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Cinema, arte, spettacolo e filosofia spicciola.

  • Pensare nel cinema: cogito, ergo sum

    Pensare nel cinema: cogito, ergo sum

    Significato cogito

    “Cogito” è una parola latina che significa “io penso”. È la prima parola della famosa frase “Cogito, ergo sum” (“Io penso, quindi sono”) formulata da René Descartes, un filosofo del XVII secolo. Questa affermazione è una delle più celebri della storia della filosofia. Il filosofo l’ha usata per dimostrare la certezza della propria esistenza attraverso il processo del dubbio metodico. Partendo dal presupposto che potrebbe dubitare di tutto, perfino dell’esistenza del mondo esterno o dell’esistenza di un dio, Descartes ha concluso che, anche dubitando, c’è qualcosa che non può essere messo in dubbio: il fatto che sta dubitando. Quindi, se dubita, pensa; e se pensa, esiste.

    “cogito” è pertanto la forma del verbo latino “cogitare“, che significa “pensare”, e ha avuto un’enorme influenza sulla filosofia moderna in quanto ha evidenziato il ruolo del pensiero e della coscienza nell’individuare la propria esistenza.

    Cogito nel cinema

    La frase “Cogito, ergo sum” potrebbe essere evocata o sottintesa per riflettere su temi esistenziali, psicologici o filosofici che sono centrali nella narrazione. Come potremmo applicarla al contesto cinematografico? Ci sono vari modi per pensare il pensiero, e ce ne sono altrettanti per proporre il rewatch di qualche classico della fantascienza distopica in chiave “penso, dunque sono”: il pensiero come assicurazione della propria esistenza, del proprio essere uomo pensante, con tutti i dilemmi e i dubbi esistenziali annessi.

    1. Matrix” (1999): Questo film di fantascienza mette in discussione la realtà e l’identità attraverso il concetto della Matrice, un’illusione digitale in cui gli umani sono intrappolati senza saperlo. Il personaggio di Neo, interpretato da Keanu Reeves, scopre la verità sulla realtà simulata e diventa sempre più consapevole della sua esistenza attraverso il potere del pensiero e della consapevolezza di sé.
    2. Blade Runner” (1982): Questo film di fantascienza distopica affronta il tema dell’identità e dell’umanità. I replicanti, androidi umanoidi creati artificialmente, si interrogano sulla propria esistenza e sulla loro unicità come esseri senzienti. Il protagonista, Deckard (interpretato da Harrison Ford), riflette sul significato della propria esistenza e sulla definizione di ciò che rende umana una persona.
    3. Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (2004): Questo film romantico e fantascientifico presenta un’intrigante esplorazione della memoria e dell’identità. Il protagonista, interpretato da Jim Carrey, decide di cancellare i ricordi della sua ex compagna (interpretata da Kate Winslet) tramite un procedimento medico. Tuttavia, durante il processo, si rende conto dell’importanza dei ricordi e delle esperienze che hanno contribuito a formare la sua identità.
    4. Inception” (2010): Questo film di fantascienza e azione si concentra sulla natura della realtà e della mente umana. Il protagonista, interpretato da Leonardo DiCaprio, è un esperto di estrazione di informazioni dal subconscio delle persone. La trama complessa e il concetto di sogni entro sogni sollevano domande sulla percezione della realtà e sul potere del pensiero come elemento formativo della nostra esperienza.

    Coito ergo sum – una digressione speculativa

    La frase “coito ergo sum” è una parodia della celebre espressione filosofica di René Descartes “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono). La parodia cambia la parola “cogito” (penso) con “coito” (ho rapporti sessuali), dando origine a una frase scherzosa e provocatoria. Invece del significato serio e profondo di “Penso, dunque sono,” che sottolinea il fatto che il solo atto di pensare dimostra l’esistenza del pensante, la parodia “Coito ergo sum” enfatizza il piacere fisico e la connessione concreta tra l’individuo e il suo corpo. Tuttavia, va notato che questa parodia non ha alcun valore filosofico o scientifico ed è usata principalmente a scopo di ironia o umorismo.

    Cosa significa cogito ergo sum?

    La famosa frase di Cartesio ‘cogito ergo sum‘ significa che” il solo atto di pensare e riflettere dimostra l’esistenza del pensante, ovvero dell’individuo stesso. Questo principio filosofico, noto come “Cogito, ergo sum” in latino, rappresenta un punto di partenza per il dubbio metodico e la ricerca di certezze nella filosofia cartesiana. In altre parole, Cartesio sostiene che anche se potessimo dubitare di tutto ciò che ci circonda, compreso l’esistere del mondo esterno e degli altri, non possiamo dubitare del fatto che stiamo pensando, e quindi esistiamo come esseri pensanti. La coscienza e la riflessione diventano così il fondamento indubitabile di ogni conoscenza e della nostra esistenza stessa.

    René Descartes, noto anche come Cartesio, è stato un filosofo, matematico e scienziato francese del XVII secolo. Nacque il 31 marzo 1596 a La Haye en Touraine, una piccola città nel Regno di Francia, e morì il 11 febbraio 1650 a Stoccolma, Svezia.

    Chi era Cartesio

    Cartesio proveniva da una famiglia benestante e ricevette un’educazione di alto livello, studiando al Collège Royal Henry-Le-Grand a La Flèche, dove acquisì una vasta conoscenza di matematica, scienze e filosofia. Durante i suoi studi, sviluppò un profondo interesse per la matematica e le scienze naturali, e il suo pensiero critico lo portò a mettere in dubbio molte delle idee tradizionali del suo tempo.

    Opere principali: Le opere di Cartesio hanno avuto un enorme impatto sulla filosofia, la scienza e la matematica, aprendo la strada al razionalismo e alla nascita della filosofia moderna. Alcune delle sue opere più importanti includono:

    1. “Discorso sul metodo” (1637): In questo lavoro, Cartesio espose il suo metodo di ricerca basato sulla ragione e sul dubbio, affermando che solo le verità chiare e distinte devono essere accettate come certezze.
    2. “Meditazioni metafisiche” (1641): In queste meditazioni, Cartesio cercò di fondare la conoscenza sulla certezza assoluta. Qui espresse la celebre frase “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono), che rappresenta il punto di partenza per il suo razionalismo.
    3. “Principi di filosofia” (1644): Quest’opera è una sintesi dei principi del pensiero cartesiano, abbracciando la metafisica, la fisica e la teoria dell’uomo come essere dotato di anima e corpo.
    4. “Geometria” (1637): Cartesio contribuì significativamente alla geometria analitica, introducendo la rappresentazione delle curve e delle equazioni attraverso il sistema delle coordinate cartesiane.
    5. “Le passioni dell’anima” (1649): In questo trattato, Cartesio esplorò il rapporto tra mente e corpo, cercando di spiegare il funzionamento delle emozioni e delle passioni.

    Eredità: La filosofia di Cartesio ha avuto un impatto duraturo sulla storia del pensiero occidentale, ispirando molte generazioni di filosofi e scienziati. Il suo approccio razionalista e il suo metodo deduttivo hanno avuto un’influenza significativa sullo sviluppo della scienza moderna e della filosofia. La sua visione meccanicista del mondo ha aperto la strada alla rivoluzione scientifica del XVII secolo, e la sua enfasi sul dubbio metodico ha posto le basi per il razionalismo e l’empirismo che caratterizzano ancora oggi il pensiero filosofico.

    Foto di copertina: un piano cartesiano con un ritratto di Cartesio (!) visto da DALL E, reso evidentemente come allucinazione algoritmica

  • Il mondo dietro di te: trama, cast, critica, recensione

    Il mondo dietro di te: trama, cast, critica, recensione

    Bene. Il sole risplendeva. Lo presero come un segno propizio – la gente trasforma qualsiasi cosa in un presagio. Era come se tutto dicesse che non ci sarebbero state nuvole all’orizzonte. Il sole era al suo solito posto. Il sole persistente e indifferente. (Rumaan Alam, Il mondo dietro di te)

    Leave the World Behind” è un romanzo scritto da Rumaan Alam, sul quale si basa il film “Il mondo dietro di te” molto popolare su Netflix. Un romanzo dallo stile apparentemente scorrevole, accattivante, punteggiato meravigliosamente. Che rende l’atmosfera della storia fin dalle prime righe, con quel sole che inquieta e risplende, con le persone che vedono presagi qualunquisti in qualsiasi cosa, stanno bene così, non importa il resto; l’assenza di nuvole nel frattempo sembra suggerirti che, alla lunga, potresti morire disidratato.

    Un “semisconosciuto romanzo”, per usare la parafrasi generalista usata dal quotidiano La Repubblica, finalizzato alla rappresentazione in chiave sociologica di un mondo che collassa inesorabilmente sotto il peso delle proprie responsabilità politiche, della propria avidità della propria tecnocrazia. L’uso dell’aggettivo non dovrebbe a mio avviso suggerire di un qualcosa di secondo o terz’ordine, anche per quello che traspare dalla scrittura, per quanto poi l’idea sia sempre la stessa dalla notte dei tempi, temiamo. Per certi versi, a guardare bene, nulla di veramente nuovo: nulla che non abbiano già trattato i vari Don’t Look up, Zombi, Il seme della follia, Eaters, The divide e tutta la sequela di horror e fantascienza post apocalittica che conosciamo da tempo. Una fantascienza che oggi è diventata più spaventosa del solito, peraltro, a causa dell’assetto socio-economico e geo-politico che caratterizza gli anni che viviamo, e che finisce per spaventare più di quanto, probabilmente, fosse nelle intenzioni dei rispettivi autori e registi.

    Di National Book Foundation – Rumaan Alam, 2020 Fiction National Book Award Finalist, reads from LEAVE THE WORLD BEHIND at 2:42, rotated, cropped, background extended, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=105567741

    Rumaan Alam è uno scrittore americano classe 1977, autore di diversi romanzi acclamati dalla critica. Prima di dedicarsi alla scrittura, ha lavorato in ambito editoriale e pubblicitario, ed è oggi riconosciuto per la sua capacità di affrontare tematiche complesse, esaminando in profondità le relazioni umane e le sfumature della società contemporanea. Uno dei suoi romanzi più noti è proprio questo “Leave the World Behind”, pubblicato nel 2020 del covid-19 e dell’isolamento che tutto il mondo ha vissuto. Il libro è stato accolto molto positivamente ed è stato finalista per il National Book Award, prefigurandosi come un thriller che esplora le tensioni sociali e familiari durante un evento catastrofico, mettendo in luce le dinamiche di classe, le divisioni razziali e la paura dell’ignoto.

    Il mondo dietro di te ha attirato oltre 42 milioni di spettatori (più Elon Musk) – Il mondo dietro di te, la spiegazione

    Su internet il dibattito intorno a Leave the World Behind – e in particolare il film, in italiano reso con un titolo da commedia adolescenziale (Il mondo dietro di te), è diventato virale, alimentato da un lato dalla straordinaria affluenza di spettatori (42 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni), ma anche da Elon Musk, autentico sponsor non ufficiale dell’opera per via di una dichiarazione sulla sua piattaforma X che ha fatto molto discutere. Per la verità, non mi era troppo chiaro il motivo del risentimento, e del perchè sia stato interpretato come tale: sembra più una marketta alla modalità “Mad Max” che sarebbe disponibile sulle sue auto, e che risale almeno al 2018 (primi tweet hanno quella data). Una tecnologia che richiama le proporzioni e le funzionalità presenti nel celebre film, in cui il combattimento per strada è figlio di una sostanza multiforme determinata da cinismo filosofico, darwinismo sociale, nichilismo e una società letteralmente desertificata e individualista.

    Di (U.S. Air Force photo by Trevor cokley) - https://www.dvidshub.net/image/7132411/usafa-hosts-elon-musk, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=134662229
    U.S. AIR FORCE ACADEMY, Colo. — Tesla Inc. Chief Executive Officer Elon Musk speaks with Lt. Gen. Richard Clark, Superintendent of the U.S. Air Force Academy, during the Ira C. Eaker Distinguished Speaker Presentation in the Academy’s Arnold Hall on April 7, 2022 in Colorado Springs, Colo. (U.S. Air Force photo by Trevor cokley)

    Ma andiamo per ordine: la sequenza promozionale di Netflix “incriminata” andrebbe prima di tutto visionata per comprendere il contesto.

    Vediamo una donna (interpretata da Julia Roberts) che si aggira tra varie macchine bianche che sembrano proprio delle Tesla, mentre la sua famiglia in macchina con figli e padre (interpretato da Ethan Hawke) si interroga sul perchè del blocco per strada. [spoiler] Si nota poi che le Tesla sono tutte “brand new“, nuove di zecca, ma nonostante tutto non sembrano funzionare e soprattutto sono tutte schiantate tra loro, senza alcun passeggero all’interno. Ovviamente l’intento narrativo è quello di costruire un climax che porta alla rivelazione conclusiva del trailer: le macchine si stanno in qualche modo “suicidando”, nel senso che si schiantano senza alcun guidatore all’interno costruendo un cumulo di auto demolite, che dal campo lungo finale sembra essere uan sorta di destino collettivo di gran parte delle autovetture mondiali. [fine spoiler]

    La risposta di Musk a quello scenario impazzito sembra consistere in un non sequitur da manuale:

    “Le Tesla si possono ricaricare dai pannelli solari anche se il mondo diventasse come quello di Mad Max e non ci fosse più carburante disponibile”

    Ma il punto non sembra sostanziale, viene da scrivere che non c’entra molto con il focus in questione (che mostra un mondo impazzito in cui le macchina finiscono per ribellarsi agli uomini, un po’ come avveniva in Brivido di Stephen King). A conti fatti, il tutto ricorda più una marketta auto-promozionale che una qualsiasi osservazione pertinente o critica su quello che viene mostrato.

    Non è la prima volta che Musk fa dichiarazioni poco ovvie o criptiche, ma la cosa da rilevare a mio avviso è che il suo background non sembra troppo sostanziale e ricorda, per l’appunto, più un qualcosa atto a provocare reazioni (sia pure in maniera, riteniamo, goffamente calcolata) quali che esse siano, e sfruttare il brand Musk che qualsiasi cosa scriva pubblicamente, in qualche modo, trova sempre adepti e critici su larga scala.

    La parafrasi dell’episodio, tuttavia, è diventata della fantomatica sequenza “che ha fatto arrabbiare Elon Musk“, in bilico tra l’interpretazione pseudo-psicologica e la pura invenzione, e a quel punto viene un po’ da mettersi le mani nei capelli sia perchè la rabbia eventuale da qui non traspare, sia perchè siamo lontani dalle dichiarazioni del passato (che erano sempre piccate e non sempre erano condivisibili, ovviamente, ma almeno si capivano: tutti ricordano Musk che critica il woke mind virus che avrebbe “infettato” le produzioni Netflix).

    Recensione di “Leave the World Behind” di Rumaan Alam

    Pubblicato nel 2020, il libro è un thriller che esplora le tensioni razziali, sociali e di classe durante un evento catastrofico. La storia segue due famiglie, una coppia di Manhattan e una coppia più anziana, che si trovano a dover affrontare insieme una situazione di emergenza quando il mondo esterno sembra sconvolto da un evento misterioso e minaccioso. Il romanzo esplora le dinamiche familiari, la paura dell’ignoto e le divisioni sociali in un contesto di crisi. È stato molto apprezzato per il modo in cui affronta temi attuali e scottanti, oltre alla sua suspense avvincente.

    Rumaan Alam si rivela un narratore straordinario nel suo romanzo “Leave the World Behind”, un’opera che cattura il lettore con un’abilità impeccabile nel dipingere le tensioni e le incertezze del mondo moderno. Con una scrittura affilata e penetrante, Alam affronta tematiche cruciali come la paura, le divisioni sociali e la disconnessione umana.

    Il romanzo si apre con una prospettiva urbana, presentando una coppia di Manhattan, Amanda e Clay, che si avventurano in una vacanza isolata con i loro due figli adolescenti. La tensione già si avverte nell’aria mentre la famiglia cerca una pausa dalla frenesia cittadina. Tuttavia, il tranquillo rifugio si trasforma improvvisamente quando una coppia più anziana, G.H. e Ruth, si presenta chiedendo riparo durante un’inaspettata emergenza.

    Il potere di Alam risiede nella sua capacità di tessere abilmente le tensioni sottili tra le due famiglie, creando un’atmosfera claustrofobica e tesa. La paura dell’ignoto e l’incertezza sul mondo esterno diventano protagoniste mentre l’evento misterioso fuori dal loro rifugio genera sospetto, timore e domande senza risposta.

    L’autore dipinge con maestria le differenze sociali e di prospettive tra le due famiglie, sottolineando le divisioni razziali e di classe che diventano più evidenti in situazioni di crisi. La trama si sviluppa con un senso costante di inquietudine, mantenendo il lettore avvinto alla storia attraverso la suspense e la paura che permeano ogni pagina.

    Alam affronta la narrativa con una prosa elegante e acuta, in grado di trasportare il lettore in un vortice di emozioni contrastanti. Il modo in cui il romanzo affronta le dinamiche familiari, le incertezze e le paure collettive riflette in modo straordinario il nostro mondo contemporaneo.

    In conclusione, “Leave the World Behind” si rivela un romanzo straordinario, una riflessione acuta sulle nostre paure collettive e sulla fragilità della società moderna. Rumaan Alam emerge come un autore che cattura non solo la realtà attuale, ma anche le ansie più profonde dell’animo umano attraverso una storia coinvolgente e profonda.

    Cast

    Julia Roberts … Amanda Sandford
    Mahershala Ali … G. H. Scott
    Ethan Hawke  … Clay
    Myha’la Myha’la … Ruth Scott
    Farrah Mackenzie … Rose Sandford
    Charlie Evans … Archie Sandford
    Kevin Bacon … Danny
    Alexis Rae Forlenza  … Danny’s Daughter
    Vanessa Aspillaga … Salvadora
    Josh Drennen Josh Drennen … Officer Crow
    Erica Cho Erica Cho … Jocelyn
    Orli Gottesman Orli Gottesman … Taylor

  • Robert Oppenheimer rielaborato in stile futurista (con SPOILER)

    Robert Oppenheimer rielaborato in stile futurista (con SPOILER)

    Nel remoto anno 1926, presso l’arcano santuario della conoscenza noto come il Cavendish Laboratory di Cambridge, il giovane e inquieto dottorando di ventidue anni, J. Robert Oppenheimer, affonda le sue sinapsi nell’oscura disciplina dell’aldilà empirico. La sua mente, avvolta da una nebbia di ansia e nostalgia per la sua dimora, si contorce nel tentativo di conciliare il lavoro di laboratorio richiesto con l’insistente tiranno dell’empirismo, il fisico sperimentale Patrick Blackett.

    Ma l’irrequieto Oppenheimer, ribelle sotto la superficie, incanala la sua disapprovazione in un atto sottilmente sovversivo. Una mela, simbolo paradisiaco e spartiacque dell’innocenza e della conoscenza, si trasforma nelle sue mani in un’arma avvelenata di sfida. Il dottorando temerario pone la mela tentatrice sotto l’occhio vigile di Blackett, ma un capriccio del destino, o forse una fatale ironia del cosmo, fa sì che Niels Bohr, un grande maestro dell’empirismo, incroci il cammino dell’indaco frutto. Bohr, colui che penetra negli abissi dell’atomo come un moderno mago alchemico, interrompe il gesto e coglie l’intento.

    Impressionato, forse persino compiaciuto dalla coraggiosa ribellione di Oppenheimer, Bohr sussurra una verità occulta nelle orecchie dell’anima tormentata. Il giovane dottorando è consigliato a virare verso l’astratta astrazione, a incanalare il suo ardore intellettuale verso la fisica teorica. E così, la rotta è tracciata – verso le terre della Germania, patria di Heisenberg e Schrödinger, terra di pensieri che si annodano come catene quantistiche.

    Oppenheimer, trasportato dal fiume di consigli di Bohr, sbarca sulle rive del dottorato di ricerca in terra germanica. Il suo percorso, illuminato dai bagliori dei quanta, lo conduce a un incontro con l’enigmatico Heisenberg in una Svizzera avvolta dall’ombra dei suoi monti maestosi. Lì, tra le nebbie delle montagne e le nebulose delle equazioni, le menti di Oppenheimer e Heisenberg danzano in un intricato duetto, intrecciando il destino delle particelle con quello delle nazioni.

    Ma il richiamo della patria risuona in Oppenheimer come una nota stridula, un’eco dolorosa dell’identità smarrita. Tornato alle terre dell’Occidente, Oppenheimer abbraccia l’insegnamento e la ricerca, danzando tra le aule dell’Università della California e del California Institute of Technology. Qui, le linee del suo destino si incrociano con quelle di Katherine “Kitty” Puening, una biologa dai segreti passati e dalle visioni comuniste. Ma anche i fantasmi di Jean Tatlock, un’ombra del Partito Comunista, si intrecciano nella trama dei suoi giorni.

    Siamo catapultati nel caos della storia, nel tumulto dell’anno 1938. Il tuono delle ambizioni naziste riecheggia nelle notti oscure dell’Europa. Oppenheimer e i suoi compagni scienziati, avvolti nell’ardore della scoperta e nel gelo dell’incertezza, si ergono come scudi contro la potenza della luce atomica germanica. E così, nella fucina del conflitto mondiale, il generale Groves chiama Oppenheimer al capezzale del Progetto Manhattan, una sinfonia di atomi orchestrata per l’apoteosi della distruzione.

    Ma la sua stella guida, il sommo Bohr, si staglia ancora nel panorama dell’anima di Oppenheimer. Un grido di allarme, una riflessione su quella piccola possibilità. La detonazione atomica potrebbe dar luogo a una catena di eventi che spezzi le catene dell’atomo stesso, trasformando la Terra in un abisso incandescente. Questa conversazione, sepolta nell’oscurità dei cuori, si erge come un monito solenne mentre il destino prende forma nel deserto di Los Alamos.

    E poi, un triste rintocco, un’eco di dolore. Il suicidio di Tatlock, l’eco di un’ideologia sbiadita, penetra nelle orecchie di Oppenheimer, come un lamento nell’universo dei suoni. Ma il tempo non si arresta, e l’apice della distruzione è sulle ali di un temporale atomico. La luce si fa oscurità, e il mondo è investito dalla fiamma delle stelle incarnate.

    La bomba è nata, e con essa la morte e la resa del Giappone. Oppenheimer emerge dall’ombra come il custode dell’apocalisse, il “padre della bomba atomica”. Ma questa corona, così splendente nell’oscurità, brucia con un fuoco d’inferno. L’immensa distruzione e il lamento delle anime perdute lo tormentano, e le parole di un Einstein insondabile riverberano nella sua mente – la fiamma che avrebbe potuto purificare il mondo potrebbe invece spegnerlo, e così, la promessa della vittoria ha il sapore dell’abisso.

    Un uomo si erge, solo ma con una voce che riecheggia tra gli spazi vuoti delle galassie. Oppenheimer, il visionario che ha scatenato l’apocalisse, ora lotta per contenere il potere che ha liberato. Una lotta silenziosa, una guerra di parole e silenzi, un balletto di politica e scienza che infiamma il cuore della Guerra Fredda. La Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti si erge come il palcoscenico di questa lotta, e Oppenheimer, l’eroe tragicamente umano, si staglia al centro.

    Le linee si incrociano, i tradimenti si consumano e le alleanze si frantumano come cristalli sotto la pressione. Strauss, il sovrano della burocrazia, raccoglie le carte di un gioco invisibile e le abbatte come spade su Oppenheimer. L’accusa dell’associazione comunista, l’ombra di un passato che danza come una foglia al vento, è brandita come un’arma. Gli amici si ergono, le difese si levano, ma il destino è scritto nelle stelle quantistiche.

    Nell’ombra dei corridoi di potere, un segreto emerge, un dialogo che danza tra Einstein e Oppenheimer. L’ombra di Strauss si staglia come un oscuro avatar dell’ignoranza. Oppenheimer non aveva tradito Strauss, aveva espresso il suo oscuro timore, la convinzione che l’atto stesso della creazione potesse distruggere il creatore. Le catene della verità sono finalmente spezzate, ma il prezzo è pagato.

    Così, Oppenheimer, il demiurgo moderno, il custode dell’apocalisse e l’anello di congiunzione tra il mistero dell’atomo e il mistero dell’anima umana, si piega al peso delle sue scelte e dei suoi demoni. La caduta è completa, l’immagine incrinata, l’influenza svanita. La scienza e la politica, la luce e l’ombra, si fondono in un’ultima danza nell’antro del tempo.

    E così, il velo del passato si chiude su questa saga, e l’eco delle decisioni risuona attraverso le ere. Oppenheimer, il nome che è stato inciso nell’ossario dell’eternità, continua a danzare tra le stelle, come una particella nell’infinito caos del cosmo.

  • Angoscia: trama, cast e come nasce il termine gaslighting

    Angoscia: trama, cast e come nasce il termine gaslighting

    Quando George Dewey Cukor diresse Angoscia (Gaslight nell’edizione originale) nel 1944 (realizzando un remake di un film con lo stesso titolo di qualche tempo prima), difficilmente avrebbe immaginato che sarebbe diventato un termine di riferimento nell’ambito psicologico. Angoscia è la traduzione forse semplicistica del termine Gaslight, che veniva usato nell’opera originale e che risulta intraducibile in modo letterale. Tanto meno, riteniamo, avrebbero potuto farlo sull’opera originale di Patrick Hamilton, autore della piece teatrale (del 1939) da cui è stato tratto il film.

    L’originale Gaslight era un thriller vittoriano non dissimile dalla tradizione Grand Guignol, che si incentrava su un uomo che manipolava psicologicamente la moglie al fine di derubarla. Ad oggi, “Gaslight” è considerato un cult del cinema e ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare, contribuendo a diffondere la consapevolezza del concetto di gaslighting, una forma di manipolazione psicologica in cui una persona cerca di far dubitare della sanità mentale a un’altra persona mediante una serie di tattiche manipolative.

    GaslightingSi tratta di una forma di manipolazione psicologica in cui una persona cerca di far dubitare della sanità mentale a un’altra persona mediante una serie di tattiche manipolative. Il termine deriva da un film ed una piece teatrale dal titolo Gaslight, che parla di una donna che viene manipolata dal marito al fine di farle perdere contatto con la realtà.

    Trama

    Siamo nella Londra del 1880: la giovane Paula è sposata con Gregory, un uomo dai modi ambigui che sembra esclusivamente interessato alle ricchezze della donna. La protagonista ha infatti ereditato una fortuna da una anziana zia, morta in circostanze misteriose qualche tempo prima, e si è sposata con l’uomo in fretta e furia. Il trasferimento si rivela traumatico: l’uomo tende a creare un clima di isolamento attorno alla moglie, che avverte strani rumori provenienti dall’attico e soprattutto nota che le luci a gas della casa tendono ad abbassarsi di intensità in alcuni momenti della giornata. Gregory sta manipolando Paula, al fine di far venire meno la sua corretta percezione della realtà. A questa subdola contrapposizione tra l’Io della protagonista e l’Es subdolo del coniuge patriarcale si frappone Brian Cameron, ispettore di polizia che indaga sulla morte della zia.

    A quanto ne sappiamo Ingrid Bergman ha trascorso un periodo della realizzazione del film in una clinica psichiatrica dell’epoca, osservando a lungo una paziente al fine di caratterizzare il proprio personaggio.

    Cast

    • Ingrid Bergman come Paula Alquist
    • Charles Boyer come Gregory Anton
    • Joseph Cotten come Brian Cameron
    • May Whitty come Miss Thwaites
    • Angela Lansbury come Nancy, la cameriera (sua prima apparizione cinematografica)
    By Source, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=58072766
  • Guida pratica al cinema ageista

    Guida pratica al cinema ageista

    L’ageismo è una forma di discriminazione basata sull’età. Si manifesta quando si fanno giudizi o si prendono decisioni su persone basandosi esclusivamente sulla loro età, spesso associando stereotipi negativi o preconcetti riguardo a una determinata fascia d’età. Questo può accadere in vari contesti, come nell’ambito lavorativo, nella società in generale o persino all’interno delle relazioni personali.

    L’ageismo può portare a trattamenti ingiusti, esclusione sociale, limitazioni di opportunità lavorative e altro ancora. È importante riconoscere questa forma di discriminazione e lavorare per contrastarla, promuovendo l’inclusione e il rispetto delle persone indipendentemente dalla loro età.

    Film sull’ageismo

    Vari film affrontano il tema dell’ageismo, esplorando le sfide e le dinamiche legate all’invecchiamento e alla discriminazione legata all’età. Ecco alcuni esempi:

    1. “The Intern” (Il giovane favoloso) – Un film del 2015 diretto da Nancy Meyers, in cui Robert De Niro interpreta un anziano stagista in un’azienda di moda guidata da Anne Hathaway. La trama ruota attorno a Ben Whittaker, interpretato da Robert De Niro, un vedovo in pensione che si sente insoddisfatto della sua vita tranquilla. Decide di partecipare a un programma di stage senior presso un’azienda di moda di successo chiamata About The Fit, fondata e gestita da Jules Ostin, interpretata da Anne Hathaway. Ben diventa l’unico stagista senior nella compagnia, cercando di adattarsi a una cultura aziendale dominata da giovani dinamici e tecnologici. La sua saggezza, esperienza e atteggiamento positivo catturano l’attenzione di molti colleghi più giovani, mentre instaura un legame speciale con Jules, la cui vita frenetica e stressante è in contrasto con la sua ricerca di equilibrio tra carriera e vita personale. La storia si sviluppa mentre Ben diventa una figura paterna per molti dei dipendenti e si trova coinvolto nelle vicende personali e professionali di Jules, offrendo consigli preziosi e supporto.
    2. Gran Torino – Un film del 2008 diretto e interpretato da Clint Eastwood, che affronta il tema del cambiamento sociale e della discriminazione legata all’età. Il film vede lo stesso Eastwood nel ruolo principale di Walt Kowalski, un veterano della guerra in Corea, reduce dal passato violento e dal carattere scorbutico.La storia si svolge a Detroit e ruota attorno a Walt, un anziano veterano che si trova a dover affrontare il cambiamento culturale nel suo quartiere, ora prevalentemente abitato da famiglie immigrate hmong. Inizialmente ostile e pieno di pregiudizi verso i suoi nuovi vicini, Walt si ritrova coinvolto nella vita di un giovane ragazzo hmong di nome Thao, che cerca di evitare di finire coinvolto in una gang locale. Dopo che Thao tenta di rubare il vecchio pickup Gran Torino di Walt per dimostrare la sua devozione a una gang, Walt decide di intervenire. Inizialmente, Walt prende Thao sotto la sua ala protettiva, insegnandogli valori come il rispetto, l’onore e la dignità, e lo coinvolge in lavori di miglioramento della comunità. Nel frattempo, i conflitti tra la famiglia di Thao e la gang locale aumentano, mettendo a rischio la sicurezza di entrambi. Walt si trova così coinvolto in una situazione in cui deve proteggere Thao e la sua famiglia, portando alla risoluzione dei conflitti e mostrando un atto finale di sacrificio per il bene degli altri. Il film è una riflessione sulla redenzione, sul superamento dei pregiudizi e sulla capacità di cambiamento delle persone anche in età avanzata, oltre a mettere in luce le tensioni e i problemi sociali in una comunità multiculturale.
    3. “About Schmidt” – Un film del 2002 diretto da Alexander Payne, con Jack Nicholson nel ruolo di un uomo in pensione che cerca un significato nella sua vita.
    4. “The Bucket List” (Non è mai troppo tardi) – Un film del 2007 con Jack Nicholson e Morgan Freeman, che segue due uomini anziani affetti da cancro che compilano una lista di cose da fare prima di morire.
    5. “Still Alice” – Un film del 2014 con Julianne Moore che affronta il tema dell’Alzheimer e dei cambiamenti nella vita di una persona e della sua famiglia.
    6. “Youth – La giovinezza” – Un film del 2015 scritto e diretto da Paolo Sorrentino, con Michael Caine e Harvey Keitel, che esplora la questione dell’invecchiamento e della ricerca di significato nella vita.

    Questi film offrono diverse prospettive sull’età e la società, contribuendo a sensibilizzare sulle sfide legate all’ageismo.

    Bullismo vs ageismo

    Il bullismo e l’ageismo sono entrambi forme di discriminazione che si basano su caratteristiche personali, sebbene siano rivolte a gruppi demografici diversi. Il bullismo è spesso associato alle dinamiche tra giovani o adolescenti, comportando abusi fisici, verbali o emotivi verso individui considerati più deboli o diversi.

    Tuttavia, c’è un legame potenziale tra il bullismo e l’ageismo, specialmente quando si considerano gli stereotipi negativi associati alle diverse fasce d’età. Gli anziani, ad esempio, possono essere vittime di discriminazione o di comportamenti intimidatori e offensivi da parte di individui più giovani. Questo può manifestarsi in forme di discriminazione sul luogo di lavoro, nella sfera sociale o in situazioni quotidiane.

    Le idee preconcette sull’invecchiamento, come la percezione che gli anziani siano deboli, lenti o non in grado di comprendere le nuove tecnologie, possono portare a comportamenti dispregiativi o umilianti, simili a quelli del bullismo. Ciò può risultare in isolamento sociale, mancanza di opportunità o abusi.

    Affrontare sia il bullismo che l’ageismo richiede un cambiamento culturale che promuova il rispetto e la comprensione delle differenze, oltre a incoraggiare la diversità e l’inclusione in tutte le fasce d’età. Entrambi i fenomeni richiedono consapevolezza, educazione e sforzi per creare ambienti accoglienti e rispettosi per tutte le persone, indipendentemente dall’età o da altre caratteristiche personali.