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Cinema, arte, spettacolo e filosofia spicciola.

  • Tecnocrazia è il saggio sul dilagare del digitale

    Tecnocrazia è il saggio sul dilagare del digitale

    “Una tecnologia dilagante ci aiuta davvero a vivere meglio, o finisce solo per condizionarci e dominare, alla lunga, le nostre esistenze?”

    Viviamo una quotidianità dove il “cellulare è diventato un prolungamento della nostra organicità”, scrive Capolupo nel suo ultimo lavoro, Tecnocrazia. Un saggio in cui affronta come i rapidi cambiamenti del mondo tecnologico stanno definendo nuovamente le nostre abitudini. Secondo l’autore, infatti, la tecnologia potrebbe imporsi definitivamente sulla nostra passività e arrivare a imporre un dominio tecnocratico.

    Oggi la presenza pervasiva della tecnologia ha raggiunto un punto in cui non possiamo più immaginare un mondo senza di essa. La tecnologia, infatti, è diventata così centrale nelle nostre vite che non può più essere considerata solo un aspetto accessorio, ma assumere un ruolo più attivo, portando a un possibile dominio tecnocratico: “Una tecnologia che si impone con decisione in virtù di una curiosa e autoreferenziale necessità d’esserci.”

    La tecnologia, dunque, diventa un attore influente che modella le dinamiche sociali, economiche e politiche. In questo senso, l’autore parla di “tecnocrazia”, suggerendo come la governance basata sulla competenza tecnologica, potrebbe emergere come forma predominante di organizzazione sociale.

    “Internet ci accoglie, ci coccola, ci fa trovare quello che vogliamo, su misura per ognuno, e ci fa diventare permalosi se qualcuno ci fa notare che quella conoscenza è farlocca. Una forma di sapienza che potremmo definire totalitaria.”

    I cambiamenti avvengono troppo rapidamente per essere osservati o analizzati con la dovuta attenzione, per questo è fondamentale riflettere sulle implicazioni della crescente influenza tecnologica che sta cambiando byte dopo byte, nostra percezione del mondo.
    “Complessità + velocità è diventato un binomio stordente, colossale, ingestibile, impossibile da dibattere senza degenerare in analisi semplicistiche, parziali o ingenue.”

    Riflessioni supportate anche dal lavoro dello scienziato Turing, uno dei più significativi studiosi di informatica, che l’autore cita a proposito della genialità delle sue intuizioni.

    La tecnocrazia, con le sue mille sfaccettature e modalità sempre più difficili da decifrare, sta andando ben oltre la soglia che si era prefissata alle origini. Oggi è già uno strumento invasivo: “può scrivere al tuo posto, cambiare le tue abitudini, produrre risultati umanizzati, ingannarti.”

    “Tecnocrazia nasce da un personale flusso di coscienza che deve qualcosa al cyberpunk, la corrente letteraria che analizza il rapporto uomo-macchina da più di quarant’anni. È frutto di analisi puntuali frammiste a personaggi che conosco da sempre, alle prese con le proprie psicosi tecnologiche: app che non si aprono, email da perfetti sconosciuti, messaggi smarriti, GPS fuori controllo e intelligenze artificiali che sembrano darci del tu.”

    Capolupo mette in evidenza come, grazie all’intelligenza artificiale, la tecnocrazia abbia saputo trovare nuove soluzioni e livelli di realtà in maniera tanto credibile da confondersi con la realtà stessa.

    “C’è moltissimo altro in gioco, nelle tecnologie di oggi: non soltanto numeri, sesso, politica e finanza, ma anche sentimenti, stati d’animo dei singoli individui che si rapportano con le stesse.”

    Come possiamo combattere la tecnocrazia? “Con il silenzio, a volte, o con un impopolare quanto sempre lecito: «non lo so».”, oppure possiamo fare qualcosa di più?

    Sull’autore

    Salvatore Capolupo (1979, Vibo Valentia) è un ingegnere informatico, consulente, blogger e formatore, oltre che appassionato attore e factotum teatrale. Immerso nel contesto di internet fin dai suoi albori, collabora con varie realtà digitali e startup, da molto prima che “lavorare da casa” diventasse pop. Esperto di tecnologie open source, è da sempre incuriosito dai risvolti pratici delle applicazioni e da come la tecnologia si innesti nella società in cui viviamo. Gestisce vari blog su argomento tecnologico, finanziario e cinematografico, tra cui lipercubo.it. Ha pubblicato Tecnofobia per El Doctor Sax, Tecnocrazia è il suo secondo libro.

    TECNOCRAZIA di Salvatore Capolupo (190 pagine, 13.00€) è impreziosito dalla splendida copertina dell’illustratore digitale Javier Escribano (instagram: odottan_cosmic_alchemist). Il volume verrà presentato in anteprima a Roma, alla Fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi, dal 6 al 10 dicembre 2023 e sarà disponibile nelle librerie fisiche e online dal 30 novembre.

    Recapiti

    È possibile concordare con la casa editrice l’invio gratuito di copie dell’opera per recensioni, interviste all’autore, eventi promozionali. Per ordini, distribuzione, informazioni contattare attraverso i seguenti canali:

  • Iperstizione!

    Iperstizione!

    Ho parlato varie volte su questo blog del concetto di iperstizione, e mi sembra interessante proporre il modo in cui viene presentato dal docente di filosofia Delphi Carstens (che cito a fine articolo).

    Cosa significa iperstizione? L’iperstizione si colloca nel concetto di “postmoderno” che tanto ha fatto discutere gli addetti ai lavori: sebbene dotato di spunti sostanziali – tra cui la rimessa in discussione della modernità – il suo mettere in discussione il presente ha finito per diventare un’arma a doppio taglio. La stessa arma con cui l’iperstizione, così come buona parte di quel tipo di critica postmoderna, si è masochisticamente inferto vari colpi da solo, facendosi male e risultando in parte poco credibile.

    Sembra lecito ricollegare il concetto di iperstizione a quanto espresso da Deleuze e Guattari nell’opera seminale “L’Anti Edipo, nel quale si partiva da una critica al freudismo puro per concepire l’idea di schizoanalisi. Nel libro si immaginava, in un delirio simil-futurista e tra mille neologismi e termini scientifici, un mondo costituito da flussi in ingresso e in uscita dai corpi, nel quale tutto è dinamico, tutto scorre vorticosamente, tutto è accelerato, la società corre mossa dalle correnti vorticose del capitalismo, mentre noi stessi siamo in preda di flussi incontrollabili (mass media, relazioni usa e getta, lavori che cambiano e si evolvono). In questo quadro implicitamente apocalittico l’iperstizione si verifica nel momento in cui auto-avveriamo le nostre profezie, seguiamo flussi impazziti anche se abbiamo paura di farci male nel farlo, in definitiva: temiamo di diventare ciò che temevamo di essere.

    L’iperstizione potrebbe essere uno dei flussi fuori controllo, gli stessi che (nella visione da militante politico di Guattari) piacciono poco o nulla al capitalismo, che cerca invece di assimilarli ossessivamente al triangolo edipico Io-Mamma-Papà. Tutto in famiglia, come dire. O magari finisce per dichiararli incurabili, emarginandoli dal mondo.

    L’iperstizione diventa la profezia che si autoavvera da parte di un uomo che presto finirà ricoverato in un ospedale psichiatrico, anche solo per aver temuto che il destino fosse quello. Come l’uomo che sente di impazzire senza ragione in certi film di fantascienza per poi finire davvero in un ospedale psichiatrico. Nell’idea di Nick Land (Meltdown) l’uomo diventa un “di più” da superare e surclassare, facendo prefigurare un mondo dominato esclusivamente da non umani o da macchine, abili a prendere il posto dell’uomo, soprattutto nei lavori usuranti e logoranti che ne hanno caratterizzato l’esistenza post industriuale. L’uomo al posto della macchina.

    Il termine “macchina” compare con varie accezioni nell’Anti-Edipo: macchina sociale, macchina capitalistica, sono i più diffusi, ma sono le macchine desideranti a farla da padrone nella schizoanalisi. Sono le macchine che alimentano desideri repressi, le macchine del desiderio inesprimibile, covato all’interno, considerato orrido o blasfemo dal Super Io, dallo Stato o chi per loro.

    Siamo noi, macchine desideranti, assorbiti nei flussi del desiderio che non sappiamo come controllare, perchè forse possiamo farlo solo in parte o addirittura non possiamo farlo, e siamo costretti a subirne l’influsso.

    Macchine desideranti, secondo Midjourney. https://lipercubo.it/archivio/anti-edipo-ia.html

    Iperstizione come comportamento umano ideologizzato, nonostante la mancanza di prove razionali o scientifiche che le supportino. La profezia che si autoavvera è a questo punto un fenomeno analogo, di natura psicologica, in cui una previsione o una convinzione diventa realtà a causa del comportamento influenzato dalla credenza stessa. Se una persona crede fermamente che qualcosa accadrà in un certo modo, potrebbe comportarsi in modo tale da farla avvenire esattamente come voleva, anche a costo di dissociarsi dalla realtà o di sacrificare addirittura se stesso, in casi estremi.  Nel contesto dell’iperstizione, una persona potrebbe aderire così fortemente a una credenza (superstiziosa e non solo) che il suo comportamento verrà modellato in modo da “provocare” (avere la sensazione di provocare, al limite) l’evento che la superstizione stessa prevede, per quanto logicamente non esista alcuna connessione tra la credenza e l’evento stesso.

    In una ulteriore trattazione netta proposta da Jorge Camacho, le iperstizioni sono credenze o storie che, attraverso la loro stessa esistenza e diffusione, determinano la propria realtà o verità. Non serve che siano vere o false, in effetti: si autorealizzano proprio perchè soddisfano il desiderio che i presupposti possano essere veri, diventano veri perchè vengono creduti almeno da qualcuno, e a quel qualcuno non importa nulla della verità. L’ideologia Aspetto che rientra nella piena tradizione postmoderna e post-veritiera. Zizek ricorda, a riguardo, che l’ideologia è talmente potente da spingerci a fare cose assurde o disgustose, come mangiare dal bidone della spazzatura: il suo nome è ideologia. La forza materiale dell’ideologia mi impedisce di vedere ciò che effettivamente sto mangiando. Siamo alla concretizzazione di quanto evocato dal film Suspiria: la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta. In questo senso sono iperstizione il pensiero magico, le profezie che si autoavverano, le ideologie di ogni ordine e grado, le credenze religiose, addirittura le pseudo-credenze individuali di un paranoico possono diventarlo.

    L’iperstizione – ricorda Carstens – combina le parole “iper” e “superstizione” per descrivere l’azione delle idee di successo nell’arena della cultura, dove è bene ribadire che non c’è un giudizio morale insito in questa definizione (successo nel senso di popolarità, cultura come manifestazione di caratteristiche di una società). L’iperstizione può essere positiva per alcuni e negativa per altri, ma non è questo il punto: in modo simile ai meme coniati da Richard Dawkins, infatti, è un’unità di sapere che si riproduce in modo spontaneo, in modo spesso imprevedibile e dilatata nel tempo e nelle società. Le iperstizioni non sono pero’ veri e propri meme: descrivono semmai una categoria di idee ben specifica, che viene assimilata e creduta.

    È bene ricordarne anche le origini, a questo punto. Il termine nasce nell’ambito della Cybernetic Culture Research Unit (CCRU) fondata da Sadie Plant, Mark Fisher e Nick Land, e voleva descrivere gli effetti che certi meccanismi della cultura postmoderna (considerata addirittura apocalittica) indurrebbero sulla realtà. Cosa che avverrebbe in due modi: da un lato con il concetto di “eliminazione graduale” (phase out), dall’altro quello di “crollo” (meltdown). Il primo modo riguarda il processo di aggiornamento della società che, come in un romanzo di Gibson, si aggiorna all’ultima versione disponibile, esponendo benefici, bug e contraddizioni del caso. Il collasso, invece, è molto più letterale e radicale, e riguarda la fine del mondo così come lo ricordavamo in favore di una visione rinnovata, forse innovativa forse apocalittica, forse tragica forse positiva, che ci starebbe aspettando.

    Secondo Land il capitalismo è la classico iperstizione che, fin da quando Karl Marx aveva fatto le proprie riflessioni in merito, è finito per diventare un motore invisibile e inesorabile che muove il mondo. Lo fa a prescindere dalla volontà dei singoli, e nonostante le critiche che gli sono state mosse che, alla lunga, sembrano tragicomicamente aver finito per potenziarlo. Se secondo alcuni iperstizione coincide con il “simulacro” privo di contenuto e fatti di apparenza immaginati da Baudrillard, secondo altri si possono rilevare meccanismi iperstizionali nel libero mercato e nella sua frenesia incalzante, nella diffusione delle religioni, nell’integralismo e nelle politiche estremiste o aggressive. Potrebbe valere per qualsiasi idea / ideologia globale: crociata, jihad, ambientalismo, guerre, rivoluzioni tecnologiche, riforme economiche, così come (aggiungerei) per le idee spesso borderline che spopolano sul web, per quanto in quest’ultimo caso ci si debba mettere d’accordo sul fatto che modifichino fattivamente la realtà (qualsiasi cosa intendiamo con essa) o un semplice simulacro della stessa (social network).

    Secondo la bella definizione di Cartens, ad ogni modo:

    Le iperstizioni funzionano come sigilli magici o diagrammi ingegneristici: idee che, una volta “scaricate” nel mainframe culturale, generano cicli apocalittici di feedback positivi.

    C’è un motore inarrestabile alla base del tutto, ed è quello dell’hype, l’esagerazione: la stessa che fa accadere le cose e usa la credenza come potere positivo. E se una cosa non è reale oggi, non vuol dire che non possa esserlo domani. Lo scopriremo solo attraversando. E una volta che è reale, in un certo senso, sarà sempre esistita. Se la gente crede nelle illusioni, non importa che siano illusioni: presto o tardi cambierà le cose, probabilmente in peggio. L’oggetto iperstizionale non è una semplice costruzione sociale, ma è un qualcosa che viene evocato a diventarlo, come se un gruppo di stregoni riuscisse a materializzare un demone ripetendo il suo nome più volte (e naturalmente credendo in lui).

    In questa visione, peraltro, il feedback non è necessariamente negativo, ma può anche avere valenza rivoluzionaria in positivo. Non solo le idee possono funzionare come iperstizioni, ma il trauma e la paura generati dalle rispettive trasformazioni che possono indurre finiscono per fare da catalizzatore  servono semplicemente a potenziare ulteriormente la premessa di base e, in qualche modo, a soffiare sulle fiamme. E nella visione anti-edipica, l’iperstizione può diventare un corpo potenziale, inespresso eppure pronto a materializzarsi, un corpo senza organi, un uovo pronto a schiudersi. Come l’uovo di Alien?

    Il corpo senza organi, secondo l’originale definizione fornita nel testo. https://lipercubo.it/archivio/anti-edipo-ia.html

    (fonte, di Delphi Carstens)

  • Cinque film di Nolan da non perdere

    Cinque film di Nolan da non perdere

    Christopher Nolan è un maestro nel creare esperienze cinematografiche che intrattengono e fanno riflettere. Ogni film della sua filmografia è un’esplorazione di concetti complessi, universali, a volte solo accennati, presentati attraverso storie avvincenti e visivamente straordinarie. Questi cinque film sono solo una parte del suo straordinario contributo al cinema, e ogni visione rivela nuovi dettagli e significati nascosti.

    Con una combinazione di narrazione insolitamente complessa, visione artistica originale e innovazione, Nolan ha costruito una filmografia che è diventata una pietra miliare del cinema contemporaneo. Ecco cinque film imperdibili del suo repertorio, ognuno con curiosità che li rendono ancora più affascinanti.


    1. Inception (2010)

    Perché vederlo:Inception” è un viaggio straordinario nei meandri della mente umana, un film che mescola magistralmente azione, suspense e filosofia. La trama, che ruota attorno al concetto di “sogno dentro il sogno”, ti terrà incollato allo schermo, mentre cerchi di capire dove finisce la realtà e inizia l’illusione.

    Curiosità:

    • Tempo di sviluppo: Nolan ha lavorato all’idea di “Inception” per quasi un decennio prima di realizzarla. Ha iniziato a scrivere la sceneggiatura nel 2001, ma ha voluto perfezionare la storia e la sua visione del film prima di portarlo sul grande schermo.
    • Effetti speciali pratici: Molte delle scene mozzafiato, come la sequenza della lotta in un corridoio rotante, sono state realizzate senza l’uso di CGI, ma con effetti pratici. La scena è stata girata in un set costruito su un gimbal gigante, capace di ruotare a 360 gradi.

    2. The Dark Knight (2008)

    Perché vederlo: “The Dark Knight” non è solo un film di supereroi; è un’opera che esplora la moralità, il caos e l’ordine, incarnati in una delle performance più iconiche della storia del cinema: il Joker di Heath Ledger. Con scene d’azione mozzafiato e un cast stellare, questo film è un punto di riferimento nel genere.

    Curiosità:

    • Il diario di Ledger: Per prepararsi al ruolo del Joker, Heath Ledger ha tenuto un diario personale in cui annotava pensieri e idee disturbanti per entrare nella mentalità del personaggio. Questo metodo intenso ha contribuito alla profondità della sua interpretazione, che gli è valsa un Oscar postumo.
    • IMAX innovativo: Nolan è stato uno dei primi registi a girare scene d’azione in IMAX, dando a “The Dark Knight” una qualità visiva senza precedenti. La scena dell’inseguimento sul fiume Chicago è stata una delle prime a essere girata con queste telecamere, cambiando il modo in cui i blockbuster venivano realizzati.

    3. Interstellar (2014)

    Perché vederlo:Interstellar” è un’epica avventura spaziale che esplora temi profondi come l’amore, il tempo e la sopravvivenza dell’umanità. Con effetti speciali all’avanguardia e una colonna sonora ipnotica di Hans Zimmer, questo film è un’esperienza audiovisiva straordinaria.

    Curiosità:

    • Consulenza scientifica: Nolan ha collaborato con il fisico teorico Kip Thorne per assicurarsi che le rappresentazioni di buchi neri e viaggi spaziali fossero il più scientificamente accurate possibile. Thorne ha scritto un libro sul film e le sue basi scientifiche, e il buco nero “Gargantua” è uno dei più accurati mai rappresentati sullo schermo.
    • Comunicazione con la NASA: Durante le riprese, la produzione ha avuto contatti con la NASA per raccogliere informazioni e ottenere l’autorizzazione per l’uso del logo dell’agenzia spaziale nel film.

    Memento (2000)

    Perché vederlo:Memento” è un thriller psicologico unico, raccontato in modo non lineare, che ti costringe a mettere insieme i pezzi di un puzzle mentale. La trama intricata e l’innovativa struttura narrativa rendono questo film una delle opere più singolari e avvincenti di Nolan.

    Curiosità:

    • Struttura narrativa: Il film è noto per la sua narrazione in ordine cronologico inverso. Nolan ha scelto questo approccio per far vivere allo spettatore la stessa confusione del protagonista, affetto da amnesia a breve termine. Questa tecnica ha richiesto un montaggio estremamente complesso.
    • Budget ridotto: “Memento” è stato realizzato con un budget relativamente modesto di circa 9 milioni di dollari, ma è diventato un successo cult grazie al passaparola e alla sua trama avvincente. È considerato uno dei migliori film indipendenti degli anni 2000.

    5. Dunkirk (2017)

    Perché vederlo: “Dunkirk” è un film di guerra che abbandona i classici tropi del genere per offrire un’esperienza cinematografica intensa e immersiva. Raccontando l’evacuazione di Dunkerque da tre prospettive diverse, Nolan crea una tensione costante che non ti lascerà un attimo di respiro.

    Curiosità:

    • Realismo estremo: Per aumentare l’autenticità del film, Nolan ha utilizzato migliaia di comparse e ha girato molte scene sulla vera spiaggia di Dunkerque. Inoltre, sono stati usati veri cacciatorpediniere della Seconda Guerra Mondiale per le riprese in mare.
    • Colonna sonora sperimentale: Hans Zimmer ha utilizzato il suono di un orologio (appartenente a Nolan) per creare un incessante ticchettio che accompagna tutto il film, amplificando il senso di urgenza e tensione.

    Foto: https://www.imdb.com/name/nm0634240/

  • Guida pratica alla macrofilia

    Guida pratica alla macrofilia

    La macrofilia è una parafilia in cui una persona sperimenta un’attrazione sessuale o un interesse predominante verso individui di dimensioni enormi o gigantesche. Questa attrazione può manifestarsi attraverso fantasie, immagini o rappresentazioni di esseri giganti o di dimensioni eccezionalmente grandi.

    Dal punto di vista psicoanalitico, la macrofilia potrebbe essere interpretata come una manifestazione di conflitti interni e dinamiche psicologiche profonde. Secondo la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud, le parafilie possono derivare da esperienze infantili, traumi o conflitti irrisolti che influenzano lo sviluppo sessuale dell’individuo.

    Nel caso della macrofilia, potrebbero esserci delle correlazioni con fasi specifiche dello sviluppo psicosessuale dell’individuo. Ad esempio, durante la fase fallica del normale sviluppo sessuale, l’individuo potrebbe sviluppare fantasie o desideri legati al concetto di grandezza e potenza, che poi si manifestano nella preferenza per oggetti di dimensioni molto grandi. Per certi versi la macrofilia potrebbe essere considerata un meccanismo di difesa inconscio attraverso il quale l’individuo cerca di soddisfare bisogni sessuali o affettivi non soddisfatti o reprimere ansie o paure legate all’intimità o alla sessualità con altri individui. È importante sottolineare che, secondo la prospettiva psicoanalitica, le parafilie come la macrofilia possono essere comprese solo attraverso un’analisi approfondita delle dinamiche psicologiche individuali e del passato dell’individuo. Il trattamento psicoanalitico potrebbe quindi concentrarsi sull’analisi delle radici profonde di tali comportamenti e sul lavoro per integrare e risolvere i conflitti inconsci che possono esserne alla base.

    Gulliveriana

    “Gulliveriana” è un fumetto erotico scritto e illustrato da Milo Manara, ispirato al classico romanzo di Jonathan Swift “I viaggi di Gulliver”. La trama del fumetto ruota attorno al protagonista, Gulliver, che si trova coinvolto in una serie di avventure sessuali con donne giganti. Nel fumetto, Manara mescola il tema del viaggio fantastico con elementi erotici, esplorando fantasie sessuali legate alla macrofilia, ovvero l’attrazione sessuale verso individui di dimensioni molto più grandi. Le donne giganti con cui Gulliver interagisce rappresentano l’oggetto di desiderio del protagonista e l’attrazione macrofila è centrale alla trama e al tono del fumetto.

    “Gulliveriana” è uno dei lavori più noti di Milo Manara nel genere erotico e ha attirato l’attenzione per il suo stile artistico unico e la sua rappresentazione fantasiosa della sessualità. Tuttavia, come con tutte le opere di questo genere, è importante notare che potrebbe non essere adatto a tutti i lettori e potrebbe contenere contenuti espliciti che potrebbero risultare controversi o offensivi per alcuni.

    Conclusioni

    Spesso si tratta di un tema presente nella fantasia erotica o nella cultura popolare, come nei fumetti, film o letteratura, dove si esplorano situazioni che coinvolgono creature gigantesche e persone di dimensioni molto più grandi della norma. Tuttavia, è importante sottolineare che la macrofilia rientra nella sfera delle preferenze sessuali atipiche e non rappresenta una norma nel comportamento sessuale umano.

    Di Reynold Brown - http://wrongsideoftheart.com/wp-content/gallery/posters-a/attack_of_50_foot_woman_poster_01.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21959947
    Di Reynold Brown – http://wrongsideoftheart.com/wp-content/gallery/posters-a/attack_of_50_foot_woman_poster_01.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21959947

    La macrofilia è un’attrazione o una fantasia sessuale che coinvolge i giganti, più comunemente espressi come gigantesse (giganti donne), così come oggetti giganti. La maggior parte dei macrofili adotta l’idea di “rimpicciolirsi” per poter essere dominati e resi vulnerabili di fronte ai loro partner. In genere si ritiene che sia una fantasia maschile, con l’uomo che interpreta la parte più piccola; tuttavia, persone con qualsiasi background possono averla. Quando la parte più piccola è maschile, può essere rappresentata mentre entra, viene dominata o divorata dalla donna più grande. In generale, le rappresentazioni spaziano da azioni sessualmente esplicite a interazioni non sessuali, fornendo comunque stimoli sessuali a chi ha questa fantasia.  Le comunità online si riferiscono a questa sottocultura come macro fetish o GTS fetish, un’abbreviazione di “giantess” (gigantessa) e a volte il backronym “giant tiny sex” (sesso gigante e minuscolo).

    La macrofilia è stata affrontata in opere di fantasia come film, libri o fumetti, dove personaggi giganteschi interagiscono con persone di dimensioni normali o più piccole. Ad esempio, alcuni film o serie TV potrebbero includere trame o personaggi che giocano con l’idea di gigantesche creature o individui, come “I Viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift. “Gulliveriana” del resto è un’opera di Milo Manara, pubblicata nel 1996. Si tratta di un fumetto che rielabora in chiave erotica e fantasiosa il classico appena citato. In questa versione, Manara mescola la trama originale con elementi erotici e aggiuntivi, presentando scene e situazioni che si discostano notevolmente dall’opera originale. Utilizza il tema dei viaggi fantastici di Gulliver come contesto per esplorare situazioni più sensuali e fantasiose, mostrando il suo caratteristico stile artistico. Si tratta di un’interpretazione molto personale e distintiva del tema, che unisce l’umorismo e la fantasia erotica.

    Di Utente:Gladstone8 - Dvd del film, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9863360
    Di Utente:Gladstone8 – Dvd del film, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9863360

    Tuttavia, è importante distinguere tra la rappresentazione di queste fantasie in opere di fiction e la realtà. Le rappresentazioni nella cultura popolare spesso esplorano concetti fantastici e surreali, senza riflettere necessariamente le dinamiche della realtà o promuovere pratiche sessuali particolari. Per quanto riguarda i saggi o le opere accademiche che affrontano il tema delle preferenze sessuali atipiche, potrebbero esistere studi scientifici o psicologici che esplorano le varie parafilie, ma tali testi di solito trattano questi argomenti da una prospettiva neutrale e accademica, senza promuovere specifiche pratiche o comportamenti sessuali.

  • Siamo passati dentro Tron, non conosciamo ancora invernomuto

    Siamo passati dentro Tron, non conosciamo ancora invernomuto

    Un viaggio per associazione di idee da Lisberger a Gibson

    Il soggetto di “Tron”- che oggi 9 luglio 2023 compie 41 anni esatti dalla sua uscita – è stato scritto da Steven Lisberger, che è anche il regista del film. Lisberger ha sviluppato l’idea del film insieme al co-sceneggiatore Bonnie MacBird. Insieme hanno creato la trama e i concetti chiave del mondo virtuale all’interno di un computer che costituiscono la base della storia di “Tron”. Successivamente, Lisberger ha lavorato insieme ad altri sceneggiatori per scrivere la sceneggiatura completa del film.

    Da Steven Lisberger a William Gibson

    In prima istanza c’è una certa pertinenza tra William Gibson, l’autore di fantascienza, e il film “Tron”. Sebbene Gibson non abbia scritto direttamente il film o fatto parte della sua produzione, entrambi condividono alcune tematiche e concetti che si sono sviluppati nella narrativa cyberpunk, un genere di fantascienza che Gibson stesso ha contribuito a definire – e per molti versi di inventare.

    William Gibson è noto per il suo romanzo del 1984 intitolato “Neuromante“, che è considerato uno dei capolavori del genere cyberpunk. Il libro introduceva concetti come la realtà virtuale, l’hacking informatico, i mondi digitali e l’interazione tra l’uomo e la tecnologia. Queste tematiche sono anche presenti in “Tron”, in cui i personaggi vengono digitalizzati e trasportati all’interno di un mondo virtuale all’interno di un computer.

    Entrambi “Tron” e il lavoro di Gibson affrontano la relazione tra l’umanità e la tecnologia, esplorando come le interazioni con i mondi digitali e le realtà virtuali possano influenzare la vita reale. Entrambi mettono in discussione il concetto di identità e di controllo digitali. Inoltre, entrambi i lavori hanno contribuito a gettare le basi per l’immaginario popolare dell’era digitale e hanno influenzato notevolmente il genere della fantascienza.

    Quindi, mentre Gibson non ha avuto un coinvolgimento diretto nella creazione di “Tron”, possiamo vedere delle affinità tra il suo lavoro nel campo del cyberpunk e le tematiche affrontate nel film. Entrambi hanno contribuito a plasmare l’immaginario dell’era digitale e hanno influenzato la narrativa e la cultura popolare nel campo della fantascienza.

    Che significa tron?

    Il termine “Tron” nel contesto del film omonimo del 1982 non ha un significato specifico nel senso tradizionale. È stato coniato come un neologismo che deriva dalla parola “eleTRONica” e rappresenta il mondo virtuale all’interno di un computer. Nel contesto del film, “Tron” è il nome di un programma e del protagonista principale, interpretato da Bruce Boxleitner. Il termine è stato scelto per evocare un’atmosfera futuristica e tecnologica.

    Da Ed Dillinger a Invernomuto

    “Tron” e “Neuromante” condividono alcune tematiche e concetti simili legati alla relazione tra l’umanità e la tecnologia, ma ci sono anche alcune differenze significative tra i due.

    Entrambi i lavori affrontano il concetto di realtà virtuale e l’interazione tra l’uomo e i mondi digitali, ma lo fanno in modi diversi. Mentre “Tron” si concentra su un mondo virtuale all’interno di un computer in cui i personaggi sono fisicamente presenti, “Neuromante” si svolge principalmente nella realtà virtuale del cyberspazio, in cui i protagonisti esplorano attraverso il loro cervello e le loro connessioni neurali.

    Inoltre, il tono dei due lavori è differente. “Tron” ha una narrazione più accessibile e un’atmosfera più leggera, con una trama orientata all’azione e un’estetica visiva più luminosa. D’altra parte, “Neuromante” è un romanzo più complesso e denso, con una visione distopica della società e un tono più cupo e noir.

    Anche la tematica del controllo informatico è presente in entrambi i lavori, ma viene affrontata in modi diversi. In “Tron”, il controllo è rappresentato principalmente dal personaggio di Ed Dillinger, che manipola il mondo virtuale a suo vantaggio. In “Neuromante”, invece, il controllo è un tema centrale che coinvolge le potenti corporazioni, i governi e le forze oscure che cercano di dominare il cyberspazio e manipolare le persone attraverso l’accesso ai dati. Invernomuto – nello specifico – è una potente Intelligenza Artificiale (IA) che manipola il personaggio di Armitage, un ex militare che viene sottoposto a un’operazione per diventare un agente cyborg. Invernomuto controlla e guida le azioni di Armitage, utilizzandolo come pedina nel suo piano di dominio e controllo.

    Quindi, mentre “Tron” e “Neuromante” condividono alcune similitudini concettuali, come la realtà virtuale e l’interazione uomo-tecnologia, si differenziano in termini di tono, ambientazione e approfondimento delle tematiche. Entrambi i lavori sono importanti nel panorama della fantascienza, ma offrono esperienze narrative e visioni distinte del rapporto tra l’uomo e la tecnologia.

    Ecco perchè siamo passati dentro Tron, non conosciamo ancora invernomuto: dovremmo entrare nell’idea di essere immersi in un ambiente tecnologico o virtuale senza ancora essere consapevoli delle forze nascoste o delle influenze più oscure che possono agire su di noi. Siamo passati dentro Tron fa riferimento al concetto di essere immersi o connessi a un mondo digitale o virtuale, richiamando l’ambientazione del film “Tron” in cui i personaggi sono trasportati all’interno di un mondo all’interno di un computer. Dobbiamo ancora conoscere Invernomuto perchè non siamo ancora a conoscenza o consapevoli delle forze sottili o delle entità oscure che potrebbero esercitare un controllo o una manipolazione all’interno di questo ambiente tecnologico.