Ospite Inatteso

  • Videocracy è un simulacro nell’ombra dei canali TV

    Videocracy è un simulacro nell’ombra dei canali TV

    All’interno del suggestivo documentario del 2009 intitolato Videocracy, diretto da Erik Gandini, emerge un’affascinante teoria espressa dal regista del Grande Fratello Fabio Calvi. Secondo Calvi, il flusso ininterrotto di immagini che pervade la televisione di Silvio Berlusconi (1936-2023) rappresenterebbe il riflesso stesso della sua personalità: una sorta di finestra sulla sua mente, sui suoi sogni, sulla sua visione del mondo.

    Jean Baudrillard, uno dei più influenti teorici della postmodernità, ci offre una visione straordinariamente critica e provocatoria del mondo contemporaneo. Secondo Baudrillard, viviamo in una società in cui la realtà stessa è stata sostituita da simulacri, copie senza un originale autentico. La sua teoria mette in discussione il concetto di verità oggettiva e ci invita a considerare il mondo come una serie di rappresentazioni, di simulazioni che mascherano la realtà stessa. Questo specchio mediatico, dove donne dai tratti sinuosi ed estenuanti, ricchezze sfavillanti e opportunità senza fine prendono vita, si è rapidamente trasformato nell’immaginario collettivo degli italiani. Baudrillard sosteneva del resto che nel nostro mondo ipermediatizzato, i media e le immagini giocano un ruolo centrale nella costruzione della nostra percezione della realtà. Attraverso la proliferazione dei mezzi di comunicazione di massa, siamo immersi in un flusso incessante di immagini, informazioni e segni che ci pervadono. Tuttavia queste immagini non ci offrono una rappresentazione accurata della realtà, ma sono piuttosto una distorsione, una finzione che ci viene presentata come realtà (iperrealtà). Secondo Baudrillard, viviamo in una società in cui la simulazione ha preso il sopravvento sulla realtà stessa.

    Per i giovani millennial, che hanno vissuto la loro infanzia immersi in programmi televisivi iconici come Bim Bum Bam e si sono abituati a donne che danzano in costumi succinti mentre cenano durante i game show serali, Berlusconi si è insinuato nella loro coscienza come un’incarnazione dei loro ricordi più cari.  Nel contesto un ipotetico affascinante romanzo cyberpunk, Videocracy ci permette di entrare nel mondo virtuale dei canali televisivi di Berlusconi e nei misteri che nasconde, prima ancora che quest’ultimo avesse una qualsiasi accezione di mondo virtuale dominato da internet. Svelerà le verità nascoste dietro le immagini e i suoni che hanno permeato le nostre vite, e seguiremo il percorso di un giovane ribelle che lotta per riportare la verità e la libertà nella società.

    Ho avuto modo di visionare questo discusso prodotto italo-svedese, del quale ho apprezzato lo stile documentaristico, mentre ho trovato realmente spiazzanti alcune sue parti (da film dell’orrore, in tutti i sensi). Non sono certo dalla parte dell’attuale presidente del consiglio: eppure, senza scadere ina affermazioni che potrebbero apparire qualunquiste, il punto è che guardando questo film si colpisce duramente un modo di pensare per intero (altro…)

  • Zardoz è la fantascienza proto-accelerazionista ambientata nel 2293

    Zardoz è la fantascienza proto-accelerazionista ambientata nel 2293

    2293. Zardoz, una divinità che comunica con gli uomini mediante un idolo di pietra, sta soggiogando la razza umana dei Bruti. Deciso a scoprire la verità su questo dio, Zed (il guerriero protagonista) si introduce all’interno della testa.

    Nel suo celebre libro “Cult movies 2” Dannis Peary scrive, splendidamente, su questo film: “un promemoria affascinante di ciò che è stata la fantascienza prima di Star Wars”, salvo considerare quel “risibile miscuglio di allusioni letterarie, pornografia cervellotica, fantascienza classica, intellettualismi riusciti e un sincero desiderio di realizzare qualcosa di portentoso manca il bersaglio di un centinaio di miglia, ma possiede elementi – e sua badness è uno di questi – che lo rendono bizzarramente avvincente“.

    Basterebbero questo a raccontare Zardoz, una delle tante produzioni weird dei gloriosi anni 70, proprio partendo dalla considerazione che di fantascienza si parlava quando, a ben vedere, George Lucas avrebbe tirato fuori il primo episodio della sua saga solo tre anni dopo. Il film è considerato di culto ed è stato oggetto di un curioso equivoco sul web: un utente su Reddit, infatti, ha sostenuto (sbagliando di “soli” 270 anni) che sia ambientato nel 2023. Questo ha comunque avuto un effetto virale, perchè in molti hanno pubblicato una foto di scena con Sean Connery preannunciando che tutti, quest’anno, vestiremo così. Preferiamo metterlo in chiaro da subito: il thread è stato cancellato dai moderatori del subreddit, e per dovere di cronaca lo abbiamo screenshottato di seguito a memoria dei posteri, per preservare da futuri eventuali equivoci.

    Tornando al film, sono molte le cose che si possono raccontare: quella di Zardoz è una fantascienza surrealista, ricca di momenti onirici (non sempre comprensibilissimi e, a dirla tutta, avvolti da un pizzico di auto-indulgenza di troppo), che pero’ non riguarda alieni e astronavi bensì, ballardianamente, l’umanità ordinaria in un futuro prossimo. Un mondo in cui, anzichè droghe e carestie, l’umanità è vittima di mondi chiusi e non comunicanti, in cui gli uomini sono divisi in tribù primitive, e sono mutate le caratteristiche biologiche (una su tutte: non si muore più).

    In questa ennesima distopia di un prossimo futuro, pertanto, la Terra viene contesa tra più gruppi di esseri umani: su tutti i Bruti, che vivono nella terra desolata omaggiando il primivitismo e la violenza, e gli Eterni, pseudo-borghesi che vivono di rendita (e vorrebbero sottomettere i primi). Anche gli dei, del resto, sono stati inventati dall’uomo, ed è questo il motivo per cui la creazione di Zardoz viene presentato come un subdolo diversivo per incentivare l’estinzione dei Bruti. Sarà il personaggio di Zed (Sean Connery, in un singolare e iconico costume rosso, con un ruolo ben diverso da quello a cui siamo stati abituati vedergli interpretare), emblema della razionalità, a scoprire la verità sul mondo.

    Se di fantascienza si tratta, è fantascienza di concetto, coltissima e raffinata (basti pensare alla scena onirica in cui Zed si aggira nella biblioteca, prima leggendo e poi distruggendo tomi su tomi), che spesso cede il passo al sesso softcore (il che è sempre misurato e sembra quasi ineluttabile, considerando che il Connery d’epoca si trova in un mondo popolato da donne immortali che hanno scelto, bontà loro, di non praticare più il sesso).

    Qui dentro non vedo altro che la mia perplessità: il sapere non basta.

    Ambientazione

    Zardoz è ambientato in un singolare mondo (forse più di uno) post-apocalittico (non sappiamo cosa sia successo prima) che Boorman specifica chiaramente essere di natura matriarcale (asessuata o sessuofobica), che rappresenta un vortex (vortice), un mondo dominato da esseri immortali dai poteri telepatici. Zed (il protagonista interpretato da Sean Connery) ha violato deliberatamente le regole e si è introdotto in questo mondo, venendo catturato ed accolto con diffidenza. Per questo verrà tenuto prigioniero e introdotto lentamente in quella società: un universo fantasy che sfoggia statue della cultura classica, tavole imbandite, porte che si aprono in automatico, anelli in grado di proiettare ologrammi e schermi giganti.

    Il vortex è comunque un mondo chiuso, in cui è molto difficile entrare e sembra quasi impossibile uscire, dato che è confinato da una cupola trasparente, che nessun uomo, da solo, può spostare o disattivare in alcun modo.

    Zardoz peraltro (il che fa forse sorridere, visto oggi) si vede nella prima sequenza, e molto didascalicamente (per preciso volere della produzione dell’epoca) Boorman fu costretto ad aggiungere a titolo di “spiegone” per il grande pubblico.

    Lo stesso dio dichiarerà esplicitamente, poco dopo, la natura matriarcale di quel mondo: il fucile è il bene, lo sperma è il male (nell’originale “The gun is good! The penis is evil!“).

    Ti piace dormire?

    Sì.

    Perchè?

    Faccio dei bei sogni.

    Zardoz è un film bizzarro – e lo è ad ogni livello, il che non sarebbe male se non fosse per alcune evitabili lungaggini, una narrazione diluita all’infinito, oltre che fin troppo figlia dell’epoca (c’è la parte onirica tipo Il serpente di fuoco – e anche un po’ alla Lynch ante-litteram – mentre tanti personaggi si comportano irrazionalmente come hippies sotto LSD, e più volte si ha la sensazione che gli stessi vivano in una comune o setta). Del resto non si tratta dell’ennesimo post apocalittico metropolitano e ostinatamente violento, bensì (in modo più lavorato) un qualcosa che immagina più mondi a se stanti, comunicanti tra loro, che l’eroe Zed (un po’ come il samurai Izo, in grado di viaggiare nel tempo e nello spazio) ha osato violare.

    Sono peraltro riconoscibili almeno cinque diversi gruppi di umani: i Bruti (a cui appartiene Zed), gli Eterni, i Rinnegati, gli Apatici e gli Sterminatori. Una vera e propria mitologia inventata da zero, con tutto il fascino e tutti i rischi del caso (in mancanza di riferimenti precisi, in effetti, il film galleggia in una bizzarra dimensione psichedelica che a volte, specie nella seconda parte, tende a disorientare il pubblico).

    Nulla di strano se si pensa che John Boorman, all’epoca, era reduce dalla delusione di non aver potuto finire Il signore degli anelli di Tolkien, un film a cui dovette rinunciare via degli eccessivi costi a cui si era opposta la United Artists. Zardoz, sulla falsariga dell’idea di girare un fantasy di quel tipo, venne scritto a quattro mano assieme a William Stair, collaboratore storico del regista. Nel farlo, la coppia si ispira ad una curiosa filosofia proto-accelerazionista: concepisce una trama sui problemi di un’umanità che si precipita nel futuro, e che lo fa a velocità talmente elevata che le emozioni sono rimaste indietro. Ed è proprio questa la chiave di lettura del mondo passivamente egualitarista, asessuato, impassibile e matriarcale che discrimina Zed, considerandolo poco più di una bestia da soma.

    Del resto, viene detto nel film, il mostro è uno specchio, e quando lo guardiamo vediamo i nostri volti segreti, a testimoniare la potenziale interpretazione psicologica della trama, sulla base delle teorie di Freud e Lacan, per quanto imbellettata da trovate forzatamente new age. Del resto il conformismo di quel mondo, che arriva a bandire l’unico dissidente ad un tavolo mediante telepatia, fa anche pensare alle trovate di Scanners di David Cronenberg. Il pensiero uccide, ed è la caratteristica forse più inquietante del mondo in cui deve muoversi Zed. Che scoprirà, curiosamente, nella Morte il senso dell’esistenza, unico modo per demolire la crisi di valori del vortex, popolato da immortali che non danno (estremo paradosso) alcuna importanza alla vita che vivono.

    Il finale misticheggiante, in effetti, a ben vedere è ben più materialista, e sembra evocare grottescamente quello del massacro della Guyana. Non è un finale allegro, ma sembra l’unico possibile – e va valutato in chiave concettuale anch’esso, probabilmente. Quel materialismo non è che il concretizzarsi di una pulsione di morte, frutto della rimozione delle brutture in nome dell’apatia o del doverci essere. O forse è semplicemente il ciclo di accettazione della nascita, vita e morte, che il resto del film (magia del cinema) ci aveva quasi fatto dimenticare per qualche ora.

  • I tre giorni del condor: trama, cast, spiegazione e critica

    I tre giorni del condor: trama, cast, spiegazione e critica

    In breve. “I tre giorni del condor” è un film thriller diretto da Sydney Pollack e uscito nel 1975. Il titolo originale è “Three Days of the Condor”. Il film è basato sul romanzo “Six Days of the Condor” di James Grady.

    Trama e sinossi (senza spoiler)

    La trama de “I tre giorni del Condor” segue le vicende di Joseph Turner (interpretato da Robert Redford), un analista della CIA che lavora in un ufficio segreto a New York. Turner è incaricato di leggere libri, giornali e riviste da tutto il mondo, alla ricerca di possibili indizi su attività nemiche. Un giorno, mentre si trova al lavoro, Turner scopre che tutti i suoi colleghi sono stati brutalmente assassinati mentre lui era fuori per pranzo. Comprende immediatamente di essere in pericolo e scappa, cercando rifugio e cercando di capire cosa sta succedendo.

    Turner si rivolge a un giornalista in pensione di nome J. Higgins (interpretato da Cliff Robertson) per chiedere aiuto e cercare di scoprire chi possa essere dietro l’attacco alla sua agenzia. Nel frattempo, un gruppo di assassini, guidati da un uomo chiamato Joubert (interpretato da Max von Sydow), è sulle sue tracce, determinato a ucciderlo.

    Turner e Higgins lavorano insieme per scoprire la verità dietro l’attacco e scoprono che ci sono forze all’interno della CIA che sono coinvolte in un complotto per controllare le risorse petrolifere nel Medio Oriente. Mentre cercano di raccogliere prove e scappare dai loro inseguitori, Turner e Higgins si trovano sempre più coinvolti in una rete di inganni e tradimenti.

    Il film culmina in un finale carico di tensione, con Turner che deve mettere in atto tutta la sua astuzia e le sue risorse per sopravvivere e portare alla luce la verità nascosta dietro l’attacco alla CIA.

    Cast

    Ecco il cast principale del film “I tre giorni del Condor”:

    1. Robert Redford nel ruolo di Joseph Turner (Condor)
    2. Faye Dunaway nel ruolo di Kathy Hale
    3. Cliff Robertson nel ruolo di J. Higgins
    4. Max von Sydow nel ruolo di Joubert
    5. John Houseman nel ruolo di Mr. Wabash
    6. Addison Powell nel ruolo di Leonard Atwood
    7. Walter McGinn nel ruolo di Sam Barber
    8. Tina Chen nel ruolo di Janice Chon
    9. Michael Kane nel ruolo di S.W. Wicks
    10. Don McHenry nel ruolo di Dr. Ferdinand Lappe

    Questi sono i principali membri del cast del film. Oltre a loro, ci sono altri attori che interpretano ruoli minori nel corso della storia.

    Curiosità

    • Il film è basato sul romanzo “Six Days of the Condor” di James Grady, ma il titolo è stato abbreviato in “Three Days of the Condor” per il film. Questa modifica è stata fatta per rendere il titolo più conciso e accattivante.
    • Inizialmente, il ruolo di Joseph Turner (Condor) era stato offerto a Clint Eastwood, ma è stato poi interpretato da Robert Redford, il quale ha anche partecipato come produttore esecutivo del film.
    • La colonna sonora del film è stata composta da Dave Grusin, il quale ha creato una partitura jazz molto acclamata. In particolare, la traccia principale del film, “Condor! (Theme from ‘Three Days of the Condor’)”, è diventata molto popolare e riconoscibile.
    • Riferimenti alla CIA: Il film offre uno sguardo intrigante all’interno della CIA e dei suoi metodi operativi. Molti critici hanno notato che il film è stato particolarmente rilevante durante il periodo post Watergate, quando il pubblico era particolarmente interessato alla corruzione e agli intrighi all’interno del governo degli Stati Uniti.
    • Scena dell’incontro: Una delle scene più memorabili del film è l’incontro tra Joseph Turner (Robert Redford) e Joubert (Max von Sydow) in un parco. Questa scena è stata girata in una singola ripresa, senza tagli, e si svolge in modo molto tranquillo e minaccioso, sottolineando la tensione tra i due personaggi.
    • Critiche positive: “I tre giorni del Condor” ha ricevuto recensioni positive dalla critica e ha avuto un successo commerciale al botteghino. È considerato uno dei migliori thriller degli anni ’70 e ha guadagnato un seguito di fan nel corso degli anni.

    Critica

    Il film è noto per la sua atmosfera di tensione, la trama intricata e le performance degli attori, in particolare quella di Redford. È considerato un classico del cinema thriller degli anni ’70 e ha ricevuto elogi dalla critica per la sua regia, la sceneggiatura e la colonna sonora.

  • Ronin: cast, anno di uscita, regia, sinossi, curiosità, finale, spiegazione finale

    Ronin: cast, anno di uscita, regia, sinossi, curiosità, finale, spiegazione finale

    Il film “Ronin” è un thriller d’azione diretto da John Frankenheimer e uscito nel 1998. Ecco alcune informazioni chiave sul film:

    Cast Principale:

    • Robert De Niro nel ruolo di Sam
    • Jean Reno nel ruolo di Vincent
    • Natascha McElhone nel ruolo di Deirdre
    • Stellan Skarsgård nel ruolo di Gregor
    • Sean Bean nel ruolo di Spence
    • Skipp Sudduth nel ruolo di Larry
    • Michael Lonsdale nel ruolo di Jean-Pierre

    Anno di Uscita: Il film è stato distribuito nel 1998.

    Regia: “Ronin” è stato diretto da John Frankenheimer, un noto regista cinematografico.

    Sinossi: Il film segue un gruppo eterogeneo di mercenari, noti come “ronin”, che vengono assunti per rubare una misteriosa valigia. Il gruppo è composto da individui esperti in vari campi, tra cui l’ex agente dei servizi segreti Sam (interpretato da Robert De Niro) e l’esperto conducente Vincent (interpretato da Jean Reno). La trama ruota attorno alla missione per recuperare la valigia, mentre il gruppo deve navigare tra tradimenti, intrighi e colpi di scena.

    Curiosità:

    • Il titolo “Ronin” è un riferimento ai samurai senza padrone nel Giappone feudale, che erano spesso guerrieri itineranti senza un signore a cui servire, simili al gruppo di mercenari nel film.
    • Le sequenze d’azione nel film sono particolarmente ben coreografate e apprezzate dagli amanti dell’azione.
    • Il film è noto per le sue scene di inseguimento di auto spettacolari, tra cui una nella famosa strada di Nizza, in Francia.

    Spiegazione finale (con avviso spoiler)

    Avviso Spoiler – Questa risposta conterrà dettagli sul finale del film “Ronin.”

    Allora, nel finale di “Ronin,” la trama si svela in modo complesso e pieno di colpi di scena:

    1. La Valigia: La missione principale del gruppo di mercenari è recuperare una misteriosa valigia. Alla fine del film, scopriamo che la valigia non contiene denaro o armi, ma piuttosto una speciale custodia di alluminio. Il contenuto esatto della custodia non viene mai rivelato nel film.
    2. Tradimenti e Inganni: Durante la missione, emergono tradimenti e inganni all’interno del gruppo. I personaggi devono essere molto cauti riguardo a chi possono veramente fidarsi.
    3. La Resa dei Conti Finale: Nella scena finale, avviene uno scontro tra i membri del gruppo. Sam (interpretato da Robert De Niro) e Vincent (interpretato da Jean Reno) si affrontano in un confronto emozionante. Alla fine, Sam riesce a uccidere Vincent.
    4. Deirdre: Deirdre (interpretata da Natascha McElhone), un membro del gruppo, viene ferita durante uno scontro a fuoco. Sam decide di aiutarla e la porta in ospedale.
    5. Rivelazioni Finali: Alla fine del film, le vere intenzioni di Deirdre vengono rivelate. Si scopre che inizialmente aveva ingannato il gruppo riguardo alla natura della missione e alla valigia. Il gruppo era stato assunto per rubare la custodia, ma Deirdre aveva agito per conto del governo francese per impedire che il contenuto cadessero nelle mani sbagliate. Questo rende i personaggi principali consapevoli della loro missione reale solo alla fine.

    Il film si conclude con Sam e Deirdre in un taxi, e il destino della valigia rimane sconosciuto. “Ronin” è noto per il suo finale aperto e per le ambiguità che lo circondano, che lasciano spazio a diverse interpretazioni. La trama intricata e i personaggi complessi sono una parte importante dell’attrattiva di questo film d’azione.