641): In queste meditazioni, Cartesio cercò di fondare la conoscenza sulla certezza assoluta. Qui espresse la celebre frase “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono), che rappresenta il punto di partenza per il suo razionalismo.
    3. “Principi di filosofia” (1644): Quest’opera è una sintesi dei principi del pensiero cartesiano, abbracciando la metafisica, la fisica e la teoria dell’uomo come essere dotato di anima e corpo.
    4. “Geometria” (1637): Cartesio contribuì significativamente alla geometria analitica, introducendo la rappresentazione delle curve e delle equazioni attraverso il sistema delle coordinate cartesiane.
    5. “Le passioni dell’anima” (1649): In questo trattato, Cartesio esplorò il rapporto tra mente e corpo, cercando di spiegare il funzionamento delle emozioni e delle passioni.

    Eredità: La filosofia di Cartesio ha avuto un impatto duraturo sulla storia del pensiero occidentale, ispirando molte generazioni di filosofi e scienziati. Il suo approccio razionalista e il suo metodo deduttivo hanno avuto un’influenza significativa sullo sviluppo della scienza moderna e della filosofia. La sua visione meccanicista del mondo ha aperto la strada alla rivoluzione scientifica del XVII secolo, e la sua enfasi sul dubbio metodico ha posto le basi per il razionalismo e l’empirismo che caratterizzano ancora oggi il pensiero filosofico.

    Foto di copertina: un piano cartesiano con un ritratto di Cartesio (!) visto da DALL E, reso evidentemente come allucinazione algoritmica