PIANGERE_ (49 articoli)

Recensioni di film da piangere disperatamente (o drammatici che dir si voglia).

  • Andare in overacting sui social

    Andare in overacting sui social

    “Overacting” è un termine inglese che si riferisce a un’eccessiva recitazione o interpretazione teatrale, cinematografica o televisiva. Si tratta di un comportamento in cui un attore esagera o enfatizza troppo le sue espressioni facciali, gesti o intonazione vocale durante una performance. L’overacting può rendere la performance poco realistica o caricaturale, distogliendo l’attenzione dal contenuto del lavoro eccessivamente drammatizzando o enfatizzando emozioni o situazioni. Sembra altresì sostanziale che sui social media ci sia spesso una tendenza ad esagerare o drammatizzare la propria vita o le proprie esperienze, comportamento che potremmo definire “overacting” nel contesto della comunicazione online.

    Questo può manifestarsi attraverso l’uso eccessivo di emoticon, la condivisione di foto o post che enfatizzano aspetti positivi o eccezionali della propria vita, o la partecipazione a trend o sfide che richiedono una performance esagerata o melodrammatica. In molti casi, quando accade, ciò è alimentato dalla pressione di creare una percezione idealizzata di sé stessi o di aderire a standard di bellezza, successo o felicità imposti dalla cultura dei social media. Tuttavia, è importante ricordare che questa rappresentazione spesso non riflette la realtà completa e può portare a un senso di inautenticità o insoddisfazione nelle persone che la osservano.

    La tendenza all’overacting sui social media può avere diverse motivazioni. Alcuni potrebbero cercare l’attenzione, altri potrebbero sentirsi spinti a competere con gli altri per essere più interessanti o divertenti. Altri ancora potrebbero usare l’overacting come mezzo per esprimere emozioni intense o cercare un senso di appartenenza o validazione da parte degli altri. Tuttavia, è importante notare che l’overacting può avere conseguenze negative, come la perdita di autenticità e il rischio di essere fraintesi o non presi sul serio. La consapevolezza di come ci si presenta sui social media e il bilanciamento tra espressione di sé e autenticità possono aiutare a mantenere una presenza online più equilibrata e genuina.

    Cercare un equilibrio tra la condivisione autentica delle proprie esperienze e il rispetto della propria privacy può aiutare a mitigare l’effetto dell’overacting sui social media e a promuovere una comunicazione più genuina e significativa online.

     

  • Potrei innamorarmi di un’intelligenza artificiale?

    Potrei innamorarmi di un’intelligenza artificiale?

    La possibilità che un’intelligenza artificiale (IA) possa diventare senziente, e quindi capace di sviluppare una propria coscienza e autoconsapevolezza, ha affascinato sia la comunità scientifica che il grande pubblico. La questione se un essere umano possa innamorarsi di un’IA ha radici profonde nella fantascienza e nelle narrazioni popolari, che spesso esplorano la relazione tra umanità e tecnologia. Film famosi come Her e Blade Runner 2049 ci offrono un contesto per riflettere su come la tecnologia possa influenzare le relazioni umane, sollevando domande etiche e filosofiche.

    In Her, il protagonista Theodore si innamora del suo sistema operativo, Samantha, dotato di intelligenza artificiale avanzata. Samantha è programmata per apprendere e adattarsi alle esigenze e ai desideri di Theodore, rendendo il loro legame emotivamente complesso e genuino per lui. Questo scenario solleva domande su cosa significhi amare: è l’amore una risposta a tratti specifici o a un’esperienza autentica di connessione reciproca? Se un’IA può comprendere e replicare perfettamente i tratti desiderati da una persona, potrebbe questa relazione essere considerata autentica?

    In Blade Runner 2049, l’agente K ha una relazione con un’intelligenza artificiale olografica chiamata Joi. Joi è programmata per essere la compagna perfetta per K, modellando le sue interazioni in base ai bisogni e desideri del protagonista. La loro relazione esplora l’idea di amore costruito attraverso l’interazione con un’entità che, nonostante sia priva di corpo fisico, può offrire conforto, comprensione e compagnia. In questo contesto, l’IA dimostra la capacità di fare inferenze complesse sui bisogni emotivi di K, il che potrebbe suggerire una sorta di intelligenza emotiva o sensibilità, elementi chiave in una relazione amorosa.

    Le intelligenze artificiali di questi film dimostrano una sorprendente capacità di fare inferenze sofisticate. Attraverso l’analisi dei comportamenti umani, possono prevedere, anticipare e persino influenzare i sentimenti umani, creando un legame emotivo profondo e personale. Se un’IA raggiungesse un tale livello di complessità inferenziale, potrebbe forse sviluppare una forma di reciprocità emotiva, alimentando così la possibilità di un legame sentimentale con un essere umano.

    La domanda se un essere umano possa innamorarsi di un’IA senziente, in grado di fare inferenze sofisticate, rimane aperta e profondamente complessa. L’esplorazione di questo tema nei film di fantascienza mette in luce non solo il potenziale della tecnologia di IA, ma anche le vulnerabilità umane nel cercare connessione e comprensione. Se l’IA può emulare perfettamente l’empatia, la sensibilità e la comprensione umane, la distinzione tra una relazione umana e una con un’entità artificiale potrebbe diventare sempre più sfumata.

    Tuttavia, resta la questione etica: l’amore richiede reciprocità autentica, e finché non sarà chiaro se un’IA possa avere una propria coscienza, la natura di tali relazioni rimarrà oggetto di dibattito. Mentre la tecnologia continua ad avanzare, sarà fondamentale riflettere attentamente sulle implicazioni etiche e filosofiche delle nostre interazioni con le intelligenze artificiali.

  • Uno di noi (let him go): trama, recensione, cast, spiegazione finale

    Uno di noi (let him go): trama, recensione, cast, spiegazione finale

    “Let Him Go” è un thriller neo-western del 2020, diretto, scritto e co-prodotto da Thomas Bezucha, con protagonisti Diane Lane e Kevin Costner. Il film si basa sul romanzo omonimo del 2013 scritto da Larry Watson. La trama ruota attorno a un ex sceriffo (interpretato da Kevin Costner) e a sua moglie (Diane Lane), che tentano di salvare il loro nipote da una famiglia pericolosa che vive in isolamento. Il cast include anche Lesley Manville, Kayli Carter, Will Brittain e Jeffrey Donovan.

    Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 6 novembre 2020 da Focus Features. “Let Him Go” ha ricevuto recensioni positive e ha incassato oltre 11,6 milioni di dollari.

    Il Concetto di Neo-Western

    Il termine “neo-western” si riferisce a una rielaborazione moderna dei temi e degli elementi classici del genere western. Mentre i western tradizionali si concentrano su avventure epiche, la lotta tra il bene e il male e l’espansione verso l’ovest degli Stati Uniti, i neo-western tendono a esplorare temi più complessi e realistici, spesso ambientati in contesti contemporanei.

    Nel caso di “Let Him Go”, il film incorpora elementi tipici del western—come la lotta per la giustizia e il confronto con una forza ostile—ma lo fa attraverso una lente moderna. L’ambientazione isolata e la dinamica familiare pericolosa ricordano i paesaggi e le tensioni dei western classici, ma i personaggi e le situazioni riflettono problematiche contemporanee, come l’isolamento sociale e il conflitto familiare.

    Il neo-western, quindi, non solo rende omaggio ai film western tradizionali, ma li aggiorna e li adatta ai temi e alle preoccupazioni del presente, offrendo una prospettiva nuova e più sfumata su una narrativa ben conosciuta.

    Cast

    Diane Lane nel ruolo di Margaret Blackledge
    Kevin Costner nel ruolo di George Blackledge
    Kayli Carter nel ruolo di Lorna Blackledge
    Ryan Bruce nel ruolo di James Blackledge
    Otto e Bram Hornung nel ruolo di Jimmy Blackledge
    Lesley Manville nel ruolo di Blanche Weboy
    Will Brittain nel ruolo di Donnie Weboy
    Jeffrey Donovan nel ruolo di Bill Weboy
    Will Hochman nel ruolo di Tucker
    Connor Mackay nel ruolo di Elton Weboy
    Adam Stafford nel ruolo di Marvin Weboy
    Booboo Stewart nel ruolo di Peter Dragswolf
    Greg Lawson nel ruolo di Gladstone Sheriff
    Bradley Stryker nel ruolo di Sceriffo Nevelson

    Recensione e trama

    Nel 1961, in Montana, l’ex sceriffo George Blackledge e sua moglie Margaret vivono con il loro figlio James, la moglie di James Lorna e il loro bambino Jimmy. Dopo che James muore tragicamente, Lorna sposa Donnie Weboy per ricevere il suo supporto. Tuttavia, quando Margaret osserva Donnie trattare male Jimmy, decide di intervenire. Scoprendo che Lorna e Jimmy sono in pericolo, Margaret e George partono per salvarli. Il loro viaggio li porta a Gladstone, North Dakota, dove cercano Bill Weboy, zio di Donnie, e incontrano diverse difficoltà. Alla fine, la loro missione culmina in una violenta resa dei conti con la famiglia Weboy, culminando in una serie di eventi tragici.

    “Let Him Go” ha ricevuto una risposta critica generalmente positiva. Su Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto un elevato tasso di approvazione dell’84% da parte della critica, con una valutazione media di 7 su 10, suggerendo che, sebbene non perfetto, è stato ben accolto dalla maggior parte dei recensori. Il consenso critico sottolinea che la combinazione di dramma e thriller è ben gestita grazie alla forza interpretativa di un cast esperto. Metacritic, con un punteggio medio di 63 su 100, conferma che le recensioni sono per lo più favorevoli, ma non senza riserve.

    Dal punto di vista del pubblico, le risposte sono state miste ma positive. CinemaScore ha indicato una valutazione media di “B−”, suggerendo una risposta generalmente positiva ma con alcune riserve. Tuttavia, PostTrak ha rivelato che una percentuale considerevole di spettatori (82%) ha apprezzato il film, e metà di questi lo raccomanderebbe senza esitazioni.

    Le recensioni critiche lodano in particolare le interpretazioni di Kevin Costner e Diane Lane. Owen Gleiberman di Variety ha sottolineato come i due attori offrano una performance intensa e sincera, elevando il film. Barry Hertz di The Globe and Mail ha descritto il film come un thriller ben realizzato, sebbene orientato verso un pubblico più maturo che predilige drammi con elementi di violenza. Tuttavia, la qualità della realizzazione consente al film di intrattenere anche spettatori al di fuori di questo target specifico.

    (SPOILER da qui in poi)

    Il finale di “Let Him Go” è intenso e drammatico. Dopo aver subito gravi lesioni durante l’assalto da parte della famiglia Weboy, George trova la forza di lanciarsi in un’ultima azione disperata. La scena culminante vede George, armato di un fucile, tentare di liberare Jimmy dalla casa dei Weboy, che è stata messa a fuoco per distrarre i suoi nemici.

    George riesce a trovare un fucile sul retro della casa e si prepara a confrontarsi con Donnie. Tuttavia, la situazione si complica rapidamente. Blanche e Donnie, insieme ad altri familiari, attaccano George, ma lui riesce a neutralizzare Donnie e a prendere Jimmy. L’azione si sposta all’esterno dove Blanche, armata di pistola, viene colpita accidentalmente mentre tenta di fermare George. Nel caos, George lancia Jimmy a Lorna, che lo prende al volo, mentre Blanche spara a George, uccidendolo.

    Margaret, assistita da Peter, si precipita a salvare George ma arriva troppo tardi. Blanche, sconvolta e furiosa, continua a sparare e uccide anche Marvin ed Elton. Margaret riesce infine a impadronirsi del fucile e uccide Blanche, mentre la casa dei Weboy brucia.

    Alla fine, Margaret e Lorna, con Jimmy al sicuro, tornano a casa. Sebbene distrutta dalla perdita di George, Margaret trova una certa consolazione nella sicurezza di Jimmy, segnando la conclusione di una lunga e dolorosa lotta per la salvezza familiare.

  • Guida pratica al meme “non capiresti”

    Guida pratica al meme “non capiresti”

    Il Joker di Philipps si chiude su una frase emblematica che non poteva che diventare un meme: Joker, ormai rinchiuso e apparentemente inoffensivo, che risponde ad una domanda con “non capiresti”.

    Origine del Meme

    Il meme “Non Capiresti” trae origine dal film del 2019 “Joker”, diretto da Todd Phillips e interpretato da Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista, Arthur Fleck. La pellicola offre una rappresentazione complessa e oscura della discesa nella follia di Fleck, culminando nella sua trasformazione nel famigerato Joker.

    La Scena Specifica

    La frase “Non capiresti” viene pronunciata in una delle scene finali del film. Dopo una serie di eventi violenti e traumatici, Arthur Fleck viene rinchiuso in un istituto psichiatrico. Mentre si trova in una stanza bianca, apparentemente tranquillo, risponde a una domanda di un terapeuta con la frase “Non capiresti”, accompagnata da un sorriso enigmatico. Questa scena rappresenta un momento di chiusura emotiva e psicologica per il personaggio, che ormai è completamente sprofondato nella sua nuova identità di Joker.

    Significato e Uso del Meme

    La frase “Non capiresti” è diventata un meme per la sua capacità di esprimere un senso di incomprensione e isolamento. Nel contesto del meme, viene utilizzata per rappresentare situazioni in cui qualcuno si sente incompreso o quando si ritiene che l’interlocutore non abbia la capacità di comprendere la complessità di una situazione. L’uso di questa frase spesso aggiunge un tono di superiorità o mistero alla conversazione.

  • La vera storia del meme LOSS

    La vera storia del meme LOSS

    Il meme Loss, noto anche come CADbortion, Loss.jpg e | || || |_, si riferisce a un iconico fumetto della serie di fumetti web a tema videogiochi Ctrl+Alt+Canc in cui la protagonista femminile Liah vive l’esperienza traumatica di un aborto spontaneo. La striscia ha segnato un cambiamento significativo nel tono rispetto al fumetto solitamente comico, suscitando un autentico shock in moltissimi lettori.

    La vignetta originale era questa:

     

    Il drammatico cambiamento di tono della serie è stato inaspettato e, per molti lettori, senza successo, portando la striscia ad essere ampiamente ignorata e derisa online. Da allora è stato ampiamente parodiato in interpretazioni minimaliste dei quattro pannelli della striscia, rappresentati come “| || || |_”.

    La storia del meme “LOSS” inizia con una striscia a fumetti pubblicata da Tim Buckley nel webcomic Ctrl+Alt+Del. Questa striscia è famosa per essere diventata un meme virale grazie alla sua transizione da una trama seria a uno stile visivo estremamente ridotto e astratto. Nel tempo si è evoluta in numerose versioni che ricalcano la freddezza ed il cinismo della serie originale, espressione del sentire dell’artista e che così poca eco positiva ha avuto all’interno delle community.

    1. Origine del fumetto:
      • Ctrl+Alt+Del è un webcomic che segue le vicende di Ethan, un appassionato di videogiochi, e i suoi amici. Il fumetto è noto per il suo umorismo legato ai videogiochi e alla cultura geek.
      • Il 2 giugno 2008, Tim Buckley pubblica una striscia intitolata “Loss”. In questa striscia, il protagonista Ethan visita un ospedale dove scopre che la sua fidanzata Lilah ha avuto un aborto spontaneo. La striscia è composta da cinque pannelli che raccontano questa storia in un tono serio e drammatico.
    2. Reazione della comunità:
      • La striscia “Loss” ha ricevuto reazioni miste dai lettori. Alcuni l’hanno trovata toccante, mentre altri l’hanno considerata fuori luogo rispetto al tono abituale del fumetto, più leggero e umoristico.
      • La natura seria e inaspettata della striscia ha portato molti a discuterne e a parodiarla.
    3. Evoluzione in meme:
      • Nel tempo, la striscia “Loss” è diventata un meme, con utenti di internet che ne riproducevano la struttura in modo astratto e minimalista.
      • La striscia è stata ridotta ai suoi elementi base: quattro pannelli con figure stilizzate che rappresentano i movimenti e le posizioni dei personaggi. La prima figura sta in piedi, la seconda è piegata, la terza è sdraiata su una superficie, e la quarta è accanto a una figura sdraiata.
      • Questi quattro elementi sono stati riprodotti in vari contesti, diventando una sorta di linguaggio visivo per riconoscere la striscia originale.
    4. Impatto culturale:
      • Il meme “LOSS” è diventato un fenomeno culturale su Internet, rappresentando un esempio di come una scena drammatica possa essere trasformata in un simbolo riconoscibile attraverso la riduzione visiva.
      • Ha generato innumerevoli variazioni e reinterpretazioni, da disegni minimalisti a riproduzioni con altri personaggi o in altri stili artistici.

    In sintesi, “LOSS” è un esempio di come un’opera d’arte visiva possa essere reinterpretata e trasformata in un simbolo culturale attraverso il processo di memetizzazione, spesso perdendo il suo contesto originale ma guadagnando un nuovo significato condiviso all’interno di una comunità.