ETIMOLOGIE ARTIFICIALI_ (118 articoli)

Contenuti visuali e/o testuali generati da algoritmi combinatori, di Artificial Intelligence. Con presunto buongusto, per il buon gusto di sperimentare un po’.

Benvenuti nell’antro delle parole, dove il passato si intreccia con il presente e l’origine di ogni termine è un racconto da scoprire. In questa sezione, esploreremo le radici linguistiche che plasmano il nostro vocabolario, rivelando le storie nascoste dietro ogni parola che pronunciamo.

Dalle antiche lingue ai moderni idiomi, ogni articolo è un viaggio attraverso le epoche e le culture che hanno plasmato il nostro linguaggio. Scoprirete curiosità sorprendenti, aneddoti affascinanti e collegamenti inaspettati tra le parole che usiamo ogni giorno.

Dai nomi dei giorni della settimana alle espressioni comuni, dalle terminologie scientifiche ai proverbi popolari, qui troverete un tesoro di conoscenze linguistiche da esplorare e condividere.

Preparatevi ad affondare nelle profondità delle radici delle parole, a lasciarvi affascinare dalle loro connessioni e a guardare il linguaggio con occhi nuovi, perché qui, nell’incantevole mondo delle etimologie, ogni parola è un ponte verso la nostra storia e la nostra cultura.

  • Black metal e blasfemia for dummies

    Black metal e blasfemia for dummies

    La parola “blasfemo” deriva dal greco “blasphemia” (βλασφημία), che significa “parlare male” o “offendere con le parole”. Il termine è composto da “blaptein” (βλάπτειν), che significa “danneggiare”, e “phēmē” (φήμη), che significa “fama” o “parola”. Quindi, originariamente, indicava un atto di parlare male, specialmente contro qualcosa di sacro o venerato, come Dio o le divinità.

    In italiano, “blasfemo” si riferisce a chi pronuncia parole che offendono la religione, la divinità o qualcosa di considerato sacro.

    In senso religioso, si riferisce a parole o azioni che mancano di rispetto nei confronti di qualcosa considerato sacro o divino. la parola “blasfemo” ha radici nel greco antico, proveniente da “blasphēmós“, che significa “parlare male” o “offendere”. In senso religioso, si riferisce a parole o azioni considerate irriverenti o sacrileghe nei confronti di ciò che è considerato sacro o divino.

    Black metal e blasfemia

    Il black metal delle sue origini, particolarmente nel contesto norvegese degli anni ’90, è stato associato a controversie riguardanti la blasfemia e l’anti-cristianesimo. Alcune band hanno utilizzato immagini, testi e comportamenti estremi per sfidare le convenzioni religiose, spesso attraverso l’uso di simboli religiosi in modo provocatorio o critico.

    Band come Mayhem, Burzum, Darkthrone e Gorgoroth sono state coinvolte in controversie legate alla blasfemia. Ad esempio, Mayhem è stata coinvolta in eventi tragici, come il suicidio del loro chitarrista Euronymous e l’omicidio del cantante Dead. Inoltre, la band ha utilizzato simboli fortemente anti-cristiani e anti-religiosi nei loro testi e nelle loro esibizioni.

    Burzum, il progetto musicale guidato da Varg Vikernes, ha provocato scalpore per le sue posizioni anti-cristiane e il coinvolgimento in atti vandalici contro chiese norvegesi. Vikernes è stato coinvolto anche in azioni legali legate a incendi dolosi di chiese, che sono state interpretate come atti di sfida contro il cristianesimo.

    Gorgoroth è un’altra band che ha suscitato polemiche per le sue esibizioni live, in cui sono state utilizzate rappresentazioni visive e gesti che hanno fortemente criticato e sfidato il cristianesimo, incluso l’uso di croci capovolte e immagini di rituali anti-religiosi.

    Darkthrone è stata nota per la sua musica e i testi che spesso esplorano temi anti-cristiani, anti-religiosi e satanici, anche se la loro provocazione non è stata così esplicita come alcune altre band.

    Queste band hanno adottato un approccio estremamente provocatorio nei confronti delle istituzioni religiose, utilizzando simboli e testi blasfemi per contestare il potere e le norme della società e della religione dominante, anche se questo comportamento ha spesso attirato critiche e polemiche.

    La parola “blasfemo” nella canzone di De André potrebbe essere interpretata come una riflessione sulle azioni umane che vanno contro ciò che è considerato sacro o morale, portando un senso di colpa o disgusto verso se stessi. Il verso potrebbe sottolineare la consapevolezza dell’essere umano riguardo alle proprie imperfezioni e alla capacità di commettere errori contro valori profondamente sentiti.

    Blasfemia come sottogenere adult

    Generalmente, nel mondo del feticismo sessuale, esistono molte preferenze diverse e pratiche che coinvolgono aspetti non convenzionali o tabù.

    Il termine “blasfemia” nel contesto di contenuti adulti può riferirsi a opere, testi o rappresentazioni che trattano temi sacri in modo provocatorio, offensivo o irriverente. In un contesto più generico, “adult” si collega spesso a contenuti che sono destinati a un pubblico adulto per via della natura del loro contenuto, come pornografia o tematiche mature.

    Quando si parla di blasfemia in un contesto adulto, potrebbe riferirsi a rappresentazioni o dichiarazioni che sfidano o ridicolizzano la religione, la spiritualità o figure sacre, e sono spesso utilizzate per suscitare un effetto di shock, critica sociale o satira. In alcune circostanze, questi contenuti potrebbero essere intesi come una forma di libertà artistica o di commento su tematiche religiose, ma altre volte sono considerati offensivi e inappropriati, suscitando controversie.

    La percezione della blasfemia varia ampiamente tra le diverse culture e religioni, quindi quello che potrebbe essere considerato blasfemo in un contesto potrebbe non esserlo in un altro.

    Ovviamente possono suscitare reazioni forti e sono considerate altamente provocatorie e sacrileghe da molte persone, dato che coinvolgono l’uso di linguaggio sacrilego o bestemmie in un contesto sessuale.

    Un blasfemo – De Andrè (spiegazione)

    Il testo di “Un blasfemo” di Fabrizio De André è un’analisi critica e provocatoria della storia biblica dell’Uomo e del Peccato Originale, interpretandola in una chiave di ribellione e critica nei confronti del concetto tradizionale di divinità.

    Il narratore della canzone si presenta come un blasfemo, uno che ha osato mettere in discussione le leggi divine. Viene raccontata la storia di un uomo che non si inchina più di fronte agli ideali religiosi convenzionali e alle regole imposte dalla tradizione. Egli critica aspramente l’interpretazione tradizionale della creazione dell’uomo e del Peccato Originale, sostenendo che Dio non ha arrossito nel privare l’uomo della sua innocenza e nel condannarlo a una vita di sofferenza.

    La canzone affronta in modo provocatorio e critico alcuni concetti fondamentali della tradizione religiosa, sottolineando l’idea che l’uomo non sia stato ingannato da Dio, bensì dalla creazione stessa di regole e limiti imposti da qualcuno che è venuto dopo. Si mette in discussione l’idea di un divino che controlla le azioni umane e impone delle restrizioni, portando l’uomo a vivere in un “giardino incantato”, una sorta di mondo illusorio dove si è costretti a sognare ciò che è stato imposto come verità.

    De André utilizza la figura del blasfemo come una sorta di ribelle che sfida le convenzioni religiose e morali, invitando a riflettere sulle regole imposte dall’alto e sulla libertà individuale di interpretare la realtà e la fede in modo autonomo. La canzone offre una prospettiva critica e provocatoria, invitando l’ascoltatore a mettere in discussione le verità stabilite e a esplorare nuove prospettive sulla religione, sulla morale e sull’esistenza umana.

    Mai più mi chinai e nemmeno su un fiorePiù non arrossii nel rubare l’amoreDal momento che Inverno mi convinse che DioNon sarebbe arrossito rubandomi il mio
    Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vinoNon avevano leggi per punire un blasfemoNon mi uccise la morte, ma due guardie bigotteMi cercarono l’anima a forza di botte
    Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomoLo costrinse a viaggiare una vita da scemoNel giardino incantato lo costrinse a sognareA ignorare che al mondo c’e’ il bene e c’è il male
    Quando vide che l’uomo allungava le ditaA rubargli il mistero di una mela proibitaPer paura che ormai non avesse padroniLo fermò con la morte, inventò le stagioni
    Mi cercarono l’anima a forza di botte
    E se furon due guardie a fermarmi la vitaÈ proprio qui sulla terra la mela proibitaE non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventatoCi costringe a sognare in un giardino incantatoCi costringe a sognare in un giardino incantatoCi costringe a sognare in un giardino incantato

    Uso di bestemmie come intercalare regionale

    L’uso di bestemmie o linguaggio blasfemo come intercalare regionale è un fenomeno linguistico che può variare notevolmente da una cultura o regione all’altra. In alcune aree del mondo, l’uso di bestemmie o termini considerati blasfemi può essere comune tra le persone durante la conversazione quotidiana e potrebbe essere accettato in modo più rilassato rispetto ad altre regioni.

    Ad esempio, alcune culture potrebbero considerare l’uso di bestemmie come una forma di espressione colorita o un modo di esprimere frustrazione, mentre in altre culture tali parole possono essere estremamente offensive o considerate inaccettabili. Ciò può variare non solo da un paese all’altro, ma anche all’interno di diverse regioni all’interno di uno stesso paese.

    Tuttavia, è importante notare che, indipendentemente dalla cultura, l’uso di bestemmie può essere considerato offensivo in contesti formali o professionali. Pertanto, è fondamentale essere consapevoli del contesto e dell’audience quando si utilizzano espressioni di questo tipo.

    Nel Lazio, così come in molte altre regioni italiane, l’uso delle bestemmie o del linguaggio blasfemo può essere parte del linguaggio colloquiale di alcune persone. Ci sono espressioni e intercalari che vengono utilizzati in situazioni informali e che possono includere termini considerati blasfemi o legati a concetti religiosi. Anche qui, l’uso di bestemmie può essere interpretato in vari modi da diverse persone. Alcuni potrebbero considerarlo un modo comune di esprimere frustrazione o enfatizzare un discorso senza attribuire un significato religioso specifico. Tuttavia, ci sono persone che potrebbero percepirlo come irrispettoso o offensivo.

    È importante considerare che, nonostante possa essere parte del linguaggio comune in alcune situazioni informali, l’uso di bestemmie potrebbe non essere appropriato in contesti formali o professionali. Come in molte culture, l’uso di queste espressioni può essere soggetto a variazioni individuali e dipende anche dalle sensibilità personali delle persone coinvolte nella conversazione.

    Nel Veneto, così come in molte altre regioni italiane, l’uso delle bestemmie o del linguaggio blasfemo può essere parte della conversazione quotidiana per alcune persone. Ci sono espressioni e intercalari considerati più comuni in certe regioni, e il Veneto non fa eccezione. In alcune situazioni informali o nel parlato colloquiale, alcune persone potrebbero utilizzare espressioni considerate blasfeme senza attribuire loro un significato religioso specifico. Questo uso potrebbe essere più una forma di espressione emotiva o di enfasi piuttosto che un atto intenzionale di irriverenza religiosa. Tuttavia, è importante sottolineare che l’uso di bestemmie può essere percepito in modo molto diverso da persona a persona e può essere considerato offensivo da alcuni, specialmente in contesti più formali o professionali.

  • 20 horror e thriller con finale a sorpresa da riscoprire

    20 horror e thriller con finale a sorpresa da riscoprire

    Gli amanti dei film horror e thriller sono spesso alla ricerca di emozioni forti e di trame che li tengano con il fiato sospeso fino all’ultimo istante. Uno dei tratti distintivi di questi generi è la capacità di sorprendere il pubblico con finali inaspettati e shock. In questo articolo, esploreremo 10 film che hanno affascinato gli spettatori con finali a sorpresa, senza però svelare alcun dettaglio che potrebbe rovinare il piacere della visione.

    1. “Il sesto senso” (1999) – Diretto da M. Night Shyamalan, questo film è un classico degli inaspettati finali. La storia segue un bambino che afferma di poter vedere e comunicare con i morti, ma il suo incontro con un determinato psicologo svelerà una verità scioccante.
    2. “Shutter Island” (2010) – Martin Scorsese ci regala questo thriller psicologico, dove Leonardo DiCaprio interpreta un investigatore inviato su un’isola remota per indagare sulla scomparsa di un detenuto. La verità che emerge alla fine lascerà il pubblico sbalordito.
    3. “The Others” (2001) – In questo film, diretto da Alejandro Amenábar, una madre (Nicole Kidman) si occupa dei suoi figli in una casa buia e misteriosa, credendo che siano afflitti da una strana sensibilità alla luce. Ma c’è molto di più dietro questa storia.
    4. “Fight Club” (1999) – Basato sul romanzo di Chuck Palahniuk, questo film diretto da David Fincher offre uno dei finali più iconici nella storia del cinema moderno. Edward Norton e Brad Pitt interpretano ruoli chiave in una trama che porta a una rivelazione scioccante.
    5. “Identity” (2003) – Un gruppo di persone è intrappolato in un motel durante una tempesta e, lentamente, inizia a morire uno dopo l’altro. Ma c’è molto di più dietro questi omicidi apparentemente casuali.
    6. “The Others” (2001) – In questo thriller paranormale, Nicole Kidman interpreta una donna che crede che la sua casa sia infestata da presenze soprannaturali. Tuttavia, il film offre un colpo di scena che cambierà completamente la prospettiva del pubblico.
    7. “The Cabin in the Woods” (2012) – Questo film mescola abilmente l’horror e la commedia nera mentre un gruppo di amici si ritrova in una capanna apparentemente abbandonata. Ma cosa si nasconde veramente nelle profondità della foresta?
    8. “Prisoners” (2013) – In questo thriller intenso, un padre (Hugh Jackman) inizia a indagare sulla scomparsa della figlia e della sua amica, mentre un detective (Jake Gyllenhaal) cerca di risolvere il caso. Il finale offre un’imprevista svolta di trama.
    9. “The Others” (2001) – Ancora una volta, M. Night Shyamalan dimostra il suo talento nel creare finali che sconvolgono le aspettative. “The Village” è un film che sembra ambientato in un villaggio isolato del XIX secolo, ma la realtà è molto diversa da quanto sembra.
    10. “Old” (2021) – Questo film diretto da M. Night Shyamalan racconta la storia di una famiglia che si ritrova su una spiaggia misteriosa in cui il tempo sembra scorrere molto più velocemente. L’evolversi della trama porta a una rivelazione sorprendente che cambierà tutto.
    11. “The Orphanage” (2007) – Questo film spagnolo diretto da J.A. Bayona segue una donna che torna all’orfanotrofio in cui è cresciuta per riaprirlo come un rifugio per bambini disabili. La trama prende una svolta inquietante e offre un finale che farà rabbrividire.
    12. “The Machinist” (2004) – Un thriller psicologico che segue la vita di un operaio industriale interpretato da Christian Bale, che soffre di insonnia e inizia a sperimentare eventi bizzarri e spaventosi. Il suo viaggio si snoda in una direzione inaspettata.
    13. “Coherence” (2013) – In questo film di fantascienza e suspense, un gruppo di amici si riunisce per una cena, ma quando un evento cosmico misterioso accade, la realtà si sfalda, e le loro vite prendono una piega sinistra.
    14. “The Invitation” (2015) – Un thriller psicologico in cui un uomo è invitato a una cena da parte di sua ex-moglie e il suo nuovo marito. Mentre la serata si svolge, emergono segreti inquietanti che portano a un finale sorprendente.
    15. “The Witch” (2015) – Un horror storico che segue una famiglia nel New England del XVII secolo che si trasferisce in una zona boschiva isolata e inizia a sperimentare eventi sinistri. Il film culmina in un finale che mette in discussione la realtà e la fede.
    16. “Seven” (1995) – Un giallo diretto da David Fincher, in cui due detective, interpretati da Brad Pitt e Morgan Freeman, cercano di risolvere una serie di omicidi brutali, ognuno ispirato dai sette peccati capitali. Il film culmina in un finale sorprendente e angosciante.
    17. “The Girl with the Dragon Tattoo” (2011) – Basato sul romanzo di Stieg Larsson, questo thriller giallo segue un giornalista e una hacker mentre cercano di risolvere il mistero di una giovane donna scomparsa. Il film offre un finale intricato e avvincente.
    18. “Gone Girl” (2014) – Diretto da David Fincher e basato sul romanzo di Gillian Flynn, il film segue le indagini sulla scomparsa di una donna e le oscure verità che emergono durante la ricerca. Il finale presenta una serie di colpi di scena che terranno il pubblico con il fiato sospeso.
    19. “Mystic River” (2003) – Un giallo drammatico diretto da Clint Eastwood, in cui tre amici d’infanzia si ritrovano coinvolti in un tragico evento che cambierà le loro vite per sempre. Il film offre una serie di rivelazioni sorprendenti e commoventi.
    20. “The Others” (2001) – Questo film, diretto da Alejandro Amenábar e con Nicole Kidman nel ruolo principale, segue una madre che crede che la sua casa sia infestata da presenze soprannaturali. Il giallo si intreccia con il soprannaturale, portando a un finale sorprendente.

    Questi 20 film sono solo un assaggio del mondo ricco di suspense e sorprese che gli horror e i thriller hanno da offrire. Se cercate emozioni forti e finali inaspettati, non perdete l’occasione di vedere questi capolavori cinematografici. E ricordate, l’elemento sorpresa è parte integrante dell’esperienza, quindi godetevi ogni momento di suspense senza svelare il mistero a nessuno!

    Finale a sorpresa (creepypasta)

    Ero da solo a casa, e avevo deciso di passare la serata guardando un vecchio film horror.

    Mi ero appena immerso nella trama quando, improvvisamente, la luce in camera si spense. Un brivido mi corse lungo la schiena. Ma non c’era nulla di cui preoccuparsi, pensai. Dovevo solo aver saltato un battito del cuore.

    Mentre cercavo la mia torcia sul comodino, sentii qualcosa strisciare leggermente sul mio braccio. Alzai il braccio e mi guardai intorno, cercando di scoprire cosa potesse essere. Ma non c’era nulla. Era solo la mia immaginazione.

    Decisi di andare in cucina per controllare il quadro elettrico e riaccendere la luce. Mentre percorrevo il corridoio buio, i miei passi sembravano risuonare sinistramente nelle orecchie. Mi sentivo osservato.

    Arrivato in cucina, cercai di accendere la luce, ma niente. Il quadro elettrico sembrava essere in ordine. Decisi di usare il mio telefono per illuminare la zona. Quando lo accesi, la mia mano tremò: riflessa nel vetro del forno, c’era una figura oscura, alta e incappucciata.

    Gridai e mi voltai, ma non c’era nessuno. Sentivo un’ombra spostarsi dietro di me, ma ogni volta che cercavo di guardarla, scompariva. Ero intrappolato in una danza sinistra con un’entità invisibile.

    Decisi di uscire di casa e chiamare la polizia, ma quando provai ad aprire la porta d’ingresso, era bloccata. Ogni finestra era sigillata. Ero intrappolato in una casa apparentemente normale, ma con qualcosa di malvagio.

    La voce di un uomo risuonò nell’oscurità. “Ti piace il cinema, vero?” Era una voce sinistra, fredda. “Ti piacciono i finali a sorpresa?”

    Ero terrorizzato. Cercavo di rispondere, ma le parole mi si bloccavano in gola. L’entità invisibile si fece sempre più vicina, il suo respiro gelido sul mio collo.

    All’improvviso, la luce si riaccese, e l’entità scomparve. Ero di nuovo solo in cucina, la pioggia continuava a battere contro i vetri. Era come se nulla fosse mai accaduto.

    Ma la mia mente sapeva che era successo qualcosa di terribile. Non sapevo cosa fosse quella presenza sinistra o chi fosse l’uomo con la voce gelida. Non sapevo cosa avesse significato quel “finale a sorpresa.”

    Lo sto ancora aspekhjafghev

  • Guida pratica alla supercazzola

    Guida pratica alla supercazzola

    Oggi vi propongo una guida che vi introdurrà al magico mondo della supercazzola. Che tu sia un principiante curioso o un esperto del nonsense verbale, qui troverai tutto ciò di cui hai bisogno per padroneggiare l’arte dell’eloquenza priva di senso. Se stavi cercando una supercazzola o un modo per fare una supercazzola ad un amico, collega o conoscente, sei arrivato nel posto giusto per fare una supercazzola. (Foto di copertina: locandina ungherese del film, tratta da imdb.com, anche un pochino antani in prefettura, mi consenta)

    Origine del termine – Significato supercazzola

    La parola “supercazzola” è un termine dell’italiano colloquiale e ha origine dal film comico italiano “Amici Miei,” uscito nel 1975 e diretto da Mario Monicelli. In una scena del film, il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi pronuncia una serie di parole senza senso e priva di significato coerente, definendo tale discorso come una “supercazzola.” Da allora, il termine è entrato nell’uso comune in Italia per indicare un discorso o un insieme di parole prive di significato reale, spesso utilizzato per confondere o ingannare.

    Locandina del film Amici miei tratta da Imdb.com

    In sostanza, quando si parla di “supercazzola,” ci si riferisce a un insieme di parole o discorso privo di senso, che può essere utilizzato in modo scherzoso o ironico per confondere o sorprendere gli altri. Tuttavia, è importante notare che l’uso del termine può variare a seconda del contesto e della situazione.

    Esempi di supercazzole

    Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra?

    – Eh? Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!
    – Come?
    – A destra, per due!

    Mi scusi dei tre telefoni qual è come se fosse tarapia tapioco che avverto la supercazzola? Dei tre…! Non m’ha capito bene, volevo dire dei tre telefoni qual è quello col prefisso?

    Tarapia tapioco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra.

    – Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
    – Prego?
    – No, mi permetta, no io… Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio.
    – Ma che antifurto! Mi faccia il piacere, questi signori qui stavano sonando loro, ‘un s’intrometta!
    – Ma no, aspetti, mi porga l’indice, ecco lo alzi così, guardi, guardi, guardi, lo vede il dito, lo vede che stuzzica, e prematura anche! Ma, allora io le potrei dire, anche col rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
    – Vicesindaco!? Basta così, mi seguano al commissariato!
    – No! No! Attenzione, no, pastène soppaltate secondo l’articolo 12, abbia pazienza, sennò posterdati per due anche un pochino antani in prefettura!
    – Senza contare che la supercazzola prematurata ha perso i contatti col tarapia tapioco!
    – Dopo…A

    – Ah, pardon ! Tarapio tapioco come se fosse antani, la supercazzola prematurata con dominus vobiscum blinda?
    – Come prego?
    – Tarapio sulla supercazzola con scappellamento a destra o sinistra?
    – No, la cappella sinistra è a destra.
    – Antipodi!

    – Blinda la supercazzola con lo scappellamento a destra e a sinistra come se fosse di pentolone.
    – ‘Un c’ho capito un cazzo!
    – Ecco, è l’informazione che volevo. Grazie.

    – Sbiriguda! Supercazzola prematurata!
    – Eh?
    – No, dico, prematurata la supercazzola!
    – Ah, ‘un capisco…
    – Con scappellamento a destra!
    – Ah, le ‘appelle! E le son la, guardi, a destra, ma qui ‘un si po’ parcheggiare!
    – No, volevo dire: occhiello di privilegio come se fosse antani per lei, ispettore tombale!
    – Ispettore? Ma che dice?
    – Ispettore…
    – Ispettore.
    – Con fuochi fatui!
    – E per quanto tempo sta qua?
    – Quintana, o setta! Intanto, trini la confraternita, pulitina!
    – Ah, una pulitina…
    – Antani, come la supercazzola!
    – Come?
    – Blinda!

    – Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!
    – Ah interessante! Ma lei se la blinda la supercazzola prematurata, come se fosse anche un po’ di Casentino, che perdura anche come cappotto, vede… M’importa sega!

    – Mi fa piacere che si trovi bene qui da noi, ma le ricordo che per gli ospiti c’è un apposito telefono a gettone nell’atrio.
    – Sì, ma la sbiriguda della sbrinzellona come fosse antani, come facevo?
    – Prego?
    – Ho provato con la supercazzola con scappellamento paraplegico a sinistra, ma non funzionava! Faceva : tu-du!
    – In che senso?
    – Nel senso anafestico! Eh sì, forse per handicappo d’altitudine, no?
    – Ah, vuol dire che il telefono è troppo alto?
    – No, non era troppo alto… Forse non ha capito, io dicevo che se fosse il coso di telefono, col dito come se fosse… Andando su o giù, giù o su… Segua il dito : vede, se va su non va giù, e se va giù non va su!
    – Ah… Si faccia aiutare dalla suora!
    – È quello che stavo dicendo, no?

    Come fare una supercazzola

    Uso di grammatiche generative di Chomsky

    Se vuoi creare una grammatica generativa alla Chomsky per generare simili supercazzole, dovresti tenere presente alcuni elementi chiave della struttura linguistica:

    1. Costruzione di Frasi Senza Senso:
      • Utilizza frasi grammaticalmente corrette ma prive di senso logico.
      • Introduce neologismi o parole inventate.
      • Gioca con suoni e sillabe senza un significato coerente.
    2. Struttura Verbale e Sintattica:
      • Crea frasi complesse che possono sembrare corrette ma che alla fine non hanno un senso comprensibile.
      • Gioca con l’ordine delle parole e le connessioni sintattiche in modo a volte illogico.
    3. Ripetizioni e Varianti:
      • Introduce ripetizioni apparentemente casuali o varianti di frasi per confondere ulteriormente l’ascoltatore.
      • Varia la lunghezza delle frasi per mantenere un ritmo comico.
    4. Uso di Nomi Propri e Termini Tecnici Fittizi:
      • Introduce nomi propri inventati o termini tecnici che suonano ufficiali ma non hanno significato.
      • Gioca con la pronuncia o l’accentuazione per creare ulteriore confusione.
    5. Riferimenti Autoironici:
      • Fai riferimento a personaggi o situazioni immaginarie, magari autoironizzando il fatto che le parole stesse siano senza senso.

    La grammatica generativa alla Chomsky fornisce un quadro teorico per creare linguaggi formali. Puoi adattare questa teoria alla creazione di supercazzole introducendo regole che generino costruzioni linguistiche tipiche di questo genere comico e illogico. Ad esempio, potresti definire regole per la generazione di frasi con due premesse universali affermative seguite da una conclusione particolare affermativa, come nel caso delle supercazzole che hai fornito.

    La grammatica generativa di Noam Chomsky offre un quadro teorico potente e strutturato per comprendere e analizzare la struttura linguistica, contribuendo significativamente al campo della linguistica formale e all’informatica teorica. Sviluppata principalmente negli anni ’50 e ’60, rappresenta una teoria formale del linguaggio. Chomsky ha proposto diverse versioni della sua teoria, ma la più nota è la “gerarchia di Chomsky“, che comprende quattro tipi di grammatiche formali, suddivise in tre categorie principali. Eccole, dalla più restrittiva alla più potente:

    1. Tipo 3: Grammatiche Regolari (Regolare):
      • Regole di produzione semplici.
      • Sono in grado di generare linguaggi regolari.
      • Utilizzate per modellare linguaggi semplici come quelli riconosciuti dagli automi a stati finiti.
    2. Tipo 2: Grammatiche Libere dal Contesto (Libera):
      • Regole di produzione più potenti, ma ancora relativamente semplici.
      • Sono in grado di generare linguaggi liberi dal contesto.
      • Utilizzate per modellare molte strutture linguistiche naturali.
    3. Tipo 1: Grammatiche Sensibili al Contesto (Sensibile):
      • Regole più complesse e potenti.
      • Sono in grado di generare linguaggi sensibili al contesto.
      • Utilizzate per modellare costruzioni linguistiche più complesse, ma spesso superate in pratica dalle grammatiche libere dal contesto.
    4. Tipo 0: Grammatiche Senza Restrizioni (Irriconoscibili):
      • Nessuna restrizione particolare sulle regole di produzione.
      • Sono in grado di generare linguaggi irriconoscibili da un automa a pila limitato.
      • Utilizzate principalmente in teoria dei linguaggi formali.

    La forma più comune di grammatica nella teoria di Chomsky è la “Grammatica Libera dal Contesto” (CFG, Context-Free Grammar), che è la base di molte applicazioni pratiche, inclusa la programmazione di compilatori e l’analisi sintattica di linguaggi di programmazione.

    Una grammatica libera dal contesto consiste in quattro elementi principali:

    1. Simbolo Iniziale (S):
      • Specifica il simbolo da cui inizia la generazione.
    2. Insieme di Simboli Terminali (Σ):
      • Insieme di simboli che compaiono nel linguaggio generato.
    3. Insieme di Simboli Non Terminali (V):
      • Insieme di simboli che possono essere sostituiti da sequenze di simboli (terminali o non terminali).
    4. Insieme di Regole di Produzione (P):
      • Specifica come i simboli non terminali possono essere sostituiti da sequenze di simboli (terminali o non terminali).

    Un esempio di regola di produzione potrebbe essere:

    • A → BCD

    Questa regola dice che il simbolo non terminale A può essere sostituito dalla sequenza di simboli BCD.

    Esempi pratici

    Per generare una supercazzola simile usando una regola di produzione, possiamo introdurre un simbolo non terminale e utilizzarlo per sostituire parti della supercazzola originale. Ad esempio:

    Supponiamo di avere una regola del tipo:

    A→X, dove X eˋ una sequenza di parole o frasi.

    Quindi, applicando questa regola alla supercazzola fornita:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!”

    In questo modo, possiamo utilizzare il simbolo non terminale A per generare la frase originale. Tuttavia, per creare una vera e propria grammatica generativa, dovremmo introdurre ulteriori regole di produzione per generare variazioni e parti aggiuntive della supercazzola. Potremmo avere ulteriori simboli non terminali che rappresentano frasi o parole specifiche, consentendo così la generazione di varianti e la creazione di una supercazzola più complessa.

    Utilizziamo il simbolo non terminale A per rappresentare la struttura generale della supercazzola. Introduciamo poi alcune regole di produzione per generare varianti. Ad esempio:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!”

    Ora, introduciamo un nuovo simbolo non terminale B per rappresentare una possibile variante:

    B→”Ah interessante! Ma lei se la blinda la supercazzola prematurata, come se fosse anche un po’ di Casentino, che perdura anche come cappotto, vede… M’importa sega!”

    Ora possiamo sostituire una parte della supercazzola originale con questa variante. Ad esempio:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino! B”

    E continuiamo introducendo ulteriori regole di produzione per altre parti della supercazzola. Ad esempio:

    C→”Sıˋ, ma la sbiriguda della sbrinzellona come fosse antani, come facevo?”

    D→”Prego?”

    E→”Ho provato con la supercazzola con scappellamento paraplegico a sinistra, ma non funzionava! Faceva: tu-du!”

    F→”In che senso?”

    G→”Nel senso anafestico! Eh sıˋ, forse per handicappo d’altitudine, no?”

    H→”Ah, vuol dire che il telefono eˋ troppo alto?”

    I→”No, non era troppo alto… Forse non ha capito, io dicevo che se fosse il coso di telefono, col dito come se fosse… Andando su o giuˋ, giuˋ o su… Segua il dito: vede, se va su non va giuˋ, e se va giuˋ non va su!”

    J→”Ah… Si faccia aiutare dalla suora!”

    K→”Eˋ quello che stavo dicendo, no?”

    Come fare una supercazzola con un algoritmo euristico

    1. Regola per Premessa Universale Affermativa (A):
      • Genera una frase con una proposizione universale affermativa del tipo “Ogni [sostantivo] è [aggettivo].”
    2. Regola per Premessa Minore Universale Affermativa (A):
      • Genera una seconda frase con un’altra proposizione universale affermativa del tipo “Ogni [sostantivo] è [aggettivo].”
    3. Regola per Conclusione Particolare Affermativa (I):
      • Combina le due premesse per ottenere una conclusione particolare affermativa del tipo “Alcuni [sostantivo] sono [aggettivo].”
    4. Variazioni e Elementi Confusionali:
      • Introduci elementi di variazione nella scelta di sostantivi e aggettivi, creando così frasi apparentemente diverse ma con la stessa struttura logica.
      • Gioca con la pronuncia, l’accentazione e l’ordine delle parole per confondere ulteriormente.

    Ecco un esempio generato seguendo queste regole:

    1. “Ogni fenicottero è iridescente.”
    2. “Ogni pinguino è cosmopolita.”
    3. “Alcuni fenicotteri sono cosmopoliti.”

    Queste regole sono semplici ed è possibile variarle a seconda delle esigenze, aggiungendo ulteriori elementi di confusione o manipolando le strutture linguistiche in modi creativi per ottenere l’effetto desiderato di supercazzola. (Questo testo è stato costruito da una grammatica generativa basata su ChatGPT).

  • Che cos’è il groove

    Che cos’è il groove

    La parola “groove” ha origini interessanti: deriva dal termine inglese antico “groove” che indicava una scanalatura o una cavità scavata, spesso usata nella lavorazione del legno o della pietra. Nel contesto musicale, il termine è stato adottato per descrivere una sorta di solco ritmico o una sensazione “incavata” o “scanalata” nella musica, in cui gli elementi ritmici si incastrano in modo particolarmente piacevole e coinvolgente. Quindi, in un certo senso, il “groove” musicale è come una scanalatura ritmica che cattura l’attenzione e incanta l’udito.

    Il “groove” è un termine usato principalmente in ambito musicale per descrivere quel senso di ritmo, swing e feeling che fa sì che una canzone sia particolarmente coinvolgente e piacevole da ascoltare. È una combinazione di vari elementi ritmici che creano un’atmosfera e una sensazione particolare nella musica. Il groove può essere generato da elementi come il ritmo della batteria, il pattern del basso, le percussioni o anche dal modo in cui gli strumenti si integrano e interagiscono tra loro, creando un ritmo che fa venir voglia di muoversi o di ballare. È qualcosa di intangibile ma molto tangibile nell’impatto che ha sull’ascoltatore.

     

  • La lettera rubata è dentro di noi

    La lettera rubata è dentro di noi

    Il racconto “La lettera rubata” (1844) di Edgar Allan Poe offre una lezione preziosa non solo sul potere dell’ingegno nel risolvere enigmi complessi, ma anche sull’importanza di guardare oltre l’apparenza e di considerare le soluzioni più semplici.

    Lacan interpreta “La lettera rubata” come una rappresentazione della lotta tra il Simbolico e il Reale, con Dupin che dimostra la superiorità del Reale nel trovare soluzioni ai problemi apparentemente insolubili. L’intera vicenda della lettera rubata può pertanto essere letta anche come una metafora del processo psicoanalitico, in cui il paziente (il ministro) nasconde i suoi veri problemi (la lettera) dietro una facciata (le convenzioni sociali) e l’analista (Dupin) deve scavare sotto questa facciata per trovare la verità nascosta. Secondo Lacan la lettera rappresenta il “Simbolico” puro, regno dell’ordine sociale, delle leggi e delle convenzioni. Il ministro rappresenta l’autorità e il potere all’interno di questo ordine. La polizia non riesce a trovare la lettera e rappresenta in qualche modo il fallimento del “Simbolico” nel risolvere il problema.

    Il protagonista Dupin ci insegna, in qualche modo, che a volte le cose che cerchiamo disperatamente sono proprio sotto il nostro naso: basta guardare. Guardare pero’ è un’attività più complessa di ciò che la sua sintassi suggerisce: richiede la capacità non di esasperare l’aspetto autoritativo o richiedere l’intervento del tribunale interiore, bensì freddezza e capacità di andare oltre il disordine del quotidiano.

    The purloined letter significa letteralmente “La lettera sottratta”. “Purloined” è un termine inglese che deriva dal medio inglese “purloinen”, che a sua volta ha origini francesi nel termine “purloigner”, che significa “allontanare”. Inizialmente, il termine aveva il significato di “allontanare furtivamente” o “sottrarre di nascosto”. Col tempo, il suo significato si è evoluto per indicare il furto o il furto di qualcosa, soprattutto in un contesto legale o formale. Oggi, sebbene sia considerato un po’ desueto, viene ancora utilizzato per indicare il furto, soprattutto quando si parla di qualcosa di valore o significativo.

    Questo principio viene peraltro applicato anche nella vita di tutti i giorni, quando cerchiamo oggetti smarriti in casa (personalmente mi capita varie volte al mese) o affrontiamo altri problemi apparentemente senza soluzione.  Nell’ottica lacaniana il concetto di “guardare” nel contesto della ricerca della lettera nella trama di “La lettera rubata” di Poe potrebbe essere interpretato come un’azione che va oltre la superficie apparente delle cose. Lacan enfatizza l’importanza di andare oltre le convenzioni sociali e le apparenze per cogliere il vero significato dietro ciò che è visibile. Nel racconto, la polizia e gli investigatori agiscono seguendo gli schemi convenzionali, cercando la lettera nei luoghi classici, senza successo. Dupin, al contrario, adotta un approccio diverso: egli “guarda” la situazione in modo diverso, utilizzando ingegno e astuzia per penetrare il significato nascosto della situazione. In questo contesto, “guardare” potrebbe significare osservare con intuito e percezione, andando oltre ciò che è immediatamente evidente per scoprire la verità nascosta.

    La lettera, in fondo, non poteva che essere lì.